Nessuno si aspettava che sarebbe stato facile, pochi speravano che sarebbe stato rapido, molti confidavano che sarebbe bastata una dimostrazione di forza, io solo mi auguravo di non aver sottovalutato i terribili isolani.
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| Bella è bella. |
Rodi cominciò la sua fioritura con l'insediamento dei Dori sul suo suolo più di tremila anni or sono.
Situata presso l'Anatolia fu molto sensibile all'espansione dell'impero persiano pertanto si alleò con Atene per combattere l'invasore. Inaspettatamente i greci vinsero sia a Maratona che a Salamina scoprendo che l'imponente avversario poteva essere fermato.
Quando Atene divenne davvero potente e ricca, tanto da potersi permettere la flotta più prodigiosa dell'Egeo, creò la Lega Delio-Attica cui Rodi partecipò. Di fatto Atene manteneva saldamente il dominio sui suoi collaboratori e quando non ci fu più bisogno di simulare altrimenti trasferì il tesoro della lega dall'isola di Delo in città. Rodi e altre polis si trovarono più volte a contestare con forza la situazione ma Atene era potente e non lesinava dimostrazioni di forza, a volte anche molto cruente.
Allo scoppio della terribile guerra del Peloponneso si mantenne neutrale sebbene formalmente alleata di Atene.
Quando i macedoni entrarono in campo Rodi tentò un'alleanza con i persiani e per questo fu assediata da Demetrio Poliorcete il Conquistatore che non conquistò affatto l'isola, la cui popolazione, in occasione della qual cosa, eresse il mitico Colosso, forse per ben evidenziare alle navi in ingresso al porto la prospettiva vantaggiosa di cosa si celasse sotto il gargantuesco gonnellino.
Quando secoli dopo giunsero i romani iniziò il vero declino dell'isola che vide la sua posizione principale nel commercio marittimo dell'area compromessa a favore dell'isola di Delfi.
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| Mirabile opera d'arte col solo scopo di dire: Ciupa! |
L'isola di Rodi si ritaglia un posto d'onore tra i patimenti dell'impero nonostante due regni ben più grandi minaccino da decenni il Ponto e sui confini orientali, indeboliti dalla peste e pertanto assillati dall'assenza di personale militare in pianta stabile, si stagli la presenza ingombrante di una potenza senza pari nell'antichità.
Sulle coste sud-occidentali dell'Anatolia, nella provincia cui fa capo la città di Alicarnasso, finalmente liberi dalle incombenze di pacificazione di una popolazione di impronta greca dal carattere tumultuoso, due condottieri raccolgono gli uomini per correggere due anomalie imperdonabili.
Phraotes, governatore sconfitto e ripudiato dell'isola di Creta, in un ultimo tentativo di riacquistare il favore del nuovo re, si fa affidare alcune truppe galate, composte principalmente da spadaccini, per riprendere il territorio perduto.
A pochi chilometri da lui il prode Ichthysades, dopo aver restituito Sardi all'impero ed essersi occupato della sua amministrazione, forte della sua fama di generale vittorioso e possibile sostituto nelle opere di conquista future del sempre più anziano ed imbattuto Rhesimedes, prendeva il comando dei numerosi opliti veterani ed affidabili di Nicomedia con al seguito truppe galate di rinforzo, sempre preferibili in uno scontro con avversari greci.
Le forze messe in campo dai ribelli, sulla carta, non possono competere con i numeri e le abilità che sto per scagliargli contro.
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| Appena sbarcati e già al lavoro. |
Non avendo alcuna intenzione di porre tempo in mezzo, visto il duro colpo alle finanze del regno che l'assenza del polo commerciale rodiano ha imposto, le truppe del generale si spostano rapidamente dal porto, lasciato alla cura della flotta, per infliggere un assedio alla capitale, sguarnita di difensori.
Il piano prevede che l'esercito greco, al momento fuori delle mura, sia persuaso ad ingaggiare le mie forze superiori non potendo rintanarsi dietro le fortificazioni, rendendo, a vittoria avvenuta, la presa della città una questione di poco.
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| Non si sono fatti pregare. |
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| Sono tanto baldanzosi da avanzare. |
Contrariamente alle pratiche belliche tolemaiche, merito senza dubbio del loro astio nei confronti di un invasore che non riescono a tollerare, le unità greche non si fanno attendere né richiedono di essere raggiunte ed avanzano risolutamente verso la mia linea di opliti; da parte mia non posso chiedere di meglio in quanto, rimanendo in loro attesa, i miei opliti possono stringersi in un efficace muro di scudi che rimarrà compatto fino all'ingaggio del nemico.
