mercoledì 27 gennaio 2016

Youtube I can not - Parking struggle


Piano, piano, così. Un altro po'.
Piaaaaanoooo.
P...



Ok. Riproviamo.
Per il decollo consiglierei di seguire con attenzione la strada e...
Oppure decollare alla scavezzacollo, con rimbalzo, sorprendentemente senza esplodere al minimo tocco come prima.
Un po' d'aria fresca per schiarirsi le idee.
Ed un perfetto atterraggio alla ma che me frega a me.
Perfetto.





lunedì 25 gennaio 2016

Una Prussia dal volto umano - III

Tu quoque brut' fij' de na m....!


Il mondo civilizzato intero guarda alla Prussia con benevolenza.


La politica nazionale del vivi e lascia vivere a meno che non diventino molesti, in tal caso sottrai loro quasi tutto quel che hanno lasciandoli con un pugno di mosche e una latente ostilità alimentata dall'impotenza, esemplificata nell'immagine sovrastante da un pugnetto di regioni in rosso, rispettivamente i resti del fu Impero Britannico in America e quello mai messo in essere svedese, hanno prodotto negli anni una benevolenza diffusa nei nostri confronti.

A guastare l'idillio della ritrovata serenità nell'isola d'Albione e sull'imponente penisola nordica, entra a gamba tesa, senza alcun merito, interrompendo peraltro il sogno nascente di creare una flotta, grazie ai nuovi mezzi tecnici messi a disposizione dai porti non più inglesi, al solo scopo di portare i rispetti prussiani in quel di Nuova York, data la duratura animosità degli anglosassoni che mancano con protervia di riconoscere il fallo nelle recenti prese di posizione, una inaspettata animosità da parte della monarchia di Hannover verso la nostra amica Sassonia.

Contestualmente gli iracondi svedesi rialzano la testa, con sviato orgoglio e preparano una forza militare in quel che resta loro, la Finlandia e mettono subito all'opera la loro flotta per recare il più disturbo possibile alle mie operazioni logistiche.

Dando la priorità alla questione sassone, vista anche la vicinanza della minaccia di Hannover aggravata da un'insufficiente presenza militare prussiana in loco, riesco a congiungere alcuni reparti dalla Prussia orientale a buona parte dell'esercito che ha sedato la Svezia e con questi e i rinforzi sassoni e polacchi respingere prima una sostanziosa armata e poi prendere la città omonima. La Polonia non si lascia sfuggire l'occasione e conquista ciò che rimane del regno nemico, accrescendosi un altro po' e sancendo la fine della fazione avversaria.


Andrà meglio la prossima volta.

Non potendo più tollerare una mina vagante come la Svezia, con la sua costante ostilità e con la sua forza marittima ingestibile, cingo in un lungo assedio la città di Åbo e pongo fine alla questione, nonostante i tentativi disperati dei difensori.
Nell'assedio moriva anche il glorioso generale che aveva condotto la campagna fin dagli inizi.
Di vecchiaia.

Se ciò non dovesse sembrare una serie di inconvenienti sufficientemente scomodi, l'oltraggio è ancora dietro l'angolo quando una impreparata Russia decide che il momento è giunto per dichiararci guerra. Evidentemente c'è ancora chi è duro d'orecchi.
Il vero affronto però è la scelta che la Polonia si trova a fare.
Vicina stimata e sempre disponibile, tenuta al sicuro da minacce dal settentrione dalle nostre attività di subordinazione di vicini dalle poco sagge mire espansioniste, si allargava felice a sud e sud-ovest anche grazie allo stesso tipo di accordo stipulato coi russi per quanto riguarda la frontiera orientale.

Ora la Polonia si trova quindi alleata a due diverse nazioni che entrano in guerra tra di loro.

Sebbene non accetti di supportare militarmente l'aggressore, sceglie comunque di non scendere in campo neanche con l'aggredito, uscendo formalmente dalla nostra alleanza e rescindendo il permesso di passaggio nei suoi territori, che tanto mi avrebbe agevolato, mantenendo però gli stessi rapporti con gli zaristi.

Un vero e proprio tradimento aggravato dall'opportunismo. Il voltafaccia, sebbene non totale, merita sicuramente un appunto nel libro nero de "appena mi libero un attimo avrò cura di ricordarmelo".


Una pigra campagna di conquista.

