Soffia e sferza la bufera
Più ricco di un titanico Spadone della Nebbia, sottratto al costo di innumerevoli fatiche al cavaliere eponimo, che grava minaccioso sulla mia spalla destra, mi accingo ad intraprendere quella che sembra a tutti gli effetti l'ultima avventura di Accursio, prodigioso esploratore dall'ittero incarnato e dallo spoglio capo drammaticamente inappropriato per il luogo gelido che lo attende.
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| Magari con un bel pellicciotto... |
Eleum Loyce è una vasta città cinta da poderose mura sebbene sia maggiormente protetta da una voce poco rassicurante che dopo avermi esortato a non sporcare il tappetino all'ingresso nell'atto di fare dietrofront e sparire, improvvisa una bufera di neve che avvolge l'orizzonte e tutto quello che da lì converge alla mia posizione.
Una tempesta perfettamente raccolta nella cinta muraria, il cui perimetro è ben visibile appena varcato il portone divelto all'ingresso.
Se non bastassero a confondere i sensi il velo candido che cela parte dell'ambiente e l'ululato di un vento rabbioso, la strada pensa bene di biforcarsi immediatamente in due direzioni opposte.
A sinistra pare raggiungere un piccolo edificio che dà accesso all'immagine indistinta di un lungo ponte ricurvo adorno di numerose statue, con una bella nebbia carica di promesse a coronarne l'arco, il sentiero di destra invece si snoda lungo le mura e si perde dietro un angolo cieco.
Se sono arrivato fin qui è perché so riconoscere chiaramente i guaiti del mio istinto di conservazione, quindi imbocco senza indugio quella che sembra la via con minor resistenza che guarda caso è pure in leggera pendenza.
È subito chiaro che la carne da cannone del luogo sono dei fantaccini pericolosi solo in gran numero, nonostante siano capaci di lanciare una versione in miniatura di una Lancia dell'Anima.
Le prime due curiosità, che non possono non colpire all'istante, sono che la tempesta si ferma all'ingresso di ogni edificio, in spregio a porte e finestre aperte, mentre, qua e là, chine, immobili ed indolenti, sostano delle figure femminili il cui unico movimento è dato dagli abiti leggeri sferzati ininterrottamente dal vento.
Sembrano totalmente ignare o disinteressate a me o a quello che accade loro intorno, e sebbene sia curioso, mi guardo bene dallo sperimentare l'interazione tra il loro capo e la mia arma.
Lo so bene che in un Dark Souls prima provi a cliccare su qualcosa e poi, nel dubbio, gli dai un colpo, che non si sa mai, dopotutto è la procedura standard dell'esploratore barbaresco attento, ma stavolta qualcosa mi dice che è presto per pestare queste creature.
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| Non temete comunque, in questo DLC c'è BEN di peggio di quelle infide stronzette. |
Appare, piuttosto rapidamente, chiaro che ci sia anche un modo per arrestare l'imperversare della bufera, indizi ne sono la presenza di formazioni di ghiaccio che ostruiscono passaggi e una bella sfilza di scrigni congelati e tristemente inaccessibili.
Buffissimo poi il mimic immobilizzato nell'atto di chiudersi su sé stesso, colto alla sprovvista dal gelo magico a metà dell'opera.
Questo aggiunge ulteriore imbarazzo al loro già non esemplare curriculum.
A rovinare un po' lo spirito sereno col quale procedevo all'esplorazione di un luogo francamente affascinante era l'aumentare di vie secondarie che mi lasciavo alle spalle ed il dubbio di poter perdere qualcosa dal non aver sperimentato subito cosa attendesse dietro alla prima nebbia, dubbio reso ancora più greve dal pensiero che potessi operare un cambiamento nell'ambiente rovinando quella che potrebbe essere anche una bella sorpresa.
