giovedì 5 marzo 2020

A strand to pull my leg

Cosa sapevo di Death Stranding prima di comprarne una copia?
Che era di Kojima e c'era la faccia di Reedus.


Da Metal Gear Solid per la vecchia Playstation sono passati parecchi anni e ce li ho tutti sul groppone.
Hideo Kojima continua ad avere le sue idee peculiari e riconoscibili ed ha la grande fortuna di poterle esprimere piuttosto liberamente, perché una cosa è sicura, Death Stranding è frutto di una visione priva di compromessi, completa dall'inizio alla fine.
Purtroppo è anche una evidente dimostrazione che lo scrittore, regista, ideatore, produttore, direttore del casting Kojima ha decisamente bisogno di un editor che tagli, snellisca e che assolutamente non sia lui.
Le prime ore del gioco si sono abbattute su di me con una discreta pesantezza e un pizzico di cinismo mi suggerisce anche greve di tracotanza.
In quelle che mi sono sembrate (più o meno) cinque interminabili ore ci sono una bella ed evocativa introduzione, piuttosto lunga, una breve sezione di gioco, una carrellata di scene animate con l'ingrato compito di dovermi spiegare gran parte della situazione ma colpevoli di ripetersi  (c'è una sequenza animata per ogni npc che chiede a Sam di fare la cosa e lui che dice no, essenzialmente), dilungarsi e una in particolare di essere alquanto ridicola (la famosa scena del presidente/mamma).
Dopodiché altra scena animata per illustrare l'aspetto soprannaturale e finalmente un'altra breve sezione di gioco che introduce nel gameplay questo aspetto ultraterreno e poi via con un'altra serie di lunghe scene animate (e daaaaaai Sam, facci sto favore, e no che non mi va).


Oltre al fatto che il buon Kojima invece di imparare ad asciugare i testi e renderli più agili ha rigirato la frittata e gioca ormai sul fatto che se è un suo prodotto ti devi aspettare le lungaggini non interattive, bella pensata piuttosto arrogante, è qui che ho cominciato a percepire che l'autore non avesse molto rispetto non solo per il mio tempo ma anche per la mia intelligenza e questo è il perno sul quale ruota il fatto che, nella mia personalissima esperienza, sebbene Death Stranding sia a conti fatti un buon gioco e ben curato, sia neanche troppo velatamente anche una presa per i fondelli ai danni del giocatore.
Prove a carico di tale eresia di cui mi sono apparentemente pubblicamente tacciato.
Il gioco prevede che noi si consegni pacchi, notoriamente l'attività più banale in un video gioco dai tempi nei quali hanno inventato il tasto X per saltare.
Questo non impedisce agli npc di farci una quantità industriale (no, davvero, di tutte le email farlocche che riceveremo un buon 85% sono di sperticati complimenti) di ringraziamenti conditi da encomi di ogni genere.
Più di una volta mi sono ritrovato a rispondere ad un tizio qualsiasi in un Distribution Center che meravigliato mi chiedeva come avessi fatto ad ingollarmi tutta quella roba con un "ho usato il furgone?"
La sfida logistica del raggiungere l'obiettivo elaborando un tragitto ed il modo di navigarlo sono poi attività un tantino banali, tanto è vero che, probabilmente proprio dovuto al fatto che l'attività sia elementare, si è posta enorme cura e lavoro nel gestire anche la semplice camminata.
Non c'è gioco più realistico di questo per inciampare su di un maledetto sasso.
Odierete ogni singolo corso d'acqua.

prendi questo, pendenza, mio mortale nemico.

Risolta l'area iniziale, piuttosto piccola, verrà introdotta la possibilità di edificare una strada che renderà la consegna tramite il furgone o la moto una passeggiata di salute, questo finché non noterete che le migliaia di unità di materiale richieste saranno convertite in una manciata di metri di asfalto, al che aprirete la mappa e cercherete la posizione di South Knot City e piangerete.
Quello che a questo punto non sapete è l'odissea che vi aspetta se vorrete fare arrivare la strada anche a Mount Knot City.
Adorerete in particolare fare consegne al figlio del novellista.
Come e dove ottenere il materiale?

Grind e cazzotti.

Fortunatamente a questo punto verrà sbloccato l'oggetto più utile e più divertente di tutto il vostro arsenale.


La cosa che veramente mi ha entusiasmato fare in Death Stranding è stata la messa in opera di una fitta rete di teleferiche che collegavano ogni punto d'interesse dalle pianure alla montagna, trasformando consegne problematiche e tortuose in una questione di poco (3 minuti da Mount Knot City al Distro Center a nord, con la Sospeso Almost-Airline).


Ed è qui che subentra un'altra furbata che non posso non vedere come un'altra stoccata alla mia persona.
Le consegne portate a compimento, il supporto fornito agli altri giocatori, vuoi con le proprie costruzioni, ponti, mezzi, scale, teleferiche, rifugi, sia con il recupero e la messa in sicurezza, se non direttamente nelle mani del destinatario, di loro articoli lasciati in giro, vengono premiati con i tipici like da Facebook che accumulerete e donerete via via nel gioco.
Kojima, stai per caso cercando di gratificarmi facendo leva sulla produzione a gratis di un ormone a caso di cui fai pure discutere i tuoi npc?
È innegabile che sarete deliziati nello scoprire che un vostro furgone od un ponte piazzato nel punto giusto avranno aiutato un altro giocatore (cosa che il gioco si premura di farvi sapere puntualmente) ma non so, se la cosa inizia e finisce qui, mi pare un'altra strizzatina d'occhio di troppo.
Se gran parte della gratificazione che posso trarre da questo gioco è il riconoscimento di parteciparvi due domande sull'onestà intellettuale del signor Kojima mi sovvengono.

non sono affatto stupito

Il nome del protagonista, Giovanni Trasportatore Bartolini.
Suona ridicolo vero? Non avete ancora letto quello completo della tizia col vestito rosso.
Tutti i nomi, vostri e degli NPC hanno sia un significato letterale che metaforico, ciò non li rende meno derisori.
Finirei le note negative con l'aggiungere che Higgs sia un personaggio imbarazzante e che Kojima sebbene non le faccia respirare più attraverso la pelle continua a farvela vedere la pelle, anche di quelle che non respirano più.

non ho capito.

Ora che mi sono sfogato ammetterò quanto segue.
La grafica è meravigliosa, dalla fanghiglia desolata alla faccia di Fragile.
Avventurarsi in una nuova area, priva di strutture che arriveranno dall'online solo dopo, è francamente un'esperienza molto ben gestita.