I territori sovietici si rivelano difficili solo da percorre visto le insufficienti infrastrutture che un governo così poco illuminato da aggredirmi dimostrano contro ogni ragionevole dubbio, e supportato da quei bravi ragazzi della Curonia, strappiamo un po' per uno grandi regioni, sebbene scarsamente popolate, dai suoi confini.

Alla terza provincia rimossa dal loro controllo è ormai chiaro che l'opera di conquista sarà rallentata solo dalle lunghe distanze e dal fango, permettendomi quindi di tornare ai miei piani originali.


Tutti a bordo!

Con grande dispendio di risorse e tempo, ecco pronta una bella flotta in grado non solo di traghettare ben due eserciti alla conquista di un po' di colonie nelle Americhe, ma anche di difenderli degnamente in caso di imprevisti sulla rotta. Chissà chi sarà il gradito ospite che ce le concederà?


E chi altri?

La campagna coloniale sembra ancora più semplice di quella russa, incontrando un'opposizione pressoché impalpabile, in breve tempo fagocitiamo tutte e cinque le regioni che ci interessano, garantendoci l'accesso diretto al granturco ed al tabacco e una nuova coabitazione con le pittoresche nazioni di indigeni.
Come nota gioviale, tutto quello che rimane agli inglesi è ora una remota regione canadese che non suscita alla gloriosa Prussia, Impero che ha fatto della benevolenza e dell'educazione, lasciando il privilegio dell'apertura delle ostilità agli ospiti, interesse alcuno di attraversare mezzo continente o circumnavigarne le coste gelate solo per poter bussare alla porta delle loro restanti catapecchie.
Questi venticinque anni di conflitto hanno sicuramente giovato alla loro umiltà.


La vedete quella scritta rossa, sola e raminga a nord?
C'è scritto "Blimey, abbiamo finito il tè"

Mentre soddisfatto arricciavo i miei baffi da generale prussiano col casco a punta ed a cavalcioni su un bianco cavallo grato dell'abbandono delle armature, ruzzolavo malamente  a terra alla vista di una gran brutta sorpresa.


- Compagni, fate i vaghi, forse non ci hanno visti!

Attraversando non visti gli sconfinati territori polacchi, quelli che paiono essere tutti i soldati russi in servizio che tanto mancavano nella difesa delle loro città sembrano essersi dati appuntamento ad un tiro di schioppo dalla mia capitale in seconda.
La situazione è nell'ordine: grave, imbarazzante, ad un passo dall'essere disastrosa.
Insomma, capitemi, che senso ha conquistare cittadine sperdute sugli Urali o in Siberia se poi arrivano dei maramaldi e si prendono una capitale dell'Impero?
Reclutando il reclutabile rimpolpo le difese dietro le mura, ma un altro colpo di mano sovietico destabilizza la situazione.
Dalle coste polacche della, ora lo posso anche dire, prossima a tornare prussiana, con tutta la forza che sarà necessaria, Prussia occidentale, la flotta russa raccoglie i suoi commilitoni e si dirige verso la Finlandia.
Il sudore freddo cola ora più copioso.
Åbo non ha gli uomini per difendersi da un assalto simile.
Åbo non ha i mezzi per procurarsene in tempo.
Åbo è un tantino fuori mano perché arrivino dei rinforzi per tempo.
Åbo è virtualmente fottuta.
A meno che non imbarchi io stesso le forze di difesa preparate per Königsberg e le sbarchi nei pressi di Åbo. (neanche un copia e incolla)
Non fosse che non posso fare altro che tenerli pronti al porto di partenza, perché:
- Se sbarco prima io in Finlandia e loro tornano indietro, non potrò difendere Königsberg.
- Se li tallono da vicino mi affondano la nave con tutti gli uomini a bordo e poi potranno fare ciò che vogliono su tutte le coste limitrofe.
Sorprendentemente la loro navigazione prosegue fino alla fine del mare del nord, per mettere i piedi a terra e riprendersi una delle città sperdute in quelle vaste distese fredde, inospitali, con le poche strade che stavo ancora acciottolando e soprattutto limitrofa alla mia forza di invasione nei loro territori.
Per un terribile attimo ho creduto di non avere a che fare con un idiota.


Il loro acume tattico ha chiamato e ha trovato occupato.