Raggiunto quindi l'incrocio che dava ad una deviazione verso una campana a guisa di elmo, ad un portone di pietra ostinatamente chiuso, chiaramente in attesa che fosse possibile accendervi un fuoco, ed il primo falò, decido eroicamente di tornare sui miei passi e scoprire cosa ci fosse mai sul ponte con le statue.
Con la mia fortuna la scoperta che le sculture fossero invero dei cavalieri enormi e poco cortesi.
Invece mi attende un altro ammonimento al non proseguire, della sempre meno suadente incorporea voce femminile, seguito, al mio varcare la soglia ominosa, da una sibillina richiesta ad un tale Aava di mostrare compassione nell'eliminarmi in fretta.
Oibò, siamo passati alle minacce? Ebbene io son pronto. Mostrati Aava e vediamo cosa sai fare!
E vedere non ho visto affatto, visto che di ciò che mi ha fatto a pezzi ho udito solo i ruggiti e i colpi che arrivavano senza annuncio, perché vedete, il bastardo è invisibile.
Una enorme, feroce, aggressivissima tigre, capace di attacchi magici, mi sbatacchiava a destra e a manca mentre tutto quello che riuscivo a percepire, a malapena, erano gli impatti che annunciavano i suoi atterraggi.
Benone, è chiaro che qui ci si torna dopo aver fatto qualcosa da qualche altra parte.
È parimenti ovvio che questo è solo il primo di una serie di colpi mancini che attendono di farmi a pezzi nel proseguimento della mia scoperta. E chi sa, già ride.
Raccattate le anime e l'orgoglio lasciati a terra, la bussola punta impassibile verso la via oltre il falò, dove una congregazione di vispi costrutti di ghiaccio mi intrattiene con il loro stile di combattimento sbarazzino e divertente, simpatico preludio alla perseveranza nell'impalarmi che mostreranno i cavalieri glaciali che sostano nella prima area all'aperto priva degli effetti della bufera.
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| Goditi la calma ora, che tra poco si ride. |
Un piccolo cancello mi preclude l'accesso ad una torre diroccata, quindi trasporto le mie indolenzite membra verso un'altra via che mi riconduce nel pieno della tormenta, dove delle solitarie balliste sono puntate verso dei cadaveri ricchi di spoglie. Nessun avversario in vista.
Mmmmmmmmmh.
Due passi, mentre ancora ponderavo sul da farsi, accennati alla volta del ricco tesoro e un'altra entità totalmente invisibile, potenzialmente umanoide, comincia a martellarmi d'improvviso.
Lo stupore muta presto in orrore quando si insinua in me il pensiero che ci possano essere dei difensori così impetuosi e devastanti lungo tutto il percorso che mi aspetta.
Per fortuna sembrano confinati in quest'area limitata, infatti un fortunoso ripiegamento verso la direzione opposta mi libera dalla loro insistenza letale.
Ancora scosso dall'incontro terribile a cui sono scampato per miracolo, cado distrattamente da una scalinata diroccata dalla quale mi è preclusa la risalita.
Di bene in meglio.
Con l'animo atterrito e l'occhio alla disperata ricerca di ogni minimo movimento che possa farmi intuire la presenza di altri folli celati alla vista, accedo ad una costruzione fiammeggiante nella quale rinvengo un occhio magico.
Aspettate una attimo.
Riaffioro all'esterno e, nella strada che prosegue da questo piccolo edifico, si staglia la figura poco rassicurante di un cavaliere armato di un grande martello, che potrei giurare di non aver visto poco fa.
Ma vuoi vedere che?
Certo, leggendo la descrizione dell'occhio risulta subito palese a cosa serva.
Serve ad ottenere una giusta rivalsa.
Senza mettermi fretta continuo quindi ad avanzare ed il percorso mi porta all'interno delle enormi mura, momentaneamente libero dagli influssi nefasti della bufera.
Dopo una rapida decisione al falò, se tornare di corsa dal gattone per arruffargli il pelo di mazzate che ben si merita oppure continuare ad avanzare per pura curiosità, punto dritto verso l'interno.
