martedì 21 gennaio 2020

It was time to switch gears in 2019

Sebbene le precedenti due liste siano corpose il maggior numero dei titoli giocati l'anno scorso sono di fatto su diverse altre piattaforme, tra cui spicca, con ben otto giochi, la sempre amabile Switch.
Per tutto il resto ci sono il DS, il 3DS, la PS4, itch.io e, udite udite, lo store Epic!
Robe da matti.

Hyperlight Drifter
Hyperlight Drifter è uno di quegli acquisti che fai, non dico d'impulso ma più che altro ispirato da lodi, più o meno sperticate che alcuni critici che segui gli hanno concesso.
Va anche detto che sulla carta sembra proprio avere tutto per quanto concerne i miei gusti, grafica in vetusta ma solo all'apparenza pixel art, colori acidi, movimenti precisi e fluidi, ossatura alla Zelda, musiche peculiari e quella spruzzata d'atmosfera alla Nausicaa con tanto di giganti in disfacimento sullo sfondo.


Gli scontri con i boss sono poi divertenti senza essere troppo esigenti ma non vi nascondo che una volta finito ero contento di essermelo lasciato alle spalle ma se dovessi dirvi esattamente perché non credo che potrei essere preciso.
La navigazione della mappa è forse la parte più antipatica, gli scontri più difficili sono quelli durante l'esplorazione e cercare i vari extra, seppure con l'ausilio di una guida è comunque una faticaccia.
Non so, c'è una nota stonata da qualche parte che il mio orecchio inconsciamente avverte ma che non riesco a determinare con chiarezza.
È un buon gioco che però mi nasconde qualcosa.

Apollo Justice
Su l'eshop Nintendo è acquistabile in digitale per 3DS ma io l'ho giocato sul mio vecchio DS grazie alla cartuccia originale.
È fondamentalmente la stessa storia di sempre, non che ci si lamenti, con un nuovo protagonista e alcune vecchie conoscenze con qualche anno in più sul groppone.
Investigherete luoghi del crimine, difenderete improbabili imputati, vi godrete le espressioni caricaturali di testimoni mendaci messi alla berlina e smantellerete, bluffando o improvvisando, le bislacche teorie dell'accusa, in perenne contrasto col giudice meno affidabile della storia della giurisprudenza.
Personalmente però trovo deprecabile che per tutta una trilogia, ai miei comandi, l'egregio signor Phoenix Wright fosse fondamentalmente una sorta di dilettante di buon cuore sempre in balia degli eventi mentre in questo episodio, in qualità di NPC, sia una faccia da poker e stratega a livelli inverosimili.



Yakuza Kiwami
Complice lo sbarco anche sui PC la serie Yakuza è tornata a far parlare di sé e stavolta sono rimasto coinvolto anche io.
Da tempo esclusiva delle console della Sony e con un seguito di fan di tutto rispetto basta provarlo per un po' per capire che le opinioni positive al riguardo sono ben meritate.
C'è già chi ha detto che la serie Yakuza è quello che noi vecchiardi ricordiamo essere Shenmue ma che in effetti è divertente da giocare, al contrario dell'effettivo Shenmue.
L'area di gioco è alquanto ridotta, un quartiere, di fantasia, giapponese pieno di attività da svolgere e gentaglia che non può proprio farsi i fatti propri e, nel caso di Kiwami, in pieni anni 80.
Perché funziona così bene?
Perché il personaggio, Kiryu, sebbene sia di fatto un mafioso ha il cuore d'oro, la mascella squadrata da persona seria, il colletto col bavero ben alto e scollato, e pugni devastanti che in accoppiata con le sue belle scarpe lucide, tendono ad infrangersi, spesso e volentieri, su grugni di colleghi ed aspiranti tali e solo allora, quando lo vedrete sollevare uno scooter e schiantarlo sulla schiena di un teppista di quart'ordine, ricorderete che il signore sarebbe anche un criminale.
Dopodiché vi diletterete in quest secondarie con la più svariata umanità, o quanta gente peculiare incontrerete ma soprattutto farete la conoscenza di Goro Majima.
Non potrete evitarlo.
Finirete anche per volergli bene, perché lui ve ne vuole molto.
Rimarrete stupiti delle innumerevoli, pretestuose coincidenze nelle quali vi imbatterete nel vostro fan numero uno.
Oppure, ogni volta che sentirete lo straziante grido "Kiryu-chan" echeggiare per le vie avrete un brivido involontario lungo la schiena.
Gli unici momenti nei quali Yakuza pretende di essere preso sul serio è durante le missioni principali che portano avanti una trama da drammone criminale che invariabilmente naufragherà non appena una giovinetta tenterà di adescarvi per strada e voi le darete una delle candide risposte tipiche di Kiryu.



