martedì 16 agosto 2016

Mitridate VI Nabautore - Randagismo greco

La fortuna arride agli audaci sebbene per secoli molte persone non abbiano ottenuto altro che la fortuna li irridesse con malcelata malizia.
La resistenza oltre ogni buon gusto del regno del Ponto ha portato ad una crisi nell'impero seleucida che probabilmente si aspettava una capitolazione rapida di un antagonista considerato minore.
La realtà è che la ormai storica dichiarazione di guerra aveva forgiato il peggior nemico che i discendenti di Seleuco avessero mai potuto scatenare sulle loro genti ed il tempo di ricorrere all'aiuto alleato era infine giunto.

Rosso per i greci, giallo per i fenici.

Dopo la scomparsa dei Micenei, i proto-greci che si dettero da fare in quel di Troia e che subentrarono ai cretesi, probabilmente in maniera aggressiva quale loro solito, lasciarono il campo ad una civiltà che non si fece ripetere due volte come si amministrava il potere. Città stato cominciarono a contendersi il dominio della penisola formando e sfasciando continuamente alleanze o unendosi in vere e proprie Leghe ogni qual volta mutavano gli equilibri di potere.
Sebbene permanesse un sentimento panellenico fra i greci era sempre meglio non far incontrare uno spartano con un argonese, o un tebano con un ateniese, o un corinzio con, va be', ci siamo capiti.
Per motivi vari (sovraffollamento, discordie politiche, ostracismo, allontanamento di elementi potenzialmente indesiderati) e senza dubbio anche per una innata ed affinata con gli anni competitività queste poleis si contesero la colonizzazione di ogni angolo di Mediterraneo e finanche di Mar Nero sul quale riuscissero a mettere piede con un eroico e prorompente "Mio! Tutto mio!", nell'eventualità non naufragassero prima o non ci fossero già dei fenici.
Tali colonie portarono immense ricchezze alle città originarie, come le città sorte in Spagna e nel sud Italia e sicuramente molti grattacapi, come la Sicilia che tra sottomissione dei siculi indigeni e contrasti con le forze cartaginesi erano un continuo appello alla città madre per interventi di ogni sorta.
Le coste turche furono massicciamente colonizzate ma furono anche le prime a cadere in mano al nascente e poderoso impero persiano, poi spartano, poi macedone, poi le ex satrapie tornarono temporaneamente indipendenti con regni quali quello di Pergamo, Ponto, Bitinia e poi finire una provincia romana.
Forse non sapevate che:
- Taranto fu l'unica colonia lacedemone, quindi spartana.
- Gli italioti erano i greci d'Italia, la qual cosa indispettiva i sanniti, i bruzi, ed un sacco di genti italiche un tantino belligeranti.

Erano anche dei luoghi grandiosamente belli.

Ora che la lezione di storia sulle vittime di questo capitolo è fatta, posso passare ad illustrarvi il trattamento che ho riservato loro.
La presa di Sesamus apre un comodo accesso verso l'espansione del regno ad occidente, considerato infatti la presenza di amici quali Armeni e Tolomei ad oriente ed alleati seleucidi ad ovest quali le città greche indipendentiste ed i temibili galati, cui devo cominciare a restringere il campo d'azione.
Sebbene infatti si sia notata una contrazione nelle attività e nel numero delle forze nemiche non posso altresì ignorare che, sebbene finora rimasti formalmente neutrali nel conflitto, i greci abbiano preso l'indisponente abitudine di stanziare piccoli ma svariati distaccamenti nei miei territori.

Li vedete quei bambacioni verdi? Sono ovunque! (Ignorate il galato terrificante stellato)