Al netto di un gruppo di sacerdotesse molto più vispe delle loro colleghe con le chiappe al gelo ed un nutrito gruppo di soldataglia, faccio ben presto conoscenza con il Cavalier Scherzone.
Ho già avvisato per la presenza di spoiler all'inizio, ma se volete sperimentare sulla vostra pelle l'adorabile malignità di un paio di invasori NON leggete il testo a fianco della foto di avviso, sempre se riuscite a resistere alla curiosità, beninteso.
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| Non fare come lui, non rovinarti la sorpresa! |
Il messaggio di invasione è apparso da un bel po', ma di questo NPC non vi è traccia. È sorprendentemente facile dimenticarsene minuti dopo, quando avanzando per l'unica via disponibile un invitante scrigno attende alla fine del corridoio. E con quale gioia un barile alle mie spalle esplode nella figura di un assassino che mi pugnala alla schiena mentre chino esponevo il mio di baule.
Tranquilli, non mi ha ucciso per miracolo, ma vi assicuro che non ho avuto modo di inveire affatto, tanto ero preso dal ridere di gusto. Gioia resa ancor più grande quando l'uscita del luogo coincide con l'ingresso alla nebbia del maledetto felino.
Un bel giro completo.
Rinvigorito al falò, mi muovo deciso alla volta della mia vendetta, resa molto più abbordabile dal poter finalmente guardare nei baffi il mio avversario e il poter, eventualmente, chiamare in aiuto un paio di vecchie conoscenze.
Dopodiché, caro il mio bel gattone, è solo questione di imparare a domare il tuo impeto a suon di vigorosi colpi alle tue chiappette pelose.
Va detto, ad onor di cronaca, che la bestia è bellissima e si muove divinamente.
Si muoveva, ad esser pignoli.
Il premio di tanti patimenti è l'accesso all'imponente cattedrale che, nonostante la bufera imperversasse, era vagamente ravvisabile nel profilo cittadino da diversi punti dell'area.
L'interno è sontuoso e la sala regale che si apre all'interno ospita colei che dall'inizio si dava da fare per esortarci a levare le tende.
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| Da qui in poi è tutto dannatamente bellissimo. |
Messa davanti all'evidenza di avere a che fare con una forza della natura, la ora chiaramente riconoscibile figlia dell'Oscurità si distingue dalle sue sorelle per una spiccata propensione al non volermi fare a pezzi.
Anzi, in un utilizzo sopraffino di parole ben studiate, vuole il mio aiuto per mettere fine all'espansione del Caos che, a suo dire, contiene a malapena con le sue forze.
In un gesto di buona volontà cessa anche la tormenta che imperversava all'esterno, rendendo i luoghi già esplorati nuovamente interessanti da percorrere.
Prima però, una puntatina decisa al varco che mi ha aperto sotto di lei che cela l'origine del male che la affligge e nel quale pare si siano persi il suo amato re con i suoi cavalieri.
Infatti ad aspettarmi sulla soglia c'è un maestoso gigante avvolto in una meravigliosa armatura, e sembra attendermi non per affrontarmi quanto piuttosto per scortarmi.
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| Che faccio, mi fido? |
L'abisso infuocato che si apre ai miei piedi mi lascia spietatamente a bocca aperta, troppo stupito da quell'inaspettato spettacolo per notare un gruppo di cavalieri simili al mio accompagnatore, ma dalle armature brunite e devastate dal fuoco, affiorare da alcuni portali e convergere decisi su di me.
Qui un'orgia di colpi di ogni genere di arma, schivate disperate, piromanzie letali ed abbondanti, frutto di una evidente disparità numerica a mio sfavore, dettano il ritmo dello scontro.
Poi, in un lampo di luce bianca, il mio compagno si immola dinanzi ad un portale sigillandolo a costo della sua vita. Peccato rimangano altri due portali dai quali continuano ad uscire ostili che sostituiscono con perizia chiunque io metta al tappeto.
