giovedì 25 agosto 2016

Mitridate VI Nabautore - Anatolia Magna

L'ultimo colpo di coda del nemico seleucide in terra d'Anatolia, supportato dagli indisponenti vicini greci, sarà sufficiente a porre un freno all'opera di unificazione della penisola anatolica?
Potrà il Re di Ponto e Ponto minor, signore di Bitinia e Cappadocia, padrone di Paflagonia e Amasra, conquistatore di Cilicia, Galazia e Panfilia, liberatore di Frigia, Licia e Ionia riassumere il suo potere nel titolo di unificatore della Anatolia Magna?
(Prima di sogghignare alla titolatura, ricordate che nella storia c'è stata gente come l'imperatore romano Commodo che passò negli anni dai nomi di nascita Lucio Aurelio Commodo alla ragguardevole titolatura stroppia polmoni di Imperatore Cesare Augusto Pio Felice Invitto Exsuperatorio Lucio Elio Aurelio Commodo Sarmatico Antonino Germanico Massimo Britannico Amazzonio. Fu karmicamente strangolato in una congiura.)

Alessandro Magno sul fedele Bucefalo.

La Macedonia, dopo essere stata un paese ignorato dagli antichi greci che lo consideravano barbaro e famoso solo per l'invenzione dell'omonimo piatto vegano, dopo qualche secolo cominciò a nutrire una certa avversità per le lotte di conquista che Atene, o chi per lei, portava avanti nei suoi dintorni e per il fatto che gli stessi ateniesi avessero corrotto la loro eredità culinaria aggiungendoci una cucchiaiata di gelato alla panna dicendo che era la morte sua.
Paraculamente un giovane Filippo, al momento ostaggio a Tebe, approfittò della permanenza forzata per imparare dai greci l'arte bellica. A Tebe faceva capo il Battaglione Sacro, centocinquanta coppie di uomini uniti dall'amore e dall'onore. La falange funzionava solo se il compagno proteggeva l'uomo al suo fianco, l'idea del battaglione era che se c'era anche amore sarebbe stato più difficile che uno dei due si astenesse dalla lotta. Funzionò. Erano sempre nel più fitto della battaglia e ne uscivano vittoriosi. Fu così per trent'anni. Filippo prese appunti.
Libero e tornato in Macedonia, rifiutò il piatto nazionale e si mise subito all'opera, riformando l'esercito. Lo usò immediatamente per recuperare i territori perduti e per far vedere quanto bene aveva imparato, a Cheronea sterminò il Battaglione Sacro e ben presto prese il controllo dell'intera penisola greca.
Morto mentre riceveva le acclamazioni del suo popolo fu sostituito dal figlio Alessandro che, memore degli insegnamenti paterni, ricordò agli insorti greci quale fosse il nuovo ordine delle cose e, messo a posto un vecchio generale alla corte macedone, intraprese la più mirabolante opera di conquista della storia antica.
Come noto fagocitò l'intero impero persiano, battendone l'immane esercito in due battaglie campali, proseguì all'inseguimento dell'imperatore achemenide in fuga, Dario III, che un satrapo tradì e fece trovare morto al giovane condottiero macedone pensando di fare cosa gradita. Alessandro non gradì.
Arrivò in Egitto e da lì si spinse fino all'India per poi tornare a Babilonia, dove morì probabilmente avvelenato.
Seppure esteso, il suo dominio era effimero, tali distanze erano un'impossibilità da gestire per la logistica dell'epoca.
Tentò di avvicinare le culture occidentali ed orientali mostrando grande umanità e progressismo, questo però portò a contrasti e probabilmente alla sua morte.
Lasciò un impero che fu smembrato e un destino oscuro ai suoi familiari più amati ma un'icona che rimane grande ancora oggi e che ispirò generazioni di regnanti.

Mosaico romano di un suo fan. Dario III, sul carro, è pronto alla fuga.

I successi sul campo di battaglia e l'annessione delle tre ulteriori regioni non sembrano scoraggiare il nemico che parte dalla roccaforte di Efeso e cinge d'assedio per due anni la recentemente pontica Sardi.
Purtroppo per i suoi difensori due anni non bastano perché il grosso dell'esercito possa tornare, rinforzato da nuovi uomini, per portare soccorso in tempo utile e quando inizia il viaggio di ritorno l'esercito seleucide, forte di una torre d'assedio, scale e un ariete inizia l'offensiva alle mura della città.

Ariete a pezzi, forse ce la facciamo.

Scale su due punti, forse...

Arriva la torre d'assedio...

Il forse muore inciampando sulle scale.

Il sacrificio non sarà vano.

