martedì 22 maggio 2018

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Conquistarsi la nipote in una schermata.

Quello delle storie, nel magico mondo dei video giochi, è un campo di battaglia cruento dove anche quelli considerati i migliori non sono altro che carcasse deturpate da qualche strumento bellico efferato.
Lo dico con la spocchia di un lettore abituale e di chi ha visto più di dieci film in totale.
Se, e qui banalizzerò alla grande perché questo pezzo, così come il suo autore, non è un saggio, per i titoloni a tripla A la storia viene generalmente deformata in modo abnorme per coprire trenta ore di ammazzamenti dei più vari, per i titoli indipendenti e più piccini vale il discorso opposto, quello del "è tutto qui?"
Argomento vecchio almeno quanto il numero 63 di Rat-man Collection che occhieggia dalla mia incompleta collezione, rimane comunque fonte di confusione per menti illuminate e causa di pessime decisioni per altri meno fortunati.
Sappiate che al mondo c'è un numero non indifferente di persone che ritiene logico prendere in considerazione la corrispondenza tra il tempo passato a consumare (brrrr) un media ed il suo costo.



A Mortician's Tale ha l'ardire di costare ben 15 (quindici!) euro e durare per il privilegio meno di 2 (DUE!) ore, se preso pure con calma.
Come tutti sappiamo, io per primo dopo aver usato la calcolatrice, stiamo parlando di ben 7,495 (settevirgolaquattrocentonovantacinque!) euro all'ora e che io sia dannato se spendessi una somma simile per il piacere di leggere una storia informativa su un argomento così poco affrontato e scritto da una saggista di cui ho già apprezzato altri lavori?
La follia non è il prezzo che ovviamente, in un'industria che richiede ai creativi lunghissimi tempi di sviluppo, non sia legato quasi in alcun modo alla "durata della fruizione" ma alla mole di lavoro svolto, dal numero di persone coinvolte e dalle generali aspettative sul prodotto e sul suo valore che ne ha il creatore/distributore ma che ci si sia convinti che la longevità sia un bene a prescindere.
Questo gioco di ruolo dura 100 ore, dice contento un babbeo a caso ma quante di queste 100 ore le hai passate sfrangendoti i maroni sul 237simo (duece... vabbè, basta) goblin con nessuna possibilità di rappresentare un problema, su quest scritte con la voglia e l'energia di un dipendente statale alle 17 di un venerdì sera, vagando senza meta in un'ennesima distesa di sterpaglie e rabbrividire alla comparsa di un altro ingresso di caverna che solo la tua mente da lucertola ti spinge a esplorare in cerca di ulteriore paccottiglia per un vago senso di completamento?
Ma secondo voi, livelli di esperienza, oggetti codificati per colore e danni calcolati in base a varie caratteristiche hanno fatto la comparsa in Assassin's Creed o Far Cry perché migliorano in qualche modo la fruizione?

Mae Borowsy, adulta di vent'anni!

Ci sono storie che funzionano benissimo se si sfrondano tutti gli orpelli inutili e snelle e sicure arrivano al punto, senza tergiversare, senza mettere altra inutile carne al fuoco e ci sono invece altre storie che hanno bisogno di spazio e del giusto tempo per essere tessute con effetto e se Night in the Woods si prende le sue 13 ore per farmi giungere alla sua conclusione, ha anche fatto in modo che di Mae e dei suoi amici mi interessassi con calma man mano ed il fatto che il prezzo del biglietto sia essenzialmente lo stesso non mi turba affatto.
Sono disposto a spendere quella somma per entrambi? Sì, magari però non li compro assieme.
Night in the Woods ha bisogno di condurti pian piano verso il suo punto perché è così che la storia che vuole raccontare funziona meglio e il gironzolare ogni giorno per Possum Springs non è solo quello che un cinico vedrebbe come una concessione di giocabilità per ottenere il bollino "è comunque un video gioco" ma perché la maledetta città con i suoi abitanti ed il passare del tempo fanno parte del meccanismo che fa girare la storia.
Poi, francamente, se fosse una semplice novella ci si perderebbe una signora colonna sonora.


E se la storia, come spesso accade, è solo un pretesto per mostrare altro? Come delle vignette deliziosamente animate e molto divertenti dall'interattività spicciola da cui non riesco a staccare la nipote che gioca e rigioca le sequenze che preferisce?
GOG Galaxy mi comunica che CHUCHEL l'ho avviato per più di sette ore ma la verità è che ben cinque ce le ha passate la pupetta deliziata ogni volta come la prima perché salta fuori che un cartone animato vagamente interattivo è una gioia da sperimentare più e più volte.
Perché anche questo è un problema per il popolo della longevità, spesso il consumo del prodotto è valido in quanto unico e solo utilizzo, non viene considerato il piacere che si può trarne riutilizzandolo sporadicamente o frequentemente e così gioiellini come alcuni titoli arcade o roba seria come il Metal Gear di Patinum vengono ignorati o penalizzati perché dopo solo sei ore la "storia" (un immondezzaio buono solo a darmi la scusa per pestare un altro cyborg) è conclusa e con essa apparentemente la mia capacità di godermi il titolo.
Bhè ciccio, se la tua premura è di scannare un gioco e passare subito al successivo perché magari riesci ancora a farci 50 euro, riportandolo in negozio ad una settimana dall'uscita, forse hai una gerarchia di priorità un po' sbiellata.


Magari sono solo io ma confrontare i prezzi di una cena in pizzeria con un video gioco, un libro, una sera al cinema e cercare la giustificazione razionale per la spesa ha un po' il puzzo della follia.
È personale l'apprezzamento del bello, del divertente, dell'interessante.
Conosco gente che non ha voluto spendere cinque euro per vedere il tesoro imperiale austriaco a Vienna, preferendo starsene fuori ad aspettare e conosco persone che spendono molto di più per vedersi un balletto al teatro.
Non ha importanza quale delle due possa aver torto, è relativo ma diventa importante qualora una delle due cerchi di motivare logicamente il perché è una spesa assurda per gli altri.

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