La colonna sonora è di tutto rispetto.
Ci sono facce molto note e se proprio vogliamo essere onesti se azzecchi l'attore hai fatto già metà del lavoro.

l'altra metà è impegnata a non mettere in discussione la propria virilità.
Grazie, va già molto meglio.

Al netto di Norman, tutti gli altri, particolarmente Mikkelsen, danno prova di credere nella cosa e farla come si deve (ricordate che la trama barcolla a tratti sul ridicolo), Reedus invece risulta piatto, un po' come il suo personaggio, Marco Spedizioniere UPS.
Death Stranding è geniale nel rendere l'opzione più semplice e comune in un video gioco, uccidere, ingombrante, scomoda ed una concreta perdita di tempo e la cosa paga alla grandissima nel finale, davanti ad una Amelie che si allontana dicendo ad un confuso Nando Corriere SDA che a questo punto dovrebbe pur sapere cosa fare.
Questo è a mio avviso il punto di massimo splendore e complimenti a Kojima.
I BTs sono un'idea che ho apprezzato per un nemico spaventoso il giusto e misterioso alquanto.
I BBs un po' meno ma Lou è adorabile e senza di lui Anselmo Messo Poste Italiane sarebbe più piatto di una mattonella da bagno.
La ricchezza di dettagli è inquietante, alcuni non li noterete neanche.
L'implementazione delle meccaniche online è la naturale evoluzione dei messaggi di Dark Souls e funzionano molto bene nel contesto del gioco e sono sempre utili (ed una mano santa per le strade).
Il finale sembra sempre non arrivare mai, lo vedrete slittare per ben tre volte ma la caparbietà con la quale il gioco non vorrà terminare è dovuta al fatto che nulla viene lasciato in sospeso e tutto portato a soddisfacente conclusione, cosa non vera per moltissimi titoli ed in particolare per il quinto Metal Gear Solid, difatti qui paga il controllo totale che l'autore ha sulla sua opera (e sulle centinaia di autori coinvolti).
Quindi?
Death Stranding non è un capolavoro ma sono davvero contento di averlo provato nella sua interezza, Kojima è di sicuro in gamba ma le sue debolezze non le dovrebbe ironizzare per poi ignorarle.


Ora devo solo ricordarmi di non rigiocarlo quando uscirà su PC.



martedì 21 gennaio 2020

It was time to switch gears in 2019

Sebbene le precedenti due liste siano corpose il maggior numero dei titoli giocati l'anno scorso sono di fatto su diverse altre piattaforme, tra cui spicca, con ben otto giochi, la sempre amabile Switch.
Per tutto il resto ci sono il DS, il 3DS, la PS4, itch.io e, udite udite, lo store Epic!
Robe da matti.

Hyperlight Drifter
Hyperlight Drifter è uno di quegli acquisti che fai, non dico d'impulso ma più che altro ispirato da lodi, più o meno sperticate che alcuni critici che segui gli hanno concesso.
Va anche detto che sulla carta sembra proprio avere tutto per quanto concerne i miei gusti, grafica in vetusta ma solo all'apparenza pixel art, colori acidi, movimenti precisi e fluidi, ossatura alla Zelda, musiche peculiari e quella spruzzata d'atmosfera alla Nausicaa con tanto di giganti in disfacimento sullo sfondo.


Gli scontri con i boss sono poi divertenti senza essere troppo esigenti ma non vi nascondo che una volta finito ero contento di essermelo lasciato alle spalle ma se dovessi dirvi esattamente perché non credo che potrei essere preciso.
La navigazione della mappa è forse la parte più antipatica, gli scontri più difficili sono quelli durante l'esplorazione e cercare i vari extra, seppure con l'ausilio di una guida è comunque una faticaccia.
Non so, c'è una nota stonata da qualche parte che il mio orecchio inconsciamente avverte ma che non riesco a determinare con chiarezza.
È un buon gioco che però mi nasconde qualcosa.

Apollo Justice
Su l'eshop Nintendo è acquistabile in digitale per 3DS ma io l'ho giocato sul mio vecchio DS grazie alla cartuccia originale.
È fondamentalmente la stessa storia di sempre, non che ci si lamenti, con un nuovo protagonista e alcune vecchie conoscenze con qualche anno in più sul groppone.
Investigherete luoghi del crimine, difenderete improbabili imputati, vi godrete le espressioni caricaturali di testimoni mendaci messi alla berlina e smantellerete, bluffando o improvvisando, le bislacche teorie dell'accusa, in perenne contrasto col giudice meno affidabile della storia della giurisprudenza.
Personalmente però trovo deprecabile che per tutta una trilogia, ai miei comandi, l'egregio signor Phoenix Wright fosse fondamentalmente una sorta di dilettante di buon cuore sempre in balia degli eventi mentre in questo episodio, in qualità di NPC, sia una faccia da poker e stratega a livelli inverosimili.



Yakuza Kiwami
Complice lo sbarco anche sui PC la serie Yakuza è tornata a far parlare di sé e stavolta sono rimasto coinvolto anche io.
Da tempo esclusiva delle console della Sony e con un seguito di fan di tutto rispetto basta provarlo per un po' per capire che le opinioni positive al riguardo sono ben meritate.
C'è già chi ha detto che la serie Yakuza è quello che noi vecchiardi ricordiamo essere Shenmue ma che in effetti è divertente da giocare, al contrario dell'effettivo Shenmue.
L'area di gioco è alquanto ridotta, un quartiere, di fantasia, giapponese pieno di attività da svolgere e gentaglia che non può proprio farsi i fatti propri e, nel caso di Kiwami, in pieni anni 80.
Perché funziona così bene?
Perché il personaggio, Kiryu, sebbene sia di fatto un mafioso ha il cuore d'oro, la mascella squadrata da persona seria, il colletto col bavero ben alto e scollato, e pugni devastanti che in accoppiata con le sue belle scarpe lucide, tendono ad infrangersi, spesso e volentieri, su grugni di colleghi ed aspiranti tali e solo allora, quando lo vedrete sollevare uno scooter e schiantarlo sulla schiena di un teppista di quart'ordine, ricorderete che il signore sarebbe anche un criminale.
Dopodiché vi diletterete in quest secondarie con la più svariata umanità, o quanta gente peculiare incontrerete ma soprattutto farete la conoscenza di Goro Majima.
Non potrete evitarlo.
Finirete anche per volergli bene, perché lui ve ne vuole molto.
Rimarrete stupiti delle innumerevoli, pretestuose coincidenze nelle quali vi imbatterete nel vostro fan numero uno.
Oppure, ogni volta che sentirete lo straziante grido "Kiryu-chan" echeggiare per le vie avrete un brivido involontario lungo la schiena.
Gli unici momenti nei quali Yakuza pretende di essere preso sul serio è durante le missioni principali che portano avanti una trama da drammone criminale che invariabilmente naufragherà non appena una giovinetta tenterà di adescarvi per strada e voi le darete una delle candide risposte tipiche di Kiryu.



