Per quanto mi sforzi di ricordare sono pochissimi, davvero in numero esiguo, i giochi che mi hanno lasciato un pensiero o un'emozione a frollare nella mente o nello stomaco, presente alla fine dell'esperienza e per giorni a seguire al risveglio o nei momenti precedenti all'addormentarsi.
Il suscitare una reazione emotiva o innescare un'idea sono spesso le conseguenze dell'esposizione ad opere appartenenti a forme di intrattenimento più tradizionali, che hanno avuto se non secoli, millenni per perfezionarsi.
Il senso di colpa che mi ha attanagliato alla conclusione del quarto episodio della seconda serie del gioco Telltale The Walking Dead, insieme alla forza sincera di quell'emozione, era appesantito dalla sorpresa nel provare qualcosa di simile in seguito all'aver giocato.
Per meglio articolare questo pensiero che mi rimbalza in testa da diverse ore, cercherò di afferrarlo al meglio traducendolo in questo scritto, che mi preme sottolineare, sarà, per non rendermi il compito più complicato di quanto già non sia, ricco di spoiler dettagliati, pertanto regolatevi di conseguenza.
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| Carattere |
Clementine è un prezioso, in quanto rarissimo, esempio di un personaggio che riesce con efficacia a far coesistere la sua fragilità con una tenacia che non ti aspetteresti da una ragazzina così piccola.
Le ingenuità che può commettere nella sua terribile avventura si accompagnano senza stonare ai gesti più audaci o spaventosi perché, a mio modo di vedere, si è riusciti a renderla una persona che sta imparando le regole di questo nuovo mondo, che ha dalla sua una speranza ancora forte nelle persone ma anche una piccola esperienza e quei pochi insegnamenti importanti che Lee ha provato a trasmetterle prima di doverle dire addio.
Non è un caso se nei primi episodi in alcune delle sue risposte possibili, sia per tentare di apparire inerme davanti a potenziali minacce che per provare a giustificare una scelta impopolare, provi sempre meno a giustificarsi dicendo di essere solo una bambina.
Se all'inizio può sembrare una scelta ovvia rispondere in questo modo a qualcuno che ti punta un'arma addosso o che ti accusa di avere fatto una grave sciocchezza, man mano che la storia prosegue tale ovvietà si sgonfia vistosamente all'aumentare delle responsabilità che le vengono affidate e delle richieste sempre più frequenti di intervento.
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| La prima cotta |
Non è semplicemente una questione del dover far tutti la propria parte in condizioni così estreme quanto piuttosto l'ammettere che questa ragazzina è in grado di fare la differenza.
Questa bambina ancora insicura, che si spaventa davvero quando le minacce incombono senza però nascondersi o rifiutarle come una sua sfortunata compagna, diviene presto la bussola morale di un gruppo di persone eterogeneo ma assemblato in fretta, per paura e necessità e visibilmente instabile.
In un clima di costante sospetto e sfiducia, con il terrore che un errore possa causare la fine per tutti, queste persone trovano il tempo di rinfacciare a Clem leggerezze o presunti sbagli, non per intento educativo, quanto per semplice risentimento o paura mentre lei cerca di far funzionare per quanto possibile un tale gruppo disfunzionale, e non avendo che per guida alcuni saggi insegnamenti di Lee.
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| Non lesinate sugli abbracci |
Con l'aggiunta di un personaggio con un bagaglio emotivo personale, sia per Clem che per il giocatore, la situazione diventa presto esplosiva perché non fanno che aumentare l'instabilità e le responsabilità per la piccola.
Presto Kenny rivelerà il prezzo che il suo recente passato ha avuto sulla sua psiche e ben presto gli altri adulti del gruppo si divideranno tra quelli che sospettano di lui e lo temono e quelli che lo temono e per questo chiedono a lei di tenerlo sotto controllo.
A tutte queste incombenze si aggiungerà il pensiero orribile che un sanguinario despota insinuerà nella giovane.
Il violento dittatore, per tenere in riga il suo gruppo di sopravvissuti, non lesina in punizioni esemplari, turni di lavoro massacranti ed esplosioni di violenza repentine e terrificanti, sicuro in cuor suo che sia l'unico modo per forgiare degli uomini forti e scremare al contempo tutti quelli che si rivelano gli anelli deboli.
