martedì 29 settembre 2015

Due passi per DrangLeiC - 16

Questa non è una guida ma un insieme di pensieri confusi di un appassionato di Dark Souls alla scoperta dei contenuti aggiuntivi del secondo capitolo. Se sapessi che qualcuno legge quanto scrivo avviserei per la presenza di rivelazioni inopportune, ma siamo seri, su.


Soffia e sferza la bufera


Più ricco di un titanico Spadone della Nebbia, sottratto al costo di innumerevoli fatiche al cavaliere eponimo, che grava minaccioso sulla mia spalla destra, mi accingo ad intraprendere quella che sembra a tutti gli effetti l'ultima avventura di Accursio, prodigioso esploratore dall'ittero incarnato e dallo spoglio capo drammaticamente inappropriato per il luogo gelido che lo attende.

Magari con un bel pellicciotto...

Eleum Loyce è una vasta città cinta da poderose mura sebbene sia maggiormente protetta da una voce poco rassicurante che dopo avermi esortato a non sporcare il tappetino all'ingresso nell'atto di fare dietrofront e sparire, improvvisa una bufera di neve che avvolge l'orizzonte e tutto quello che da lì converge alla mia posizione.
Una tempesta perfettamente raccolta nella cinta muraria, il cui perimetro è ben visibile appena varcato il portone divelto all'ingresso.
Se non bastassero a confondere i sensi il velo candido che cela parte dell'ambiente e l'ululato di un vento rabbioso, la strada pensa bene di biforcarsi immediatamente in due direzioni opposte.
A sinistra pare raggiungere un piccolo edificio che dà accesso all'immagine indistinta di un lungo ponte ricurvo adorno di numerose statue, con una bella nebbia carica di promesse a coronarne l'arco, il sentiero di destra invece si snoda lungo le mura e si perde dietro un angolo cieco.
Se sono arrivato fin qui è perché so riconoscere chiaramente i guaiti del mio istinto di conservazione, quindi imbocco senza indugio quella che sembra la via con minor resistenza che guarda caso è pure in leggera pendenza.
È subito chiaro che la carne da cannone del luogo sono dei fantaccini pericolosi solo in gran numero, nonostante siano capaci di lanciare una versione in miniatura di una Lancia dell'Anima.
Le prime due curiosità, che non possono non colpire all'istante, sono che la tempesta si ferma all'ingresso di ogni edificio, in spregio a porte e finestre aperte, mentre, qua e là, chine, immobili ed indolenti, sostano delle figure femminili il cui unico movimento è dato dagli abiti leggeri sferzati ininterrottamente dal vento.
Sembrano totalmente ignare o disinteressate a me o a quello che accade loro intorno, e sebbene sia curioso, mi guardo bene dallo sperimentare l'interazione tra il loro capo e la mia arma.
Lo so bene che in un Dark Souls prima provi a cliccare su qualcosa e poi, nel dubbio, gli dai un colpo, che non si sa mai, dopotutto è la procedura standard dell'esploratore barbaresco attento, ma stavolta qualcosa mi dice che è presto per pestare queste creature.

Non temete comunque, in questo DLC c'è BEN di peggio
di quelle infide stronzette.

Appare, piuttosto rapidamente, chiaro che ci sia anche un modo per arrestare l'imperversare della bufera, indizi ne sono la presenza di formazioni di ghiaccio che ostruiscono passaggi e una bella sfilza di scrigni congelati e tristemente inaccessibili.
Buffissimo poi il mimic immobilizzato nell'atto di chiudersi su sé stesso, colto alla sprovvista dal gelo magico a metà dell'opera.
Questo aggiunge ulteriore imbarazzo al loro già non esemplare curriculum.
A rovinare un po' lo spirito sereno col quale procedevo all'esplorazione di un luogo francamente affascinante era l'aumentare di vie secondarie che mi lasciavo alle spalle ed il dubbio di poter perdere qualcosa dal non aver sperimentato subito cosa attendesse dietro alla prima nebbia, dubbio reso ancora più greve dal pensiero che potessi operare un cambiamento nell'ambiente rovinando quella che potrebbe essere anche una bella sorpresa.
Raggiunto quindi l'incrocio che dava ad una deviazione verso una campana a guisa di elmo, ad un portone di pietra ostinatamente chiuso, chiaramente in attesa che fosse possibile accendervi un fuoco, ed il primo falò, decido eroicamente di tornare sui miei passi e scoprire cosa ci fosse mai sul ponte con le statue.
Con la mia fortuna la scoperta che le sculture fossero invero dei cavalieri enormi e poco cortesi.
Invece mi attende un altro ammonimento al non proseguire, della sempre meno suadente incorporea voce femminile, seguito, al mio varcare la soglia ominosa, da una sibillina richiesta ad un tale Aava di mostrare compassione nell'eliminarmi in fretta.
Oibò, siamo passati alle minacce? Ebbene io son pronto. Mostrati Aava e vediamo cosa sai fare!
E vedere non ho visto affatto, visto che di ciò che mi ha fatto a pezzi ho udito solo i ruggiti e i colpi che arrivavano senza annuncio, perché vedete, il bastardo è invisibile.
Una enorme, feroce, aggressivissima tigre, capace di attacchi magici, mi sbatacchiava a destra e a manca mentre tutto quello che riuscivo a percepire, a malapena, erano gli impatti che annunciavano i suoi atterraggi.
Benone, è chiaro che qui ci si torna dopo aver fatto qualcosa da qualche altra parte.
È parimenti ovvio che questo è solo il primo di una serie di colpi mancini che attendono di farmi a pezzi nel proseguimento della mia scoperta. E chi sa, già ride.
Raccattate le anime e l'orgoglio lasciati a terra, la bussola punta impassibile verso la via oltre il falò, dove una congregazione di vispi costrutti di ghiaccio mi intrattiene con il loro stile di combattimento sbarazzino e divertente, simpatico preludio alla perseveranza nell'impalarmi che mostreranno i cavalieri glaciali che sostano nella prima area all'aperto priva degli effetti della bufera.