Titanfall 2
Breve storia triste.
Tempo fa volevo provare il gioco e casualmente su Origin era possibile scaricarne una versione di prova. Ad abbondante download completato però il sito mi chiedeva la chiave di attivazione del prodotto ed ecco perché la mia copia è per la PS4.
Un'altra storia triste è che un signor sparatutto quale è questo qui sia rimasto pressoché ignorato.
Campagna per giocatore singolo di gran livello.
Ottimo sistema di movimento con scivolate, corse sui muri in spregio alla gravità e tutti gli scavalcamenti di parapetti, ringhiere e corrimano che l'olio cuore vi permette.
Armi da fuoco più che dignitose.
Dei maledetti mech da montare (il tuo) e smontare (i loro).
Poi ci sarebbe anche una storia di montante graduale affetto tra l'uomo e la macchina senziente che vorrebbe farti pure versare qualche lacrima ma non ha le tette come Cortana ma ero distratto dai gagliardi fuochi d'artificio.
Gran fanfara anche per il multiplayer ma che io sia dannato se pago per il privilegio di poter accedere all'online quando già ho un provider con le sue bollette.

qualcuno si prende troppo sul serio qui


Subnautica
Vuoi la scusa della fantascienza per avere l'equivalente di utilissime stampanti 3D da sogno, vuoi l'esplorazione subacquea, così distinta da tanti altri titoli simili nelle ambizioni, vuoi la discreta placidità degli ambienti che se navigati con oculatezza saranno sempre più evocativi che minacciosi, vuoi per la discordanza tra aspetto da paradiso e spietata natura incurante ma vuoi soprattutto perché non l'ho pagato manco mezzo centesimo, Subnautica non solo l'ho giocato fino in fondo ma me lo sono anche goduto un bel po'.
In genere col crafting ho un approccio scostante, tu non mi infastidisci ed io ti ignoro con buona pace di entrambi e così va benissimo nella stragrande maggioranza dei casi, perché è solo un orpello in più che si mette di questi tempi in quanto voce indispensabile da piazzare sul bugiardino (marketing che vince sul design = brutto) e quando invece è il perno tende a diventare per me confusionario e ben presto la causa di abbandono (perché devi scoprire tutto da solo, una wiki sottomano è di fatto indispensabile, devi perdere tempo a cercare materiali, ne hai sempre qualcuno in meno perché hai fatto male i conti, ecc. ecc).
E qui è così, non si scappa, eppure è stato un piacere.
È facile costruire le prime cose, per quello che si ottiene le materie prime richieste sono risibilmente poche e in un paio d'ore avremo il primo mezzo di trasporto ed una sacca di utili attrezzi ben fornita.
Da lì ad una base/alloggio sulla terraferma con hangar per il mini sub e base d'appoggio a chilometri di profondità, con reattore nucleare e coltura idroponica e desalinizzatore raggiungibile solo con il sottomarino, dall'interno completamente navigabile (il che non lo rende un mero mezzo di trasporto, ma una parte del mondo a tutti gli effetti) con tanto di rampa di lancio per la tuta meccanizzata che ovviamente avrete costruito, è un attimo.
Il meglio di tutto ciò?
Il/i designer sono riusciti, in un ambiente vasto e navigabile in ogni suo angolo a lasciare delle tracce da seguire per dare ritmo alla storia che si dipana e non lasciarci mai ad asciugare come un costume dismesso ed abbandonato.



Dandara
Dandara è quello che compri quando dai una scorsa alle offerte e ti meravigli di non averne sentito parlare in giro un granché.
È quello che un nutrizionista introdurrebbe nella tua dieta per renderla bilanciata.
È un signor gioco di piattaforme in cui non si salta né si cammina ma ci si lancia diagonalmente su ogni superficie utile cosparsa alla bisogna di sale, il perché è un pretesto ma il trucco riesce benone.
Rinfrescante anche il fatto che sia un fantasy che non si ispira allo standard occidentale a cui siamo tutti abituati e che pare sia il limite massimo della nostra inventiva.



Shinobi
Ah, le parolacce.
Questo bel tomo qui è rimasto per anni incompleto nella mia collezione, uno tra i primi acquisti quando il mio 3DS era nuovo fiammante (per un usato) e cercavo pervicacemente di giocarlo con l'effetto 3D attivo.
Non avevo speranze.
Giochino legnosetto e bastardo come pochi, con una grafica mediocre, trama ridicola, livelli non lunghissimi ma pieni di occasioni per morire più o meno lealmente e un boss finale che ho francamente detestato.
È il tipo di gioco che per me è kriptonite, richiede di fare meno errori possibili tra un checkpoint sulla terra e uno sulla luna. Portato a termine solo perché sono un caprone.

l'inutile livello bonus

Iconoclast
Adesso si ragiona.
Gran bel metroidvania con grafica puccettosa, sfondi inspiegabilmente cubisti, ottimi controlli ed animazioni e umorismo in quantità a far da contrasto ad una storia francamente drammatica.


Uno dei tanti per i quali mi sono procurato una gagliarda versione fisica non per collezionismo ma perché non ci si può fidare mai dei negozi ufficiali legati ad una console, tendono a chiudere e rendere impossibile il mantenere l'acquisto nel lungo periodo, come sanno gli acquirenti degli eshop della Wii e del DS.
Bello lungo e con una buona varietà di livelli, un cast di comprimari ed avversari molto ben evidenziato dal trailer ufficiale e tanti, tanti bei boss da battagliare tra cui alcuni pure segreti, come nella migliore tradizione.



Wandersong
Chi è che vuole mai fare il bardo? Tutti vogliono il guerriero, il mago, il ladro perché, se c'è da menare, cosa te ne fai di un liuto?
Ma il bardo è il prescelto di Wandersong, è lui che deve fermare la fine del mondo cercando gli spiriti ancestrali, o almeno è quello che lui crede perché c'è già un eroe in azione.

creando questa simpatica dinamica.
Eppure laddove quest'ultimo ha le idee fin troppo chiare è il bardo che nella sua ingenuità e disponibilità, con canti, danze e spassionata generosità innescherà un profondo cambiamento.
È una favola, una bella favola, colorata, decisamente lunga, a volte schietta, a volte speranzosa che non vuole farti credere chissà che, vuole solo raccontarti la storia di un sognatore e della sua avventura che tutti vedono senza speranza, finché lui non li contagia con la sua.



