Flame, dear flame, ok, ma poi la cenere chi la spiccia?
Sembra talco ma non è, serve a darti l'allegria!
Se l'assaggi o la respiri ti dà subito l'allergia.
Che questa è cenere.
Bianca, soffice, soffocante ed è ovunque.
Qualcosa di imponente ha fatto un bel botto da queste parti e le cime sbriciolate di queste torri lo mostrano con chiarezza.
Da una specie di pupazzo di neve recupero dei paletti in metallo che una volta rimossi sfarinano il corpo ospite.
Siamo forse divenuti non morti cacciatori di vampiri?
Un veloce attraversamento da equilibristi di una gargantuesca catena si risolve nell'incontro che farà da esperimento per i nuovi giocattoli.
Una forma umanoide di fuoco emerge dalla cenere dinanzi al trono di ferro e mi accoglie calorosamente con una potente eruzione.
Credendo fosse uno scherzetto impressionante come quello di Aldia, prendo in piena faccia le prime due colonne di fiamma che arricciano i bei baffetti di Accursio a cui segue una corsetta scomposta in circolo mentre al suono di "o mamma, o mamma" applico le manovre evasive degne di un polletto rincorso dal fattore.
Messomi a distanza di sicurezza posso finalmente registrare il vociare cantilenante della figura e cogliere il giusto tempismo per avere l'occasiona di piantarle il paletto nel petto come un Van Helsing sovrappeso che si rispetti.
Piuttosto inquietante è la frase sospirata che segue, se una maledizione o un verso di sollievo non saprei dire.
Per festeggiare la rimozione dell'ostacolo metto un piede in fallo e precipito per la tromba delle scale alle spalle del trono e il danno che ne consegue può solo significare che ora ho i femori che fanno contatto con le clavicole.
La visione di un'armatura esposta sul fondo può solo significare guai in futuro, ma al momento mi concentro sull'esplorazione, alquanto lineare, della discesa verso il fondo della torre principale.
Ad animare questo luogo desolato sono dei soldati macilenti che hanno un aspetto che tradisce la loro fragilità e che spirano con un buffo suono catarroso a cui si accompagnano a volte delle armature viventi che sanno sorprendere per l'estensione dei loro attacchi.
Appare subito chiaro che altre figure di fuoco sono piazzate in luoghi strategici, ognuna delle quali si diverte a produrre effetti vari ai miei danni. La seconda che incontro per esempio ricopre i suoi scagnozzi con della cenere rendendoli ovviamente più forti e aggressivi.
Anche io con della polvere negli occhi e che mi strozza sarei un tantino più agitato.
Qua e là sono punteggiati degli scorci notevoli, quando per porte o balconate guadagno l'accesso ad aree aperte dalle quali posso rendermi conto dei progressi fatti nella discesa e ammirare la struttura che mi circonda.
Ma è dietro una porta di ferro che salta fuori una sorpresina divertente. Praticamente vicino ad ogni fiamma libera sostano dei piccoletti che imbracciano dei barili pieni di materiale infiammabile, e nei cui dintorni sono accumulate molte altre di queste botti.
I poveri tapini tendono a fuggire alla mia presenza e il gioco è di farli correre verso le scintille, che sia per farli brillare lontano da noi, vicino a muri instabili o direttamente addosso ai loro compagni.
Comunque sia fanno un bel botto.
Se l'assaggi o la respiri ti dà subito l'allergia.
Che questa è cenere.
Bianca, soffice, soffocante ed è ovunque.
Qualcosa di imponente ha fatto un bel botto da queste parti e le cime sbriciolate di queste torri lo mostrano con chiarezza.
Da una specie di pupazzo di neve recupero dei paletti in metallo che una volta rimossi sfarinano il corpo ospite.
Siamo forse divenuti non morti cacciatori di vampiri?
Un veloce attraversamento da equilibristi di una gargantuesca catena si risolve nell'incontro che farà da esperimento per i nuovi giocattoli.
Una forma umanoide di fuoco emerge dalla cenere dinanzi al trono di ferro e mi accoglie calorosamente con una potente eruzione.
Credendo fosse uno scherzetto impressionante come quello di Aldia, prendo in piena faccia le prime due colonne di fiamma che arricciano i bei baffetti di Accursio a cui segue una corsetta scomposta in circolo mentre al suono di "o mamma, o mamma" applico le manovre evasive degne di un polletto rincorso dal fattore.
Messomi a distanza di sicurezza posso finalmente registrare il vociare cantilenante della figura e cogliere il giusto tempismo per avere l'occasiona di piantarle il paletto nel petto come un Van Helsing sovrappeso che si rispetti.
Piuttosto inquietante è la frase sospirata che segue, se una maledizione o un verso di sollievo non saprei dire.
Per festeggiare la rimozione dell'ostacolo metto un piede in fallo e precipito per la tromba delle scale alle spalle del trono e il danno che ne consegue può solo significare che ora ho i femori che fanno contatto con le clavicole.