È lui stesso a suggerire a Clementine, dopo averla zittita in maniera manesca e perentoria, che vede in lei la fibra che ha permesso a lui di portare avanti il suo gruppo.
La maledizione cioè che per resistere a tutto questo si deve divenire dei mostri, o peggio ancora, che lei per sopravvivere non potrà che seguire le sue orme.
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| Ci sono esempi migliori |
È quindi maggiormente per antagonismo e ribellione che ci si impegna, noi così come Clem, a smentire quell'uomo terrificante ad ogni passo, sebbene, prevedibilmente, il gioco faccia del suo meglio per mettere alla prova la nostra risolutezza.
L'incontro con Jane si rivela determinante in quanto la giovane donna diviene, se permesso e con un po' di impegno, una nuova figura tutelare per Clementine, ricca di idee chiare, un cinismo dettato dall'esperienza e, per quanto mi riguarda, di un fascino determinato.
Con il suo arrivo la dinamica principale all'interno del loro gruppo si sposta quindi dal cercare un equilibrio tra due correnti di pensiero sempre più agli opposti, quelle di Kenny e Luke per intenderci, al restare o meno con dei compagni sempre più divisi e sempre meno numerosi.
I suggerimenti, commenti o idee di Jane hanno immediatamente eroso la poca fiducia che riponevo in queste persone sempre più confuse e arrabbiate spingendomi naturalmente a far orbitare maggiormente Clem intorno alla sua figura.
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| Schiva e disillusa |
Non sarà facile per Clem instaurare un rapporto solido con questa giovane, così sfuggente da far temere, in più di un'occasione, di perderne le tracce.
Nel continuo battibecco tra le altre due figure paterne che si esacerba sempre più, la calma e i consigli di cominciare a pensare ad un futuro senza queste persone portati lentamente avanti da Jane contribuiscono a sviluppare per lei un rispetto ed un'ammirazione che si tramandano dalla ragazzina direttamente verso il giocatore.
Non è facile però lasciar perdere tutto ed andare e non è fonte di stupore che Clem tenti davvero fino all'ultimo di far restare il gruppo un'unità di intenti, sebbene le prove che si abbattono sempre più numerose e pesanti non possano che ledere maggiormente tale determinazione.
È proprio qui che, complice una scelta improvvisa impostale dal destino, mi sono trovato, sicuro di fare la cosa giusta, a farle commettere un gesto avventato ma risolutivo, dalle conseguenze però terribili.
Sebbene tecnicamente l'amputazione della mano di Sarita fosse l'unica cosa che potesse fornirle una minima possibilità di sopravvivenza al morso subìto, le conseguenze disastrose per la stessa e la rabbia conseguente del suo compagno si abbattono tanto su Clem quanto su di me.
Con un personaggio di finzione ho dovuto quindi condividere un reale senso di colpa.
Sono e di conseguenza siamo stati troppo affrettati?
La reazione, l'emozione provata e le conseguenze orribili sembrano ammetterlo.
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| Va tutto a rotoli |
Quindi le cose si complicano.
Kenny ora è sconvolto dal dolore e non lesina parole molto dure per Clementine, giustificarsi con lui dicendogli che si è solo una bambina a questo punto suonerebbe per quello che è, una sciocchezza.
L'unica giustificazione che io e lei possiamo fornire è che abbiamo fatto ciò che ritenevamo giusto e che ci rammaricavamo per non aver potuto fare di più.
Mentre per lui ora siamo grandi abbastanza per portare il peso delle nostre azioni, il resto del gruppo sopravvissuto ci circonda invece delle attenzioni che fino ad ora aveva trascurato in virtù della nostra utilità.
Per cinismo non posso fare a meno di pensare che fosse solo per aggiungere anche Clem al gruppo degli antagonisti di Kenny e per meglio vincolarla al ruolo di suo controllore.
Jane stessa ci abbandona, più che spaventata dalla crescente instabilità, dal riconoscere i segni che portarono alla fine del suo precedente gruppo.
C'è l'esile, ingenua speranza che possa portarci con lei, ma si può permettere che Clem non la espliciti.