Solo sette unità difendono le mura di cui solo due sono veterane, una di lancieri cardaci e l'altra di falangiti, le altre possono solo vantarsi dei colori ottenuti per i loro pantaloni a zampa d'elefante dallo sfregamento di un qualche mollusco.
La speranza si accende quando dalle fortificazioni riescono a dar fuoco all'ariete che non riesce ad arrivare alle porte.
Purtroppo per i miei uomini invece le scale e la torre vengono posate senza intoppi e tutte le mie truppe vengono coinvolte nel contenimento degli assalitori.
I falangiti in particolare riescono a tenere testa alle armate fagocitate dalla macchina d'assedio ancorata al parapetto mentre i cardaci tentano, sul muro seguente, di soccorrere i fanti che vengono travolti dagli uomini issatisi dalle scale.
Col passare dei minuti diventa sempre più chiara l'inevitabile conclusione e quando i nemici riescono a giungere al cuore della città, issando il loro odioso vessillo, i miei uomini sono quasi tutti morti ma hanno portato con loro settecento anime che non potranno salvare questi assassini quando arriveranno i fratelli d'arme.
Sardi è persa ma Rhesimedes, il mio miglior condottiero, ha già un piano.
L'azione offensiva seleucide, più disperata di quanto immaginassi, per dispiegare l'esercito imponente per l'assedio, ha lasciato sguarnita la vicina città di Efeso sulla quale dirotto un piccolo contingente che la conquista con facilità, facendo scempio dei suoi difensori quanto dei suoi abitanti e finanche la vita di un reale seleucide è persa. Il prezzo pagato dal nemico per la sua riconquista è salato.

L'area è devastata dai conflitti

Il centro storico non è adatto ai carri.

Un membro della famiglia imperiale giace nella polvere.

Tanto un prezzo imposto all'avversario, quanto un'opportunità troppo ghiotta da ignorare, Efeso è ora parte del regno e con essa il magnifico tempio di Artemide ma nella situazione attuale è separata fisicamente dai miei territori. Urge correggere l'anomalia in Licia.
I confinanti indipendentisti greci, ormai privi del vicino alleato, muovono le forze restanti per raggiungere la città di Sardi per portare aiuto ai seleucidi.
Ciò li porta, come di consueto, ad attraversare incuranti le mie terre. Un tale sopruso non può più essere tollerato.
Con il grosso delle truppe ora in posizione centrale, da cui possono raggiungere buona parte dei miei possedimenti e le guarnigioni di rinforzo addestrate a Nicomedia, città enormemente arricchitasi dallo sfruttamento dei suoi giacimenti d'oro, parto con un'opera di sistematica eliminazione di unità militari greche troppo sciocche da restare fuori dalle mura delle loro città.
Se la maggioranza di questi scontri riguarda perlopiù spaiate unità, in Galazia avviene una battaglia campale contro l'armata greca più imponente che viene ridimensionata pesantemente dall'esito.

Dovranno pur capire il concetto di confine invalicabile.

Questa opera di pulizia della mappa serve a due scopi. Evitare che truppe armate si collochino in punti strategici per gli spostamenti dei miei uomini e per ridurre al minimo le unità che potrebbero venire in soccorso degli ultimi difensori seleucidi.
Anche perché francamente non ne posso più del loro gigioneggiarmi in giro per i miei territori.
Cinte quindi le mura con i rinforzi giunti alfine e dai conquistatori di ritorno da Efeso, Rhesimedes viene sfidato dal numeroso esercito che ci aveva privato dell'urbe e da una manciata di rinforzi.
Il numero e l'aiuto non possono però sovvertire la sete di giustizia degli uomini del Ponto che vendicano i loro fratelli uccidendo quanti osino opporsi.

Almeno non li debbo stanare.

Morte e calpestamento di generale.

Morte di familiare reale greco

Tutto quel che resta a difendere la città.

I pochi sopravvissuti, fuggiti al riparo delle mura, non ottengono salvezza quando la popolazione fa trovare le porte aperte ai miei soldati che finiscono la loro missione di vendetta.
Sardi è riconquistata e senza di essa tutto quel che rimane dei territori dell'Impero Seleucide in terra d'Anatolia e con ciò anche il loro ultimo accesso al mar Mediterraneo, è in Panfilia.
Mentre a Tarso fervono i lavori per la costruzione di due onagri, i primi pezzi d'artiglieria del mio esercito e la mia forza principale si divide nelle tre città dalle quali posso rimpinguare le loro fila, continua tramite le mie falangi di opliti di Amasra l'eradicazione di militari greci ostili o potenzialmente tali.
Le morti che infliggo a questa fastidiosa fazione la portano, ora che è fisicamente lontana da territori alleati, ad accettare un'onerosa tregua pagandomi un risarcimento al tempo impiegato ad insegnar loro il concetto di frontiera.
Dopo un anno sono pronto a partire da Ancira per sottomettere infine Side (poi definitivamente abbandonata nel X secolo), impoverita ed affamata dal mio embargo navale e dal sistematico sabotaggio delle sue vie di approvvigionamento terrestri.
 