A pochi metri dallo scontro ogni unità in prima linea sceglie il suo bersaglio per tenere ogni reparto avversario impegnato in una mischia.
I quattro gruppi di galati invece si occuperanno di instillare il dovuto timore nei cuori dei peltasti che accompagnano la formazione greca per fargli mettere quanto più terreno possibile tra loro e i miei uomini, rimanendo comunque a disposizione per provvidenziali cariche alle terga della linea verde.
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| Una precoce svolta. |
Forse in un tentativo di forzare il centro del mio fronte il capitano ellenico conduceva i suoi cavalieri in una malaugurata carica nel fitto dei combattimenti, condannando sé stesso ad una morte prematura e garantendomi un provvidenziale vantaggio.
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| Come un sol uomo. |
Privi
del capitano e davanti a soldati implacabili i suoi uomini cedevano su
tutta la linea contemporaneamente, abbandonando il campo
disordinatamente ed in tutte le direzioni.
Sapendo
bene che ogni uomo tornato in città sarebbe stato un difensore in più,
Ichthysades ordinava a galli e opliti di rompere la formazione ed
inseguire quanti più codardi possibile.
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| Qualcuno resta indietro per coprire i compagni. |
In questa condizione di fuggi fuggi generale, con una notevole eccezione (▲), un solitario reparto di falangiti,
sulle cui spalle gravava la difesa delle mura cittadine, raggiunge a giochi ormai fatti i tre manipoli di opliti che ho mantenuto in posizione solo per loro.
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| Cosa sperano di ottenere, oltre a gloria imperitura, non saprei. |
Ora immaginatevi questi quattro gruppi di soldati, tre con muri di scudi bronzei levati dinanzi a loro, compatti e quasi immobili, cui si avvicina una selva di picche ondeggianti ed acuminate. Ora visionate due di questi gruppi avanzare in una traiettoria di intercettazione, uno fermarsi per meglio assorbire il colpo, l'altro seguendo una traiettoria più ampia per avvantaggiarsi sul fianco.
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| Non dimentichiamoci il quarto! |
Ora visualizzate il quarto ed ultimo giungere infine alle spalle per porre la parola fine allo scontro.
Ecco, ora prendete tutto questo e considerate che la velocità di spostamento di quattro reparti in formazione è di un lento, ma un lento che l'epicità della cosa viene risucchiata in un vortice di sbuffi di impazienza.
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| Ecco, ci siamo quasi. Ecco, ci siamo quasi. Ecco... (cicaleccio di un tir in retromarcia) |
Solo questa manovra è durata più della mischia principale! Comunque sia, con l'esercito rodiano vinto e con solo 239 superstiti abili alla lotta l'indipendenza della città di Rodi ha la stessa longevità dell'attenzione che pongo alle jpeg piene di testi tragicamente inesatti che circolano su facebook e che sembrano rappresentare la fonte di informazioni privilegiata di alcuni.
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| E proprio come quelle jpeg, anche questa considerazione è SBAGLIATA! |
Ed esattamente come sono inesatti quei testi, spesso perché oblii di informazioni critiche all'argomento, anche io dimenticavo un dato fondamentale di Rodi.
I suoi cittadini sono estremamente, pervicacemente, indubbiamente, xenofobi.
I suoi cittadini sono anche violenti e disposti ad armarsi quando la xenofobia li titilla.
I suoi cittadini hanno soldi a sufficienza per armarsi di tutto punto.
I suoi cittadini fanno bene a difendersi con determinazione perché se gli metto le mani addosso darò tutto un nuovo spessore alle paure legate all'immigrazione di stranieri.
2098 anime di prodi Asterix ora popolano le mura merlate della capitale ed io non ho molto tempo a disposizione.
Coscrivo quindi il povero Phraotes ad unirsi alla lotta, accantonando al momento il piano di riconquista di Creta, e senza ulteriori indugi l'esercito che aveva già vinto e che grazie a Hermes ha subito perdite minimali, prepara in breve tempo il minimo indispensabile per un assedio di qualche speranza.
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| N. 1 torre d'assedio. |
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| N. 4 scale. |
N. 1 ariete corazzato incendiato a metà strada dalle porte cittadine, abbandonato dagli sfortunati galati che perdevano 60 uomini nella disgraziata operazione.
Ben consapevole che, dato il gran numero di difensori, la presa delle mura sarebbe stata laboriosa e potenzialmente catastrofica se condotta con eccessiva impazienza, mi facevo bastare la dotazione e dividevo le truppe col seguente criterio.
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| In foto, la dimostrazione che un muro non ferma alcunchè. |
Cinque reparti di opliti in posizione arretrata rispetto alla torre d'assedio, in attesa al riparo del fuoco nemico, che i galati all'interno del macchiario guadagnino una testa di ponte sulla fortificazione.