Flashback
Una vecchissima gloria dei tempi dell'Amiga con delle animazioni in rotoscoping da far perdere la testa e che nella mia mente di giovine imberbe dava l'illusione di un mondo credibile e sconfinato (quei quattro livelli messi in croce della città iniziale, va' la fantasia come corre con poco).
Qui giocabile esattamente come allora o con alcune concessioni moderne in termini di salvataggio, principalmente.
Una chicca per nostalgici insomma, (anche se va ricordato che se hanno rimasterizzato il gioco non vuol dire che a rigiocarlo sia il bimbo di [redacted] anni fa) con una traduzione in italiano davvero raccapricciante però.
Parliamo di testi pressoché inintelligibili dovuti all'utilizzo di un traduttore automatico che probabilmente avrà prima passato i testi dal francese al klingon e poi dal klingon all'italiano.



Observation
Titolo che si pregia di essere il primo per il quale ho pagato nel nuovo fiammante e parecchio carente in opzioni, negozio Epic, è uno splendido thriller ambientato nello spazio senza essere troppo fantascientifico con la peculiarità che noi non saremo un vero e proprio membro dell'equipaggio ma l'intelligenza artificiale che governa le varie funzioni della stazione spaziale.
Il thriller viene da un evento catastrofico che sembra aver coinvolto la stazione e corrotto in parte le nostre capacità e memoria e per tutto lo svolgimento del gioco dovremo fornire supporto all'unico astronauta che sembra essere rimasto a bordo.
La grafica è pressoché fotorealistica ed il cercare di mettere a fuoco cos'è successo e come risolverlo sono senz'altro i punti di forza di Observation, va detto però che il nostro ruolo ci limita al muoverci negli ambienti solo tramite le telecamere e saltuariamente qualche drone e che le nostre interazioni con vari meccanismi della stazione sono piuttosto pretestuose ma tematicamente azzeccate.
C'è l'inevitabile passeggiata nello spazio che passerete come una madre ansiosa che non vuole perdere di vista il pargolo visto che non ci sono indicatori di sorta sull'hud che identificano la posizione dell'astronauta o del portello dal quale siete usciti, quindi vedete di ricordarvi che il modulo è B11 piuttosto che C4.
Per il resto godetevi l'affastellarsi di incongruenze che piano piano mineranno la già precaria situazione.
Proprio come Stories Untold che se non si capisse è un'ottima raccomandazione.



Katana Zero
Un vero piacere da giocare, livelli piccoli e contenuti, dei mini puzzle da risolvere con salti, precisi colpi di katana, qualche proiettile deflesso e un pochino di manipolazione temporale, omaggio della folle trama del gioco che francamente non è intenzionata a passare in secondo piano.
Ricco di stile, gran bella musica, una piccola gioia joypad alla mano, classico esempio di gioco che vi farà sentire dei mostri di pianificazione o reazione a seconda delle vostre attitudini, lo si attendeva da molto e l'attesa è stata ampiamente ripagata.
Rigiocabilissimo.



Sagebrush
C'è tutto un filone di giochi in 3D considerabili in lo-fi, con una veste grafica volutamente antiquata, vuoi per questioni di budget, direzione artistica o capacità di modellazione che rimangono avvincenti e credibili.
Sagebrush prova a raccontare una storia tragica, quella di un culto isolato in una comunità chiusa e autosufficiente in un qualche deserto americano negli anni 70.
Noi arriviamo quando questa proprietà è già stata abbandonata da anni con lo scopo di scoprire qualcosa su qualcuno.
Non vale la pena aggiungere altro per non rovinare lo scorrere della storia ai curiosi che vorranno provarlo, mi limito a dire che chi si è occupato dei testi ha fatto un buon lavoro per non dare troppo spazio a pregiudizi e per non scadere mai nel cattivo gusto, cosa tristemente tipica quando un video gioco tenta di avvicinarsi a qualche tema delicato.



Hollow Knight
Déjà-vu...
Ripreso in occasione della mia copia fisica per la Switch ed il primo che ho sentito la necessità di tenere sulla docking station per sfruttare i 40 pollici del televisore e spupazzato per 50 ore in ogni possibile cantuccio offerto, trovando e cercando ogni più piccolo segreto, sudando come un cercopiteco con il boss della Red Troupe e soprattutto con l'eroica versione immaginaria di un certo avventuriero poco provetto, abbandonato solo una volta sbeffeggiato dalle sfide del paradiso ma comunque portato a compimento col miglior finale possibile (per le mie facoltà).
Giocone senza se e senza ma e con un bel seguito in arrivo.



The Evil Within 2
Un nettissimo passo in avanti rispetto al precedente sotto tutti i punti di vista.
Questo, signore e signori, è un gioco dell'orrore che è molto divertente da giocare.
Le armi e alcune strategie sono così efficaci e godibili che vi ritroverete a percorrere i livelli all'attiva ricerca dei mostri come se foste un cacciatore e non una preda che dovrebbe evitarli e l'arrivo di creature più particolari da affrontare non faranno altro che aguzzarvi l'ingegno.
Anche gli ambienti, non enormi ma liberamente navigabili saranno un'altra freccia al vostro arco e le varie attività e interessi secondari, decisamente utili da perseguire, ne arricchiscono l'esplorazione, garantendo anche un costante approvvigionamento di materiali e siccome penso che gli sviluppatori si siano resi presto conto dell'ottima giocabilità del loro titolo ci sono un paio di minacce che servono proprio a ricordare che non siamo in un luna park.
La storia è più lineare che nel primo capitolo ma l'esperienza francamente ci guadagna, dando un chiaro obiettivo e aiutando l'efficacia delle sorprese.
Voglio reiterare che proprio il buon numero di risorse a disposizione ed il buon numero di armi favoriscono la sperimentazione di approcci alle varie minacce, fermo restando che se possibile la strategia di muoversi nell'ombra ed attaccare alle spalle rimane preferibile per darsi un vantaggio, almeno nella maggioranza dei casi.



Untitled Goose Game
Qualcuno una volta si sarà chiesto, osservando un'oca, che speranze avremmo avuto di evolverci se fossero state anche solo un po' più grandi (nessuna, le oche sono animali orribili).
Qualcuno meno folle di me invece si è chiesto come fare un gioco attorno ad un'oca e la risposta è stata creare un piccolo villaggio rurale inglese pieno di oggetti da spingere, sottrarre, rompere, trascinare o in cui infilare più generalmente il becco e sguinzagliarci all'interno una terribile, maligna, priva di pudore oca.