In vista dell'offensiva sfrondiamo qualche unità di troppo.

L'utilizzo delle nuove macchine d'assedio, con le quali far piovere pietre e fuoco oltre le mura e delle più esperte unità dell'esercito del Ponto, riesce a piegare le disperate sebbene poderose difese ed il sogno di cacciare l'antico alleato tramutatosi in traditore dai territori che considero miei è ora una realtà.
Contrariamente ai casi precedenti, la popolazione viene risparmiata ma venduta ai mercanti di schiavi per un ricco bottino. La città è mia ma il malcontento è palpabile. I posteri decideranno se sono stato troppo magnanimo nella gioia della conquista.

Pure le linguacce sugli scudi devo sopportare.

Estinta infine la minaccia, palesatasi di sua iniziativa, è bene ricordare, dell'Impero Seleucide, oggi un po' meno vasto, posso cominciare a realizzare il sogno seguente, quello di unificare l'Anatolia tutta e per farlo devo sradicare quanto resta dei miei oppositori.

Ma santa Cibele, la smettete o no di vagabondare in casa mia?!?

Il modo irritante di questa fazione solo nominalmente e convenientemente neutrale, tranne quando decide di mettersi in mezzo, mi dice che sarà un progetto che non avvierò mai troppo in fretta.


Approfondimenti storici all'acqua di rose grazie alla mia memoria ed alla collana del National Geographic La Grande Storia, di cui mi sono sparato i primi dodici volumi in una maratona molto soddisfacente per la mia curiosità.

martedì 16 agosto 2016

Mitridate VI Nabautore - Randagismo greco

La fortuna arride agli audaci sebbene per secoli molte persone non abbiano ottenuto altro che la fortuna li irridesse con malcelata malizia.
La resistenza oltre ogni buon gusto del regno del Ponto ha portato ad una crisi nell'impero seleucida che probabilmente si aspettava una capitolazione rapida di un antagonista considerato minore.
La realtà è che la ormai storica dichiarazione di guerra aveva forgiato il peggior nemico che i discendenti di Seleuco avessero mai potuto scatenare sulle loro genti ed il tempo di ricorrere all'aiuto alleato era infine giunto.

Rosso per i greci, giallo per i fenici.

Dopo la scomparsa dei Micenei, i proto-greci che si dettero da fare in quel di Troia e che subentrarono ai cretesi, probabilmente in maniera aggressiva quale loro solito, lasciarono il campo ad una civiltà che non si fece ripetere due volte come si amministrava il potere. Città stato cominciarono a contendersi il dominio della penisola formando e sfasciando continuamente alleanze o unendosi in vere e proprie Leghe ogni qual volta mutavano gli equilibri di potere.
Sebbene permanesse un sentimento panellenico fra i greci era sempre meglio non far incontrare uno spartano con un argonese, o un tebano con un ateniese, o un corinzio con, va be', ci siamo capiti.
Per motivi vari (sovraffollamento, discordie politiche, ostracismo, allontanamento di elementi potenzialmente indesiderati) e senza dubbio anche per una innata ed affinata con gli anni competitività queste poleis si contesero la colonizzazione di ogni angolo di Mediterraneo e finanche di Mar Nero sul quale riuscissero a mettere piede con un eroico e prorompente "Mio! Tutto mio!", nell'eventualità non naufragassero prima o non ci fossero già dei fenici.
Tali colonie portarono immense ricchezze alle città originarie, come le città sorte in Spagna e nel sud Italia e sicuramente molti grattacapi, come la Sicilia che tra sottomissione dei siculi indigeni e contrasti con le forze cartaginesi erano un continuo appello alla città madre per interventi di ogni sorta.
Le coste turche furono massicciamente colonizzate ma furono anche le prime a cadere in mano al nascente e poderoso impero persiano, poi spartano, poi macedone, poi le ex satrapie tornarono temporaneamente indipendenti con regni quali quello di Pergamo, Ponto, Bitinia e poi finire una provincia romana.
Forse non sapevate che:
- Taranto fu l'unica colonia lacedemone, quindi spartana.
- Gli italioti erano i greci d'Italia, la qual cosa indispettiva i sanniti, i bruzi, ed un sacco di genti italiche un tantino belligeranti.

Erano anche dei luoghi grandiosamente belli.