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| Se avessi imbracciato un'altra arma sarei sicuramente caduto. |
La visione di un'armatura esposta sul fondo può solo significare guai in futuro, ma al momento mi concentro sull'esplorazione, alquanto lineare, della discesa verso il fondo della torre principale.
Ad animare questo luogo desolato sono dei soldati macilenti che hanno un aspetto che tradisce la loro fragilità e che spirano con un buffo suono catarroso a cui si accompagnano a volte delle armature viventi che sanno sorprendere per l'estensione dei loro attacchi.
Appare subito chiaro che altre figure di fuoco sono piazzate in luoghi strategici, ognuna delle quali si diverte a produrre effetti vari ai miei danni. La seconda che incontro per esempio ricopre i suoi scagnozzi con della cenere rendendoli ovviamente più forti e aggressivi.
Anche io con della polvere negli occhi e che mi strozza sarei un tantino più agitato.
Qua e là sono punteggiati degli scorci notevoli, quando per porte o balconate guadagno l'accesso ad aree aperte dalle quali posso rendermi conto dei progressi fatti nella discesa e ammirare la struttura che mi circonda.
Ma è dietro una porta di ferro che salta fuori una sorpresina divertente. Praticamente vicino ad ogni fiamma libera sostano dei piccoletti che imbracciano dei barili pieni di materiale infiammabile, e nei cui dintorni sono accumulate molte altre di queste botti.
I poveri tapini tendono a fuggire alla mia presenza e il gioco è di farli correre verso le scintille, che sia per farli brillare lontano da noi, vicino a muri instabili o direttamente addosso ai loro compagni.
Comunque sia fanno un bel botto.
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| Voi invece un'idea su cosa usiate per scoppiare me la sono fatta. |
Un vivamente apprezzato falò mi attende poco prima di un bel trappolone che è possibile, con un po' di perspicacia, rivolgere parzialmente contro l'orda che vi attende all'interno.
Uno spiccato spirito di osservazione non avrebbe certamente problemi ad evidenziare che è possibile accedere ad un punto strategicamente vantaggioso semplicemente facendo saltare in aria i barili che ne bloccano la porta dall'interno, o che far sciamare i barilotti tra i guerrieri nemici è un'ottima idea se si hanno piromanzie o frecce infuocate, oppure che proprio lì, tra le schiere ostili c'è un altro idolo fin troppo ansioso di curare e potenziare i suoi sottoposti.
Purtroppo l'occhio che ho io si è soffermato sul colosso senza testa armato di un randellone esagerato e dalle cui spalle sgorgava del magma.
Magma + barilotti = colosso in ginocchio.
L'unica addizione che ho fatto io sfortunatamente è stata randellone + mia testolina = corri.
Corso ho per l'appunto per tutto il perimetro dell'arena, smarcandomi dai soldati, dal colosso e dalle bombe lanciatemi dall'alto solo per poter conficcare il paletto e rimuovere la mia preoccupazione principale.
Poi ho saggiamente ripercorso i miei passi su fino alla scala dove ho eroicamente infilzato i marrani con economiche frecce dalla punta in legno per poi tentare la fortuna col gigante in un meno impari scontro uno contro uno.
Le prime esperienze mi hanno insegnato a temerli sinceramente, anche se alla fine la loro pericolosità si è ridotta drasticamente. Quando imbrocco le schivate, beninteso.
Dopo tanto soffrire quale miglior balsamo che finire dritti dritti in un'altra imboscata?
Su uno stretto sentiero affacciato su di un baratro con avversari spuntati alle spalle da sotto la cenere mentre altri ci sbarrano il passo proteggendo due stronze che da lontano ci bombardano con miracoli esplosivi.
Stavolta il cervello si accende e provvedo ad arrivare tutto d'un pezzo fino all'ultima strega, che poco prima di ricevere il colpo che meritava svanisce per ricomparirmi alle spalle.
Peccato per lei che stessi esibendomi in una colpo a trecentosessanta gradi.
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| Il primo impulso è di colpirla. Anche il sesto, a dire il vero. |
La via si biforca a questo punto in due direzioni, una conduce su una catena che collega un'altra torre a quella principale, l'altra si apre all'interno in un'area centrale con altri sentieri e un benedetto falò.
Va da sé che la piccola torre ancella merita un'occhiata.
Un'idea che si rivela presto molto triste, trovandomi impreparato all'amara sorpresa all'interno. Un'ennesima ingegnosa trappola a base di maledizioni, nemici immortali e spiriti rossi fuggiaschi a cui abboccare felici.
Il premio di tanto malessere è niente po' po' di meno che un bello spadone che ricorda tanto quello che imbracciava il buon Artorias.
Una chicca graziosa c'è se lo si imbraccia nella mano sinistra.