Il vostro cervello da dinosauro vi proporrà una lista di malefatte da compiere e solo Dio sa per quale scopo (ma potete anche improvvisare, dopotutto siete il diavolo con le piume) e non saranno giardinieri, commerciati e soprattutto pavidi quattrocchi a fermare un agente del caos coi piedi palmati e lo starnazzo facile.
Inutile dire che il divertimento è garantito a meno che non siate fissati con l'ordine, in tal caso sarà un vero incubo.



Outer Wilds
Il gioiello della corona, il cigno reale, il cocco di mamma, insomma, il gioco dell'anno.
Ci sono un numero notevole di ottime idee in questo gioco ed ogni esempio che potrei farvi vi deruberebbe di una bella sorpresa.
Che posso dire per tesserne le lodi senza rivelare troppo?
Sebbene i pianeti, i piccoli, percorribili a piedi in pochi minuti, pianeti che compongono il sistema solare che noi abbiamo il compito di esplorare (con un'adorabile navicella che impareremo presto a far atterrare senza incidenti), siano una manciata e per l'appunto minuscoli, nascondono una tale quantità di sorprese che viene da chiedersi se non imbroglino i confini di uno spazio euclideo (uno lo fa smaccatamente).
Le condizioni atipiche di molti di loro saranno sfruttate con incredibile inventiva per alcuni puzzle ambientali, come il classico, come posso arrivare fin là?
L'accumulo di conoscenze che trarremo dalle nostre spedizioni non sbloccheranno una qualche accozzaglia di abilità come nei più classici titoli ispirati a Metroid ma forniranno a noi giocatori nuovi modi di interazione che però erano disponibili fin dall'inizio ma per noi ancora sconosciuti.
Riesce, anche meglio di Subnautica, nel lasciare totale campo libero al giocatore ma mantenendo una coesione logica delle scoperte, garantendo a me di seguire una strada, a te un'altra e a nessuno dei due di perdere informazioni fondamentali.
Se tutto ciò non bastasse, circa ogni venti minuti il sole va in supernova e la galassia fa la fine del topo, con tutto quello che c'è all'interno e noi ci ritroviamo di nuovo a venti minuti dalla fine dell'universo, possibilmente un po' più saggi di prima e la cosa sconvolgente è che nella fisica di questo universo, questo loop temporale ha senso, sta a noi capire come.
Poi ci sono innumerevoli chicche come il considerare attentamente dove parcheggiare su una cometa perché il passaggio vicino a corpi celesti più grandi potrebbe proiettare il vostro unico mezzo di trasporto a chilometri di distanza a causa del maggior campo gravitazionale o come il verso che fa il protagonista al risveglio di ogni ciclo interrotto prematuramente rifletta il modo nel quale è dipartito o come la volta che ho involontariamente rotto lo spaziotempo...
Coma la si giri Outer Wilds è un capolavoro che ha richiesto un lavoro notevole ai suoi pochi sviluppatori e che io personalmente considero un mezzo miracolo.

ed è pure assai bello


Chasm
Decisamente più tradizionale, è un piacevole simil Metroid (che avrete notato sulla mia Switch prosperare) con bellissime animazioni e nessuna nuova idea da aggiungere, non che ci sia del male.
Forse un po' bastardo nel livello finale con la parsimonia dei checkpoint ma il buon numero di armi ottenibili dai nemici ricorda il buon vecchio Symphony of the Night e la maggior parte dei boss sono divertenti da affrontare.
Non dura troppo e fa il suo dovere.



domenica 12 gennaio 2020

mmmmh, it smells like Steam in 2019

In barba a quanto dichiarato precedentemente qui ci sono una bella accozzaglia di pesi massimi di cui ben due sono pure del 2019, dev'essere un complotto delle multinazionali videoludiche per vendere più giochi a me specificamente.

Just Cause 3
Scansando del tutto l'uscita del quarto capitolo, pare appesantito da problemi che ignoro se siano mai stati risolti, ho inaugurato il 2019 in salsa monopolio PC con le aspettative di chi ha rivalutato recentemente Just Cause 2.
Mi aspettavo esplosioni ed ho avuto esplosioni che esplodevano anch'esse.
Mi aspettavo una mappa pressoché infinita e ne ho avuto una meno esagerata ma più focalizzata.
Mi aspettavo il ritorno di un sistema di navigazione che rende obsoleto ogni automezzo ed ho ricevuto la combo di un doppio rampino e delle ascelle palmate che si è solo un attimo appannata in presenza del jetpack.
Mi aspettavo nuovi metodi di eliminazione dei fantaccini in salsa italiana e le cose che ho fatto loro coi rampini sono indecenti.
Mi aspettavo di giocarci per secoli ed invece, DLC installati al seguito, l'ho giocato solo 44 ore invece delle 73 del precedente.
Mi aspettavo fosse chiaro ma il solo della frase qui sopra è chiaramente ironico.
Mi aspettavo fosse amore invece era il calesse che ho sempre desiderato fin da piccino.


Se solo Salvini sapesse cosa ho fatto ai porti della sua caricatura...



Eternal Castle Remastered
Il raro caso di un incontro fortunato su Steam, luogo di sepoltura di migliaia di giochi che non vedranno mai i giocatori a loro destinati perché oscurati nelle anguste liste delle nuove uscite da decine di migliaia di micro DLC.
Stregato immediatamente dai colori acidi, grafica a contrasto e animazioni di flashback/prince of persia - na memoria.
Bastardo come pochi, forse eredità da anticaglia del 1987, se si stringono i denti si può portare a compimento in tempi brevi.
Non ho capito un'acca della trama ma è molto probabile che la colpa sia mia.
È pure italiano!



REDO!
A discapito del nome l'ho giocato una sola volta a Febbraio per riprenderlo solo pochi giorni fa alla scoperta che il New Game + val la pena di essere provato (l'ho pur detto che la colpa generalmente la si può attribuire al sottoscritto).
Breve, intenso e leggermente desolante gioco della scuola Metroid e Castelvania, frutto del lavoro certosino di un solo individuo, tale Robson Paiva, avrebbe dovuto far parte della lista itch.io ma all'acquisto c'era anche una chiave Steam, pertanto...
Tutto quello che dobbiamo fare è salire sul tetto della cattedrale solare
e rispondere alla chiamata di un altro umano, l'unico oltre a noi, visto che pare siano rimasti solo essere artificiali, i più ostili dei quali sono delle abominazioni dalla spiccata creatività.
Come da copione, esplorazione, combattimento e boss sono gli ingredienti principali.
Siamo ormai ben viziati in questo genere ma questa piccola perla non sfigura, francamente.