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| Eppure |
Ci sarà il tempo per una confessione più aperta e sincera tra le due, quando Jane si paleserà nel momento del bisogno, stavolta determinata ad aiutare Clem tanto a difendersi dal mondo quanto a stare all'erta ai segnali di pericolo che ormai sono sempre più palesi.
Il loro rapporto a questo punto sboccia sul serio, quello di due sorelle che si aiutano e non possono rimanere con le mani in mano quando l'altra ha bisogno.
È interessante notare che, in questa transizione da persona fondamentalmente cinica ed egoista, Jane non si tramuti in una crocerossina, quanto piuttosto sia possibile scorgere lo sforzo che ella compie nel forzare la sua natura, nel seguire una persona cara anche nella convinzione di infilarsi nell'occhio del ciclone.
Consapevole di questo, in ogni interazione tra le due mi premuravo di incoraggiare e ringraziare quanto possibile la giovane donna, riconoscendo il sincero sforzo e sentimento che manifestava sempre più chiaramente.
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| L'interazione sarà anche limitata, ma era al servizio della costruzione di un rapporto |
Quando ormai il ruolo di Clementine di tenere a bada un Kenny sempre più imprevedibile, testarda fino alla fine nel non abbandonarlo, comincia a essere ritenuto insoddisfacente e motivi egoistici portano ad un tradimento, è solo Jane che rimane con la ragazzina per aiutarla, per salvarla.
Ora è sulle sue spalle il dover gestire la pericolosità sempre più incombente dell'uomo.
La scelta che farà, per aiutare definitivamente Clem a vedere l'inevitabile conclusione degli eventi prima che questa la travolga, seppure discutibile da un punto di vista morale, non mi sento di condannarla.
Fin da quando si è palesata, è l'unica persona che ha accompagnato Clementine non per necessità, ma per volere.
Fin da subito le ha dato qualcosa senza prendere e basta.
Quando scatena l'ormai incontenibile furia di Kenny con un crudele inganno, forzando la mano della bimba, chiede scusa.
Balbetta, è insicura e fortemente spaventata dal venire abbandonata da Clem.
Nella speranza di prepararci, ci aveva supplicato incoerentemente di fidarci di lei.
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| Più intenso di un abbraccio |
Non lasciatela andare, non permettete che un'empietà calcolata cancelli un lento consolidarsi di fiducia ed affetto.
Gli eventi e la nostra dedizione hanno ridotto drasticamente le sue opzioni e l'ha fatto per noi.
Si è messa volontariamente in pericolo per aiutare Clementine a vedere ciò che ancora le sfuggiva, ha consapevolmente giocato il tutto per tutto per aiutare una persona che avrebbe potuto finire con l'odiarla.
Dopo le parole di commiato di Kenny, così leggere e dolci, le lacrime di sollievo di Jane e la rinnovata determinazione di Clementine nel non piegarsi, non per necessità o sopravvivenza fine a sé stessa, quanto piuttosto nell'accettare che per proteggere i propri cari non si possa evitare di ferire qualcun altro, non posso che, con gli occhi lucidi, convenire di aver raggiunto il finale migliore tra quelli possibili in una storia disperata e struggente.
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| Clem, Jane and AJ |
È quindi con un sorriso soddisfatto che spingo Clem a puntare la pistola all'indirizzo della famiglia bisognosa in avvicinamento, per farli desistere dall'entrare nel nostro rifugio.
Non per cattiveria o per rivelare la fondatezza delle insinuazioni di Carver, quanto perché, mentre si avvicinavano supplicanti, nonostante provassi l'impulso empatico di accoglierli, non ponevo attenzione alle implorazioni della donna o al viso spaurito del bimbo, quanto piuttosto al fare sempre più aggressivo dell'uomo ed in particolar modo alla sua mano tenuta continuamente nascosta dietro la schiena.
- E se fossi pericoloso? - sbotta infine quest'ultimo, disperato.
- E se lo fossi io? - chiosa decisa Clementine, estraendo la sua pistola, non per freddezza, non per spavalderia, ma perché non può più permettersi di anteporre il bene degli altri dinanzi a quello dei suoi cari.
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| Solo una domanda, ma a cosa pensavano l'89,6% dei giocatori? |











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