Titanfall 2
Breve storia triste.
Tempo fa volevo provare il gioco e casualmente su Origin era possibile scaricarne una versione di prova. Ad abbondante download completato però il sito mi chiedeva la chiave di attivazione del prodotto ed ecco perché la mia copia è per la PS4.
Un'altra storia triste è che un signor sparatutto quale è questo qui sia rimasto pressoché ignorato.
Campagna per giocatore singolo di gran livello.
Ottimo sistema di movimento con scivolate, corse sui muri in spregio alla gravità e tutti gli scavalcamenti di parapetti, ringhiere e corrimano che l'olio cuore vi permette.
Armi da fuoco più che dignitose.
Dei maledetti mech da montare (il tuo) e smontare (i loro).
Poi ci sarebbe anche una storia di montante graduale affetto tra l'uomo e la macchina senziente che vorrebbe farti pure versare qualche lacrima ma non ha le tette come Cortana ma ero distratto dai gagliardi fuochi d'artificio.
Gran fanfara anche per il multiplayer ma che io sia dannato se pago per il privilegio di poter accedere all'online quando già ho un provider con le sue bollette.

qualcuno si prende troppo sul serio qui


Subnautica
Vuoi la scusa della fantascienza per avere l'equivalente di utilissime stampanti 3D da sogno, vuoi l'esplorazione subacquea, così distinta da tanti altri titoli simili nelle ambizioni, vuoi la discreta placidità degli ambienti che se navigati con oculatezza saranno sempre più evocativi che minacciosi, vuoi per la discordanza tra aspetto da paradiso e spietata natura incurante ma vuoi soprattutto perché non l'ho pagato manco mezzo centesimo, Subnautica non solo l'ho giocato fino in fondo ma me lo sono anche goduto un bel po'.
In genere col crafting ho un approccio scostante, tu non mi infastidisci ed io ti ignoro con buona pace di entrambi e così va benissimo nella stragrande maggioranza dei casi, perché è solo un orpello in più che si mette di questi tempi in quanto voce indispensabile da piazzare sul bugiardino (marketing che vince sul design = brutto) e quando invece è il perno tende a diventare per me confusionario e ben presto la causa di abbandono (perché devi scoprire tutto da solo, una wiki sottomano è di fatto indispensabile, devi perdere tempo a cercare materiali, ne hai sempre qualcuno in meno perché hai fatto male i conti, ecc. ecc).
E qui è così, non si scappa, eppure è stato un piacere.
È facile costruire le prime cose, per quello che si ottiene le materie prime richieste sono risibilmente poche e in un paio d'ore avremo il primo mezzo di trasporto ed una sacca di utili attrezzi ben fornita.
Da lì ad una base/alloggio sulla terraferma con hangar per il mini sub e base d'appoggio a chilometri di profondità, con reattore nucleare e coltura idroponica e desalinizzatore raggiungibile solo con il sottomarino, dall'interno completamente navigabile (il che non lo rende un mero mezzo di trasporto, ma una parte del mondo a tutti gli effetti) con tanto di rampa di lancio per la tuta meccanizzata che ovviamente avrete costruito, è un attimo.
Il meglio di tutto ciò?
Il/i designer sono riusciti, in un ambiente vasto e navigabile in ogni suo angolo a lasciare delle tracce da seguire per dare ritmo alla storia che si dipana e non lasciarci mai ad asciugare come un costume dismesso ed abbandonato.



Dandara
Dandara è quello che compri quando dai una scorsa alle offerte e ti meravigli di non averne sentito parlare in giro un granché.
È quello che un nutrizionista introdurrebbe nella tua dieta per renderla bilanciata.
È un signor gioco di piattaforme in cui non si salta né si cammina ma ci si lancia diagonalmente su ogni superficie utile cosparsa alla bisogna di sale, il perché è un pretesto ma il trucco riesce benone.
Rinfrescante anche il fatto che sia un fantasy che non si ispira allo standard occidentale a cui siamo tutti abituati e che pare sia il limite massimo della nostra inventiva.