Corretto l'attestato di proprietà della regione contesa, mi pare giusto portare i miei sentiti omaggi sulla soglia di un altro sovrano illuminato dall'idea balzana di rompermi le uova nel paniere.
Approfittando dell'effetto valanga delle mie truppe, gli stimati amici della confederazione Indiana stipulano una provvidenziale alleanza con noi per cominciare ad erodere territori russi anche a sud.
Il tempo di un altro regno si avvicina alla sua conclusione, e certamente un vecchio alleato dalle decisioni infelici avrà modo di ripensare a certi errori.

Non fosse che, mentre mi sfregavo già le mani, in questo mondo tutto matto, uno non fa in tempo a disarmare un aggressore che prontamente un altro ne prende il posto.


Anche qui ci deve essere lo zampino polacco.
Ne sono certo.
Me lo fanno apposta!



venerdì 22 gennaio 2016

Youtube I can not - Sting like a butterfly, dance like a wasp

In virtù del fatto che il girare senza meta a causar danno senza altro scopo che il piacere fine a sé stesso è immensamente più soddisfacente del venire guidati attraverso missioni che poco concedono all'estro demolitore, ecco che vi propongo un insensato attacco videogiochistico alle infrastrutture di una repubblica delle banane fittizia che tanto amiamo democratizzare tramite l'uso spregiudicato di Schwarzenegger.
Il commento audio tanto latente in questa serie è stavolta gentilmente concesso dai soldatini repubblicani molto proni al comunicare, ben più del sottoscritto che da bravo agente speciale provvederà a stilare invece un semplice rapporto dattiloscritto.




Come ogni calamità che si rispetti provvedo a incombere dal cielo, con la calma tipica dell'inevitabile, proprio come un anziano che non rispetta uno stop con la costanza dei suoi 20 Kmh. A proposito di ciò una coppia di letargici militi si pone come comodo espediente per la mia opera di rovina, parcheggiandomi gentilmente il residuato bellico a distanza favorevole per congiungerlo con la base di una brutta opera di arte propagandistica. Espletate le formalità per il passaggio di proprietà dell'antiquato fuoristrada, sostituendo onerosi notai con più moderni e spicci strumenti tecnologici, sprono i suoi ansimanti cavalli verso il trionfo della gravità ai danni della bruttura scultorea, che altrimenti avrebbe richiesto una mattinata almeno spesa nei seminterrati del comune a cercare di compilare inutili moduli pronti per l'oblio di un cassetto, che non ho comunque il tempo di ammirare infrangersi al suolo dato che la coreografia della mia fuga prevede che mi esibisca in una derapata per spiegare l'importanza del casco ad un altro imprudente omino della sicurezza.
Omino tra l'altro prodigo di parole gentili.
Accogliendo prontamente il suo esemplare suggerimento ginnico, quello di cercare la via verso l'alto, mi esibisco nella mia migliore imitazione dell'Uomo Ragno issandomi su tetti in cotto ed attraversandoli con grazia e rapidità verso una potenziale fonte di botti quale una stazione di servizio. Non volendo ripetere il trucco precedente, mi affido anzi ad una più prosaica coppia di granate, dall'effetto garantito e sempre apprezzabile.
Il suono del collasso della struttura, gioioso e scoppiettante, è il segnale per cercare una via d'uscita quantomeno spregiudicata, identificata nel lungomare ancora pristino ed inviolato dal mio agire, solo una volta sbrigata la pratica omino fastidioso congiunto al palo, però, mi lancio di volata verso una motovedetta in allontanamento, attaccandomici con garbo in spregio ai proiettili copiosamente lanciati al mio indirizzo.
Una testa tanto calda merita una doverosa rinfrescata che gli concedo separandolo dalla mitragliatrice leggera che tanto lo rendeva spavaldo e che voglio proprio provare di persona, ma dal lato corretto.
Rivelatasi purtroppo inutile, tanto contro di me che contro i nuovi arrivati, sembra proprio che io sia costretto a ricorrere nuovamente alla comprovata efficacia della rimozione coatta dell'invadente mitragliere, il cui pilota interpreta correttamente come il tana libera tutti.
Lasciato finalmente solo col mio scafista d'accatto s'impone che io provveda ai dovuti addii, apro quindi il paracadute per lasciarlo andare ramingo incontro al suo destino mentre placido galleggio verso il mare.


La prossima volta anche senza paracadute.

giovedì 14 gennaio 2016

Una Prussia dal volto umano - II

Potrei aver invaso la Gran Bretagna


Sulla carta le proporzioni sarebbero queste.