Goditi la calma ora, che tra poco si ride.

Un piccolo cancello mi preclude l'accesso ad una torre diroccata, quindi trasporto le mie indolenzite membra verso un'altra via che mi riconduce nel pieno della tormenta, dove delle solitarie balliste sono puntate verso dei cadaveri ricchi di spoglie. Nessun avversario in vista.
Mmmmmmmmmh.
Due passi, mentre ancora ponderavo sul da farsi, accennati alla volta del ricco tesoro e un'altra entità totalmente invisibile, potenzialmente umanoide, comincia a martellarmi d'improvviso.
Lo stupore muta presto in orrore quando si insinua in me il pensiero che ci possano essere dei difensori così impetuosi e devastanti lungo tutto il percorso che mi aspetta.
Per fortuna sembrano confinati in quest'area limitata, infatti un fortunoso ripiegamento verso la direzione opposta mi libera dalla loro insistenza letale.
Ancora scosso dall'incontro terribile a cui sono scampato per miracolo, cado distrattamente da una scalinata diroccata dalla quale mi è preclusa la risalita.
Di bene in meglio.
Con l'animo atterrito e l'occhio alla disperata ricerca di ogni minimo movimento che possa farmi intuire la presenza di altri folli celati alla vista, accedo ad una costruzione fiammeggiante nella quale rinvengo un occhio magico.
Aspettate una attimo.
Riaffioro all'esterno e, nella strada che prosegue da questo piccolo edifico, si staglia la figura poco rassicurante di un cavaliere armato di un grande martello, che potrei giurare di non aver visto poco fa.
Ma vuoi vedere che?
Certo, leggendo la descrizione dell'occhio risulta subito palese a cosa serva.
Serve ad ottenere una giusta rivalsa.
Senza mettermi fretta continuo quindi ad avanzare ed il percorso mi porta all'interno delle enormi mura, momentaneamente libero dagli influssi nefasti della bufera.
Dopo una rapida decisione al falò, se tornare di corsa dal gattone per arruffargli il pelo di mazzate che ben si merita oppure continuare ad avanzare per pura curiosità, punto dritto verso l'interno.
Al netto di un gruppo di sacerdotesse molto più vispe delle loro colleghe con le chiappe al gelo ed un nutrito gruppo di soldataglia, faccio ben presto conoscenza con il Cavalier Scherzone.
Ho già avvisato per la presenza di spoiler all'inizio, ma se volete sperimentare sulla vostra pelle l'adorabile malignità di un paio di invasori NON leggete il testo a fianco della foto di avviso, sempre se riuscite a resistere alla curiosità, beninteso.

Non fare come lui,
non rovinarti la sorpresa!
Il messaggio di invasione è apparso da un bel po', ma di questo NPC non vi è traccia. È sorprendentemente facile dimenticarsene minuti dopo, quando avanzando per l'unica via disponibile un invitante scrigno attende alla fine del corridoio. E con quale gioia un barile alle mie spalle esplode nella figura di un assassino che mi pugnala alla schiena mentre chino esponevo il mio di baule.


Tranquilli, non mi ha ucciso per miracolo, ma vi assicuro che non ho avuto modo di inveire affatto, tanto ero preso dal ridere di gusto. Gioia resa ancor più grande quando l'uscita del luogo coincide con l'ingresso alla nebbia del maledetto felino.
Un bel giro completo.
Rinvigorito al falò, mi muovo deciso alla volta della mia vendetta, resa molto più abbordabile dal poter finalmente guardare nei baffi il mio avversario e il poter, eventualmente, chiamare in aiuto un paio di vecchie conoscenze.
Dopodiché, caro il mio bel gattone, è solo questione di imparare a domare il tuo impeto a suon di vigorosi colpi alle tue chiappette pelose.
Va detto, ad onor di cronaca, che la bestia è bellissima e si muove divinamente.
Si muoveva, ad esser pignoli.
Il premio di tanti patimenti è l'accesso all'imponente cattedrale che, nonostante la bufera imperversasse, era vagamente ravvisabile nel profilo cittadino da diversi punti dell'area.
L'interno è sontuoso e la sala regale che si apre all'interno ospita colei che dall'inizio si dava da fare per esortarci a levare le tende.

Da qui in poi è tutto dannatamente bellissimo.

Messa davanti all'evidenza di avere a che fare con una forza della natura, la ora chiaramente riconoscibile figlia dell'Oscurità si distingue dalle sue sorelle per una spiccata propensione al non volermi fare a pezzi.
Anzi, in un utilizzo sopraffino di parole ben studiate, vuole il mio aiuto per mettere fine all'espansione del Caos che, a suo dire, contiene a malapena con le sue forze.
In un gesto di buona volontà cessa anche la tormenta che imperversava all'esterno, rendendo i luoghi già esplorati nuovamente interessanti da percorrere.
Prima però, una puntatina decisa al varco che mi ha aperto sotto di lei che cela l'origine del male che la affligge e nel quale pare si siano persi il suo amato re con i suoi cavalieri.
Infatti ad aspettarmi sulla soglia c'è un maestoso gigante avvolto in una meravigliosa armatura, e sembra attendermi non per affrontarmi quanto piuttosto per scortarmi.

Che faccio, mi fido?