Ora che la lezione di storia sulle vittime di questo capitolo è fatta, posso passare ad illustrarvi il trattamento che ho riservato loro.
La presa di Sesamus apre un comodo accesso verso l'espansione del regno ad occidente, considerato infatti la presenza di amici quali Armeni e Tolomei ad oriente ed alleati seleucidi ad ovest quali le città greche indipendentiste ed i temibili galati, cui devo cominciare a restringere il campo d'azione.
Sebbene infatti si sia notata una contrazione nelle attività e nel numero delle forze nemiche non posso altresì ignorare che, sebbene finora rimasti formalmente neutrali nel conflitto, i greci abbiano preso l'indisponente abitudine di stanziare piccoli ma svariati distaccamenti nei miei territori.

Li vedete quei bambacioni verdi? Sono ovunque! (Ignorate il galato terrificante stellato)

Piuttosto restii ad ingaggiare un combattimento su larga scala preferiscono spostarsi in luoghi dove la loro presenza limita il movimento delle mie armate e rimangono comunque a disposizione dei seleucidi nel caso dovessi scontrarmi con una delle loro forze a cui correrebbero prontamente in aiuto.
La loro animosità deriva probabilmente anche dalla mia prima conquista ai loro danni della città di  Trapezus (Trebisonda) e magari anche dell'oneroso tributo chiesto loro in cambio della pace. Questo ed il loro atteggiamento suggeriscono che combatterebbero contro di me solo se costretti.
Quindi i greci temono il Ponto, solo non abbastanza se ci sono anche i colleghi seleucidi nei paraggi. Resta quindi da modificare questa realtà.
L'espansione da Tarso verso la città costiera seleucida immediatamente ad occidente non è praticabile in quanto risulta essere un'area pesantemente difesa e fin troppo trafficata quindi, con un anticipo di ben 2.250 anni ci inventiamo la blitzkrieg.
Da Sesamus a Nicomedia, città greca sua prossima, è questione di un breve spostamento pertanto un esercito imponente, veterano di mille battaglie e armato con il miglior ferro del regno si abbatte sulla città che si fa trovare con le porte aperte.
Nicomedia (oggi Izmit) è presa, la popolazione risparmiata e prima che i greci possano assorbire il colpo le mie forze calano sulla città seleucida a sud le cui semplici difese nulla possono, condannando i cittadini a morte certa.
Oltre che per portare sgomento negli avversari, simili atti di crudeltà servono soprattutto a permettermi di pacificare con particolare efficienza una regione e consentirmi di mantenere il momentum bellico della mia espansione.
Ipsus (o Isso, poi semplice rovina archeologica) è mia ma la popolazione del regno non può festeggiare, le strade coperte di sangue riflettono il dolore della morte del monarca del regno del Ponto.
La successione ricade su Dionysiphes che in onore del padre prosegue l'offensiva fino a Sardis, importante centro dell'impero seleucidico, le cui mura si rivelano inutili grazie allo stratagemma di avere una spia pronta ad aprirci un varco.
Tutta la campagna di conquista si basa sulla rapidità. In poco più di un anno tre città nemiche sono mie e Sardis (distrutta all'inizio del 1400) segue il destino della sorella Isso.
Con gli occhi già puntati sulle due rimanenti proprietà seleucidi in Anatolia, divise ora dai miei nuovi possedimenti, devo purtroppo interrompere l'espansione per consolidare quanto guadagnato.
Le truppe vanno riorganizzate ed i caduti sostituiti e il centro di addestramento è nella capitale Amasia, ben lontana dal fronte.

Una scarpinata considerevole.

Un avventato ed eccessivo ampliamento dei confini si accompagna a problemi logistici di mantenimento del controllo.
I greci riprendono il vagabondaggio molesto nei miei territori e truppe seleucidi escono dalle loro mura per portare nuovamente sotto il loro vessillo le loro ex proprietà.
Per mantenere la mia podestà ho bisogno delle truppe migliori che solo la mia capitale può fornirmi, cardaci e falangiti si sono rivelati eccellenti contro le truppe avversarie ma entrambi gli elementi sono troppo lontani tra loro per garantire un flusso costante di rinforzi, attività resa anche più scomoda dal territorio galato che ora si frappone tra il centro del mio regno e le nuove terre (e che non posso passare, pena la rabbia dei barbari, ammonimento già ricevuto all'inizio dei miei patimenti). Debbo quindi riorganizzare le forze armate.
Nicomedia si rivela fondamentale, potendomi garantire finalmente truppe di opliti, toxotes e peltasti in abbondanza con i quali avere un forte presidio sia per la difesa che per l'offesa.
Al ritorno delle truppe veterane, rimpinguate e scalpitanti, sposto l'obiettivo sulla città costiera di Efeso con il chiaro intento di precludere al nemico l'accesso al mare.
Questi però rivela un piano di rappresaglia machiavellico nella sua intenzione.
Con il grosso delle mie truppe che cinge d'assedio la sua città egli destina un esercito numeroso, partito dall'altra sua colonia, verso Tarso mentre i galati scendono in campo minacciando Nicomedia, con un esercito considerevole e Sesamus, con uno più modesto.