- Ma, ma come? Invaso?
- Calma, calma signori, lasciate che vi spieghi.
- E tutti quei bei discorsi sul volto umano?
- C'è una motivazione ragionevole, se voleste solo darmi modo di esprimerla.
- Direi più una faccia come il culo!

Uno ci prova a fare il Kaiser illuminato, quello ragionevole che porge orecchio a chi ha da dire senza montare subito sul carro dell'autorità per evitare discussioni, ma a tutto c'è un limite.
Quel limite l'ho raggiunto nel lontano 1723, quando, alcuni anni dopo la conquista e pacificazione della Slesia e l'inizio di una salda e duratura amicizia con l'Impero Polacco, l'incoronazione del nuovo sovrano prussiano veniva contestata dagli Inglesi, accusandoci di improbabili brogli elettorali e dichiarandoci guerra come se fossero una superpotenza in grado di mettere becco qualsiasi.

Avete letto le parole Terrificante
e Spettacolare, sì?

In che modo quindi mi sono trovato il sangue di migliaia di vittime sulle mani?
Dovete capire che il mio piccolo Impero non aveva i mezzi per contrastare quello che la Gran Bretagna avrebbe fatto, forte della sua incontrastata superiorità navale e posizione geografica.
Avrebbe attuato un embargo irrevocabile sulle mie rotte commerciali, dalla comodità del suo cortile di casa (La Manica) e protrattolo indefinitamente onde potermi ricattare per tornare ad avere del tabacco.
Mi avrebbe ridotto quasi alla fame senza neanche impiegare un esercito.
A quel punto un'idea disperata si affaccia alla mente di un sovrano in un momento molto critico.
Il colpaccio di Davide, o come lo chiamiamo noi in Prussia, la mossa Kansas City.

La mossa Kansas City.

Un impero come quello britannico, quasi esclusivamente tenuto in piedi dalla marina e notevolmente occupato nelle colonie oltreoceano in guerra con i colleghi francesi, potrebbe non essere preparato a ricevere una nutrita forza d'invasione terrestre sufficientemente motivata e disperata.
Il punto è, non avevo modo di saperlo.
Imbarcato il mio esercito su una manciata di imbarazzanti e obsolete galee a remi, li avrei visti colare a picco appena sbucati da sotto la Norvegia?
Non avevo modo di saperlo.
È saltato fuori che neanche loro avevano modo di saperlo.
Per aumentare le possibilità che il mio D-Day non si trasformasse nel pernacchia party dai parapetti dei velieri inglesi, mobilitavo anche una seconda forza d'invasione dalla Prussia Orientale.

Imprevisto!

Come neanche il migliore degli avvoltoi, prontamente la Svezia, molto plausibilmente approfittando della mia attenzione rivolta ad un problema alquanto spinoso, scatta audacemente in avanti per minacciare la piccola Curonia che da tempo giace paciosa sui miei confini orientali, comodo cuscinetto che mi tiene al caldo dalle folate di vento russe e finlandesi e, senza farsi mancare nulla, anche le coste polacche.
Dicesi coste polacche il fazzoletto di terra che si affaccia sul mare del Nord e che, sebbene porti il nome di Prussia occidentale, è di fatto territorio del caro amico polacco, che non nega mai il passaggio alle mie truppe.
Detto ciò, un altro piano sembra adombrare le mie intenzioni di preservare almeno una parvenza di volontà nel rimanere sul discorso del volto umano.
Ma quale uomo lascerebbe un amico bisognoso di aiuto ad affrontare da solo un'inevitabile catastrofe? Quale, io vi chiedo?
In una mossa meno fine e clamorosamente più improvvisata di quella in corso contro i britannici, la seconda forza d'invasione la dirotto sulle coste svedesi, nei pressi della loro bella Stoccolma.

Dalla loro bella Stoccolma esce un notevole esercito che accoglie i miei uomini sulla costa.

Due linee di migliaia di uomini tentano, in ogni punto, di sfondare quella dell'avversario.
Un incubo per me di micro gestione, considerando che il cedimento non visto in tempo di anche una sola unità poteva decretare il tracollo.
Un massacro per entrambi gli schieramenti, con forze davvero simili.

SPOILER!