L'abisso infuocato che si apre ai miei piedi mi lascia spietatamente a bocca aperta, troppo stupito da quell'inaspettato spettacolo per notare un gruppo di cavalieri simili al mio accompagnatore, ma dalle armature brunite e devastate dal fuoco, affiorare da alcuni portali e convergere decisi su di me.
Qui un'orgia di colpi di ogni genere di arma, schivate disperate, piromanzie letali ed abbondanti, frutto di una evidente disparità numerica a mio sfavore, dettano il ritmo dello scontro.
Poi, in un lampo di luce bianca, il mio compagno si immola dinanzi ad un portale sigillandolo a costo della sua vita. Peccato rimangano altri due portali dai quali continuano ad uscire ostili che sostituiscono con perizia chiunque io metta al tappeto.
Destinato ad uno scontro più impari adotto la famosa tecnica del dividi et impera, tradotta in un meno gratificante correre come un ossesso lungo tutta la circonferenza dell'arena per avere il tempo e lo spazio di gestire chiunque mi abbia seguito troppo ostinatamente.
Alcuni minuti di questo supplizio dopo, finalmente cessano di arrivare avversari, con Accursio ormai prosciugato di ogni energia raccatto quel poco che i miei avversari si sono lasciati dietro, cose da poco quali le loro anime, apparentemente, quando in un crescendo musicale un gigantesco portale di fiamme si innalza all'estremità dell'arena, da cui esce, camminando con disinvoltura nell'esplosione di un inno glorioso, il Re d'Avorio, presto raggiunto da un paio di suoi sottoposti. È in questo momento che, privo di fiaschette estus e stremato dallo scontro impossibile di poco prima, getto la spugna e mi lascio scappare un paio di solenni maledizioni, spinto più che altro dal timore che questo sia un altro boss con avversari multipli, per me difficilissimi da gestire e aggravato pure da un prezzo d'ingresso un attimo oneroso.
Poi, grazie al tempo concessomi per raffreddare il mio cervello sconvolto, riesco a intuire che molto probabilmente anche stavolta andrà fatto qualcosa per livellare uno scontro che ora si rivela per me impossibile.

So cosa stai pensando. La risposta è no.
La pozza non è mia.

Spinto da rinnovato spirito guerriero cedo alle lusinghe delle aree i cui segreti mi chiedono a gran voce di accorrere, e ricomincia una puntigliosa esplorazione di tutta la cinta muraria.
Le cose che mi aspettavo erano l'accesso ad alcuni scrigni lasciati indietro, il probabile risveglio delle poverette all'agghiaccio, e il varco delle porte di pietra vicino al primo falò.
Quello che non mi aspettavo erano nuove e vaste zone con nuovi e incredibili pericoli, invasori figli di madre ignota e particolarmente bastardi e una delle aree più terrificanti che abbia mai attraversato.
Ma andiamo con ordine.
Un luogo da incubo si cela dietro la facciata di una innocua torre, il cui ingresso non è più ostruito dai ghiacci, ma il cui ascensore conduce tra le basse arcate ai piedi della città, tra cui sciamano, saltellando sulle loro aberranti zampette, delle orribili creature col muso lapino attaccato al corpo gonfio di un'istrice, i cui aculei sono in grado di devastare tanto il corpo quanto ciò che ho addosso.
Pregherete di avere un arco con voi, perché quanto è vero che Dark Souls è un gran gioco, è anche vero che vorrete starne il più lontano possibile.
Questo luogo inquietante, sebbene avvolto da candida neve, si apre poi in un vasto piazzale che nasconde dietro ogni angolo una o più di queste creature, messe lì al solo scopo di fare a pezzi chiunque sia tanto incauto da oltrepassarne la soglia senza aver prima controllato e ricontrollato i dintorni.
Perché di distrazioni non ne mancano, soprattutto nelle fattezze di un altro spoiler che forse vorrete evitarvi, ma sappiate che sarebbe un peccato. Parola

Non rimanere appeso,
passa oltre.
Sua maestà il re dei bastardi vi si mostrerà in tutto il candore di uno spirito bianco e con tanto di saluto. Non dategli le spalle! Le percorrerà con la sua lancia per poi darsi ad una fuga studiata per portarvi, nel caso lo seguiste accecati dall'ira, in tutti i punti più "spinosi" del luogo. Non pago lancerà al vostro indirizzo anche urne corrosive. E per l'amor di Dio, non tirate subito la leva.


Archiviata la pratica immensi figli di una grandissima baldracca e scovato il falò in posizione defilata, posso procedere alla scoperta della caverna congelata dove il grasso viene riciclato e dalla cui uscita posso ammirare un nuovo trabocchetto.
Perché qui dei golem, dall'aspetto familiare, attendono solo che un avventuriero che si consideri impropriamente furbo elimini dalla distanza altri odiosi ratti posizionati però strategicamente al fine di convogliare l'anima al trapasso al loro interno, per animarsi e mescolarvi le fattezze a suon di schiaffi.
Emerso vincitore anche da questa prova, ottengo come ricompensa la liberazione di un cavaliere argenteo da aggiungere alla scorta per il viaggio dal re, mettendo infine a tacere le mie preoccupazioni circa la fattibilità della sfida.
A questo punto è solo questione di tempo prima di portare alla luce gli altri due, completando di fatto il quartetto che mi affiancherà nella sfida finale.
E che piacere, quando diretto all'abisso, non solo trovo i quattro cavalieri in attesa, ma anche le iscrizioni di due ulteriori compagni da aggiungere alla comitiva.
Il resto, è una rissa da antologia di cui regalo giusto l'ultimo atto, quello nel quale fa il suo ingresso il Re d'Avorio. Uno scontro caotico ma divertentissimo.