Gridano, ti corrono addosso e combattono fino all'ultimo uomo. Una rogna.

Un'idea balzana mi lusinga.
Se le forze galliche sono lontane da casa, chi difende la loro patria? Quel pezzo di terra dal quale sono transitate impunemente orde di greci e seleucidi, il cui accesso mi è sempre stato negato, pena la morte dei miei fantaccini.
Perderlo sarebbe uno smacco per il loro re e la soluzione ad un problema di logistica considerevole.
Un piccolo distaccamento di opliti, accompagnato da un reggimento di sparabara (i miei colorati fanti leggeri e delicati) con una truppa di cavalieri galati mercenari guidati dal mio reparto di carri con lame accetta la scommessa.
Prima di mandare gli opliti contro il gruppo di fanti pesanti a presidio della porta scompongo le loro fila con una carica dei carri che li manda in confusione e li rende incapaci di reggere all'urto della mia falange.
A quel punto i difensori si arroccano al centro del villaggio, in posizione sopraelevata.
Con i cavalieri attiro i loro lanciatori di giavellotti in una trappola nella quale vengono falciati dai miei carri ed il loro generale, con i suoi guerrieri a cavallo, accorso in soccorso viene disturbato dai miei cavalieri per poi essere sbaragliato dai carri.
Rincula quindi verso il suo ultimo reparto di fanti pesanti. Guerrieri gallici irriducibili che cadono solo con l'uso combinato della falange, degli sparabara e dei cavalieri (che eliminano fino all'ultimo cavallo) che li attaccano da tre lati.
Ancyra, città galata che diverrà la moderna Ankara, cade dopo uno scontro di forze pari e per punire il suo re i cittadini vengono passati a fil di spada (debbo ammettere che ricorro fin troppo a tale discutibile decisione ma la sua efficacia strategica è innegabile).
Se non vedete il blu degli sparabara è perché nel primo tentativo che ho fatto me ne ero dimenticato, e avrei pure vinto se come uno sciocco non avessi mandato in vacca la conquista con un'ultima carica dei sopravvissuti carri che in rotta falciavano gli opliti portandomi ad un sonoro "mavaff!" seguito da rage-quit, pausa meditativa e successivo ricorso al tasto load.


 















I due eserciti gallici ora non hanno più una patria e ben presto perdono pure il re, ucciso da un funambolico assassino pontico che riesce a portare a termine un contratto con un 4% di possibilità di riuscita.
Inoltre, forse portato dal risentimento, forse dall'intervento degli alleati e forse anche da una concreta possibilità di vittoria, l'ambasciata consuetudinaria di cessate il fuoco viene ora respinta dall'imperatore.
Questo mi lascia con tre grandi eserciti da gestire e solo due capaci da parte mia di ottenere un risultato.
Spostando i veterani verso le forze che minacciano Tarso e le nuove truppe greche, sebbene insufficienti di numero, verso gli assedianti di Sardis spero di poter allentare la pressione.
Miracolosamente la manovra riesce e i due eserciti seleucidi rientrano nelle rispettive città di appartenenza permettendomi quindi di ingaggiare il grosso delle truppe galate in un glorioso scontro che lascia settecento cadaveri celti sul suolo anatolico.
Quelli che seguono sono anni nei quali, non potendo realisticamente occupare nuovi territori, mi dedico alla specializzazione di Nicomedia ed Ancyra nella produzione di truppe atte alla conquista ed alla ritorsione, Tarso alla messa in opera di una flotta per chiudere in un embargo i due ultimi porti seleucidi e al muovere vari distaccamenti delle mie armate alla caccia di ogni truppa greca in circolazione nei miei domini.

Le nuove truppe galate si rivelano efficacissime nell'attività di eradicazione greca.

 
Come corrono felici incontro ai greci.

Come corrono disperati lontano dai galati.

La situazione non è però tutta rosa e corpi di greci vagabondi a terra in quanto i seleucidi sono nuovamente sul piede di guerra, non vogliono sentire ragioni e potrei, tempo tiranno, non essere in grado di tenere Sardis o Isso. La situazione è così grama che chiedo all'alleato armeno di intervenire, il quale graziosamente accetta dopo un pagamento di 7.500 talenti in diciotto mesi. Equiarmenia.

