martedì 14 maggio 2019

Il re del sollazzo - Assassin's Creed Odyssey

Insospettabilmente, dopo aver ceduto alle lusinghe che hanno accompagnato a lungo l'ultimo Assassin's Creed, mi sono procurato una copia in tempi relativamente brevi e rotto il lungo embargo durato dai tempi di Assassin's Creed 3 e ho dato il via all'odissea (145 ore, partito il 25 marzo e arrivato il 13 maggio).

L'ambientazione, la Grecia Classica, è tra le mie preferite e tra il gioco, il libro Mythos di Stephen Fry ed il fumetto L'età del bronzo di Eric Shanower sono ben contento in questi giorni.















La storia è appassionante, i personaggi niente male ed il doppiaggio è ottimo. Kassandra si è guadagnata un posto nel mio cuore.















Kassandra si è guadagnata un posto nel cuore di un sacco di ellenici/he.















Almeno la metà sono finite dritte sulla mia nave.















Lei invece è salita a bordo per il grande Barnabas.















Chi è Barnabas dite?



Il combattimento è impegnativo e soddisfacente e funzionale anche senza HUD.















Anche il combattimento a mani nude ha il suo perché.
Perchéeeeeeee?



















Quelli navali sono poi fantastici per tre motivi. La nave.















Il mare.















Il cielo.
















e le esplosioni, soprattutto le esplosioni a colpi di rostro.


Il sottile piacere di gironzolare per l'Ellade vestita da Immortale persiano.















I templi, santo cielo!















L'interno dei templi, padre Zeus!















Le infiltrazioni che falliscono e le improvvisazioni disperate.
1, 2, 3, 4, 5... arrivederci!


Gli omicidi che falliscono e le improvvisazioni istintive.



La luce bianca che si irradia dalle uscite.















Alcibiade! (niente video, lui è rigorosamente NSFW)















Gli animali, ostili e non.















Una delle più belle sequenze introduttive di sempre.





martedì 26 marzo 2019

Malàka




Nessuno deve vedermi entrare nella villa per poter poi raccontare chi è stato a trafugare l'occhio prostetico in ossidiana.
All'ennesimo caricamento dal salvataggio più vicino, dati la mia sbadataggine, l'eccessivo scrupolo nel non trucidare i due terzi delle guardie e la loro tendenza a cambiare ronde e posizione ad ogni riavvio, mi fermo un attimo a guardare la gabbia con i due leoni che fa bella mostra di sé prima della stretta gola che conduce all'abitazione.
Leoni.
Ubisoft.
Avamposto.
Far Cry!
Apro loro la via di fuga pregustando il caos che sicuramente causeranno nella villa, dandomi l'occasione per mettere le mani sul bottino.
Un secondo dopo sono sul tetto della gabbia per evitare di essere trucidato dalle due fameliche ed infingarde belve che, tradimento, assediano la mia profondamente delusa avatar.
Mentre osservo sconsolato i loro tentativi di raggiungermi la stilizzazione di un elmo corinto rosso irrompe nel mio campo visivo.
Il mercenario che mi dà la caccia in tutta l'isola, dimostratosi più volte impervio a numerosi attacchi e fin troppo efficace nello sbudellarmi con un paio di colpi, forte del suo livello superiore al mio di ben un punto, accorre eccitato per avermi finalmente trovato.
Lui non ha alcun problema a salire sul mio rifugio improvvisato e tra lui e le fiere decido che la via di fuga preferibile è tra i due micioni.
Lanciatomi molto poco elegantemente a terra, evitando al contempo un fendente del predatore all'apice della catena alimentare (l'uomo pagato per farmi la pelle) mi scapicollo dietro a dei massi in cerca di spazio quando, sorpresa, vedo i leoni ingaggiare il mio inseguitore.
Carissimi!
Ho sempre creduto in voi!
A quel punto l'idea di una vendetta si palesa.
Ovviamente in una manciata di secondi i due re della savana vanno a fare compagnia alla polvere al che mi acquatto in un cespuglio.
Preso dalla foga del combattimento, la mia nemesi mi ha perso di vista.
Sperando di avere la meglio scocco una freccia dall'ombra dritta sulla sua faccia.
Non soccombe perché non ha organi vitali ma una barra d'energia palesemente inesauribile (o il valore numerico che determina l'attacco delle mie armi fa pena, chi può dirlo) ma allarmato da un arciere invisibile corre al riparo per poi venire a controllare più attentamente il cespuglio.
A portata di tiro gli piazzo una coltellata nel fegato che posso giurare il gioco abbia segnalato come "assassinio".
Lui, sopravvivendo ancora, si permette di dissentire.
Morso e sfregiato dai leoni.
Con una freccia a far da contrappunto al naso.
Il fegato affettato.
Eppure eccolo lì che attacca, mi costringe a schivare e sopporta una decina di affondi di lancia.
Chi è il coglione che ha pensato di mettere valori numerici in un gioco dove mi aspetto che un attacco "assassino" uccida invece di fare x2 danni dell'arma non avrà mai abbastanza lamentele da parte mia.
Finché il babbeo, l'imperturbabile ebete non si trova incapace di muoversi oltre un sasso.
Lo guardo affranto mentre tenta di oltrepassare un ostacolo insormontabile alto pressappoco un paio di centimetri.
Passo all'arco.
Due frecce sul grugno mettono fine alla farsa, alla sua immortalità, alla sua persecuzione e a tutte le velleità tattiche che ho tentato per averne ragione.