Ebbro dell'esperienza galvanizzante di un epico confronto mi ritrovo del tutto impreparato quando guadagno l'accesso ad una vasta piana la cui geografia è totalmente oscurata da una potente tormenta che nasconde ogni forma in un indistinto ed uniforme bianco.
Privo di punti di riferimento, imparo a sfruttare in fretta i brevissimi istanti nei quali il vento cade e il mondo si apre fugacemente alla vista, rivelando delle sparute rovine che sembrano suggerire un percorso.
Con grande sforzo seguo quella che nella mia mente sembra la linea che collega le varie strutture, mentre imponenti cervi di cristallo irrompono bruscamente in mezzo al mio gruppo, distruggendo in un attimo ogni sudato riferimento nel caos del combattimento.
Con l'avanzare puntellato da simili sfide (e diversi tentativi) sembro identificare il traguardo in una voragine che si apre nel ghiaccio, di cui, in quella bolgia, devo pure trovarne l'ingresso, pena una rovinosa caduta nel vuoto.
E di andare a tentoni, dopo una simile ordalia, non se ne parla proprio.
Giustamente scelgo di seguire il lato drammaticamente errato, portandomi in una infinita circumnavigazione di un basso rilievo di ghiaccio, al cui lato destro disperatamente mi aggrappo, subendo un'infinità di assalti per poi giungere, con grande rammarico, a quella che da lontano sembrava una nuova struttura ma che ahimè si rivela essere solo la prima in cui ci si imbatte all'inizio.

Non so se risulta chiaro abbastanza.

Mille sacrifici dopo, e conscio di aver esplorato fin troppo, scopro l'accesso ed il ponte di ghiaccio sottostante, conducente infine alla nebbia dell'ultimo boss.
Qui, già segnato da un'esperienza alquanto frustrante, all'apparizione di una copia del gattone di prima, aggravata dalla presenza di una seconda copia, per un totale di due gattoni due, identici per movenze se non per colore, al loro defunto predecessore, mi è calato l'entusiasmo di una bella tacca.
Queste son cose che non si fanno.
Invasore barilotto? Ok.
Invasore truffaldino? Ok.
Riciclo coatto e per di più multiplo? E no!
Ne segue uno scontro avvilente nel quale trangugio fin troppi oggetti curativi e nel quale mi limito a scoccare dardi a creature impegnate dai miei compagni. Una tristezza aggravata solo dall'assenza da una qualunque ricompensa che non fosse la pseudo spada laser che si può creare con l'anima di una delle due copie.
È un vero peccato chiudere con la nota stonata, ma a conti fatti è così che si è conclusa una delle esperienze comunque più avvincenti di questo gioco che così a lungo mi ha intrattenuto e che tuttora continua a fare.
Mi pare giusto quindi dare l'adeguato compenso ad Accursio per i suoi immensi sforzi e salutare lui e voi in vista di una prossima, eventuale avventura.

Alla salute!


sabato 19 settembre 2015

Youtube I can not - Gravity

Quando si mette piede nei domini dei guardiani della campana, custodi di un amore perduto, si può perdonare all'esploratore il non cogliere immediatamente la connessione tra un gruppo di persone dedito a preservare il ricordo di questo antico sentimento e l'applicazione, da parte delle stesse, di estrema violenza nei confronti del trasgressore, uniti nell'intento quanto nel piacere vendicatore di amministrare pronta e univoca giustizia sul profanatore.
Tale zelo porta spesso a zuffe tesissime alle quali partecipano guerrieri di ogni risma, come quella volta che, appena varcata la soglia della torre, immediatamente accorreva una sentinella, purtroppo per lei non abbastanza celermente da non permettermi di attivare una richiesta di invocazione di uno spirito rosso propiziamente apparsami ai piedi, seguito poi dall'invasione di un altro spirito aggressore, che si traduceva in un caotico parapiglia dove lo sfortunato custode era il bersaglio preferenziale di ogni lama e il pandemonio risultante trovava compimento solo con la mia fortunosa sopravvivenza.
Tale epico, incredibile evento ovviamente non sono riuscito ad immortalare, preso com'ero dallo stupore, l'agonismo e la mia tipica disattenzione ma, ben misera cosa lo so, posso donarvi il breve resoconto di un incontro forse meno avvincente, ma non di meno divertente.
Scusandomi ancora per l'assenza di un commento audio che giammai produrrò, vi invito ancora a leggere il testo seguente contemporaneamente alla visione del video, aggiungendo l'impronta vocale che a vostro gusto più mi rappresenta.



Come di consueto c'è voluto ben poco prima di essere molestati all'arrivo in questo luogo malefico, tanto è vero che già sulle scale appariva la sagoma di un filibustiere che con galanteria, da me cavallerescamente rispettata e ricambiata, dava inizio al duello all'ultimo sangue. Abilità e velocità sono le parole chiave e un rapido scambio di colpi serve a prendere ognuno le adeguate misure dell'avversario.
Scelta come arena questa scalinata occorre prendere il vantaggio dell'altezza, senza far subito capire allo sfidante le mie intenzioni distraendolo con una serie di capriole inoffensive, seguite però, al momento culminante, da un poderoso attacco in salto con tutta l'efficacia del vantaggio verticale.
Devastato dalla sorpresa e da un danno sorprendente il povero tapino rincula alla disperata, rendendo francamente tribolato il rilascio del colpo di grazia e riuscendo finanche ad assestare un fendente ai miei danni.
Deciso più che mai a concludere con uno scambio di colpi al quale non potrebbe sopravvivere, approfitto comunque dell'apertura offertami da una sua infelice schivata e, impossibilitato a capriolare ulteriormente, concludeva il gesto ginnico sulla punta della mia spada.
Avvistato un'oscuro nanerottolo suo pari, mi ritiro strategicamente in cima alle scale per riprendere fiato.