Altri cinque reparti di fanti pesanti alle spalle dei galati che stanno scalando le mura con le scale, sempre lontano dalla gittata dei dardi avversari tutti a disposizione degli scalatori.
Sacrifico i galli come forza d'urto per avere truppe fresche per gli scontri all'interno.
Mentre le povere avanguardie barbare tengono occupati i difensori, fondamentalmente con i loro corpi, i loro compagni di rinforzo guidati da Phraotes percorrono il perimetro esterno per ricongiungere le forze e sfruttare i miei punti d'accesso.
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| Punti d'accesso pagati dai galati rimasti a terra. |
Considerando l'alta concentrazione di greci sulle fortificazioni e le pesanti perdite subite dall'avanguardia, destino due reparti di opliti ad accorrere in aiuto per la presa delle mura che sembra andare avanti all'infinito. Non voglio però intasare le due aree condannando quanti rimangono in attesa di uno spiraglio per salire a far da pesci in un barile, pertanto lascio i restanti otto manipoli con il generale, in attesa dell'apertura delle porte.
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| Che arrampicarsi con 35 kg di metallo è dura. |
I rinforzi fatti arrivare agli assaltatori li liberano dall'accerchiamento e permettono loro di concentrarsi nell'avanzare metro dopo metro verso le torri a difesa dell'apertura di cancelli.
Comincia quindi una guerra d'attrito che sembra andare avanti per un tempo inenarrabile, quando ancora il grosso dei nemici è al centro della città e sul suolo fuori le mura giacciono un gran numero dei miei incursori.
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| In primo piano, galati morti nel posizionare i punti d'accesso. Sullo sfondo galati in ritardo di rinforzo. |
Quando anche le truppe di rinforzo di Phraotes arrivano alle scale la pressione sui difensori si fa finalmente decisiva e questi, rinculando nelle torri o cadendo dalle passerelle lasciano finalmente il terreno libero alle truppe d'invasione.
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| Quelle due icone in basso a sinistra sanciscono la riuscita della prima parte dell'assalto. |
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| Opliti in corsa alla conquista delle torri. |
Guadagnare l'accesso alla città non è l'unica cosa da fare, quando si opera sulle mura, non vanno infatti dimenticate le fortificazioni intermedie, le varie torri che si ergono a distanza regolare lungo tutto il perimetro, altrimenti i soldati non saranno mai al sicuro da attacchi sferrati da posizioni vantaggiose e il semplice riorganizzarsi una volta all'interno della città può divenire un incubo.
Non è però necessario percorrere tutta la lunghezza delle fortificazioni, basta liberare i tratti che dovranno essere percorsi per giungere all'agorà.
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| Ed ora, le porte! |
Mentre ancora si combatte sulle mura con gli ultimi difensori che continuano a negare l'accesso alle porte, gli opliti penetrati all'interno, passando per le torri sottratte al nemico, aggirando una pattuglia di falangiti sulla strada, accorrono al portone principale per consentire finalmente l'ingresso al grosso dell'esercito.
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| Un ingresso irruento. |
Quando finalmente guadagno l'ingresso la clessidra mi comunica che è passato metà del tempo a disposizione per la conquista e c'è ancora un gran numero di ribelli da affrontare, tutti sistemati lungo la strada da attraversare per il centro.
Per semplificarmi la vita Phraotes, di sua sponte, prende i suoi uomini e prosegue a sinistra, area precedentemente affrancata da torri moleste per ingaggiare la pattuglia di falangiti cui poco prima erano sfuggiti i miei incursori.
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| Andiam, andiam, in formazione a testuggine andiam. |
Laddove la strada si separa dal perimetro delle fortificazioni per addentrarsi all'interno tra gli edifici, il capitano greco ha posto la maggioranza delle forze rimastegli a disposizione, col chiaro intento di negarmi l'accesso all'agorà, obiettivo ultimo e condizione sine qua non impostami dal gioco per riconoscere la conquista dell'urbe.
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| Mischia, tanta attesa mischia! |
Finalmente libero di percorrere le strade cittadine, Ichthysades può disporre i suoi opliti in una serie successiva di linee individuali, una dietro l'altra, tutte in attesa mentre è solo la prima a scontrarsi mano a mano con i nemici in arrivo, coadiuvata dai reparti sopravvissuti di galati che, sebbene orfani di molti attivi, riescono a dare l'abbrivio necessario a facili conclusioni.
Nonostante il tempo sia tiranno non posso permettere che la fretta mi porti ad ammassare tutti quegli uomini in mischie colossali atte solo a creare ingorghi non aggirabili.
