Non possiamo permettere che grette o sviate espressioni di populismo o
nazionalismo possano compromettere la coesione dell'Unità Anatolica (UA)
come stanno facendo a Lond... ehr, Alicarnasso, per renderci più deboli
davanti alle pressioni più che interessate dei russ... uhm, seleucidi e
delle pratiche commerciali dell'ultra capitalismo ameri... ehm,
tolemaico...
Ecco.
Ecco.
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| O di', me la puoi scaldare già che ci sei? |
La Lidia fu un regno neo-ittita che si formò alla caduta del loro impero nel 1.200 a.C., anno che portò enormi cambiamenti nell'antichità. Occupava l'area occidentale dell'odierna Turchia, con capitale a Sardi e si distinse per la sua ricchezza. Secondo lo storico greco Erodoto qui furono coniate le prime monete e uno dei suoi re, Creso, che fu anche l'ultimo e che potete vedere qui sopra mentre offre una libagione sulla sua pira, fu accomunato alla figura leggendaria del re Mida, tant'è che un tempo si diceva "ricco come un Creso".
Della Lidia rimane ben poco oggi, non se ne conoscono la lingua, miti, letteratura e tradizioni ma sempre Erodoto li cita come coloro da cui discesero gli etruschi e che con il loro re Tirreno arrivarono in Italia.
Recenti studi sul patrimonio genetico dei toscani parrebbero confermare questa versione.
Finì conquistata dal re persiano Ciro il Grande, poi fece parte per breve tempo dell'impero spartano, poi fece il classico percorso delle satrapie passate in mano ad Alessandro Magno e da qui ai suoi avidi diadochi.
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| È bello fare il re. |
La volta scorsa ci siamo lasciati con l'insorgere di una crisi sistematica nell'impero dovuta alle politiche di conciliazione progressiste tra le genti che ne abitano i confini che potremmo semplificare in uno scontro tra le popolazioni di impronta occidentale, quindi di cultura greca e quelle di tradizione orientale e quindi con radici persiane.
Un simile problema, tipico in una zona di transizione come quella dell'Asia Minore, minò profondamente anche i tentativi di Alessandro Magno di conciliare le due culture così divergenti, creando i presupposti per la sua dipartita precoce.
Degno di menzione fu l'episodio nel quale fece maritare 500 suoi seguaci macedoni e greci con principesse o nobili asiatiche. Per quanto lungimirante non ebbe il tempo di vederne i frutti e gran parte di quelle unioni non sopravvisse a lui stesso.
Non sono semplicemente problemi di intolleranza a piagare il giovane impero, che dal 280 a.C. ha fatto moltissima strada, perché permangono le ostilità reiterate degli egizi e dei seleucidi e una inaspettata novità cambierà ancora una volta gli equilibri.
Andiamo con ordine per illustrare chiaramente il ginepraio che questo annus horribilis mi ha presentato sotto il naso.
1. L'isola di Rodi, seguendo l'onda di risentimento per l'ampliamento delle enclavi orientali e ancora attaccata all'obsoleto ideale di indipendenza che accomuna i greci tutti, rendendoli sudditi irritanti e finanche saccenti, è in piena rivolta.
Il governatore Rhoimetakles ha evidenti difficoltà a tenere la situazione sotto controllo e dispone di troppi pochi uomini per sperare ragionevolmente di riportare l'ordine senza aiuti dalla madrepatria.
Data la condizione instabile dell'entroterra, sebbene l'isola rappresenti una fonte di ricchezza considerevole, viene deciso di considerarla un problema secondario pertanto l'unico intervento è di stazionare una flotta al porto per consentire una via di fuga sicura al governatore ed ai suoi uomini qualora la situazione precipitasse.
Dovendosi arrangiare da solo il nobile assolda quattro reparti di mercenari per rinforzare le sue posizioni e può solo sperare che la costruzione della piazza per le esecuzioni possa raffreddare gli animi.
2. Anche l'isola di Creta è in violento fermento e la popolazione di pirati e mercenari ha già cacciato dalla città di Cidonia il governatore Phraotes che però assicura di avere la situazione sotto controllo.
