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| Riderete di meno dei miei baffi una volta col culo per terra. |
Non puoi aspettarti di attraversare questi boschi se anche solo uno dei tuoi tre compari è un dannato pivello, purtroppo per questo bel cavaliere a piedi, per la nostra elfa e la maga del fuoco veterana, il giovane cacciatore di taglie che ci segue non solo è inesperto, è un maledetto idiota (nonostante la coincidenza, quelli nella foto sono fortunatamente parte di un altro gruppo).
A neanche un terzo del nostro cammino, appena entrati nella radura e rimossa un po' di opposizione spicciola, ci accorgiamo di esserci lasciati alle spalle una bella pattuglia di ben otto stormvermin, tutti belli in riga e corazzati dalla testa ai piedi.
Avendo già speso le nostre due uniche bombe per uscire da una situazione incresciosa, anche se ora che ci penso il babbeo ne ha sprecata decisamente una che poteva venirci utile più tardi, noi tre, quelli con un cervello tra le orecchie, facciamo spallucce e li lasciamo nelle retrovie dove non possono nuocere a nessuno.
Lui no, lui decide che otto ratti antropomorfi armati di alabarde e che marciano in formazione sono non solo una sfida da affrontare, ma da provare tutto da solo.
Quando mi giro per controllare se l'ebete ci stia seguendo, è già troppo tardi.
È a più di trenta metri da noi, decisamente sulla rotta del manipolo di mostri, mi volto appena in tempo per sentire lo schiocco della sua pistola che immediatamente scatena l'urlo delle guardie.
Il coglione non fa neanche in tempo a passare ad un'arma da taglio che un hookrat salta fuori da dietro un albero immobilizzando quel mezzo secondo che serve ad otto alabarde per estinguerne la coesione atomica.
Il cuore mi casca nello stomaco.
Sebbene questa possa rappresentare la classica lezione di vita, nel mondo brutale di Vermintide 2 una volta disturbata una pattuglia, essa non avrà pace fino all'estinzione, propria o altrui.
Riesco solo a puntare il moschetto sul muso più vicino e a far fuoco con perizia che in un attimo ci ritroviamo circondati da bastardi corazzati che vogliono la nostra pelle e cercando di destreggiarci tra i loro affondi siamo già divisi, ognuno per conto suo.
L'elfa è la prima a cadere, la vedo finire in ginocchio mentre due corazzieri la martellano senza sosta.
La maga la segue subito dopo, non prima però di aver arrostito per bene il malefico ratto schiavista che in un concorso di colpa onesto avrebbe il 20% della responsabilità della morte del cretino (che detiene un meritato 70%).
Salvato in parte dall'esperienza ed in parte dalla mia armatura pesante, comincio una danza davvero disperata per assestare colpi violenti sul capo dei corazzieri mentre schivo, paro e generalmente indietreggio per incanalare i bastardi in una sorta di fila gestibile che non mi circondi.
Alla festa si sono aggiunti altri ratti comuni e tutta la mia concentrazione è rivolta al piazzare con destrezza la lama del mio spadone del boia sul capocollo dei tizi più grossi, con piccole deviazioni per spazzate ai danni dei più piccoli e fastidiosi comprimari.
Visto che siamo nati per soffrire, due Warpfire Thrower si uniscono inaspettatamente al trenino ma fortunatamente per me sono in coda alla conga e quando decidono di aprire il fuoco lo fanno sulle terga dei miei inseguitori, sfoltendone grandemente il numero in un putiferio di distruzione verde abbagliante e garantendomi lo spazio sufficiente per ricaricare il fucile e piazzarne un colpo contro uno dei loro serbatoi, dimezzandone il pericolo.
L'ultimo stormvermin, dotato anche di scudo, cade finalmente quando, vedendosi abbrustolita la coda, si volta verso il piromane per esprimere il suo disappunto, presentandomi al contempo una bella schiena liscia da spaccare come una mela, annullando l'efficacia del suo maledetto coperchio di latta.
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| Esso. |
Ringraziato il dispensatore di fiamme verdognole con un pallettone tra le palle degli occhi, posso finalmente tirare il fiato e maledire con relativa calma e spiccata creatività lo stronzetto borioso che ci ha azzoppato la corsa.
Ora vorrei poter dire che, rincalzata la cintura dei calzoni da cavaliere, sia partito eroicamente alla liberazione dei miei nuovi compagni più avanti, purtroppo la verità è che all'imbocco della miniera un'orda di barbari e di topastri mi ha avviluppato e distrutto, troppo solo e troppo provato per reggerne l'urto.
La morale della favola è di voltarvi spesso alle spalle, che le pugnalate possono partire anche da trenta metri di distanza e di trovare sempre il tempo, sempre, di aprire il prompt della chat di gruppo e scrivere - no. No. NONONONO!


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