Non badare a me, continua pure
a proiettare quell'ombra inquietante.

giovedì 17 settembre 2015

Facebook Chronicles - Tartufello

Nababbo

16 settembre 2015





Qualche rara volta capita che il sole ferisca sottilmente i miei occhi, causandomi un lieve fastidio quando poi li uso per leggere, dovuto forse ad una qualche forma di fotofobia che non ho mai avuto interesse di indagare, sia su schermo che su carta, fastidio che se ignorato porta in un paio d'ore ad un lancinante mal di testa con epicentro nel mio bulbo oculare destro.
In questi casi l'unica cosa da fare sarebbe lasciar perdere il PC.
Non fosse che:
- Avevo proprio voglia di farmi una co-op a Dark Souls 2, mannaggia ai pescetti,
- mi è montata la curiosità di spulciarmi quegli articoli che stamattina ho messo da parte sull'iPad,
- mi frullava in testa qualcosa da mettere per iscritto,
- non ho attività ricreative che escludano l'uso degli occhi come prerequisito fondamentale,
- svicolare usando il gusto dà un sollievo solo temporaneo, anche se nella forma di sua santità il tartufo al limoncello della Callipo, un dono degli dei con zuccherini sparsi su una cupola di sorbetto al limone che ricopre un corpo alla panna che cela un cuore di gelatina al limoncello. E scusate se è poco.
Risolversi quindi a mettere da parte gli occhiali per un po' mi porta, grazie al mio difetto alla vista, in un mondo dove i contorni sfumano gli uni negli altri, dove i colori degli sfondi fagocitano quelli dei dettagli in una uniforme, nuvolosa perdita di fuoco.
Unica alternativa sarebbe quella di affidarsi al tatto, ma prima che facciate facili allusioni all'onanismo, non ho più 15 anni e francamente mi manca la voglia di piazzare volti conosciuti in elaborate fantasie erotiche, quando potrei avere tutto il porno di internet che se siete stati attenti mi è al momento negato.
Intendevo invece il manipolare oggetti a fini di passatempo, ma vorrebbe dire giocare con dei giocattoli, fondamentalmente. E di giocattoli non ne ho (peccato, le storie epiche che potrei elaborare farebbero sicuramente impallidire la saga delle guerre dei Masters di quando ero bimbo).
Mi risolvo dunque a distendermi sul letto ad ascoltare, con le braccia incrociate dietro la nuca, un podcast di giovani che dissertano di una fiera videoludica con due mesi di ritardo (mio) e godere la compagnia della piccola gatta che si accoccola a fianco del mio orecchio destro alternando un'accurata pulizia della sua persona alle coccole.
Ora so già di aver smosso in voi quel processo mentale automatico che vi porterà a pensare: bravo il mio sfigato tecnologico, hai scoperto il piacere delle cose vere della vita/hai visto che il tuo stile di vita peccaminoso-innaturale ti ha presentato il conto?
No, nulla di tutto questo, cari i miei spiriti simpatetici quanto un sasso. Ho solo aspettato con costrutto di poter tornare un'ora dopo a giocare con destrezza insieme a gentaglia mia simile di tutto il globo.



domenica 13 settembre 2015

Youtube I can not - Highway bandit


Sabbia, caldo torrido, cattiva manutenzione e malasorte sono tutte mostrate nel video che segue.
Siete sempre invitati a leggete il testo mentre tentate di seguire il filmato per sopperire alla mia mancanza di capacità e voglia di registrare anche un commento audio.
Azione!




Con l'occhio irritato ben premuto al polveroso monocolo scruto attentamente il convoglio in avvicinamento. I due fuoristrada poco mi interessano, è il furgone rosso il mio bersaglio e tra pochi istanti passeranno proprio sulla strada su cui mi trovo.
Non avendo tempo da perdere ma palmi che già iniziano a sudare mi avvicino al posto scelto per l'imboscata, una roccia che sovrasta lo sterrato a pochi metri da una svolta, dove potrò stare in attesa che passino rimanendo nascosto alla vista.
Sono un bandito male in arnese che non può vantare un equipaggiamento né particolarmente valido né affidabile, conto tuttavia sulla buona idea alla base dell'agguato che rappresenta un non indifferente vantaggio tattico.
Appollaiato ma pronto, come un vero avvoltoio, attendo con trepidazione che i miei ospiti spuntino da dietro la curva, rimirando ansiosamente nel visore antiriflesso del mio disastrato fucile d'assalto, mentre con una mano accarezzo meccanicamente l'asso nella manica appoggiato alla coscia.
Mi ripeto che andrà tutto bene, la missione non è affatto difficile, tutto quello che devo fare è colpire il camion e darmela a gambe più in fretta possibile.
L'ansia comincia a montare, che fine hanno fatto? Forse mi hanno scorto e stanno tornando indietro? È il brontolio di motori quello che sento? 
Eccoli! È ora di sfoderare il lanciarazzi che ho tenuto da parte per occasioni come queste.
Sorrido mentre sparo il colpo che sorprendentemente si avvita in una inutile spirale verso l'altro. Borbotto malamente tra me mentre preparo il secondo confetto che prende un'avvilente orbita elicoidale. A questo punto armo disperatamente il terzo e ultimo razzo e lo punto al retro ormai lontano del mio bersaglio, mancandolo nonostante il tiro finalmente diritto. Sparo proprio mentre il secondo proiettile esplosivo, vinto dalla gravità, si schianta a pochi metri dalla mia posizione. Il dramma.
La scorta di retroguardia parte all'intercettazione e sistemo il pilota non appena spunto dalla copertura. Per il suo compagno ho una granata, ma si allontana efficacemente dall'esplosione e viene graziato dall'inceppamento del mio fucile. Tradito da due armi su tre passo sconsolatamente alla pistola con la quale finisco il lavoro.
L'unico risultato del mio astuto agguato è un incendio tra le sterpaglie che si è sviluppato dalla conflagrazione dell'auto di scorta o dal secondo sfortunato razzo, o magari da entrambe. L'unico colpo che si è degnato di andare in linea retta ha abbattuto un paio di cespugli e un segnale stradale. La morale di tutto questo è che il crimine non paga, soprattutto se i ferri del mestiere li raccatti da terra. Ironia della sorte, questa missione era per ottenere armi più affidabili.