Piuttosto restii ad ingaggiare un combattimento su larga scala preferiscono spostarsi in luoghi dove la loro presenza limita il movimento delle mie armate e rimangono comunque a disposizione dei seleucidi nel caso dovessi scontrarmi con una delle loro forze a cui correrebbero prontamente in aiuto.
La loro animosità deriva probabilmente anche dalla mia prima conquista ai loro danni della città di  Trapezus (Trebisonda) e magari anche dell'oneroso tributo chiesto loro in cambio della pace. Questo ed il loro atteggiamento suggeriscono che combatterebbero contro di me solo se costretti.
Quindi i greci temono il Ponto, solo non abbastanza se ci sono anche i colleghi seleucidi nei paraggi. Resta quindi da modificare questa realtà.
L'espansione da Tarso verso la città costiera seleucida immediatamente ad occidente non è praticabile in quanto risulta essere un'area pesantemente difesa e fin troppo trafficata quindi, con un anticipo di ben 2.250 anni ci inventiamo la blitzkrieg.
Da Sesamus a Nicomedia, città greca sua prossima, è questione di un breve spostamento pertanto un esercito imponente, veterano di mille battaglie e armato con il miglior ferro del regno si abbatte sulla città che si fa trovare con le porte aperte.
Nicomedia (oggi Izmit) è presa, la popolazione risparmiata e prima che i greci possano assorbire il colpo le mie forze calano sulla città seleucida a sud le cui semplici difese nulla possono, condannando i cittadini a morte certa.
Oltre che per portare sgomento negli avversari, simili atti di crudeltà servono soprattutto a permettermi di pacificare con particolare efficienza una regione e consentirmi di mantenere il momentum bellico della mia espansione.
Ipsus (o Isso, poi semplice rovina archeologica) è mia ma la popolazione del regno non può festeggiare, le strade coperte di sangue riflettono il dolore della morte del monarca del regno del Ponto.
La successione ricade su Dionysiphes che in onore del padre prosegue l'offensiva fino a Sardis, importante centro dell'impero seleucidico, le cui mura si rivelano inutili grazie allo stratagemma di avere una spia pronta ad aprirci un varco.
Tutta la campagna di conquista si basa sulla rapidità. In poco più di un anno tre città nemiche sono mie e Sardis (distrutta all'inizio del 1400) segue il destino della sorella Isso.
Con gli occhi già puntati sulle due rimanenti proprietà seleucidi in Anatolia, divise ora dai miei nuovi possedimenti, devo purtroppo interrompere l'espansione per consolidare quanto guadagnato.
Le truppe vanno riorganizzate ed i caduti sostituiti e il centro di addestramento è nella capitale Amasia, ben lontana dal fronte.

Una scarpinata considerevole.

Un avventato ed eccessivo ampliamento dei confini si accompagna a problemi logistici di mantenimento del controllo.
I greci riprendono il vagabondaggio molesto nei miei territori e truppe seleucidi escono dalle loro mura per portare nuovamente sotto il loro vessillo le loro ex proprietà.
Per mantenere la mia podestà ho bisogno delle truppe migliori che solo la mia capitale può fornirmi, cardaci e falangiti si sono rivelati eccellenti contro le truppe avversarie ma entrambi gli elementi sono troppo lontani tra loro per garantire un flusso costante di rinforzi, attività resa anche più scomoda dal territorio galato che ora si frappone tra il centro del mio regno e le nuove terre (e che non posso passare, pena la rabbia dei barbari, ammonimento già ricevuto all'inizio dei miei patimenti). Debbo quindi riorganizzare le forze armate.
Nicomedia si rivela fondamentale, potendomi garantire finalmente truppe di opliti, toxotes e peltasti in abbondanza con i quali avere un forte presidio sia per la difesa che per l'offesa.
Al ritorno delle truppe veterane, rimpinguate e scalpitanti, sposto l'obiettivo sulla città costiera di Efeso con il chiaro intento di precludere al nemico l'accesso al mare.
Questi però rivela un piano di rappresaglia machiavellico nella sua intenzione.
Con il grosso delle mie truppe che cinge d'assedio la sua città egli destina un esercito numeroso, partito dall'altra sua colonia, verso Tarso mentre i galati scendono in campo minacciando Nicomedia, con un esercito considerevole e Sesamus, con uno più modesto.

Gridano, ti corrono addosso e combattono fino all'ultimo uomo. Una rogna.