Destinato ad uno scontro più impari adotto la famosa tecnica del dividi et impera, tradotta in un meno gratificante correre come un ossesso lungo tutta la circonferenza dell'arena per avere il tempo e lo spazio di gestire chiunque mi abbia seguito troppo ostinatamente.
Alcuni minuti di questo supplizio dopo, finalmente cessano di arrivare avversari, con Accursio ormai prosciugato di ogni energia raccatto quel poco che i miei avversari si sono lasciati dietro, cose da poco quali le loro anime, apparentemente, quando in un crescendo musicale un gigantesco portale di fiamme si innalza all'estremità dell'arena, da cui esce, camminando con disinvoltura nell'esplosione di un inno glorioso, il Re d'Avorio, presto raggiunto da un paio di suoi sottoposti. È in questo momento che, privo di fiaschette estus e stremato dallo scontro impossibile di poco prima, getto la spugna e mi lascio scappare un paio di solenni maledizioni, spinto più che altro dal timore che questo sia un altro boss con avversari multipli, per me difficilissimi da gestire e aggravato pure da un prezzo d'ingresso un attimo oneroso.
Poi, grazie al tempo concessomi per raffreddare il mio cervello sconvolto, riesco a intuire che molto probabilmente anche stavolta andrà fatto qualcosa per livellare uno scontro che ora si rivela per me impossibile.
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| So cosa stai pensando. La risposta è no. La pozza non è mia. |
Spinto da rinnovato spirito guerriero cedo alle lusinghe delle aree i cui segreti mi chiedono a gran voce di accorrere, e ricomincia una puntigliosa esplorazione di tutta la cinta muraria.
Le cose che mi aspettavo erano l'accesso ad alcuni scrigni lasciati indietro, il probabile risveglio delle poverette all'agghiaccio, e il varco delle porte di pietra vicino al primo falò.
Quello che non mi aspettavo erano nuove e vaste zone con nuovi e incredibili pericoli, invasori figli di madre ignota e particolarmente bastardi e una delle aree più terrificanti che abbia mai attraversato.
Ma andiamo con ordine.
Un luogo da incubo si cela dietro la facciata di una innocua torre, il cui ingresso non è più ostruito dai ghiacci, ma il cui ascensore conduce tra le basse arcate ai piedi della città, tra cui sciamano, saltellando sulle loro aberranti zampette, delle orribili creature col muso lapino attaccato al corpo gonfio di un'istrice, i cui aculei sono in grado di devastare tanto il corpo quanto ciò che ho addosso.
Pregherete di avere un arco con voi, perché quanto è vero che Dark Souls è un gran gioco, è anche vero che vorrete starne il più lontano possibile.
Questo luogo inquietante, sebbene avvolto da candida neve, si apre poi in un vasto piazzale che nasconde dietro ogni angolo una o più di queste creature, messe lì al solo scopo di fare a pezzi chiunque sia tanto incauto da oltrepassarne la soglia senza aver prima controllato e ricontrollato i dintorni.
Perché di distrazioni non ne mancano, soprattutto nelle fattezze di un altro spoiler che forse vorrete evitarvi, ma sappiate che sarebbe un peccato. Parola
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| Non rimanere appeso, passa oltre. |
Sua maestà il re dei bastardi vi si mostrerà in tutto il candore di uno spirito bianco e con tanto di saluto. Non dategli le spalle! Le percorrerà con la sua lancia per poi darsi ad una fuga studiata per portarvi, nel caso lo seguiste accecati dall'ira, in tutti i punti più "spinosi" del luogo. Non pago lancerà al vostro indirizzo anche urne corrosive. E per l'amor di Dio, non tirate subito la leva.
Archiviata la pratica immensi figli di una grandissima baldracca e scovato il falò in posizione defilata, posso procedere alla scoperta della caverna congelata dove il grasso viene riciclato e dalla cui uscita posso ammirare un nuovo trabocchetto.