martedì 29 gennaio 2019

nope, it was everything else year! (2018)

itch.io, Playstation 4, Switch, Wii, Nintendo DS, WiiU, Vita, battle.net, chi più ne ha (io), più ne metta (sempre io)!

Celeste
Gioco così bello che ne ho preordinato una copia fisica dall'America per la Switch, per rigiocarmelo daccapo sulla console dei platform per eccellenza, esattamente un anno fa mi ha conquistato senza se e senza ma.
Evitando di entrare nel merito di come affronti temi legati a questioni introspettive, Celeste è un platform di una bellezza commovente, di grande precisione, difficile da conquistare ma la cui difficoltà è aperta a manomissione.
Potrete fare come me e conquistarvi l'inferno a suon di imprecazioni per raggiungere la cima nel mostruoso B-side (719 sono stati i salti sbagliati e registrati) o passare per il menù dell'accessibilità e rendere Celeste il balocco con cui far divertire la nipotina.
Abbiamo quindi un gioco pressoché perfetto.



Uncharted 4 la fine di un ladro
C'è sorprendentemente poco da dire sul quarto capitolo della serie perché sostanzialmente val bene quanto detto finora, grafica impressionante con volti stupefacenti e assi di legno fotorealistiche, storia interessante che torna all'origine con un mito piratesco (un mito tirato alquanto per i capelli, diremo) e la solita sequela di scene d'alta spettacolarità, enigmi per spezzare il ritmo che vengono sputtanati dopo due minuti dal protagonista che blatera la soluzione, il tutto nel consueto sparatutto in terza persona che francamente non ha nulla da aggiungere e che personalmente mi ha stufato ormai da un po'.
Finale piacevolissimo.
Non si dice mai di no ad un Uncharted ma difficilmente lo rigiocherò.


Ingrato!

Persona 4 Golden
Giocato già tre volte?
Da rigiocare almeno un'altra perché nell'evento del giorno di San Valentino mi si è spezzato il cuore alla mia (simulata) infedeltà?
Ho già cianciato abbastanza di uno dei miei giochi preferiti che nonostante sia un JRPG mi si è piazzato dritto sulla pompa cardiaca evitando la bocca dello stomaco.
Temo di iniziare il quinto episodio solo perché potrebbe non ripetersi la magia che con Persona 3 era solo parzialmente sbocciata.
L'unico difetto che posso evidenziare è che se si vuole l'esperienza completa è necessaria o molta cura od una guida.
Ora basta che già mi sale la malinconia.


<3

Phoenix Wright Justice for All Phoenix Wright: Trials and Tribulation 
questo contenuto non è disponibile in digitale ma nel remake dei primi tre sì:P)
Nulla di nuovo sotto al sole, è un Phoenix Wright, casi ingarbugliatissimi, il ritorno di una nemesi, l'aiuto di vecchi antagonisti, un sistema giuridico da appello a Strasburgo.
Ne ho ancora parecchi altri da spupazzare.



No More Heroes
Rimanendo tra le giapponesate spinte ecco qualcosa che a dispetto di un paio di difetti è qualcosa di notevole.
Un otaku compra su internet una spada laser e vuole diventare il killer numero uno di una classifica di folli più matti di lui.
Per salvare la partita occorre fare una visita al bagno per una seduta, i boss sono uno più strano dell'altro, la città si chiama Santa Destroy, la palestra è gestita da un fantasma omosessuale e fare il killer prezzolato non rende come si crede visto che bisogna pagare per ogni bersaglio di riguardo e serve pertanto fare dei lavoretti extra come raccogliere scorpioni, sminare spiagge, tagliare l'erba, far accoppiare dei gatti, ecc. ecc.
La cosa che ho trovato più ilare è la cura che il protagonista mette nell'apparire un figo e che viene immediatamente e puntualmente disattesa ad ogni interazione con l'organizzatrice delle missioni.