Rimessomi quindi in carreggiata mi faccio strada attraverso un altro passaggio ricco di fiamme, barili esplosivi, immagazzinatori incauti dei suddetti e un altro colosso cui dimostrare il perché dei babbei che ciondolano con confezioni maxi di polvere pirica non siano una compagnia appropriata se si emette lava incandescente dalla propria persona.
Tutto ciò porta ad una seconda torre dalla cui sommità sbuffano alte delle fiammate e nei cui recessi mi devo calare.
Ad esclusione di uno spirito rosso con la passione per gli incantamenti della propria lama (gliene vedrete fare letteralmente di tutti i colori) tutto ciò che striscia qui dentro sono dei ciccioni troppo pigri per camminare e dalle cui "profondità" sorgono scintille dalle conseguenze nefaste, probabilmente causate da un'alimentazione troppo ricca di cereali.
Lo strusciare dei loro abbondanti addomi è tutto a vantaggio della difesa della chiave di volta per riportare la torre centrale alla massima operatività, cui provvedo immediatamente aprendo tanti piccoli passaggi che prima mi erano preclusi grazie all'attivazione di pedane ed ascensori.
Quello che più mi incuriosisce però è delimitato da una porta la cui chiave manca ancora all'appello, quindi tanto vale scendere ora che il fondo è finalmente raggiungibile.
Ma neanche comincio l'ultima discesa che rinvengo la suddetta chiave, proiettandomi felice in un'area dove vengo assalito da degli emuli di Predator che mi si scagliano addosso in gruppo.
Se la cosa vi sembra normale amministrazione, considerate che quattro spiriti rossi alle calcagna fanno un effetto non indifferente.
La strada per l'armatura avvistata all'inizio è ora sgombra, ma per ottenere qualcosa è ancora presto.
Quindi accedo alle vere e proprie miniere di ferro del Vecchio Re, un incubo di stretti passaggi imbottiti di maledetti bastardi aggressivi, cancelli a chiusura a tempo, torrette che sparano palle giganti di fuoco, maghi lancianti incantesimi di rallentamento assieme a streghe e cecchini posizionati in aree raggiungibili solo con estrema destrezza.
Tutto ciò per poter mettere le mani sul riciclo del Demone della Forgia.
Se non fosse per l'elmo più gagliardo del gioco che attende alla fine dello scontro, mi sarei un po' inacidito.
Parliamo di una maschera di pietra di un faccione col naso a punta e barba riccioluta che lacrima. Non so se mi spiego.
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| Guardate che nasino delizioso! |
Non resta altro quindi che scendere fino al fondo della torre e scoprire chi ci attende lì, tra quattro idoli cantilenanti ed un paio di colossi ormai gestibili con maggiore efficacia, soprattutto ora che il mio nuovo anello del sempliciotto mi permette di schivare sfumando tra i colpi nemici.
Dato il basso valore di adattabilità che ho imposto ad Accursio, questa nuova abilità capita proprio a fagiolo visto che il Cavaliere della nebbia che ci sfida nell'arena ricavata all'interno di un costrutto colossale abbattuto da uno spadone adeguatamente impressionante nelle dimensioni, richiede agilità per destreggiarsi dai suoi colpi rapidi e machiavellicamente aritmici.
A mio modesto avviso lo scontro più divertente di tutto il DLC, ripetuto fino a che le movenze del mio avversario non avevano più segreti, considerando anche che a metà del duello il furbetto cambia completamente stile di combattimento.
Solo dopo, leggendo la descrizione dell'anima del cavaliere e del suo equipaggiamento, si insinuava in me il sospetto che indossare contro di lui la pettorina di Velstadt potrebbe avermi remato contro.
Comunque, così come per il suo vecchio camerata, alle spalle di Raime siede il corpo fisico di Nadalia, con in testa la corona del Vecchio Re di Ferro, lasciandomi un idolo soltanto da eliminare ma senza alcun mezzo per farlo.
Più ricco di un maestoso copricapo torno all'armatura sospetta lasciata qualche paragrafo sopra e, esattamente come mi aspettavo, ora è possibile attivarla per finire nelle memorie del Re.
Non che mi aspettassi proprio questo, quanto piuttosto che avvenisse qualcosa, intendiamoci.
Questo qualcosa è un luogo che pullula di cavalieri a guardia di un imponente guerriero armato di una impressionante katana, rapidissimo, letale e dalla resistenza mostruosa.
Contro ogni aspettativa farsi colpire dalla sua lama maledetta rende lo scontro più rapido ed emozionante, cioè, se non morite subito dopo.
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| Splendida arena, grande musica, tanto dolore. |
Messo a posto il samurai sobbalzante col codino, oltre alla possibilità di ottenere la sua deliziosa spada che eredita miracolosamente la sua abilità di impregnarsi di potere, rinvengo l'ultimo paletto destinato all'idolo sopravvissuto che mi donerà l'ultimo frammento per completare l'anima oscura di Nadalia e porre la parola fine all'esplorazione di questa area avvincente.





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