lunedì 25 gennaio 2016

Una Prussia dal volto umano - III

Tu quoque brut' fij' de na m....!


Il mondo civilizzato intero guarda alla Prussia con benevolenza.


La politica nazionale del vivi e lascia vivere a meno che non diventino molesti, in tal caso sottrai loro quasi tutto quel che hanno lasciandoli con un pugno di mosche e una latente ostilità alimentata dall'impotenza, esemplificata nell'immagine sovrastante da un pugnetto di regioni in rosso, rispettivamente i resti del fu Impero Britannico in America e quello mai messo in essere svedese, hanno prodotto negli anni una benevolenza diffusa nei nostri confronti.

A guastare l'idillio della ritrovata serenità nell'isola d'Albione e sull'imponente penisola nordica, entra a gamba tesa, senza alcun merito, interrompendo peraltro il sogno nascente di creare una flotta, grazie ai nuovi mezzi tecnici messi a disposizione dai porti non più inglesi, al solo scopo di portare i rispetti prussiani in quel di Nuova York, data la duratura animosità degli anglosassoni che mancano con protervia di riconoscere il fallo nelle recenti prese di posizione, una inaspettata animosità da parte della monarchia di Hannover verso la nostra amica Sassonia.

Contestualmente gli iracondi svedesi rialzano la testa, con sviato orgoglio e preparano una forza militare in quel che resta loro, la Finlandia e mettono subito all'opera la loro flotta per recare il più disturbo possibile alle mie operazioni logistiche.

Dando la priorità alla questione sassone, vista anche la vicinanza della minaccia di Hannover aggravata da un'insufficiente presenza militare prussiana in loco, riesco a congiungere alcuni reparti dalla Prussia orientale a buona parte dell'esercito che ha sedato la Svezia e con questi e i rinforzi sassoni e polacchi respingere prima una sostanziosa armata e poi prendere la città omonima. La Polonia non si lascia sfuggire l'occasione e conquista ciò che rimane del regno nemico, accrescendosi un altro po' e sancendo la fine della fazione avversaria.


Andrà meglio la prossima volta.

Non potendo più tollerare una mina vagante come la Svezia, con la sua costante ostilità e con la sua forza marittima ingestibile, cingo in un lungo assedio la città di Åbo e pongo fine alla questione, nonostante i tentativi disperati dei difensori.
Nell'assedio moriva anche il glorioso generale che aveva condotto la campagna fin dagli inizi.
Di vecchiaia.

Se ciò non dovesse sembrare una serie di inconvenienti sufficientemente scomodi, l'oltraggio è ancora dietro l'angolo quando una impreparata Russia decide che il momento è giunto per dichiararci guerra. Evidentemente c'è ancora chi è duro d'orecchi.
Il vero affronto però è la scelta che la Polonia si trova a fare.
Vicina stimata e sempre disponibile, tenuta al sicuro da minacce dal settentrione dalle nostre attività di subordinazione di vicini dalle poco sagge mire espansioniste, si allargava felice a sud e sud-ovest anche grazie allo stesso tipo di accordo stipulato coi russi per quanto riguarda la frontiera orientale.

Ora la Polonia si trova quindi alleata a due diverse nazioni che entrano in guerra tra di loro.

Sebbene non accetti di supportare militarmente l'aggressore, sceglie comunque di non scendere in campo neanche con l'aggredito, uscendo formalmente dalla nostra alleanza e rescindendo il permesso di passaggio nei suoi territori, che tanto mi avrebbe agevolato, mantenendo però gli stessi rapporti con gli zaristi.

Un vero e proprio tradimento aggravato dall'opportunismo. Il voltafaccia, sebbene non totale, merita sicuramente un appunto nel libro nero de "appena mi libero un attimo avrò cura di ricordarmelo".


Una pigra campagna di conquista.

I territori sovietici si rivelano difficili solo da percorre visto le insufficienti infrastrutture che un governo così poco illuminato da aggredirmi dimostrano contro ogni ragionevole dubbio, e supportato da quei bravi ragazzi della Curonia, strappiamo un po' per uno grandi regioni, sebbene scarsamente popolate, dai suoi confini.

Alla terza provincia rimossa dal loro controllo è ormai chiaro che l'opera di conquista sarà rallentata solo dalle lunghe distanze e dal fango, permettendomi quindi di tornare ai miei piani originali.


Tutti a bordo!