Ingaggiando un gruppo di dioforoi da aggiungere ai suoi tre reparti di fantaccini conta di risolvere l'assedio in breve termine. Una piccola flotta viene inviata al porto per offrire del supporto.
3. Ad Efeso la popolazione non è ancora insorta ma serpeggia un evidente malcontento e ad inasprire gli animi c'è un nobile insorto, Bisaltes, che ha raccolto alcuni uomini poco lontano dalle mura. Dadarshi, il governatore della città, confida di riportare la calma grazie ai soldati disponibili ed all'istituzione della polizia segreta. Il nobile ribelle non viene considerato una priorità.
4. Tutt'altro discorso invece per l'importantissima città di Pergamo le cui strade sono percorse dalla sedizione e dal tradimento. Hydarnes di Kiossa, a capo dell'urbe, ha chiesto l'intervento del distaccamento di opliti di Nicomedia perché teme di essere cacciato dalle mura e che i cittadini ribelli armino un esercito numeroso.
5. Gli effetti delle politiche di conciliazione si fanno sentire anche a Cizico seppure in maniera fortunatamente molto minore.
6. La mobilitazione delle falangi della città per soccorrere Pergamo lascia il campo libero a quella parte di cittadini più sediziosa che brama un'indipendenza irrealizzabile e ignora i grandi benefici di far parte dell'impero.
Se tutti questi problemi non vi dovessero ancora sembrare in numero sufficiente a preoccupare un imperatore volgete pure lo sguardo ad oriente.
1. Forse troppo arroganti per accettare lo stato dei fatti i seleucidi persistono nella loro opera di disturbo che priva dell'intervento di cittadini scontenti ed incontentabili non sarà mai di riconquista, portando truppe esangui ed affaticate lungo i percorsi montani del levante pontico. Ecco quindi un assembramento male in arnese di legioni incomplete che mette su un assedio ai danni della città di Mazaka (Kayseri) ad un tiro di schioppo dalla capitale dove addestro e raggruppo i miei migliori soldati. Ciononostante una seccatura in più in un anno già difficile.
2. Parimenti i Tolomei portano un'armata fino alle mura di Antiochia, difesa, gestita ed arricchita dalla presenza del grande Rhesimedes. Un'altra scocciatura che rallenta ed ostacola il libero movimento delle mie risorse. Forse fonte di preoccupazione può essere l'altra armata stazionata più a est, che non posso lasciare imbelle.
3. Sinope, cuore dell'impero, risente dei disordini diffusi, la speranza è che l'innalzamento di un grandioso tempio mostri alla popolazione l'opulenza e la forza di cui disponiamo.
4. Il punto nevralgico è la neo assoggettata città di Amida, esposta al nemico e piagata da un'epidemia di peste che non sembra diminuire d'intensità e che ha letteralmente azzoppato la campagna di espansione a levante.
Rhadesades, giovane conquistatore da crescere per fagli seguire le orme del glorioso generale ormai cinquantottenne è vittima del morbo e con lui le truppe al suo comando. Ciò ha letteralmente distrutto il suo destino e rende difficile non solo la gestione della città stessa, in quanto dovrei rimuoverli da lì quanto prima, ma anche la sua difesa.
Truppe malate non possono spostarsi nei miei territori o spargerebbero il male ovunque, quindi non è possibile sostituire i caduti, lasciandole sguarnite e deboli.
Truppe fresche non possono giungere in aiuto o contrarrebbero la peste.
Come se ciò non bastasse un esercito di seleucidi la rivuole indietro.
Questa frontiera è un bubbone pronto ad esplodere.
5. Appena fuori dall'immagine c'è Cipro, terza e ultima isola che ha deciso di rendermi il 223 a.C. indigesto. A Salamis il governatore Ariobarzanes ha commissionato il reclutamento di cittadini fedeli in una falange di opliti a cui aggiungere degli arcieri mercenari locali che, coadiuvati dalle truppe di galati già a sua disposizione dovrebbero garantirgli il tempo necessario a concludere la piazza per le esecuzioni. Per supporto una flotta stazione al porto.