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| È lentissimo, sì, ma è pur sempre un aggiramento. |
Inoltre, per velocizzare la cosa, passando dalle passerelle poste sopra le mura, sono riuscito ad aggirare l'intoppo delle forze nemiche per potermi consentire l'accesso al fianco delle loro unità più avanzate.
Tutto questo mentre le linee di opliti e galati approntate sulla via principale possano fare un tira e molla con la formazione greca per attirarla sempre più allo scoperto.
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| Un'opera certosina di ritirate |
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| e spinte. |
Questa attività, insieme alla riuscita azione di aggiramento, attira dall'agorà un rinforzo di cittadini che accorre dal lato che avevo guadagnato sul nemico, col chiaro intento di prendere i miei opliti alle spalle e creando un vantaggio che mi permetterà di sbloccare lo stallo al quale sono soggetto.
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| Spuntati da dietro l'angolo. |
Come prima cosa, l'arrivo di truppe che difendevano l'agorà sul crocevia nel quale sono impantanato significa che, superato l'ingorgo svicolando nella direzione dalla quale sono arrivati, posso mandare alcuni soldati a mettere la parola fine all'assedio, con il valore aggiunto di non dover combattere tutti i ribelli.
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| Non vi confondete! |
Secondo, per farlo mi basta sgominare l'ennesimo fronte avanzato di nemici, in questo caso dei fanti pesanti, per avanzare di quel tanto che basta per permettere al mio esercito di operare uno stallo ai danni dei difensori e consentire ai cavalieri del generale Ichthysades di arrivare per primi, come ricognitori, nella piazza centrale e constatare che la sua difesa è affidata ad un unico reparto di falangiti.
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| Infine giunsi. |
Lungi dal mandare in vacca la carriera del giovanissimo eroe in una carica fatale su quell'ispida testuggine, sebbene sia tiranneggiato dal tempo ormai agli sgoccioli, attendo l'arrivo, grazie ai numi in corsa, di un gruppo di opliti che si farà carico dell'ingaggio mentre i miei cavalli si intrufoleranno nella piazza.
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| Per la gloria ma soprattutto per la fretta! |
Ottenuto il vantaggio numerico, grazie all'arrivo di altri due reparti, la capitolazione della difesa chiave dell'urbe è questione di tempo.
Che. Non. Ho.
A pochissimi minuti dal termine, con il prerequisito insindacabile di trascorrere, senza avversari, almeno tre minuti nell'agorà, non avendo preventivamente annichilito ogni unità ostile, per vedermi finalmente assegnata la vittoria, devo forzare la sorte e mandare anche i cavalieri incontro ai picchieri.
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| Tic, tac, tic, tac... |
Infine sgominati, a cinque minuti dal termine, comincia il conto alla rovescia per l'occupazione coatta del suolo rodiano e, rasserenato dalla differenza di due ricchi minuti, per poco non vedevo andare tutto in fumo quando una truppa di greci in corsa quasi entrava nella piazza a fermare il conteggio.
Miracolosamente intercettati dagli opliti che sostavano all'ingresso non potevano far nulla per fermare la conquista, avendomi comunque già causato un ricco coccolone.
Gli eroici e provvidenziali opliti sono rimasti in otto, per il loro fondamentale intervento.
Gli eroici e provvidenziali opliti sono rimasti in otto, per il loro fondamentale intervento.
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| Il più ansiogeno assedio di tutta la mia carriera. |
Nell'enfasi della battaglia avevo da tempo dimenticato Phraotes ed i suoi uomini, impegnati a prendere alle spalle la formazione principale dei greci, che ancora si scontrava col grosso delle mie truppe in quel famigerato crocevia, solo che come si evince dal rapporto non gli è andata molto bene, ciononostante mi hanno permesso di avere quei due minuti cruciali.
Per il gesto eroico Phraotes sarebbe stato felicemente reintegrato nelle amicizie intime del re, non fosse che pare sia caduto in battaglia non appena varcate le porte cittadine, in una infelice carica ai falangiti di pattuglia, partita senza attendere il supporto dei suoi fanti.
Caduta la città nuovamente nelle mani di Ichthysades, i cittadini che precedentemente si erano visti risparmiare la vita possono pure abbandonare ogni speranza.
Il Ponto è tornato per restare.
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| Ve la ricordate la scogliera all'inizio del post, sì? |
Approfondimenti storici all'acqua di rose grazie alla mia memoria ed alla collana del National Geographic La Grande Storia, di cui mi sono sparato i primi sedici volumi in una maratona molto soddisfacente per la mia curiosità.


































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