Medievil Resurrection
Riedizione di un vecchio classico della prima Playstation, roba quindi da poligoni distorti, è un rimaneggiamento non proprio apprezzatissimo del suo ispiratore.
Sarà che mi mancano le frasi in romanesco o veneto degli eroi nel loro santuario ma stavolta il bofonchìo di Ser Daniel Fortesque non basta a rendere l'avventura lo spasso che ricordavo fosse.



Horizon Zero Dawn
Finalmente un open world con qualcosa di divertente da farci dentro, caccia grossa al Dinobot.
Arco, lancia e trappole per avere ragione di una moltitudine di robotici animali che hanno genuinamente bisogno di approcci diversi e che ripagano l'uso del completo arsenale.
Vanno aggiunte una grafica notevole, una storia interessante grazie al mistero che riguarda il mondo di gioco e una giocabilità di alto livello.
Concluso con piacere ma con la distinta sensazione che l'avrei giocato volentieri per molto altro tempo ancora.
Un re del sollazzo di tutto rispetto.



Volgarr the Viking
Lacrime, sudore e bestemmie per questo platform vecchissima scuola (alla Barbarian) che mi ha tenacemente fatto tenere la PSVita in una morsa disperata mentre mi contorcevo per passare quel maledetto salto tra le fiamme.
Precisione e nervi d'acciaio sono fondamentali e non vi dico la soddisfazione di averlo terminato dopo innumerevoli tentativi, soddisfazione finita nel gabinetto alla scoperta che c'è tutto un altro gioco se lo si affronta partendo risolutamente dall'inizio e con inumana abilità si affronta il remix dei già letali livelli originali.
No grazie, sto bene così.



Owlboy
Non potevo inaugurare la Switch con un gioco migliore.
Dopo la brutalità di Volgarr ecco un gioco dall'aspetto delizioso che si fa giocare con serenità mentre si segue un duo/trio/quartetto improbabile alle prese con un gruppo di pirati robotici tra delle isole sospese.
L'estrema libertà di movimento del volante protagonista rende l'esplorazione un piacere e di cose da trovare nei meandri dei vasti livelli ce n'è in abbondanza e poi questo è uno di quei giochi dove lo shopkeeper è una sagoma.
Impegnativo senza disturbare santi in paradiso, bellissimo da vedere in movimento e con una punta di malinconia che non guasta mai in storie altrimenti troppo leggere.



Volume
100 livelli che prendono decisamente ispirazione dalle VR mission di Metal Gear Solid con in più una bella nota anarchica.
Puro gioco di infiltrazione, vedrà il protagonista invadere la privacy di pezzi grossi del suo totalitario governo in ricostruzioni virtuali delle loro dimore/uffici/fortezze, in una diretta simil Twitch per educare ed ispirare i suoi spettatori.
Alcuni gadget speciali aiuteranno nelle operazioni più complesse e la natura contenuta dei vari livelli mitiga le classiche attese dietro gli angoli per l'apertura di una via, tipiche del genere.
Il battibecco tra il protagonista e l'IA che lo aiuta sono piuttosto ispirati.



The Way remastered
Galeotta fu la somiglianza con il classico Flashback.
Una storia sostanzialmente triste ci vede fuggire dal nostro pianeta con la salma di nostra moglie per approdare in un mondo alieno dove abbiamo precedentemente scoperto qualcosa.
Non so voi ma in mancanza del suddetto Flashback non è che io abbia molto altro per stare alle...
...
google
"flashback switch"










SI
PUÒ
FARE!


Steamworld Dig
Chi l'avrebbe mai detto che da un piccolo platform dove piuttosto che saltare è d'uopo scavare si sarebbe arrivati a quel gran bello strategico bidimensionale di Steamworld Heist?
Giocato su WiiU e sul suo paddone per consentirmi una più naturale posizione steso sul letto da ozioso decadente, mi ha intrattenuto quel tanto che basta per farmi dire, mh, sì, caruccio.