Greci abbattuti in primo piano, greci in fuga sullo sfondo. Consoliamoci.


Approfondimenti storici all'acqua di rose grazie alla mia memoria ed alla collana del National Geographic La Grande Storia, di cui mi sono sparato i primi dodici volumi in una maratona molto soddisfacente per la mia curiosità.

sabato 13 agosto 2016

Are you going to

explore No Man's Sky?

 

Fin da quando, tantissimi anni or sono, cominciai ad informarmi tramite riviste di notizie riguardanti i videogiochi sviluppai man mano una sempre maggiore diffidenza nei confronti delle dichiarazioni più o meno megalomaniache che i vari sviluppatori facevano mettere per bene per iscritto nelle preview che fin dalle copertine scelte ad hoc intonavano canti da sirena irresistibili per un giovane sognatore attratto dalle tecnologie moderne.

Il paragone con le rovinatrici di marinai non è un caso visto che spesso, alla fine dei conti, si naufragava nelle limitazioni tecniche o semplicemente di abilità o più realisticamente pratiche.

Questo preambolino per dirvi che, sebbene all'annuncio e con alcune dichiarazioni successive la mia mente sia letteralmente esplosa nel vedere e sentire di questo No Man's Sky, l'esperienza di videogiocatore consumato e un po' di sano buon senso mi avevano preso preventivamente per le spalle con un ammonimento piuttosto chiaro.
- Ma dove credi di andare? -
Ora, a bocce ferme e con diverse prove sul campo di stimati opinionisti posso finalmente liberarmi del manto oppressivo di aspirazioni irrealizzabili e concentrarmi su quello che è effettivamente presente nel codice.

Un gioco senza pari per ambizioni e più semplice estensione che non ha molto altro da dire altrove.
Sembra un giudizio superficiale e sbrigativo ma è, per quanto mi riguarda, molto positivo.
Quello a cui tenevo, cioè un fluido passaggio da spazio ad atmosfera a superficie e via così all'infinito c'è ed è quello che speravo.
I limiti della generazione procedurale, la scarsa interattività negli ambienti generati, la ricerca di risorse e limiti di inventario, la vaghezza del multiplayer, le sparatorie non esaltanti, sia a piedi che in cabina e una filo conduttore esile come un capello non mi tangono granché.
Non lo vedo come un altro open world deficitario di attività bensì come un gioco, unico nel suo genere, nel quale accomodarmi ai comandi di una nave e partire a casaccio in cerca di quello che trovo per strada, l'equivalente di una passeggiata in una città in cui sei un estraneo.

Quindi sì, esplorerò l'infinito (solo nominalmente, dopotutto sappiamo bene di che numeri si parla, sono 1.8×1019 sistemi solari) non appena l'orrore per il prezzo passerà ed avrò una navicella in grado di compiere il viaggio senza esplodere in fase di decollo.

Che una dose di cinismo quando si ha a che fare con il marketing ci sta sempre bene ma preferisco non applicarla ai sogni.


D'altronde...

È dal 1993 che il mio cuore è colmo di stupore per un'impresa simile, perché puntare alla luna è un'abitudine antica, ma in prospettiva ampiamente più incredibile.
In due miseri dischetti c'era un universo di sistemi solari, stazioni orbitanti, pirati, mercenari e mercanti e forse anche alieni, dove il desiderio di atterrare su di un pianeta per sgambettarvi, solo per poi farvi dire anni dopo da cospirazionisti disinformati che era tutto un video promozionale fatto negli studi cinematografici, perché Dio non voglia che la nostra mediocrità non ci offuschi la grandezza a cui può tendere l'uomo, era ampiamente dirottato dal continuo stupore del viaggiare in uno spazio dalle dimensioni impensabili.
Si era più giovani e più ingenui, certo ma la meraviglia di tutto quello compiuto con i computer di allora era genuina e non coltivata alla bisogna da una campagna pubblicitaria pluriennale e milionaria.
Quella in foto è la mia copia personale ed il pensiero di poterla riprendere, inserire nel mio scoppiettante Amiga 500 e farci una veloce partita è confortante.

Made in Italy, roba che non si vede più



(sempre ammesso si abbia un'espansione di memoria di almeno 1 MB di RAM!)





Mai neanche lontanamente finito, se finire un simile gioco è mai possibile e spesso abbandonato quando certe macchinosità si facevano di mezzo una volta di troppo.
Mai smesso di guardarlo però come un esperimento in grandezza.
Sì, sono ben cosciente esista un suo erede attuale ma in un presente nel quale c'è No Man's Sky è di quest'ultimo che voglio vestire i colori.