Un'idea balzana mi lusinga.
Se le forze galliche sono lontane da casa, chi difende la loro patria? Quel pezzo di terra dal quale sono transitate impunemente orde di greci e seleucidi, il cui accesso mi è sempre stato negato, pena la morte dei miei fantaccini.
Perderlo sarebbe uno smacco per il loro re e la soluzione ad un problema di logistica considerevole.
Un piccolo distaccamento di opliti, accompagnato da un reggimento di sparabara (i miei colorati fanti leggeri e delicati) con una truppa di cavalieri galati mercenari guidati dal mio reparto di carri con lame accetta la scommessa.
Prima di mandare gli opliti contro il gruppo di fanti pesanti a presidio della porta scompongo le loro fila con una carica dei carri che li manda in confusione e li rende incapaci di reggere all'urto della mia falange.
A quel punto i difensori si arroccano al centro del villaggio, in posizione sopraelevata.
Con i cavalieri attiro i loro lanciatori di giavellotti in una trappola nella quale vengono falciati dai miei carri ed il loro generale, con i suoi guerrieri a cavallo, accorso in soccorso viene disturbato dai miei cavalieri per poi essere sbaragliato dai carri.
Rincula quindi verso il suo ultimo reparto di fanti pesanti. Guerrieri gallici irriducibili che cadono solo con l'uso combinato della falange, degli sparabara e dei cavalieri (che eliminano fino all'ultimo cavallo) che li attaccano da tre lati.
Ancyra, città galata che diverrà la moderna Ankara, cade dopo uno scontro di forze pari e per punire il suo re i cittadini vengono passati a fil di spada (debbo ammettere che ricorro fin troppo a tale discutibile decisione ma la sua efficacia strategica è innegabile).
Se non vedete il blu degli sparabara è perché nel primo tentativo che ho fatto me ne ero dimenticato, e avrei pure vinto se come uno sciocco non avessi mandato in vacca la conquista con un'ultima carica dei sopravvissuti carri che in rotta falciavano gli opliti portandomi ad un sonoro "mavaff!" seguito da rage-quit, pausa meditativa e successivo ricorso al tasto load.


 















I due eserciti gallici ora non hanno più una patria e ben presto perdono pure il re, ucciso da un funambolico assassino pontico che riesce a portare a termine un contratto con un 4% di possibilità di riuscita.
Inoltre, forse portato dal risentimento, forse dall'intervento degli alleati e forse anche da una concreta possibilità di vittoria, l'ambasciata consuetudinaria di cessate il fuoco viene ora respinta dall'imperatore.
Questo mi lascia con tre grandi eserciti da gestire e solo due capaci da parte mia di ottenere un risultato.
Spostando i veterani verso le forze che minacciano Tarso e le nuove truppe greche, sebbene insufficienti di numero, verso gli assedianti di Sardis spero di poter allentare la pressione.
Miracolosamente la manovra riesce e i due eserciti seleucidi rientrano nelle rispettive città di appartenenza permettendomi quindi di ingaggiare il grosso delle truppe galate in un glorioso scontro che lascia settecento cadaveri celti sul suolo anatolico.
Quelli che seguono sono anni nei quali, non potendo realisticamente occupare nuovi territori, mi dedico alla specializzazione di Nicomedia ed Ancyra nella produzione di truppe atte alla conquista ed alla ritorsione, Tarso alla messa in opera di una flotta per chiudere in un embargo i due ultimi porti seleucidi e al muovere vari distaccamenti delle mie armate alla caccia di ogni truppa greca in circolazione nei miei domini.

Le nuove truppe galate si rivelano efficacissime nell'attività di eradicazione greca.

 
Come corrono felici incontro ai greci.

Come corrono disperati lontano dai galati.

La situazione non è però tutta rosa e corpi di greci vagabondi a terra in quanto i seleucidi sono nuovamente sul piede di guerra, non vogliono sentire ragioni e potrei, tempo tiranno, non essere in grado di tenere Sardis o Isso. La situazione è così grama che chiedo all'alleato armeno di intervenire, il quale graziosamente accetta dopo un pagamento di 7.500 talenti in diciotto mesi. Equiarmenia.

Greci abbattuti in primo piano, greci in fuga sullo sfondo. Consoliamoci.


Approfondimenti storici all'acqua di rose grazie alla mia memoria ed alla collana del National Geographic La Grande Storia, di cui mi sono sparato i primi dodici volumi in una maratona molto soddisfacente per la mia curiosità.

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