mercoledì 1 aprile 2015

La storia di un fante


È passato tanto di quel tempo da quando tutto è andato in malora.
In quei giorni se volevi avere del pane dovevi saper combattere.
Non ero tra i migliori ma ero in grado di maneggiare una spada senza mettermi in imbarazzo, questo mi valse un posto nel corpo di fanteria semplice dell'esercito reale.
Non avevamo l'equipaggiamento sofisticato degli altri soldati, le nostre armi ed armature erano semplici utensili adatti allo scopo, peccato avessimo capito benissimo fosse quello sbagliato.
Non era difficile comprendere che eravamo destinati al massacro, utili unicamente a fornire un diversivo per coloro su cui pesavano le sorti del regno.
Soldati, spadaccini e cavalieri avevano armamenti adatti alla bisogna, forgiati dai migliori fabbri, noi marmaglia eravamo fortunati se avevamo a disposizione una semplice ballista.
Quando i giganti infine arrivarono spazzarono via tutto.
Non era una questione di equipaggiamenti.
Ora sono un soldato di ventura, presto la mia spada per le poche anime che altri guerrieri più forti mi accordano, un'ombra che svanisce dal loro fianco in breve tempo, ma è tutto quello di cui ho bisogno per non impazzire del tutto.
L'ho creduto per molto, molto tempo, ma la verità è che si è sempre trattato di un semplice palliativo, la mia natura effimera non mi permetterà di resistere per sempre con così poco, ho bisogno di qualcosa di più, ho bisogno di più anime.
Le loro anime.
Abbi pietà di me se dovessi sfidarti, sono solo un'anima in pena che cerca di non sbiadire del tutto.


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