Assassin's Creed Odyssey
Del ritorno del figliol prodigo (io) tra le braccia della saga ho già scritto qui e qui, pertanto che altro dire?
È una eccellente perdita di tempo, con un aspetto davvero spettacolare, la possibilità di giocarlo praticamente senza informazioni accessorie a video senza perderci niente ma guadagnandoci nell'esperienza, tanto, tanto combattimento, navale ed asciutto, tanti tanti calci di spartana memoria verso pozzi, scogliere, muraglie, faraglioni, tetti, cime, sentieri scoscesi, ponti, ponti navali, pontili, scalinate, fortezze, monti olimpici, cave, templi e qualunque, ovunque essa sia, differenza di altezza di almeno un paio di metri. LA GIOIA.

E il culto di Kosmos muto.


Heaven's Vault
Quest'anno ci sono stati due giochi che hanno fatto della scoperta, dell'esplorazione e della fiducia nelle nostre capacità intellettive le loro colonne portanti e Heaven's Vault è uno di questi.
Se il pedigree degli sviluppatori non vi fosse noto, la inkle LTD ha al suo attivo i quattro episodi di Sorcery! e 80 days che fanno della narrazione e dell'intrecciarci intorno una meccanica originale la loro cifra distintiva. Nel caso non li abbiate mai provati fatelo, tutti gli altri, con me.
Partendo dal presupposto che tradurre un linguaggio antico e dimenticato è affare difficile se non si ha la fortuna di imbattersi in una stele di Rosetta, qui noi ne abbiamo a disposizione un'infinità di piccoli pezzi mano a mano che porteremo avanti la scoperta di nuovi siti archeologici e ci aiuteranno a mettere insieme un vocabolario per questo linguaggio (inventato) e a noi sempre più familiare.
A parte un piccolo aiuto saremo noi a dover dare un senso ai simboli, alle loro apparizioni in combinazioni per ottenere parole complesse o concetti meno elementari e per tutto il gioco questo sarà il nostro compito fondamentale.
Ad arricchire il tutto il classico mistero ultimo da svelare, dialoghi numerosi e a scelte multiple, un compagno di viaggio pieno di sorprese e uno stile grafico che si distingue per non prevedere la solita società di ispirazione smaccatamente occidentale.
Il new game + promette un linguaggio più elaborato e tante parole nuove da scoprire.



Dark Souls Remastered












E vabbè, qui giochiamo in casa. Ennesima sgambata in quel di Lordran per un vecchio affezionato.
Tutto quello che posso dire è che gira più che degnamente senza patch artigianali, è pieno di mascalzoni infingardi e bari in pvp, puoi evocare più persone ma che francamente, coi soldi fatti finora e con l'occasione della rimasterizzazione, potevano pure mettere mano a Lost Izalith per renderla quello che volevano fare all'inizio e non la fiera del ho finito soldi e tempo che poi è diventata.
Vabbuò.

oltremodo compiaciuto


Hexen: Beyond Heretic
Vecchia gloria di cui possedevo finanche la copia originale col cd-rom che se inserito nell'autoradio permetteva di ascoltare le evocative musiche di gioco, anche perché il gioco in sé non è che potesse riempire ben 650 megabyte quindi tanto valeva metterci la musica non compressa.
Un bel Doom ad ambientazione fantasy con delle mappe piuttosto intricate e tanti, tanti nemici da spupazzarsi a colpi di spada o incantesimi.
Per i palati esigenti dei giocatori moderni è praticamente necessario moddarlo per avere dei controlli meno antiquati.
Come per tutte le cose tinte dalla nostalgia, lo si ricordava meglio di quanto non fosse, fermo restando sia uno sparatutto ben solido.



Danganronpa: Trigger Happy Havoc
La mia positiva esperienza con Virtue:Last Reward (e sì, i giapponesi e i loro titoli alla Kingdom Hearts) avrebbe dovuto avallare l'acquisto della nuova serie della Spike Chunsoft eppure una cosa mi ha trattenuto per diverso tempo.
Il prezzo di tutta la dannata trilogia non è affar da poco, comunque, abbandonati gli indugi grazie ad un bello sconto mi son potuto godere il capostipite e santi numi che visual novel pazzescamente intrigante seppure piena di totali assurdità da anime nipponico.
La premessa è forte con dodici studenti che, con l'inganno, si ritrovano rinchiusi in una scuola da incubo ed esortati a commettere l'omicidio di uno o più dei loro compagni e passarla liscia per ottenere la libertà.
Sarà compito degli altri smascherare il colpevole pena la loro esecuzione (con logica, deduzione e mini giochi sempre più inutilmente inciampati).
Da qui, parte una specie di Phoenix Wright distopico che comunque non perde occasione per alleggerire i toni mentre l'accumularsi delle domande su quale sia l'identità dell'aguzzino, sulla veridicità delle sue parole e sul come fuggire da lì arricchiscono la trama solo a tratti sconclusionata.
Il tutto condito con le solite chiacchiere interminabili tra coetanei tipiche del genere.
È il classico tipo da manga dove la premessa è folle e tu vuoi vedere dove l'autore andrà infine a parare (spesso malamente che anche lui non ha proprio le idee chiare) che qui funziona.
Divertimento assicurato.

ricordate solo che in italiano davanti alla b ed alla p ci vuole la m.


Nier Automata
Molti si sono sorpresi con Nier ma io sapevo a cosa andavo incontro perché sono uno dei quattro gatti che hanno giocato al precursore su Playstation 3 portandolo alla conclusione definitiva, quella che ti azzera la memory card per il disturbo.
Ho schivato ed ignorato pervicacemente ogni spoiler ed alla fine anche io sapevo, potevo unirmi al discorso collettivo sulle sue stranezze, sorprese e idee, peccato fosse esaurito da almeno due anni.
L'inizio non è facile, sappiatelo.
Parte come uno shoot'em up da sala giochi, quello con le astronavine per intenderci.
Poi salti a terra ed eccolo lì, il tocco Platinum Games, uno scontro impossibile tra un androide vestito, per il nostro imbarazzo, da lolita ed un enorme escavatore a suon di katane brandite con quella che sembra la forza del pensiero.
Bon mi dico, ben strano, chiudiamola qui e riprendiamo dopo.
Il gioco non salva e non è possibile farlo manualmente fino a che non ci si sciroppa tutto il prologo, un'ora e mezza di un livello bruttino senza particolari momenti di interesse.
Poi arrivi dove finalmente puoi salvare e la palette cromatica è in bianco e nero.