La triste realtà delle reali implicazioni del looting.


martedì 8 settembre 2015

Due passi per DrangLeiC - 15

Questa non è una guida ma un insieme di pensieri confusi di un appassionato di Dark Souls alla scoperta dei contenuti aggiuntivi del secondo capitolo. Se sapessi che qualcuno legge quanto scrivo avviserei per la presenza di rivelazioni inopportune, ma siamo seri, su.


Flame, dear flame, ok, ma poi la cenere chi la spiccia?


Sembra talco ma non è, serve a darti l'allegria!
Se l'assaggi o la respiri ti dà subito l'allergia.
Che questa è cenere.
Bianca, soffice, soffocante ed è ovunque.
Qualcosa di imponente ha fatto un bel botto da queste parti e le cime sbriciolate di queste torri lo mostrano con chiarezza.
Da una specie di pupazzo di neve recupero dei paletti in metallo che una volta rimossi sfarinano il corpo ospite.
Siamo forse divenuti non morti cacciatori di vampiri?
Un veloce attraversamento da equilibristi di una gargantuesca catena si risolve nell'incontro che farà da esperimento per i nuovi giocattoli.
Una forma umanoide di fuoco emerge dalla cenere dinanzi al trono di ferro e mi accoglie calorosamente con una potente eruzione.
Credendo fosse uno scherzetto impressionante come quello di Aldia, prendo in piena faccia le prime due colonne di fiamma che arricciano i bei baffetti di Accursio a cui segue una corsetta scomposta in circolo mentre al suono di "o mamma, o mamma" applico le manovre evasive degne di un polletto rincorso dal fattore.
Messomi a distanza di sicurezza posso finalmente registrare il vociare cantilenante della figura e cogliere il giusto tempismo per avere l'occasiona di piantarle il paletto nel petto come un Van Helsing sovrappeso che si rispetti.
Piuttosto inquietante è la frase sospirata che segue, se una maledizione o un verso di sollievo non saprei dire.
Per festeggiare la rimozione dell'ostacolo metto un piede in fallo e precipito per la tromba delle scale alle spalle del trono e il danno che ne consegue può solo significare che ora ho i femori che fanno contatto con le clavicole.

Se avessi imbracciato un'altra arma sarei sicuramente caduto.

La visione di un'armatura esposta sul fondo può solo significare guai in futuro, ma al momento mi concentro sull'esplorazione, alquanto lineare, della discesa verso il fondo della torre principale.
Ad animare questo luogo desolato sono dei soldati macilenti che hanno un aspetto che tradisce la loro fragilità e che spirano con un buffo suono catarroso a cui si accompagnano a volte delle armature viventi che sanno sorprendere per l'estensione dei loro attacchi.
Appare subito chiaro che altre figure di fuoco sono piazzate in luoghi strategici, ognuna delle quali si diverte a produrre effetti vari ai miei danni. La seconda che incontro per esempio ricopre i suoi scagnozzi con della cenere rendendoli ovviamente più forti e aggressivi.
Anche io con della polvere negli occhi e che mi strozza sarei un tantino più agitato.
Qua e là sono punteggiati degli scorci notevoli, quando per porte o balconate guadagno l'accesso ad aree aperte dalle quali posso rendermi conto dei progressi fatti nella discesa e ammirare la struttura che mi circonda.
Ma è dietro una porta di ferro che salta fuori una sorpresina divertente. Praticamente vicino ad ogni fiamma libera sostano dei piccoletti che imbracciano dei barili pieni di materiale infiammabile, e nei cui dintorni sono accumulate molte altre di queste botti.
I poveri tapini tendono a fuggire alla mia presenza e il gioco è di farli correre verso le scintille, che sia per farli brillare lontano da noi, vicino a muri instabili o direttamente addosso ai loro compagni.
Comunque sia fanno un bel botto.

Voi invece un'idea su cosa usiate
per scoppiare me la sono fatta.