Shinobi
Ah, le parolacce.
Questo bel tomo qui è rimasto per anni incompleto nella mia collezione, uno tra i primi acquisti quando il mio 3DS era nuovo fiammante (per un usato) e cercavo pervicacemente di giocarlo con l'effetto 3D attivo.
Non avevo speranze.
Giochino legnosetto e bastardo come pochi, con una grafica mediocre, trama ridicola, livelli non lunghissimi ma pieni di occasioni per morire più o meno lealmente e un boss finale che ho francamente detestato.
È il tipo di gioco che per me è kriptonite, richiede di fare meno errori possibili tra un checkpoint sulla terra e uno sulla luna. Portato a termine solo perché sono un caprone.

l'inutile livello bonus

Iconoclast
Adesso si ragiona.
Gran bel metroidvania con grafica puccettosa, sfondi inspiegabilmente cubisti, ottimi controlli ed animazioni e umorismo in quantità a far da contrasto ad una storia francamente drammatica.


Uno dei tanti per i quali mi sono procurato una gagliarda versione fisica non per collezionismo ma perché non ci si può fidare mai dei negozi ufficiali legati ad una console, tendono a chiudere e rendere impossibile il mantenere l'acquisto nel lungo periodo, come sanno gli acquirenti degli eshop della Wii e del DS.
Bello lungo e con una buona varietà di livelli, un cast di comprimari ed avversari molto ben evidenziato dal trailer ufficiale e tanti, tanti bei boss da battagliare tra cui alcuni pure segreti, come nella migliore tradizione.



Wandersong
Chi è che vuole mai fare il bardo? Tutti vogliono il guerriero, il mago, il ladro perché, se c'è da menare, cosa te ne fai di un liuto?
Ma il bardo è il prescelto di Wandersong, è lui che deve fermare la fine del mondo cercando gli spiriti ancestrali, o almeno è quello che lui crede perché c'è già un eroe in azione.

creando questa simpatica dinamica.
Eppure laddove quest'ultimo ha le idee fin troppo chiare è il bardo che nella sua ingenuità e disponibilità, con canti, danze e spassionata generosità innescherà un profondo cambiamento.
È una favola, una bella favola, colorata, decisamente lunga, a volte schietta, a volte speranzosa che non vuole farti credere chissà che, vuole solo raccontarti la storia di un sognatore e della sua avventura che tutti vedono senza speranza, finché lui non li contagia con la sua.



Flashback
Una vecchissima gloria dei tempi dell'Amiga con delle animazioni in rotoscoping da far perdere la testa e che nella mia mente di giovine imberbe dava l'illusione di un mondo credibile e sconfinato (quei quattro livelli messi in croce della città iniziale, va' la fantasia come corre con poco).
Qui giocabile esattamente come allora o con alcune concessioni moderne in termini di salvataggio, principalmente.
Una chicca per nostalgici insomma, (anche se va ricordato che se hanno rimasterizzato il gioco non vuol dire che a rigiocarlo sia il bimbo di [redacted] anni fa) con una traduzione in italiano davvero raccapricciante però.
Parliamo di testi pressoché inintelligibili dovuti all'utilizzo di un traduttore automatico che probabilmente avrà prima passato i testi dal francese al klingon e poi dal klingon all'italiano.