Frattanto, nei mari ricchi di pesci ed al tempo sgombri di piattaforme petrolifere in disuso, a metà strada tra l'isola d'Albione e le terre dei vichinghi, il colpaccio riusciva.
La piccola e penosa, ma solo nell'aspetto, spedizione di galee passava inosservata al controspionaggio nemico, unico e solo colpevole di una delle conquiste di una capitale d'impero più facili ed imbarazzanti di sempre.
Perché vedete, senza nessun brigantino a fermare i miei uomini, questi hanno imperversato sul suolo inglese come solo una manica di turisti ubriachi potrebbero.
Senza freni, senza ritegno, senza trovare opposizione.
Scalzata a calci nel culo la vecchiaccia dal suo palazzo, con appresso l'ammonimento che abbiamo appena cominciato, non si metta troppo comoda in Scozia, inducevo il pugno di fe... l'occhio benevolo prussiano ai bisogni del privo di una guida capace popolo inglese, fornendo loro un pratico bordello, una rete stradale meno fangosa e portando una ventata di novità industriali per farli emergere dalla loro manifesta arretratezza culturale.
È saltato fuori che gente abituata a comandare mezzo mondo, tradizionalista, marinara e pure permalosa non apprezzi il vento delle riforme, il cambiamento della forma di governo e lo scalpiccio di migliaia di piedi stranieri come ci si aspettava e forse anche l'obbligo di studiare il tedesco può essere stata una mossa azzardata, col senno di poi.
Sono dieci anni che periodicamente sedo con benevolo ma deciso zelo le loro irritanti rivolte.
Eppure i sondaggi  dicono che stiamo per farcela, avremo presto anche il loro cuore.
Perché il sedere lo stiamo già prendendo a calci da un decennio.

Tutto un altro discorso da queste parti.

Prevedendo almeno che l'impegno militare contro due nazioni poderose potesse richiedere ben più dei due eserciti già pronti alla pugna, approntavo, grazie all'efficienza tipica tedesca, i doverosi rimpiazzi, poi tutti destinati alla campagna svedese, maggiormente avida di uomini.
Reintegrate le truppe dei superstiti con i necessari rinforzi, disponevo di una forza adeguata per prendere la città, prima che il potere economico nemico potesse fare altrettanto per le sue.
La sanguinosa presa della capitale avveniva così, spezzando il loro territorio in due e lasciando la Norvegia esposta ad una successiva blitzkrieg che sanciva la resa svedese, ridotta ora alla sola Finlandia e impossibilitata a porre in essere il suo intento d'invasione ai danni dei miei cari alleati.
È solo per questo che, miei signori, mi sono impegnato a sottrarre la casa ad un tiranno spregevole ed aggressivo solo nei confronti dei più deboli, per poterli proteggere ed al contempo insegnare una cara lezione a tutti gli altri, se vuoi allargarti, preparati anche a restringerti.

Glielo avevo detto, di non mettersi comoda
a quella megera.

Certo, se poi invece mi minacci, è solo questione di tempo, prima che il tuo Spettacolare diventi Abbondante e il tuo Terrificante si riduca a Forte.

martedì 12 gennaio 2016

Una Prussia dal volto umano

Le umili origini.

Il mio sogno, in un gioco che già dal nome impone la sua natura di implacabile macchina per il dominio del mondo, è di traghettare una nazione dalla pesante eredità e dalla situazione di partenza scomoda come la Prussia attraverso il secolo senza ricorrere alla conquista smodata.
Per farlo mi sarà indispensabile un mirabile esercito.

All'inizio del 1700 la proto-Germania è divisa in due monconi separati, con la sua regione centrale in mano all'Impero Polacco, circondata da regioni autonome come la Sassonia, Hannover e la Curonia, con l'accesso al mare in totale sudditanza di Svezia, Danimarca, Inghilterra e Paesi Bassi e con un iroso Asburgico vicino.

Nell'attesa di vedermi arrivare l'immancabile notifica di inizio delle ostilità, penso bene di concentrare risorse e denaro nel migliorare quanto possibile le infrastrutture e di sfruttare al meglio le rotte commerciali terresti di cui dispongo.

Le strade, per esempio, serviranno
a farli marciare meglio.

Tempo una manciata di anni e l'Austria, già in conflitto con la Polonia, pensa bene di dichiarare guerra alla Prussia che ha passato gli ultimi turni a sviluppare due eserciti, uno per provincia, e ad addestrarli adeguatamente.
Fedele all'impostazione che mi sono dato all'inizio, inauguro un'alleanza col mio vicino sassone, il cui smodato apparato militare non mi spiego con cosa venga pagato, e proprio un turno prima che le possenti mura a stella possano rendere la mia capitale Berlino pressoché impenetrabile, ricevo la visita dell'esercito asburgico invasore.