Poi di cosmo al momento ne ho più che a sufficienza.



lunedì 8 agosto 2016

Mitridate VI Nabautore - L'Impero colpisce ancora

La conquista di Tarso è avvenuta a caro prezzo ma ha permesso di risollevare lo spirito.
Riuscirà questo provato ma tenace regno a tenere i suoi nuovi possedimenti o cederà di fronte alla potenza ed alla caparbietà del suo più grande nemico?
Nubi oscure si addensano all'orizzonte e quando un incubo si presenterà alle porte la resistenza degli uomini del Ponto verrà soppesata e giudicata. 

Cleopatra VII, prese molti uomini potenti e ne fece burattini.

I Tolomei sono di diritto i prossimi ad esser passati al microscopio. Nemico naturale dei seleucidi seppur condividendone le origini (il fondatore della dinastia era Tolomeo Sotere, anch'esso un diadoco di Alessandro Magno), prese possesso delle terre d'Egitto e di buona parte della costa Siriana, arrivando a mettere mano su Cipro (che poi regalarono ai romani) e su alcune coste dell'Anatolia meridionale.
Fecero di Alessandria d'Egitto una città senza pari nel mondo antico, edificando e gestendo la famosa biblioteca e per molti anni ressero alle alterne fortune.
Introdussero il greco nel delta del Nilo per quanto riguardava la lingua per l'amministrazione, tennero ben a distanza i nativi da cariche di prestigio e contribuirono alla decadenza della scrittura geroglifica.
Accorparono però diverse divinità, Amon e Zeus fra questi ed ereditarono lo stile e le consuetudini architettoniche egizie.
La dinastia reale si distinse anche per la peculiare e difficilmente apprezzabile usanza di far sposare consanguinei, era incoraggiato e comune che fratelli e sorelle si unissero in matrimonio.
Dinastia complicata dall'uso del nome Tolomeo per tutti i figli maschi e per la frequenza di donne di nome Cleopatra.
La più famosa di loro fu Cleopatra VII, donna dalla bellezza leggendaria (miracoli dell'endogamia?) e particolarmente intelligente che traghettò il regno nelle mani capienti di Roma passando sul corpo di un paio di fratelli/mariti, di cui l'ultimo giovanissimo e da lì intromettendosi pure in una guerra di potere romana, sia al fianco di Cesare, sia con Marco Antonio.

Difficile dirle di no.

Purtroppo per me al comando dei Tolomei virtuali c'è un Trump con la corona dell'Alto e Basso Egitto, a malapena stabile su quella chioma gialla posticcia, i cui eserciti hanno passato qualcosa come vent'anni facendo avanti e indietro per e da le mura di Antiochia.
Vent'anni che io ho passato a respingere armate seleucidi sempre più massicce dai territori intorno alla città di Tarso, i cui confini sarebbero stati ben più sicuri se quei pagliacci coi gonnellini e una passione per i ritratti di profilo fossero stati in grado di consolidare la loro posizione invece di rimanere nella ben più inutile posizione china tipica dei loro raccoglitori di grano.


La loro costanza nell'essere delle pippe però alla fine sembra portarli in leggero vantaggio, strappando dalle manacce dell'Impero dei Seleucidi una piccola città a sud della ricchissima Antiochia. Questo sarà un dettaglio di non poca importanza a breve.




Dalla presa di Tarso emerge una coppia di problemi che va al più presto affrontata con efficacia.
I soldi nel tesoro sono pochi e troppe spese sono a carico del mantenimento delle forze armate.  Spese non più sostenibili.
L'ennesimo ritiro delle forze tolemaiche era dovuto all'arrivo di un paio di eserciti seleucidi il cui mero numero era solo il problema secondario. Falangi su falangi di soldati pesanti.

La tanto attesa riforma dell'esercito.

Il fatto che non mi abbiano schiacciato sotto i loro calzari è dovuto ad una serie di vari fattori, di cui probabilmente alcuni mi sono sconosciuti.
Come detto, dall'inizio delle ostilità con i seleucidi sono passati due decenni, durante i quali non sono mai mancate truppe nemiche che hanno cercato di mettermi in scacco e momenti nei quali la fine sembrava ad un passo.
Eppure.
Eppure potrei aver fatto le scelte giuste, senza dimenticare la fortuna.
Restaurare il tesoro alzando le tasse e liberandomi di interi reparti di soldati, inutili contro i nuovi avversari e resi sacrificabili anche dall'evidenza che non posso sostenere due armate.
Ristrutturazione dei centri abitati per favorire il fiorire del commercio.
Il realizzare che se Arabi, Sciiti, Parti, Battriani e Tolomei hanno accettato, se non proposto di loro sponte, un'alleanza è dovuto senz'altro al carattere espansionista del comune nemico seleucide. Questo vuol dire che a oriente, da cui arrivano le truppe ostili, sono presenti altri fronti, troppo lontani per me da esplorare, nei quali alcuni eserciti nemici vengono tenuti occupati.
L'attività militare deludente ma costante dei Tolomei porta spesso le armate d'invasione dirette a Tarso a deviare per tenere Antiochia.
La stretta seleucide sul territorio dell'Anatolia si inasprisce con le sue alleanze con gli indipendentisti greci e il regno d'Oriente, i miei vicini di casa occidentali, le cui truppe continuano a calpestare il territorio di Tarso.