Dopo aver però testato la nostra fede il gioco si apre e le bizzarrie del suo mondo e della sua trama possono finalmente essere apprezzate.
I controlli sono fluidi e combattere è un piacere, ci sono quest secondarie piuttosto bislacche, le musiche sono superbe ed è implicito che il tutto vada rigiocato almeno un'altra volta (al che scoprirete la pletora di finali, la stragrande maggioranza dei quali di fatto dei peculiari game over) proprio come per il primo Nier e proprio come lui acquisirete una nuova prospettiva su tutta la storia e si ripeterà, se vorrete, l'estremo sacrificio dei vostri sudati dati di salvataggio.
Nier Automata è un bel gioco, seppure aggravato da una scarsa ottimizzazione per PC (altra patch artigianale in soccorso) e dal fatto che sia il frutto molto poco edulcorato della visione del suo designer di punta ma non ne troverete altri come lui.



The Evil Within
A proposito di idee bislacche, ecco qui un horror piuttosto esplicito che con la scusa del mondo immaginario ci da dentro con lo splatter ed il saltellare allegramente da un ambiente all'altro, passando per ospedali psichiatrici, villaggi oscuri, zone industriali dismesse e città devastate da cataclismi piene di incubi da evitare e una massa di pseudo zombie da riempire felicemente a pallettoni.
C'è un po' di tutto in The Evil Within, trappole da preparare, un po' di azioni di soppiatto per avere un vantaggio, armi sfiziose, battaglie con boss, sezioni di combattimento vero e proprio ed il tutto funziona piuttosto bene anche se alcune delle sezioni da attraversare in punta di piedi sembrano più dei puzzle con un'unica soluzione, il che vuol dire che farete numerosi tentativi per portarle a termine.
La trama è balorda, l'orrore c'è e spesso ci sarà da fuggire e, peggio ancora per i propri nervi, sfuggire da mostri imbattibili mentre si è confinati in un'area chiusa da sbloccare passo per passo.
Questo rende l'esperienza altalenante ma perlopiù positiva.
Non lo rigiocherò mai più.
Anche perché il seguito è nettamente migliore ma ne parleremo poi.



Halo: The Master Chief Collection
Aureola: Mastro Capo, la collezione.
Ho sempre amato Halo nonostante il nome del protagonista e la possibilità di rigiocare su PC il primo, secondo, terzo, quarto, il prologo e pure l'episodio spurio non me la sono lasciata scappare.
Ciò non toglie che siano fuggiti il primo, il secondo, il terzo, il quarto e pure l'episodio spurio, lasciandomi solo con Reach, l'unico al momento disponibile.
Come ho già scritto altrove è stato come rimettersi un vecchio guanto per il cuore.
Non mi sono azzardato a passare per il multiplayer, nossignore, ho ancora dell'amor proprio e per me Halo in multi è con due xbox, una coppia di televisori e altri sette sciagurati.
E cosa dire?

Non lasciate il volante di un Warthog all'IA, amate il fucile a pompa, schifate quello al plasma, non contate sulla sopravvivenza dei vostri compari, usate il lanciamissili come un ladro a D&D userebbe un pugnale, sappiate che le pistole sono ottime, plasma e non, non correte verso un Wraith in linea retta, il fucile da cecchino è devastante anche senza ottica e le granate al plasma sono infingarde, non contateci troppo.
Se poi volete prendere la trama sul serio, qui c'è una melanconia che vuole la vostra partecipazione.
Ho ancora l'edizione da collezione per Xbox360, con un diario finto che si sono impegnati davvero molto a rendere credibile con note a margine, scrittura a mano, fogli e foglietti sparsi, insomma quando la paccottiglia di una collector's edition non erano statuine dal valore e dall'aspetto discutibili o rumenta scaricabile in gioco.



Warhammer 40,000: Dawn of War 2
Uno dei miei primissimi giochi attivati su Steam e rigiocato recentemente per ovviare alla mancanza di giocatori in carne e ossa per le migliaia di miniature che mi sono smazzato a dipingere, vatti a fidare di chi ti introduce ad un hobby, è un solido strategico in tempo reale che si gioca come un rpg moderno con le abilità giuste da attivare al momento giusto mentre ci si alambicca il cervello per spostare le quattro unità a disposizione nelle posizioni ottimali.
L'unità da assalto e quella dei devastatori sono un vero piacere da usare.
La campagna è moderatamente lunga e c'è un attivo multiplayer che evito volentieri e diversi DLC quasi tutti orientati alla sfida con altri giocatori.
Tengo le dita incrociate per poter avere un nucleo di persone con le quali tirare secchiate di dadi e pretendere che non si stia giocando con dei soldatini perché che ci crediate o no, Warhammer 40,000 su un tavolo è assai sfizioso.

'Va che avanguardia.



The Lion's Song
Quattro vignette su alcuni personaggi della Vienna dei primi del '900, una compositrice, un pittore ed una matematica in primis, con le loro storie scritte con una spiccata sensibilità ed una veste grafica quasi monocromatica ma di grande efficacia, di cui apprezzo particolarmente il character design.
Ogni episodio è tecnicamente più complesso e curato, le storie si incrociano tra loro e con le nostre azioni e scelte possiamo ottenere risultati diversi che cambieranno aspetti significativi delle loro vite.
Il perfetto gioco per passare qualche serata tranquillamente, facendosi cullare da una narrativa ben curata e dai toni così poco comuni nel medium.
Un finale di 2019 con un tocco di leggerezza (soprattutto per rifarsi la bocca dalla trama tipica di un warhammer, fatta di assoluti, botti e un lievissimo fanatismo).

e se lo dice Freud.




mercoledì 8 gennaio 2020

Put some GOG in your 2019

Proseguo impunito nel mio percorso di lieve abbandono dei tripla A, cementando l'ignorare per principio Red Redemption 2 con l'acquisto di Grand Theft Auto V solo poche settimane fa, concedendogli il beneficio del dubbio una volta giunto alla cinquantina, probabilmente.
Contando anche sul fatto che ormai il termine indie abbraccia così tante forme e variazioni da aver giustamente bisogno di un ordine restrittivo per molestie.
Ma a noi queste cose non interessano, siamo qui per leggere le MIE opinioni, vero?

GNOG
Put some GNOG in your 2019!
Vero e proprio giocattolo virtuale con bottoni da schiacciare, leve da tirare e meccanismi da scoprire, guadagna punti per la direzione artistica ispirata e la potente attrattiva esercitata sulla nipotina solo saltuariamente intaccata dalla lentezza nell'elaborazione dei puzzle del vecchio ed obsoleto zio.
Niente che lo schiacciare un bottoncino luminoso a caso non possa risolvere, si badi.
L'unico peccato è non poter coinvolgere il tatto.



Tomb Raider Chronicles
Quando ormai la vecchia e collaudata formula aveva cominciato a fare acido già da un po' e la grafica francamente non aiutava affatto, con l'aggravante di enigmi non sempre brillanti e con il livello ambientato a Roma che si riconosceva solo grazie al faccione della bocca della verità ma è l'ultimo della prima scuola e a nostra discolpa non avevamo idea di cosa sarebbe stato Angel of Darkness (che tutt'ora non so come sia visto che ancora non lo provo) ma internet suggerisce una materia marrone, generalmente arricciata e maleodorante.