The Messenger
Glorioso.
Un gioco che dietro alla sua patina di classico da anni ottanta nasconde un cervello che francamente non gli spetta.
Poderoso e ispirato al classico Ninja Gaiden, fa di un sistema di controllo semplice da usare ma con precisione il suo fiore all'occhiello.
Uno dei suoi fiori perché poi ci sarebbe l'umorismo di grande qualità che non manca mai di stupire e un storia immischiata nei viaggi nel tempo all'inizio insospettabile e man mano più ingarbugliata.
La linea della difficoltà sale senza pudore ma priva di sbalzi improvvisi e presto vi troverete immischiati ben oltre il semplice completamento dei livelli.
Mi sono sbagliato, il miglior shopkeeper ce l'ha The Messenger.


smargiasso


Dragon Age Inquisition
Non gli perdonerò mai di essere un gioco da cento ore di quasi nulla.
So che a molti è piaciuto ma rispetto a quanto scriveva e metteva in campo precedentemente la Bioware qui proprio non ci siamo.
Considerando che se anche Anthem finisse in mano a cinque milioni di giocatori probabilmente la Electronic Arts lo considererebbe un insuccesso, il futuro della casa di produzione di RPG con l'amore è abbastanza tetro (colpo critico).
Del fallimento di Inquisition ho già detto, fresco dall'esperienza posso solo ricordare i rari sprazzi di pregiata manifattura (i compagni sono sempre più speciali) galleggiare in una brodaglia stantia.
La scena di sesso con cui mi ha "premiato" il gioco è stata alquanto imbarazzante nella sua rigida pupazzosità e no, non ci tenevo affatto a vedere com'erano i capezzoli della mia Qunari, roba da rimpiangere la dissolvenza in nero.


vediamo un po' questi capezzoli, suvvia!

Diablo 3
Il gioco dove si clicca su un nemico e questo tendenzialmente esplode, non prima di aver rilasciato un valore numerico.
È sorprendentemente fluido e studiato per passare ore senza dover impiegare più cervello di quanto non serva per ricordarsi di respirare.
Estremamente curato e apprezzatissimo ma niente più di un passatempo molto ben agghindato.
C'è chi sostiene astioso che vada rigiocato ai livelli di difficoltà superiori e il solo pensiero mi assale come una una combo 1, 2, pulsante sinistro, 5.618 danni da fuoco, exp 20.


io sono il grande boss che è già morto a neanche metà dello sproloquio.

God of War
Ce l'avete un po' di tempo?
Non sono pochi che lo considerano il gioco dell'anno del 2018.
Io sono tra quelli che invece hanno avuto enormi difficoltà con questo titolo, di quelli per intenderci che nei primi scontri morivano dozzine e dozzine di volte chiedendosi, ma che cazzo sta succedendo?
Tagliamo la testa al toro ed ai vari tizi con il git gud sempre sulla punta della lingua e parliamo invece dell'introspezione che mi ha ispirato il quarto titolo ufficiale della saga.
Il primo dubbio è che io sia improvvisamente diventato una pippa clamorosa, magari colpa dell'età, della miopia galoppante, è artrite quella?
No! Ho ancora dei riflessi di tutto rispetto porca pupattola.
Allora ho scelto il livello di difficoltà sbagliato?
Partire al difficile è stato ambizioso ma è solo questo il problema?
No, i problemi, a mio avviso e dopo averlo giocato per molto, molto tempo (è un gioco infinito) sono i seguenti.
Le difficoltà iniziali con i nemici di base dipendono da due fattori.
Primo, credo di stare giocando ad un gioco d'azione come i vecchi God of War ma di fatto questo sistema di combattimento è ibridato con uno sparattutto in terza persona, come si evince chiaramente dall'enfasi nell'usare l'ascia come arma da tiro e dalla telecamera alle spalle del protagonista che ci lascia quindi con tre quarti del campo di battaglia fuori dall'inquadratura in cambio della schiena possentemente renderizzata di Kratos.
Senza le frecce colorate che indicano attacchi in arrivo da questi tre quarti non visibili, i combattimenti sono quasi impossibili.
Secondo, all'inizio e per buona parte del seguito mancano al personaggio abilità di controllo della folla che gli permettano di mantenere gestibili le mischie.
Tutte ottenibili con l'esperienza negli immancabili skill tree ma un paio gliele avrei concesse gratuitamente.
È però il sistema di combattimento ibridato che per tutta l'avventura mi è rimasto scomodo come uno smartphone grosso come una mattonella in tasca che ti pungola l'inguine con uno spigolo quando ti siedi.
Sono più le volte nelle quali non funziona che quelle nelle quali tutto fluisce naturalmente.
Parlando di ibridazione, ovviamente ci hanno aggiunto equipaggiamenti codificati per colore e valori numerici per dargli la "profondità da gioco di ruolo" ma da qui traspare un'altra vittima dell'ibridazione.
Mi spiego.
Se in un gioco di ruolo non ho il controllo diretto del mio personaggio, non posso cioè schivare un attacco premendo il tasto associato alla schivata nel momento ideale ma solo confidare che il valore numerico della sua abilità di schivare, con l'aggiunta di un valore arbitrario, sia superiore al valore numerico dell'attacco in arrivo, allora ha senso mettere oggetti indossabili che aumentano la resistenza a vari tipi di danno.
Se invece in God of War mi metti degli incantesimi da incastonare nell'armatura che aumentano la mia resistenza ai danni da gelo fino all'ottanta per cento, per me è un'ammissione di colpa e non sarebbe neanche necessario se i suddetti attacchi non fossero spesso letali.
Perché è la linearità della progressione della difficoltà che in questo gioco salta da un punto all'altro per colpa di valori numerici che spesso non collimano tra loro punendo una schivata fallita con un danno spropositato, in opposizione invece alla pervicace resistenza del nemico.