Perché qui dei golem, dall'aspetto familiare, attendono solo che un avventuriero che si consideri impropriamente furbo elimini dalla distanza altri odiosi ratti posizionati però strategicamente al fine di convogliare l'anima al trapasso al loro interno, per animarsi e mescolarvi le fattezze a suon di schiaffi.
Emerso vincitore anche da questa prova, ottengo come ricompensa la liberazione di un cavaliere argenteo da aggiungere alla scorta per il viaggio dal re, mettendo infine a tacere le mie preoccupazioni circa la fattibilità della sfida.
A questo punto è solo questione di tempo prima di portare alla luce gli altri due, completando di fatto il quartetto che mi affiancherà nella sfida finale.
E che piacere, quando diretto all'abisso, non solo trovo i quattro cavalieri in attesa, ma anche le iscrizioni di due ulteriori compagni da aggiungere alla comitiva.
Il resto, è una rissa da antologia di cui regalo giusto l'ultimo atto, quello nel quale fa il suo ingresso il Re d'Avorio. Uno scontro caotico ma divertentissimo.
Ebbro dell'esperienza galvanizzante di un epico confronto mi ritrovo del tutto impreparato quando guadagno l'accesso ad una vasta piana la cui geografia è totalmente oscurata da una potente tormenta che nasconde ogni forma in un indistinto ed uniforme bianco.
Privo di punti di riferimento, imparo a sfruttare in fretta i brevissimi istanti nei quali il vento cade e il mondo si apre fugacemente alla vista, rivelando delle sparute rovine che sembrano suggerire un percorso.
Con grande sforzo seguo quella che nella mia mente sembra la linea che collega le varie strutture, mentre imponenti cervi di cristallo irrompono bruscamente in mezzo al mio gruppo, distruggendo in un attimo ogni sudato riferimento nel caos del combattimento.
Con l'avanzare puntellato da simili sfide (e diversi tentativi) sembro identificare il traguardo in una voragine che si apre nel ghiaccio, di cui, in quella bolgia, devo pure trovarne l'ingresso, pena una rovinosa caduta nel vuoto.
E di andare a tentoni, dopo una simile ordalia, non se ne parla proprio.
Giustamente scelgo di seguire il lato drammaticamente errato, portandomi in una infinita circumnavigazione di un basso rilievo di ghiaccio, al cui lato destro disperatamente mi aggrappo, subendo un'infinità di assalti per poi giungere, con grande rammarico, a quella che da lontano sembrava una nuova struttura ma che ahimè si rivela essere solo la prima in cui ci si imbatte all'inizio.
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| Non so se risulta chiaro abbastanza. |
Mille sacrifici dopo, e conscio di aver esplorato fin troppo, scopro l'accesso ed il ponte di ghiaccio sottostante, conducente infine alla nebbia dell'ultimo boss.
Qui, già segnato da un'esperienza alquanto frustrante, all'apparizione di una copia del gattone di prima, aggravata dalla presenza di una seconda copia, per un totale di due gattoni due, identici per movenze se non per colore, al loro defunto predecessore, mi è calato l'entusiasmo di una bella tacca.
Queste son cose che non si fanno.
Invasore barilotto? Ok.
Invasore truffaldino? Ok.
Riciclo coatto e per di più multiplo? E no!
Ne segue uno scontro avvilente nel quale trangugio fin troppi oggetti curativi e nel quale mi limito a scoccare dardi a creature impegnate dai miei compagni. Una tristezza aggravata solo dall'assenza da una qualunque ricompensa che non fosse la pseudo spada laser che si può creare con l'anima di una delle due copie.
È un vero peccato chiudere con la nota stonata, ma a conti fatti è così che si è conclusa una delle esperienze comunque più avvincenti di questo gioco che così a lungo mi ha intrattenuto e che tuttora continua a fare.
Mi pare giusto quindi dare l'adeguato compenso ad Accursio per i suoi immensi sforzi e salutare lui e voi in vista di una prossima, eventuale avventura.
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| Alla salute! |










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