Shadowrun Returns
A detta di molti il più fiacco della trilogia per quanto riguarda la campagna ma da quello che ho giocato a questo punto mi aspetto che i due seguiti siano spettacolari.
Davvero un buon strategico a turni con meccaniche da gioco di ruolo e un paio di particolarità quali il classico, per un'ambientazione cyberpunk, connettersi direttamente alla rete con un'interfaccia neurale, purtroppo nella forma di un secondario strategico a turni molto meno appagante di quello principale.
Fortunatamente, al netto di un paio di missioni, potrete farne a meno se sceglierete personaggio e compagni votati ad altro, come per esempio un'orchetta dedita al pestaggio a mani nude dalla forte carica persuasiva.
C'è il bonus di partire con un'indagine per omicidio e sollevare chiappette cultiste a pedate.
L'ambientazione da futuro concepito negli anni 80 rende il tutto molto familiare, per quanto mi riguarda.



The Whispered World
Un'avventura grafica con dei disegni francamente stupefacenti, minati un poco da una risoluzione antiquata e da un personaggio che si autocommisera fin troppo, seppur tematicamente appropriato col senno di poi, con tanto di vocina che definirei urticante.
Se la grafica però è di prim'ordine anche l'avventura si mette d'impegno perché la vena da La Storia Infinita pulsa potente e di ambientazioni da passare disfacendo enigmi su puzzle non sono affatto poche.



Kathy Rain
Altra avventura grafica, più moderna nell'esecuzione ma più conservatrice nell'aspetto, con un classico mistero alla Stephen King celato dietro una facciata di normalità.
Francamente più breve di The Whispered World ma ha il merito di aver permesso all'autore di portare avanti la sua carriera e rilasciare solo pochi mesi fa un'altra perla di cui se tutto va bene parlerò tra un anno ma non segnatevelo sul calendario.
Solo una manciata di ambientazioni ma con dei dialoghi interessanti ed una protagonista azzeccata.



Oxenfree
Il problema sono gli adolescenti.
l'anziano blogger









Quelli nel gioco, si badi.
E non è poi così grave.
Al diavolo, da ragazzino avrei dato un braccio per un gioco all'odor di Goonies o Stand By Me.
C'è un'isola, ci sono i ragazzi, una nottata bianca da passarci ed un mistero che ha più di un aspetto inquietante.
I due colpi da maestro per i quali non dovreste perdervi l'esperienza sono i dialoghi gestiti con incredibile naturalezza, con risposte per interrompere o cambiare argomento al posto magari di silenzi che si integrano perfettamente nello scambio tra i protagonisti e la narrativa del gioco che si incastra con sapienza nella meccanica dello stesso, portando i curiosi, gli appassionati o i semplici completisti a rigiocarlo immediatamente.
Non leggete recensioni, non adocchiate discorsi o soluzioni, buttatevi e, diciamo l'ottanta percento di voi, avranno di che ringraziarmi.
Il restante venti per cento?











Draugen
Di mistero in mistero passiamo ora ad un ameno villaggio in quel di Norvegia (controlla sul sito che non sia la Finlandia) che ci pone subito una domanda, quale maledetto colpo di scena mi farà andare di traverso il gioco perché non puoi farmi questo Ragnar Tornquist (con la o sbarrata), non puoi fare questo ad un lettore/giocatore, insinuandogli il dubbio per poi dargli ragione facendo fuori (figurativamente) non dico uno, non due ma ben tre personaggi.
Te possino.
Ambientazione magistrale, storia breve ma ahimè, intrigante e una cura nei dettagli che non ti aspetti da uno studio così piccolo, esempio su tutti, quando si parla con la nostra accompagnatrice il volgere lo sguardo altrove la farà indisporre, evidenziando la nostra mancanza di tatto da presunto gentiluomo di inizio 900.



Grim Fandango
Mi piacciono le avventure grafiche, ok? Le compro quasi tutte su GOG, va bene? Che vengo a dirvi cosa e dove comprare online? Sì? Lo sto facendo proprio ora, dite? Io?

...

Grande classico di culto che non fece abbastanza soldi al primo tentativo, torna in versione rimasterizzata con il preciso obiettivo di permettermi finalmente di giocarci.
Tenete pure il doppiaggio italiano che è di grande qualità con delle voci azzeccatissime e ricordate assieme a me perché non sempre gli enigmi della Lucasarts sono cose di cui scrivere a casa.
Personaggi memorabili, tre, comicità presente ed in buona salute, durata dell'avventura più che adeguata, un mondo di gioco che sa di fresco se non siete messicani, in tal caso potreste anche avere da ridire e la sostituzione di quello che mi dicono essere stato un sistema di controllo inappropriato.
Oggi disponibile su qualsiasi oggetto collegabile in rete a prezzi da saldi sospetti, immancabile in ogni collezione che si rispetti.
Grave lacuna culturale personale appianata, torno ad essere un giocatore anziano rispettabile.



A Plague Tale: Innocence
Dagli autori colpevolmente francesi di un, oggidì, quasi mitico gioco di guida dalla libertà sconfinata (FUEL), introvabile al di fuori del mercatino nero pieno di pirati coi brufoli, un netto e sorprendente cambio di registro con l'odissea di una giovane aristocratica il cui mondo va a gambe all'aria assieme a buona parte della Francia medievale.
Ne avrete sentito parlare probabilmente per i ratti, vera croce e delizia di questo titolo, animati con abilità ed intelligenza per farne un antagonista/ostacolo da gestire e navigare con perizia.
Questa fiumana di roditori renderanno quello che sarebbe stato un anche banale gioco di evitare gli sguardi qualcosa di notevole anche grazie ad una storia dal buon ritmo e dal giusto pizzico di pessimismo.
Delle persone brutte vi verranno a dire che è una lunga missione di scorta ad un bambino, infliggendo due colpi sotto la cintura alla vostra curiosità ma non credete loro, attirateli lì a destra con il lancio di un vaso e spegnete pure la torcia che li illumina.
Il bimbo c'è, fa il bimbo ma quando si ha il pad in mano non prende iniziative e non interferisce nelle azioni di aggiramento.
Una delizia per gli occhi quando ci si aggira per il podere o qualche viottolo di villaggi con case a ridosso l'una con l'altra, stupefacente quando ci si imbatte nelle orde più numerose e macabro come pochi quando si finisce in aree sfortunate.
Una vera sorpresa.