Un esempio su tutti è la regina delle valchirie.
Le normali valchirie sono dei boss ben studiati e francamente divertenti da affrontare, la loro regina condensa tutte le loro abilità in un unico nemico in grado di farmi esplodere con un attacco e mezzo.
Un combattimento da diversi minuti che può fallire con un attacco e mezzo andati a segno.
Abbassando il livello di difficoltà a "raccontami una storia", la regina rimane un temibile avversario con tutte le mosse che ha a disposizione ma il fatto che per uccidermi le servano cinque colpi a segno rende il combattimento fattibile.
Insomma, in God of War, temo a causa dell'ibridazione di meccaniche da RPG, va a farsi benedire soprattutto il bilanciamento.
Per il resto la grafica è sbalorditiva, prima fra tutti la barba del vecchio spartano, gli attori che danno le voci ai personaggi principali, come Baldur e Freya o i fratelli nani fanno un lavoro sontuoso in tandem con i loro corrispettivi poligonali, Kratos è finalmente un personaggio affascinante, grazie alla lettura che ne abbiamo attraverso l'ottica del figlio, il loro rapporto è ben studiato e reso efficacemente, Kratos è un padre distante perché la sua vita agghiacciante e la violenza che l'ha sempre accompagnato l'hanno segnato nel profondo.
I boss sono pochi ma per lo più uno spettacolo, un intero livello si svolge attorno al cadavere di un gigante colossale, a due passi dalla fine Atreus diventa un arrogante bamboccio ma per fortuna dura poco e chiunque abbia pensato che a poche ore dalla conclusione fosse l'ora di ampliare sostanzialmente il parco mosse di Kratos deve bruciare nel Muspellsheimr o soffocare nel Niflheimr che per giunta sono due livelli aggiuntivi alquanto deludenti nell'esecuzione, in particolar modo il secondo grazie al macinamento di testicoli dovuto alla raccolta di maledette, immancabili, rare risorse di stoc...o!
Gran bello ma tristemente contaminato da una volontà di fare un po' tutto.




mercoledì 16 gennaio 2019

or was it the year 2018 S.t.e.a.m.?

Non vorrei dirottare questo pezzo in una tirata sul progressivo imbastardimento della piattaforma Steam ma è evidente che le mie abitudini ludiche siano mutate a causa delle trasformazioni davvero poco avvedute di questo colosso che pare non saper gestire qualcosa di diverso dal monopolio.
Senza dilungarmi nei dettagli che forse richiederebbero un post tutto loro, il risultato è che di giochi su Steam ne ho provati pochini in dodici mesi e i due più giocati sono comunque multigiocatore.

Wunderdoktor
Spero abbiate il polso fermo e destrezza con il mouse perché la chirurgia d'emergenza richiesta dagli ameni soggetti che visiteranno la vostra clinica itinerante presentano sintomi alquanto curiosi e tutti casualmente in procinto di completare il loro ciclo fatale.
Quindi via con schiaffi esorcizzanti, riposizionamento di bulbi oculari in sede, rimozione di larve carnivore, eliminazione di parassiti dei più vari, potatura di escrescenze spinose e un discreto numero di patologie che avrebbero fatto furore in un testo di medicina medievale.
Per non farsi mancar nulla anche una lobby di medici dedicati alla vendita di un tonico molto popolare ma non così benefico come sembrerebbe che non apprezzano la concorrenza di un medico più tradizionale.
Un gioiellino divertente e ispirato, pollice alto anche dalla nipotina.


aggiungere citazione da Il medico della mutua.

The Darkside Detective
Officer Dooley.


Non serve aggiungere altro.

Prey
Va bene, va bene.
The Darkside Detective è un'avventura grafica che prende X-Files e lo inglesizza, migliorandolo in ogni suo aspetto. Scully chiaramente è il detective e Mulder è quello svitato cospirazionista di Dooley.
Se nei punta e clicca avete sempre tratto un sottile piacere dal cliccare su ogni oggetto per vedere cosa aveva da dire il protagonista qui avrete una dose massiccia di umorismo di indubbia qualità.
Le proposte o le risposte di purissimo nonsense di Dooley saranno folgori a ciel sereno e francamente potrei prendere quanto già detto di Unavowed e riproporlo qui e non stonerebbe di una virgola.
Con una seconda stagione in arrivo non posso che gongolare sornione.