Observation
Titolo che si pregia di essere il primo per il quale ho pagato nel nuovo fiammante e parecchio carente in opzioni, negozio Epic, è uno splendido thriller ambientato nello spazio senza essere troppo fantascientifico con la peculiarità che noi non saremo un vero e proprio membro dell'equipaggio ma l'intelligenza artificiale che governa le varie funzioni della stazione spaziale.
Il thriller viene da un evento catastrofico che sembra aver coinvolto la stazione e corrotto in parte le nostre capacità e memoria e per tutto lo svolgimento del gioco dovremo fornire supporto all'unico astronauta che sembra essere rimasto a bordo.
La grafica è pressoché fotorealistica ed il cercare di mettere a fuoco cos'è successo e come risolverlo sono senz'altro i punti di forza di Observation, va detto però che il nostro ruolo ci limita al muoverci negli ambienti solo tramite le telecamere e saltuariamente qualche drone e che le nostre interazioni con vari meccanismi della stazione sono piuttosto pretestuose ma tematicamente azzeccate.
C'è l'inevitabile passeggiata nello spazio che passerete come una madre ansiosa che non vuole perdere di vista il pargolo visto che non ci sono indicatori di sorta sull'hud che identificano la posizione dell'astronauta o del portello dal quale siete usciti, quindi vedete di ricordarvi che il modulo è B11 piuttosto che C4.
Per il resto godetevi l'affastellarsi di incongruenze che piano piano mineranno la già precaria situazione.
Proprio come Stories Untold che se non si capisse è un'ottima raccomandazione.



Katana Zero
Un vero piacere da giocare, livelli piccoli e contenuti, dei mini puzzle da risolvere con salti, precisi colpi di katana, qualche proiettile deflesso e un pochino di manipolazione temporale, omaggio della folle trama del gioco che francamente non è intenzionata a passare in secondo piano.
Ricco di stile, gran bella musica, una piccola gioia joypad alla mano, classico esempio di gioco che vi farà sentire dei mostri di pianificazione o reazione a seconda delle vostre attitudini, lo si attendeva da molto e l'attesa è stata ampiamente ripagata.
Rigiocabilissimo.



Sagebrush
C'è tutto un filone di giochi in 3D considerabili in lo-fi, con una veste grafica volutamente antiquata, vuoi per questioni di budget, direzione artistica o capacità di modellazione che rimangono avvincenti e credibili.
Sagebrush prova a raccontare una storia tragica, quella di un culto isolato in una comunità chiusa e autosufficiente in un qualche deserto americano negli anni 70.
Noi arriviamo quando questa proprietà è già stata abbandonata da anni con lo scopo di scoprire qualcosa su qualcuno.
Non vale la pena aggiungere altro per non rovinare lo scorrere della storia ai curiosi che vorranno provarlo, mi limito a dire che chi si è occupato dei testi ha fatto un buon lavoro per non dare troppo spazio a pregiudizi e per non scadere mai nel cattivo gusto, cosa tristemente tipica quando un video gioco tenta di avvicinarsi a qualche tema delicato.



Hollow Knight
Déjà-vu...
Ripreso in occasione della mia copia fisica per la Switch ed il primo che ho sentito la necessità di tenere sulla docking station per sfruttare i 40 pollici del televisore e spupazzato per 50 ore in ogni possibile cantuccio offerto, trovando e cercando ogni più piccolo segreto, sudando come un cercopiteco con il boss della Red Troupe e soprattutto con l'eroica versione immaginaria di un certo avventuriero poco provetto, abbandonato solo una volta sbeffeggiato dalle sfide del paradiso ma comunque portato a compimento col miglior finale possibile (per le mie facoltà).
Giocone senza se e senza ma e con un bel seguito in arrivo.



The Evil Within 2
Un nettissimo passo in avanti rispetto al precedente sotto tutti i punti di vista.
Questo, signore e signori, è un gioco dell'orrore che è molto divertente da giocare.
Le armi e alcune strategie sono così efficaci e godibili che vi ritroverete a percorrere i livelli all'attiva ricerca dei mostri come se foste un cacciatore e non una preda che dovrebbe evitarli e l'arrivo di creature più particolari da affrontare non faranno altro che aguzzarvi l'ingegno.
Anche gli ambienti, non enormi ma liberamente navigabili saranno un'altra freccia al vostro arco e le varie attività e interessi secondari, decisamente utili da perseguire, ne arricchiscono l'esplorazione, garantendo anche un costante approvvigionamento di materiali e siccome penso che gli sviluppatori si siano resi presto conto dell'ottima giocabilità del loro titolo ci sono un paio di minacce che servono proprio a ricordare che non siamo in un luna park.
La storia è più lineare che nel primo capitolo ma l'esperienza francamente ci guadagna, dando un chiaro obiettivo e aiutando l'efficacia delle sorprese.
Voglio reiterare che proprio il buon numero di risorse a disposizione ed il buon numero di armi favoriscono la sperimentazione di approcci alle varie minacce, fermo restando che se possibile la strategia di muoversi nell'ombra ed attaccare alle spalle rimane preferibile per darsi un vantaggio, almeno nella maggioranza dei casi.