Con grande dispendio di risorse e tempo, ecco pronta una bella flotta in grado non solo di traghettare ben due eserciti alla conquista di un po' di colonie nelle Americhe, ma anche di difenderli degnamente in caso di imprevisti sulla rotta. Chissà chi sarà il gradito ospite che ce le concederà?


E chi altri?

La campagna coloniale sembra ancora più semplice di quella russa, incontrando un'opposizione pressoché impalpabile, in breve tempo fagocitiamo tutte e cinque le regioni che ci interessano, garantendoci l'accesso diretto al granturco ed al tabacco e una nuova coabitazione con le pittoresche nazioni di indigeni.
Come nota gioviale, tutto quello che rimane agli inglesi è ora una remota regione canadese che non suscita alla gloriosa Prussia, Impero che ha fatto della benevolenza e dell'educazione, lasciando il privilegio dell'apertura delle ostilità agli ospiti, interesse alcuno di attraversare mezzo continente o circumnavigarne le coste gelate solo per poter bussare alla porta delle loro restanti catapecchie.
Questi venticinque anni di conflitto hanno sicuramente giovato alla loro umiltà.


La vedete quella scritta rossa, sola e raminga a nord?
C'è scritto "Blimey, abbiamo finito il tè"

Mentre soddisfatto arricciavo i miei baffi da generale prussiano col casco a punta ed a cavalcioni su un bianco cavallo grato dell'abbandono delle armature, ruzzolavo malamente  a terra alla vista di una gran brutta sorpresa.


- Compagni, fate i vaghi, forse non ci hanno visti!

Attraversando non visti gli sconfinati territori polacchi, quelli che paiono essere tutti i soldati russi in servizio che tanto mancavano nella difesa delle loro città sembrano essersi dati appuntamento ad un tiro di schioppo dalla mia capitale in seconda.
La situazione è nell'ordine: grave, imbarazzante, ad un passo dall'essere disastrosa.
Insomma, capitemi, che senso ha conquistare cittadine sperdute sugli Urali o in Siberia se poi arrivano dei maramaldi e si prendono una capitale dell'Impero?
Reclutando il reclutabile rimpolpo le difese dietro le mura, ma un altro colpo di mano sovietico destabilizza la situazione.
Dalle coste polacche della, ora lo posso anche dire, prossima a tornare prussiana, con tutta la forza che sarà necessaria, Prussia occidentale, la flotta russa raccoglie i suoi commilitoni e si dirige verso la Finlandia.
Il sudore freddo cola ora più copioso.
Åbo non ha gli uomini per difendersi da un assalto simile.
Åbo non ha i mezzi per procurarsene in tempo.
Åbo è un tantino fuori mano perché arrivino dei rinforzi per tempo.
Åbo è virtualmente fottuta.
A meno che non imbarchi io stesso le forze di difesa preparate per Königsberg e le sbarchi nei pressi di Åbo. (neanche un copia e incolla)
Non fosse che non posso fare altro che tenerli pronti al porto di partenza, perché:
- Se sbarco prima io in Finlandia e loro tornano indietro, non potrò difendere Königsberg.
- Se li tallono da vicino mi affondano la nave con tutti gli uomini a bordo e poi potranno fare ciò che vogliono su tutte le coste limitrofe.
Sorprendentemente la loro navigazione prosegue fino alla fine del mare del nord, per mettere i piedi a terra e riprendersi una delle città sperdute in quelle vaste distese fredde, inospitali, con le poche strade che stavo ancora acciottolando e soprattutto limitrofa alla mia forza di invasione nei loro territori.
Per un terribile attimo ho creduto di non avere a che fare con un idiota.


Il loro acume tattico ha chiamato e ha trovato occupato.

Corretto l'attestato di proprietà della regione contesa, mi pare giusto portare i miei sentiti omaggi sulla soglia di un altro sovrano illuminato dall'idea balzana di rompermi le uova nel paniere.
Approfittando dell'effetto valanga delle mie truppe, gli stimati amici della confederazione Indiana stipulano una provvidenziale alleanza con noi per cominciare ad erodere territori russi anche a sud.
Il tempo di un altro regno si avvicina alla sua conclusione, e certamente un vecchio alleato dalle decisioni infelici avrà modo di ripensare a certi errori.

Non fosse che, mentre mi sfregavo già le mani, in questo mondo tutto matto, uno non fa in tempo a disarmare un aggressore che prontamente un altro ne prende il posto.


Anche qui ci deve essere lo zampino polacco.
Ne sono certo.
Me lo fanno apposta!



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