Prey (quello vero)
Era lecito avere dei dubbi su questo titolo data la storia travagliata del suo sviluppo eppure prendendo più di qualche lezione da alcune perle del passato gli Arkane Studios ne hanno tratto fuori un esponente di prim'ordine del genere.
Certo, non se l'è calcolato una buona parte di quelle brutte, brutte persone che sono i giocatori e il suo editore diviene giorno dopo giorno un'entità malevola che ben rispecchia il suo pubblico (coff.. Fallout 76) ma andiamo, anche dopo la pubblicazione di un sontuoso DLC, uno di quelli che per intenderci non aggiunge solo un altro po' della stessa minestra ma si diverte a stravolgerne le regole, il chiacchiericcio attorno a questo titolone si è dissipato alquanto velocemente.
Posso solo augurare a tutti loro un futuro di always online game as a service with no NPC whatsoever replaced by online strangers with multiple bugs and security issues and nylon bags advertised as canvas in obscenely priced collector's editions.



A mortician's tale
"Gioco" pericolosamente vicino al cuore, iniziato in quello che poi si è rivelato l'anticipo di un lutto, fa qualcosa che nella nostra cultura cerchiamo sempre di evitare, parlare della morte e delle cose mondane che la riguardano, in una breve storia che contempla l'attività di una preparatrice di cadaveri in una casa di pompe funebri.
Le solite anime candide (alla candeggina) ne hanno criticato il prezzo, la durata ed il tema ma io non posso negare che averlo sperimentato mi ha aiutato un pochino.



Borderlands: the pre-sequel
Borderlands 2 è tra i miei giochi preferiti.
Borderlands the pre-sequel non aveva speranze.
Al netto dei zompetti a gravità ridotta e qualche personaggio questo finto seguito non regge il confronto e la cosa mi è dispiaciuta alquanto.
Il tentare di riutilizzare Handsome Jack non funziona, sia per la forzatura della sua parabola che per non avere lo scrittore originale, un buon numero di mappe non hanno molto di speciale, i personaggi originali vengono storpiati sempre per dare senso ad una trama forzosa ed il gioco in sé ne esce impoverito che per me significa che una seconda run è improbabile.
Fortuna che ho iniziato subito con Athena e lanciare il suo scudo come Capitan America è francamente una gioia.
Ecco, Athena is good.


very good

Tomb Raider
Questo è il famigerato reboot del 2013 e questa, nello specifico, è la terza volta che lo gioco, stavolta con tutta la sontuosità di una scheda grafica Nvidia che mi ha permesso di attivare il precipuo effetto speciale per i capelli.
Un risultato degno di una pubblicità della Panthene, con capelli lucidi e di seta, sul capo di una giovane che a due minuti dall'inizio del gioco è già vittima di un naufragio e di una una milza perforata.
Gioco diventato noto per il suo ispirarsi ai migliori Uncharted (attivando un anello di ouroboros mica da ridere) e per la tenuta proverbiale dei suoi ponti, pronti a collassare spettacolarmente allorquando l'imberbe Lara decide di attraversarli, viene ricordato anche per caratteristiche minori quali il presunto tentativo di dare verosimiglianza ad una giovane catapultata in un mondo di violenza riempiendo il gioco di armi da fuoco e piccozze solo saltuariamente da conficcare nella roccia, tombe da razziare appena accennate, scene di morte della protagonista agghiaccianti, set piece a go go, salti precalcolati, un mare di collezionabili ed il regolamentare arco che a dispetto della sua antica concezione passa in letalità ogni arma da fuoco sulla destra.
Ma ha un gran bel sparare, un bellissimo livello in fiamme, belle ambientazioni quando si ricorda di essere un Tomb Raider e ora la smetto perché altrimenti lo reinstallo.


'va che chioma.

Warhammer: End Times - Vermintide 2
Duecentoquarantasei ore di gioco.
Stessa solfa del predecessore, all'apparenza semplice ma dotato di un bel margine per raggiungere la maestria.
Rispetto al primo è decisamente più difficile ma c'è anche una maggiore varietà, sia nei nemici, con l'aggiunta del Caos che nelle ambientazioni, non più limitate al notturno e con un bell'uso dei colori e ora ogni personaggio ha tre specializzazioni da sperimentare.
Giocato con estremo piacere per tanto tempo ma alla fine abbandonato per lo stesso motivo di Overwatch, lo avviavo solo per raggiungere un altro tesorino virtuale.
Ora che non lo gioco più posso essere sincero con voi, alcuni salti per raggiungere alcuni grimori non li ho mai imparati.


ahem.