Gli ottimisti si presentano con un numero appena sufficiente di truppe ed un solo reparto di artiglieria, poi marciano felici verso le mie fortificazioni, dove un nutrito assembramento di fanti e granatieri li attende.

Mentre da ovest arrivano i rinforzi della vicina Sassonia.

Il tempo di saggiare le baionette dei miei militari che vengono investiti alle spalle dalle truppe a cavallo. Fine del tentativo di invasione.

Fu così che il principe della Sassonia si vide recapitare un prezioso servizio in porcellana con la dedica "i migliorissimi amici".

Poco dopo l'Austria ci riprova e sposta un'altra forza di invasione nei territori polacchi, che poi sarebbero la Prussia centrale, che divide il mio impero in due. La regione non ha mezzi per difendersi. L'esercito si attesta a pochi chilometri dal confine con la mia città di Königsberg ed attende.

I miliziani mi vanno in paranoia.

Mi frulla per il capo coronato di lasciargli sottrarre il territorio ai polacchi per poi conquistarlo io stesso e unificare finalmente l'impero.
Ma questo lo farebbe un monarca più opportunista.
Io punto ad essere un monarca più umano, quindi chiedo una formale alleanza alla Polonia e visto che è già altrimenti indaffarata, mi impegno ad usare le mie sole truppe per combattere in sua vece l'oppressore.
I miei tricorni blu scendono quindi sull'accampamento nemico per rimuoverlo dal suolo tedesco solo formalmente polacco.
Gli austroungarici si attestano dietro le loro linee, costringendomi ad una lunga manovra di avvicinamento che si conclude con i miei granatieri che, da dietro dei bassi muretti, scompaginano le file nemiche permettendo ai fanti di linea di mettersi in formazione e finire con eleganza il lavoro.

i muretti sono vostri amici.

Sempre fedele all'impegno di non fare il figlio di madre ignota totalitarista, offro il perdono agli Asburgo in cambio della cessione della provincia della Slesia, piccola lingua di terra dalla quale sono transitati i due eserciti invasori.
Il poco avveduto interlocutore mi nega soddisfazione, quindi, considerando che mi sono comportato adeguatamente e per non voler mostrare debolezza al mondo che ci osserva, gli ricambio il favore indirizzando le mie truppe ormai veterane sulle sue patetiche difese.

Un paio di reparti tentano di fermare la mia discesa sulla città ma finiscono in rotta e lasciano la difesa dell'urbe nelle mani dei cittadini. 

Andiam, andiam,
andiamo a conquistar!
Il dramma nei volti baffuti
e nelle pezze sui mutandoni

Le inevitabili conseguenze

Messo in chiaro che militarmente l'Austria non mi deve cagare il c... piffero, consiglio nuovamente alla ragione il mio iroso vicino che finalmente riconosce i suoi errori ed acconsente ad eliminare tutta questa ostilità.

Il fatto che poi la Polonia, nel frattempo, abbia accresciuto il suo territorio ai suoi danni forse è stato un utile supplemento.

Il nuovo che avanza.

Ora che questa ventata di prussianità porterà lavoro, benessere e prosperità alla Slesia, devo solo gestire i facinorosi che tentano vigliaccamente di negare la bontà del mio governo dando fuoco alle officine, proseguendo con gli scioperi e finanche organizzando truppe di ribelli.

Un bordello, sorprendentemente, guarirà il malcontento.

Quello e una carica di Ussari sui babbei armati
di patetici fucili a pietra focaia in rotta.

Che dal volto umano va bene, ma il culo è pur sempre blasonato.




martedì 5 gennaio 2016

Facebook Chronicles - Se non mi uccide...

Nababbo

4 gennaio 2016





Mentre arrancavo penosamente col fisico aggravato da mal di testa e quello che pare essere il principio del cedimento delle mie riserve contro il malanno stagionale, entravo in pasticceria per mettere in atto il mio piano.
Il mio è un piano semplice.
I bomboloni alla crema serviranno a darmi le energie necessarie a superare questo momento di debolezza.
Oppure, i bomboloni serviranno a dare il colpo di grazia a quel che rimane della mia carcassa, con conseguente fallimento critico del sistema e relative drammatiche conseguenze.
Il mio è un piano semplice.