domenica 13 gennaio 2019

In the year 2018 G.O.G.

Nel 2018 ho giocato a più titoli contemporanei, una vera rivoluzione delle mie abitudini, aiutata dal fatto che sempre più sto lasciando perdere i soliti noti tripla A e concentrandomi vieppiù su giochi più focalizzati e senz'altro meno costosi, rendendo di fatto inutile attendere un qualsivoglia sconto o più appetibile il prezzo all'uscita.
Il risultato è che molti dei giochi seguenti sono uno spettacolo.

Songbringer
Ne è passata di acqua sotto i ponti ma posso ancora ricordare qualcosa di Songbringer, uno Zelda caciarone, con le mappe procedurali e una colonna sonora molto evocativa.
Azzecca piuttosto bene la resa della sensazione del perdersi in un luogo alieno ma ameno.
Non mi ha mai completamente conquistato però devo riconoscere che mi sono divertito per tutto il percorso, grazie ai boss impegnativi, il combattimento piacevole ed una dose massiccia di umorismo saltuariamente dignitoso.



Even the Ocean
Curioso mix tra gioco di piattaforme a base di enigmi, esplorazione su mappa da JRPG e visual novel, non si fa pregare in quanto a qualità della storia.
Tutto ruota sulle conseguenze di una scelta basata sul presupposto sbagliato.
Arrivati alla fine sarete tristi e malinconici ma felici di essere andati in fondo alla vicenda.
Non è un classico, non è un capolavoro ma l'uso di un cast di personaggi meno solito del solito e ben caratterizzati aiuta ad immergersi nella peculiare vicenda raccontata.
Felice di avergli dato una possibilità.



Chuchel
Qui cominciamo con i pezzi grossi.
Gli Amanita Design tornano con il loro tipico stile grafico che ricorda moltissimo la scuola di animazione dell'est Europa e chi è vecchio come me sa di cosa parlo.
Dopo Samorost, Machinarium e Botanicula abbandonano in parte la loro personale visione delle avventure grafiche per proporci un gioco che sconfina nelle vignette umoristiche con un irascibile cosetto peloso che è perseguitato da un bullo che lo titilla con un'irraggiungibile ciliegia.
In pratica giocherete a Wile E. Coyote con tutte le ovvie conseguenze del caso.
Ilare e la sua natura a scenette lo ha reso il titolo preferito da mia nipote che giocava e rigiocava le parti che preferiva (portando il contatore di GOG Galaxy a oltre sette ore di gioco).


Non credete a chi fa il finto indignato per il cambio in arancio del protagonista,
son brutte persone.

Tower 57

Sempre per rimanere in tema di vetustà ecco un bel richiamo ai tempi magici del Commodore Amiga con uno sparatutto a volo d'uccello (beccatevi 'sta definizione dritta da un The Games Machine archeologico).
Ve li ricordate I Bitmap Bros? Chaos Engine?
Ecco, Tower 57 è come ricordate quel gioco, che poi è il bello di questi omaggi, tecnologia moderna su gameplay classico, il massimo.
Non facciamo finta che sia niente di più di uno scaccia pensieri ma, andiamo, oggigiorno ad avercene di titoli così.


Perché usare una torretta quando puoi indossarla?

Night in the Woods
Recessione economica.
Dubbi (concreti) sul proprio futuro.
Irrequietezza.
Certezze che crollano insieme alla propria città natale che si trasforma, perdendo un pezzo alla volta.
Tutto questo è spaventosamente vicino a casa se non fosse che i protagonisti della storia hanno almeno vent'anni di meno del sottoscritto e vengono da un'adolescenza più movimentata della mia.
Nessuno lo direbbe da questo (meraviglioso) trailer ma Night in the Woods è questo e molto di più, come ho già avuto modo di dire in passato.
Let's do some crime.



Tyranny
All'uscita uno dei giochi di ruolo meno apprezzati dalla, ora non più, indipendente Obsidian ma che a conti fatti si è rivelato sorprendente.
Oltre ad un prologo che si pone come una serie di scelte a bivi che plasmeranno le iniziali dinamiche tra le fazioni, il gioco poi si sviluppa in una serie di scelte che, sebbene possano man mano sembrare chiare porteranno ad esiti inaspettati come la strada della mia Fatebinder che da paladina della tirannia dell'impero si è ritrovata il sangue di tutti i suoi superiori sulle mani, unica antagonista dell'onnipotente Kyros ma a capo di una nazione stravolta e sconfitta (da lei, frutto del suo lavoro fino all'imprevedibile).
Il fatto che mi abbia ricordato il clamoroso finale con triplo tradimento che sperimentai in Fallout New Vegas conferma sia un giocone.


Dimissioni per motivi personali, scusa boss.

Unavowed
Il primo titolo del veterano Dave Gilbert che si stacca dal vecchio motore per avventure grafiche per abbracciare la sontuosità della risoluzione 1920x1080 e basta guardare un'immagine per avere il luccichio negli occhi da amante dei punta e clicca.
Certo, se poi ci metti dinamiche sociali da party di un gioco Bioware, enigmi che cambiano le soluzioni in base ai due compagni che ci si porta appresso e le indagini sugli eventi paranormali che infestano New York non serve aggiungere anche che il gioco si apra con un esorcismo ai nostri danni.
Non serve ma l'ho scritto lo stesso.
Di nicchia quanto volete ma notevole.



Ghost of a Tale
Piccola curiosità che è sbocciata ben presto in pieno apprezzamento, questo è un gioco contenuto, nelle dimensioni, a partire dal personaggio, un topolino di professione bardo, del mondo, una vecchia fortezza malridotta su di un lago acido che funge da prigione ma non nelle aspirazioni, con una storia che sembra essere una fiaba per bambini ma che ha strati sovrapposti ad uso e consumo dei più grandi.
Lavorare d'astuzia sarà fondamentale e in un paio d'ore gli ambienti saranno così familiari che scorrazzerete per pertugi e muraglie come se fosse il vostro quartiere da sempre.



Return of the Obra Dinn
L'astuzia qui non basterà, dovrete spremere le meningi e lo farete con sommo piacere.
Una sfida di deduzione è sempre stata difficile da rendere con giustizia in un video gioco ma Lucas Pope c'è riuscito e non ha dovuto barare poi molto.
Come rendere il lavoro di investigazione a bordo di un vascello del diciannovesimo secolo efficace se vi saliamo a bordo anni dopo il misfatto?
Con un orologio magico che ci permette di avere un'istantanea del momento esatto della morte del soggetto e qui si ferma l'aiuto che ci è dato.
Da lì dovremo scoprire ed annotare con chiarezza il nome e il fato di ogni persona scomparsa e lo faremo da soli, cominciando a notare cose che non sono quasi mai esplicitamente segnalate.
Pochissimi saranno i casi nei quali verrà pronunciato un nome nei flashback, quindi dovremo fare affidamento su altro.
Magari le divise?
Oppure le scarpe?
Cappelli?
Forse a chi si accompagnano.
Per esclusione?
Oppure i luoghi che frequentano?
Ci sono davvero poche esperienze digitali in grado di farci compiacere così tanto del proprio ingegno e questa è una di quelle rarissime occasioni.
Capolavoro.


Ma è ovvio che l'aiuto nostromo sia lui,
come ho fatto a non capirlo prima?


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