Space Hulk: Deathwing - enhanced edition
Attualmente il mio diletto nel mica tanto magico mondo del multigiocatore, un grezzo giocattolino che ora che è stato adeguatamente (abbastanza) rifinito soffre per un basso numero di giocatori.
Graficamente superbo, l'estrema goticità degli ambienti è quasi fuori scala, ha i suoni giusti per le armi giuste e la prima cosa che farete una volta negli stivali di un terminator sarà dannarne la lentezza e piazzarvi fermi come dei pali in mezzo al corridoio a consumare tutto il nastro del vostro cannone a canne rotanti.
Quello che farete subito dopo sarà morire improvvisamente e guardare con orrore il contatore con 200 e passa secondi in attesa del respawn, tempestando i compagni sopravvissuti con domande sciocche e presunte dimostrazioni di esperienza.
Quello che farete dopo aver giocato con abbastanza veterani sarà posizionarvi con spirito strategico, rimanere in movimento e sentirvi come Neo quando seguirete con lo sguardo uno stalker che vi scivolerà lento (ma solo ai vostri occhi) al fianco mancandovi con il suo tentativo di staccarvi la testa, controllare avidamente i punti d'ingresso e limitarne il numero, addomesticare il dito sul grilletto, correre senza ritegno, insultare chi sceglie il cannone al plasma od il martello del tuono e smettere di ricaricare quando il Broodlord vi ha evidentemente scelto, dannazione!
Permangono dei piccoli difetti ma a conti fatti l'esperienza è molto soddisfacente e le occasioni non mancano per situazioni speciali.

WTF?!?



  

domenica 13 gennaio 2019

In the year 2018 G.O.G.

Nel 2018 ho giocato a più titoli contemporanei, una vera rivoluzione delle mie abitudini, aiutata dal fatto che sempre più sto lasciando perdere i soliti noti tripla A e concentrandomi vieppiù su giochi più focalizzati e senz'altro meno costosi, rendendo di fatto inutile attendere un qualsivoglia sconto o più appetibile il prezzo all'uscita.
Il risultato è che molti dei giochi seguenti sono uno spettacolo.

Songbringer
Ne è passata di acqua sotto i ponti ma posso ancora ricordare qualcosa di Songbringer, uno Zelda caciarone, con le mappe procedurali e una colonna sonora molto evocativa.
Azzecca piuttosto bene la resa della sensazione del perdersi in un luogo alieno ma ameno.
Non mi ha mai completamente conquistato però devo riconoscere che mi sono divertito per tutto il percorso, grazie ai boss impegnativi, il combattimento piacevole ed una dose massiccia di umorismo saltuariamente dignitoso.



Even the Ocean
Curioso mix tra gioco di piattaforme a base di enigmi, esplorazione su mappa da JRPG e visual novel, non si fa pregare in quanto a qualità della storia.
Tutto ruota sulle conseguenze di una scelta basata sul presupposto sbagliato.
Arrivati alla fine sarete tristi e malinconici ma felici di essere andati in fondo alla vicenda.
Non è un classico, non è un capolavoro ma l'uso di un cast di personaggi meno solito del solito e ben caratterizzati aiuta ad immergersi nella peculiare vicenda raccontata.
Felice di avergli dato una possibilità.



Chuchel
Qui cominciamo con i pezzi grossi.
Gli Amanita Design tornano con il loro tipico stile grafico che ricorda moltissimo la scuola di animazione dell'est Europa e chi è vecchio come me sa di cosa parlo.
Dopo Samorost, Machinarium e Botanicula abbandonano in parte la loro personale visione delle avventure grafiche per proporci un gioco che sconfina nelle vignette umoristiche con un irascibile cosetto peloso che è perseguitato da un bullo che lo titilla con un'irraggiungibile ciliegia.
In pratica giocherete a Wile E. Coyote con tutte le ovvie conseguenze del caso.
Ilare e la sua natura a scenette lo ha reso il titolo preferito da mia nipote che giocava e rigiocava le parti che preferiva (portando il contatore di GOG Galaxy a oltre sette ore di gioco).


Non credete a chi fa il finto indignato per il cambio in arancio del protagonista,
son brutte persone.