Un vivamente apprezzato falò mi attende poco prima di un bel trappolone che è possibile, con un po' di perspicacia, rivolgere parzialmente contro l'orda che vi attende all'interno.
Uno spiccato spirito di osservazione non avrebbe certamente problemi ad evidenziare che è possibile accedere ad un punto strategicamente vantaggioso semplicemente facendo saltare in aria i barili che ne bloccano la porta dall'interno, o che far sciamare i barilotti tra i guerrieri nemici è un'ottima idea se si hanno piromanzie o frecce infuocate, oppure che proprio lì, tra le schiere ostili c'è un altro idolo fin troppo ansioso di curare e potenziare i suoi sottoposti.
Purtroppo l'occhio che ho io si è soffermato sul colosso senza testa armato di un randellone esagerato e dalle cui spalle sgorgava del magma.
Magma + barilotti = colosso in ginocchio.
L'unica addizione che ho fatto io sfortunatamente è stata randellone + mia testolina = corri.
Corso ho per l'appunto per tutto il perimetro dell'arena, smarcandomi dai soldati, dal colosso e dalle bombe lanciatemi dall'alto solo per poter conficcare il paletto e rimuovere la mia preoccupazione principale.
Poi ho saggiamente ripercorso i miei passi su fino alla scala dove ho eroicamente infilzato i marrani con economiche frecce dalla punta in legno per poi tentare la fortuna col gigante in un meno impari scontro uno contro uno.
Le prime esperienze mi hanno insegnato a temerli sinceramente, anche se alla fine la loro pericolosità si è ridotta drasticamente. Quando imbrocco le schivate, beninteso.
Dopo tanto soffrire quale miglior balsamo che finire dritti dritti in un'altra imboscata?
Su uno stretto sentiero affacciato su di un baratro con avversari spuntati alle spalle da sotto la cenere mentre altri ci sbarrano il passo proteggendo due stronze che da lontano ci bombardano con miracoli esplosivi.
Stavolta il cervello si accende e provvedo ad arrivare tutto d'un pezzo fino all'ultima strega, che poco prima di ricevere il colpo che meritava svanisce per ricomparirmi alle spalle.
Peccato per lei che stessi esibendomi in una colpo a trecentosessanta gradi.

Il primo impulso è di colpirla.
Anche il sesto, a dire il vero.

La via si biforca a questo punto in due direzioni, una conduce su una catena che collega un'altra torre a quella principale, l'altra si apre all'interno in un'area centrale con altri sentieri e un benedetto falò.
Va da sé che la piccola torre ancella merita un'occhiata.
Un'idea che si rivela presto molto triste, trovandomi impreparato all'amara sorpresa all'interno. Un'ennesima ingegnosa trappola a base di maledizioni, nemici immortali e spiriti rossi fuggiaschi a cui abboccare felici.
Il premio di tanto malessere è niente po' po' di meno che un bello spadone che ricorda tanto quello che imbracciava il buon Artorias.
Una chicca graziosa c'è se lo si imbraccia nella mano sinistra.
Rimessomi quindi in carreggiata mi faccio strada attraverso un altro passaggio ricco di fiamme, barili esplosivi, immagazzinatori incauti dei suddetti e un altro colosso cui dimostrare il perché dei babbei che ciondolano con confezioni maxi di polvere pirica non siano una compagnia appropriata se si emette lava incandescente dalla propria persona.
Tutto ciò porta ad una seconda torre dalla cui sommità sbuffano alte delle fiammate e nei cui recessi mi devo calare.
Ad esclusione di uno spirito rosso con la passione per gli incantamenti della propria lama (gliene vedrete fare letteralmente di tutti i colori) tutto ciò che striscia qui dentro sono dei ciccioni troppo pigri per camminare e dalle cui "profondità" sorgono scintille dalle conseguenze nefaste, probabilmente causate da un'alimentazione troppo ricca di cereali.
Lo strusciare dei loro abbondanti addomi è tutto a vantaggio della difesa della chiave di volta per riportare la torre centrale alla massima operatività, cui provvedo immediatamente aprendo tanti piccoli passaggi che prima mi erano preclusi grazie all'attivazione di pedane ed ascensori.
Quello che più mi incuriosisce però è delimitato da una porta la cui chiave manca ancora all'appello, quindi tanto vale scendere ora che il fondo è finalmente raggiungibile.
Ma neanche comincio l'ultima discesa che rinvengo la suddetta chiave, proiettandomi felice in un'area dove vengo assalito da degli emuli di Predator che mi si scagliano addosso in gruppo.
Se la cosa vi sembra normale amministrazione, considerate che quattro spiriti rossi alle calcagna fanno un effetto non indifferente.
La strada per l'armatura avvistata all'inizio è ora sgombra, ma per ottenere qualcosa è ancora presto.
Quindi accedo alle vere e proprie miniere di ferro del Vecchio Re, un incubo di stretti passaggi imbottiti di maledetti bastardi aggressivi, cancelli a chiusura a tempo, torrette che sparano palle giganti di fuoco, maghi lancianti incantesimi di rallentamento assieme a streghe e cecchini posizionati in aree raggiungibili solo con estrema destrezza.
Tutto ciò per poter mettere le mani sul riciclo del Demone della Forgia.
Se non fosse per l'elmo più gagliardo del gioco che attende alla fine dello scontro, mi sarei un po' inacidito.
Parliamo di una maschera di pietra di un faccione col naso a punta e barba riccioluta che lacrima. Non so se mi spiego.

Guardate che nasino delizioso!

Non resta altro quindi che scendere fino al fondo della torre e scoprire chi ci attende lì, tra quattro idoli cantilenanti ed un paio di colossi ormai gestibili con maggiore efficacia, soprattutto ora che il mio nuovo anello del sempliciotto mi permette di schivare sfumando tra i colpi nemici.
Dato il basso valore di adattabilità che ho imposto ad Accursio, questa nuova abilità capita proprio a fagiolo visto che il Cavaliere della nebbia che ci sfida nell'arena ricavata all'interno di un costrutto colossale abbattuto da uno spadone adeguatamente impressionante nelle dimensioni, richiede agilità per destreggiarsi dai suoi colpi rapidi e machiavellicamente aritmici.
A mio modesto avviso lo scontro più divertente di tutto il DLC, ripetuto fino a che le movenze del mio avversario non avevano più segreti, considerando anche che a metà del duello il furbetto cambia completamente stile di combattimento.
Solo dopo, leggendo la descrizione dell'anima del cavaliere e del suo equipaggiamento, si insinuava in me il sospetto che indossare contro di lui la pettorina di Velstadt potrebbe avermi remato contro.
Comunque, così come per il suo vecchio camerata, alle spalle di Raime siede il corpo fisico di Nadalia, con in testa la corona del Vecchio Re di Ferro, lasciandomi un idolo soltanto da eliminare ma senza alcun mezzo per farlo.
Più ricco di un maestoso copricapo torno all'armatura sospetta lasciata qualche paragrafo sopra e, esattamente come mi aspettavo, ora è possibile attivarla per finire nelle memorie del Re.
Non che mi aspettassi proprio questo, quanto piuttosto che avvenisse qualcosa, intendiamoci.
Questo qualcosa è un luogo che pullula di cavalieri a guardia di un imponente guerriero armato di una impressionante katana, rapidissimo, letale e dalla resistenza mostruosa.
Contro ogni aspettativa farsi colpire dalla sua lama maledetta rende lo scontro più rapido ed emozionante, cioè, se non morite subito dopo.