Untitled Goose Game
Qualcuno una volta si sarà chiesto, osservando un'oca, che speranze avremmo avuto di evolverci se fossero state anche solo un po' più grandi (nessuna, le oche sono animali orribili).
Qualcuno meno folle di me invece si è chiesto come fare un gioco attorno ad un'oca e la risposta è stata creare un piccolo villaggio rurale inglese pieno di oggetti da spingere, sottrarre, rompere, trascinare o in cui infilare più generalmente il becco e sguinzagliarci all'interno una terribile, maligna, priva di pudore oca.


Il vostro cervello da dinosauro vi proporrà una lista di malefatte da compiere e solo Dio sa per quale scopo (ma potete anche improvvisare, dopotutto siete il diavolo con le piume) e non saranno giardinieri, commerciati e soprattutto pavidi quattrocchi a fermare un agente del caos coi piedi palmati e lo starnazzo facile.
Inutile dire che il divertimento è garantito a meno che non siate fissati con l'ordine, in tal caso sarà un vero incubo.



Outer Wilds
Il gioiello della corona, il cigno reale, il cocco di mamma, insomma, il gioco dell'anno.
Ci sono un numero notevole di ottime idee in questo gioco ed ogni esempio che potrei farvi vi deruberebbe di una bella sorpresa.
Che posso dire per tesserne le lodi senza rivelare troppo?
Sebbene i pianeti, i piccoli, percorribili a piedi in pochi minuti, pianeti che compongono il sistema solare che noi abbiamo il compito di esplorare (con un'adorabile navicella che impareremo presto a far atterrare senza incidenti), siano una manciata e per l'appunto minuscoli, nascondono una tale quantità di sorprese che viene da chiedersi se non imbroglino i confini di uno spazio euclideo (uno lo fa smaccatamente).
Le condizioni atipiche di molti di loro saranno sfruttate con incredibile inventiva per alcuni puzzle ambientali, come il classico, come posso arrivare fin là?
L'accumulo di conoscenze che trarremo dalle nostre spedizioni non sbloccheranno una qualche accozzaglia di abilità come nei più classici titoli ispirati a Metroid ma forniranno a noi giocatori nuovi modi di interazione che però erano disponibili fin dall'inizio ma per noi ancora sconosciuti.
Riesce, anche meglio di Subnautica, nel lasciare totale campo libero al giocatore ma mantenendo una coesione logica delle scoperte, garantendo a me di seguire una strada, a te un'altra e a nessuno dei due di perdere informazioni fondamentali.
Se tutto ciò non bastasse, circa ogni venti minuti il sole va in supernova e la galassia fa la fine del topo, con tutto quello che c'è all'interno e noi ci ritroviamo di nuovo a venti minuti dalla fine dell'universo, possibilmente un po' più saggi di prima e la cosa sconvolgente è che nella fisica di questo universo, questo loop temporale ha senso, sta a noi capire come.
Poi ci sono innumerevoli chicche come il considerare attentamente dove parcheggiare su una cometa perché il passaggio vicino a corpi celesti più grandi potrebbe proiettare il vostro unico mezzo di trasporto a chilometri di distanza a causa del maggior campo gravitazionale o come il verso che fa il protagonista al risveglio di ogni ciclo interrotto prematuramente rifletta il modo nel quale è dipartito o come la volta che ho involontariamente rotto lo spaziotempo...
Coma la si giri Outer Wilds è un capolavoro che ha richiesto un lavoro notevole ai suoi pochi sviluppatori e che io personalmente considero un mezzo miracolo.

ed è pure assai bello


Chasm
Decisamente più tradizionale, è un piacevole simil Metroid (che avrete notato sulla mia Switch prosperare) con bellissime animazioni e nessuna nuova idea da aggiungere, non che ci sia del male.
Forse un po' bastardo nel livello finale con la parsimonia dei checkpoint ma il buon numero di armi ottenibili dai nemici ricorda il buon vecchio Symphony of the Night e la maggior parte dei boss sono divertenti da affrontare.
Non dura troppo e fa il suo dovere.



Nessun commento:

Posta un commento