Tower 57

Sempre per rimanere in tema di vetustà ecco un bel richiamo ai tempi magici del Commodore Amiga con uno sparatutto a volo d'uccello (beccatevi 'sta definizione dritta da un The Games Machine archeologico).
Ve li ricordate I Bitmap Bros? Chaos Engine?
Ecco, Tower 57 è come ricordate quel gioco, che poi è il bello di questi omaggi, tecnologia moderna su gameplay classico, il massimo.
Non facciamo finta che sia niente di più di uno scaccia pensieri ma, andiamo, oggigiorno ad avercene di titoli così.


Perché usare una torretta quando puoi indossarla?

Night in the Woods
Recessione economica.
Dubbi (concreti) sul proprio futuro.
Irrequietezza.
Certezze che crollano insieme alla propria città natale che si trasforma, perdendo un pezzo alla volta.
Tutto questo è spaventosamente vicino a casa se non fosse che i protagonisti della storia hanno almeno vent'anni di meno del sottoscritto e vengono da un'adolescenza più movimentata della mia.
Nessuno lo direbbe da questo (meraviglioso) trailer ma Night in the Woods è questo e molto di più, come ho già avuto modo di dire in passato.
Let's do some crime.



Tyranny
All'uscita uno dei giochi di ruolo meno apprezzati dalla, ora non più, indipendente Obsidian ma che a conti fatti si è rivelato sorprendente.
Oltre ad un prologo che si pone come una serie di scelte a bivi che plasmeranno le iniziali dinamiche tra le fazioni, il gioco poi si sviluppa in una serie di scelte che, sebbene possano man mano sembrare chiare porteranno ad esiti inaspettati come la strada della mia Fatebinder che da paladina della tirannia dell'impero si è ritrovata il sangue di tutti i suoi superiori sulle mani, unica antagonista dell'onnipotente Kyros ma a capo di una nazione stravolta e sconfitta (da lei, frutto del suo lavoro fino all'imprevedibile).
Il fatto che mi abbia ricordato il clamoroso finale con triplo tradimento che sperimentai in Fallout New Vegas conferma sia un giocone.


Dimissioni per motivi personali, scusa boss.

Unavowed
Il primo titolo del veterano Dave Gilbert che si stacca dal vecchio motore per avventure grafiche per abbracciare la sontuosità della risoluzione 1920x1080 e basta guardare un'immagine per avere il luccichio negli occhi da amante dei punta e clicca.
Certo, se poi ci metti dinamiche sociali da party di un gioco Bioware, enigmi che cambiano le soluzioni in base ai due compagni che ci si porta appresso e le indagini sugli eventi paranormali che infestano New York non serve aggiungere anche che il gioco si apra con un esorcismo ai nostri danni.
Non serve ma l'ho scritto lo stesso.
Di nicchia quanto volete ma notevole.



Ghost of a Tale
Piccola curiosità che è sbocciata ben presto in pieno apprezzamento, questo è un gioco contenuto, nelle dimensioni, a partire dal personaggio, un topolino di professione bardo, del mondo, una vecchia fortezza malridotta su di un lago acido che funge da prigione ma non nelle aspirazioni, con una storia che sembra essere una fiaba per bambini ma che ha strati sovrapposti ad uso e consumo dei più grandi.
Lavorare d'astuzia sarà fondamentale e in un paio d'ore gli ambienti saranno così familiari che scorrazzerete per pertugi e muraglie come se fosse il vostro quartiere da sempre.



Return of the Obra Dinn
L'astuzia qui non basterà, dovrete spremere le meningi e lo farete con sommo piacere.
Una sfida di deduzione è sempre stata difficile da rendere con giustizia in un video gioco ma Lucas Pope c'è riuscito e non ha dovuto barare poi molto.
Come rendere il lavoro di investigazione a bordo di un vascello del diciannovesimo secolo efficace se vi saliamo a bordo anni dopo il misfatto?
Con un orologio magico che ci permette di avere un'istantanea del momento esatto della morte del soggetto e qui si ferma l'aiuto che ci è dato.
Da lì dovremo scoprire ed annotare con chiarezza il nome e il fato di ogni persona scomparsa e lo faremo da soli, cominciando a notare cose che non sono quasi mai esplicitamente segnalate.
Pochissimi saranno i casi nei quali verrà pronunciato un nome nei flashback, quindi dovremo fare affidamento su altro.
Magari le divise?
Oppure le scarpe?
Cappelli?
Forse a chi si accompagnano.
Per esclusione?
Oppure i luoghi che frequentano?
Ci sono davvero poche esperienze digitali in grado di farci compiacere così tanto del proprio ingegno e questa è una di quelle rarissime occasioni.
Capolavoro.


Ma è ovvio che l'aiuto nostromo sia lui,
come ho fatto a non capirlo prima?