Splendida arena, grande musica, tanto dolore.

Messo a posto il samurai sobbalzante col codino, oltre alla possibilità di ottenere la sua deliziosa spada che eredita miracolosamente la sua abilità di impregnarsi di potere, rinvengo l'ultimo paletto destinato all'idolo sopravvissuto che mi donerà l'ultimo frammento per completare l'anima oscura di Nadalia e porre la parola fine all'esplorazione di questa area avvincente.





venerdì 4 settembre 2015

Youtube I can not - Found more than he was looking for


Continuo a sperimentare con i limiti del mio pc e della connessione, con il dito sempre pronto sul tasto per avviare la registrazione quando si presentano occasioni ghiotte.
La direzione respinge vivamente accuse di cancellare materiale nel quale la stessa faccia una magra figura, come quella volta che un mago alle porte di Pharros ci ha abbattuto a colpi di lancia dell'anima mentre sguazzavamo goffamente nell'acqua nel pietoso tentativo di non sembrare dei babbei che fendevano l'aria con una mazza che abbiamo dimostrato di non saper maneggiare a dovere.
Cosa che comunque non è mai avvenuta!

Ora, visto che in campo video poco posso dimostrare, mentre maggiormente mi distinguo nell'uso di favella, provate a leggere il testo contemporaneamente alla visione del video e scoprite se i ritmi combaciano.
Nel caso non lo facessero vi invitiamo a riflettere sulle vostre capacità di lettura e comprensione.
*Il precedente paragrafo potrebbe essere solo un escamotage per distrarvi dalla qualità opinabile del video e giustificare la revisione poetica seguente.*



Spicciare il proprio bagaglio nelle capienti mani di Gavlan è un compito oneroso, anche senza che qualcuno decida di sperimentare le potenzialità del pvp ai miei danni.
Trovandomi già in una piccola area seclusa, circondata da miasmi pronti ad accogliere duellanti incauti, decido di attendere comodamente lì l'arrivo del precipitoso spirito rosso.
(00:10 + ) L'attesa è stata tagliata per il vostro piacere.
(00:15) Arriva finalmente un cavaliere armato d'ascia che irrompe tanto valorosamente nell'antro quanto inconsapevole della mia presenza lì al suo fianco, orbato dalla fretta, dall'elmo e dal mio posizionamento strategico.
Lo sorprendo con un paio di malocchi e l'aggressività che dimostra è deludente, tentando, perlopiù inutilmente, di colpirmi con dei semplici attacchi singoli.
Preso il ritmo al quarto fendente gli scivolo alle spalle per fargli assaggiare la mia piccola lama oscura.
Per aggiungere un po' di timor panico gli riverso addosso una nube venefica che lo lancia di corsa fuori dalla grotta, esponendomi distrattamente le terga.


Non è saggio invadere la sua area.

martedì 1 settembre 2015

Le eroiche peregrinazioni di Sarchiapone - 10

Un piccolo resoconto delle avventure, o meglio, delle disavventure, del ben lontano dall'essere invincibile Sarchiapone.
Grafica agghiacciante del sempre divertente Mount & Blade Warband, giocato alla come viene, viene.

Il leone d'oro che non importuna la cugina



Magari una maglia per evitare il cagotto,
se non le frecce. era d'uopo.

Prima di dedicarsi completamente alle sue nuove responsabilità di nobile, il segugio Sarchiapone scova l'ennesimo rifugio di malnati.
Nella foto appare evidente l'utilità di indossare una corazza a Calradia.

Ragazzi, ho comprato le maglie a tutti

Ed eccoci qui, un momento storico che andava senz'altro immortalato. Gli è stata offerta l'opportunità di divenire vassallo di un re, gli è stata affidata l'amministrazione di un villaggio e gli è ora permesso di avere uno stemma personale che ornerà la sua bandiera ed i cui colori avvolgeranno le truppe.
Sarchiapone il leon d'oro è nato.
E che Jamie Lannister si faccia da parte!

Oggi passeggiata sul lungomare

Come sempre attento ai cordoni della borsa, l'inappetente Sarchiapone non rinuncia, ed di certo non lo vuole, alla caccia al vichingo.
Ammirate ordunque la sua bandiera, sopo un'accesa campagna militare contro i Rhodocks la vedrete sventolare garrula su ben tre grossi centri urbani.
Gli impegni politici presto lo porteranno altrove.

Fate spazio sulla passerella, che diamine!

Ma è ancora presto per gli intrighi di corte, al momento il regno è alle prese con i suoi nemici di sempre, i Nord.
Quelle sono le mura della città del loro re, e gli eserciti dell'immarcescibile Sarchiapone e degli altri vassalli vi si stanno riversando all'interno.
Tra poche ore i Nord dovranno cercarsi un'altra capitale.