Ospiti indesiderati.

Ciò mi spinge ad inviare diplomatici oltre l'Ellesponto per prendere contatti amichevoli con i macedoni, assicurandomi un occhio alle spalle sugli alleati nemici. Risalendo poi per l'Epiro e l'Illiria entro in contatto con la civiltà romana, appena oltre le Alpi.
La cerchia dei miei alleati cresce ancora di più.
Le continue tarsgressioni di confine vengono tenute relativamente sotto controllo da una combinazione di dispiego giudizioso delle poche forze armate capaci dell'impresa, con reparti di cardaci e falangiti, omicidi su commissione di importanti figure avversarie e continui battibecchi diplomatici che portano a cessate il fuoco effimeri che servono però allo scopo di tirare il fiato.
In pratica si stabilisce un ritmo nel quale mi assediano Tarso, sconfiggo uno dei loro eserciti, in genere il più gestibile e raramente quello che opera l'assedio, oppure elimino un loro generale tramite un assassino e poi propongo una tregua che viene sempre accettata e altrettanto prontamente infranta un attimo dopo.
Ecco.
Qui si segna il punto di svolta.
Le due micidiali armate vengono lentamente erose dai continui andirivieni dei Tolomei, che di fatto riducono la minaccia seleucide ad una forza che posso gestire, consentendomi di ottenere vittorie decisive per la mia sopravvivenza.
Grazie a questa attività congiunta comincio a vedere delle crepe nella loro macchina bellica.
Meno uomini, meno generali importanti, la pressione rimane seppur sopportabile e la loro minaccia diviene quasi ridicola una volta normalizzata la procedura di cessate il fuoco a singhiozzo.
Insomma, se accettano tutte queste tregue evidentemente cominciano ad avere dei problemi anche loro, problemi che si ingigantiscono non appena Antiochia cade. I Tolomei arraffano un caposaldo dell'impero Seleucide rendendo Tarso un obiettivo secondario.

L'uomo con il nostro destino nelle mani.

Ora o mai più. Un esercito quale il regno del Ponto non ha mai visto si raccoglie nuovamente nella capitale e dopo aver respinto nemici ormai fiaccati e punito bande di ribelli si dirige sulla cittadina di Sesamus (oggi Amasra) nella Paflagonia e forte del vantaggio tattico di avere un uomo dietro le mura, attacca una città senza speranze di difendersi.
Il destino del debole regno d'Oriente è ora sul capo dei suoi due ultimi legittimi sovrani, inseguiti dai miei assassini (edit: successive esplorazioni del continente asiatico rivelavano come il regno d'Oriente sia in piena salute e detentore di vasti territori sebbene privo della piccola colonia remota in Paflagonia).
I cittadini caduti nelle mie mani vengono venduti come schiavi per consentirmi la tenuta di una città relativamente sedata e una volta riportato l'esercito sulle tracce delle ultime armate imperiali rimaste nel mio territorio potrò finalmente considerare con calma la presa di tutta l'Anatolia, i cui possedimenti seleucidi sembrano finalmente vulnerabili.


Generale in fuga dai miei carri con lame.

Tanto successo però viene al costo della vita del re Farnace Filopatore, morto in battaglia per tenere il centro del regno al sicuro dai nemici e a cui è succeduto Herakles Eupatore che fa uccidere il generale avversario responsabile.

Ve la faccio vedere io l'imboscata!


Pairisades, già noto a queste coordinate, designato come reggente di Sesamus, passando per l'Armenia per evitare contingenti nemici veniva assalito da un piccolo esercito di briganti che riusciva a mettere in fuga con l'intervento di tre reparti dell'amico esercito armeno.
Piccoli regnanti crescono.

Approfondimenti storici all'acqua di rose grazie alla mia memoria ed alla collana del National Geographic La Grande Storia, di cui mi sono sparato i primi dodici volumi in una maratona molto soddisfacente per la mia curiosità.