6. Disordini e ribellioni sono terreno fertile per criminali e briganti che si sono organizzati in bande armate in Cilicia, dove un gran numero di truppe galate sta portando il caos, e in Cappadocia, dove dei più modesti contadinotti hanno reputato opportuno voltare le spalle alla bandiera.
7. Reduci veterani dalla conquista di Amida, tra i quali truppe d'elite, sono state fermate sulla via del rientro nella capitale a causa di segni di contagio. L'idea è di rispedirle indietro.
8. Trebisonda è finalmente libera dalla peste ma lo stesso non si può dire del suo governatore che viene esiliato sul confine per evitare che la sua condizione possa nuocere alla città che al momento rimane senza guida.
E pensare che c'è gente che si lamenta del 2016.
Di seguito decisioni, conseguenze e sorprese.
Essendo Amida il problema principale è il primo che va affrontato. I nemici che assediano la disastrata città, conquista difficile e problematica, alcuni direbbero sventurata nella malasorte che si è trascinata dietro, non sono numerosi così come non lo sono i difensori e ciò costringe il malato ma indomito Rhadesades a scendere su di loro contando principalmente sulla pendenza a favore.
La scarsità di fanti e la totale assenza di armamenti pesanti lo costringe all'uso intensivo di giavellotti e all'accerchiamento con ammucchiata.
Degno di menzione fu l'episodio nel quale fece maritare 500 suoi seguaci macedoni e greci con principesse o nobili asiatiche. Per quanto lungimirante non ebbe il tempo di vederne i frutti e gran parte di quelle unioni non sopravvisse a lui stesso.
Non sono semplicemente problemi di intolleranza a piagare il giovane impero, che dal 280 a.C. ha fatto moltissima strada, perché permangono le ostilità reiterate degli egizi e dei seleucidi e una inaspettata novità cambierà ancora una volta gli equilibri.
Andiamo con ordine per illustrare chiaramente il ginepraio che questo annus horribilis mi ha presentato sotto il naso.
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| Da oggi con il 100% di numeretti di riferimento in più. |
1. L'isola di Rodi, seguendo l'onda di risentimento per l'ampliamento delle enclavi orientali e ancora attaccata all'obsoleto ideale di indipendenza che accomuna i greci tutti, rendendoli sudditi irritanti e finanche saccenti, è in piena rivolta.
Il governatore Rhoimetakles ha evidenti difficoltà a tenere la situazione sotto controllo e dispone di troppi pochi uomini per sperare ragionevolmente di riportare l'ordine senza aiuti dalla madrepatria.
Data la condizione instabile dell'entroterra, sebbene l'isola rappresenti una fonte di ricchezza considerevole, viene deciso di considerarla un problema secondario pertanto l'unico intervento è di stazionare una flotta al porto per consentire una via di fuga sicura al governatore ed ai suoi uomini qualora la situazione precipitasse.
Dovendosi arrangiare da solo il nobile assolda quattro reparti di mercenari per rinforzare le sue posizioni e può solo sperare che la costruzione della piazza per le esecuzioni possa raffreddare gli animi.
2. Anche l'isola di Creta è in violento fermento e la popolazione di pirati e mercenari ha già cacciato dalla città di Cidonia il governatore Phraotes che però assicura di avere la situazione sotto controllo.
Ingaggiando un gruppo di dioforoi da aggiungere ai suoi tre reparti di fantaccini conta di risolvere l'assedio in breve termine. Una piccola flotta viene inviata al porto per offrire del supporto.
3. Ad Efeso la popolazione non è ancora insorta ma serpeggia un evidente malcontento e ad inasprire gli animi c'è un nobile insorto, Bisaltes, che ha raccolto alcuni uomini poco lontano dalle mura. Dadarshi, il governatore della città, confida di riportare la calma grazie ai soldati disponibili ed all'istituzione della polizia segreta. Il nobile ribelle non viene considerato una priorità.
4. Tutt'altro discorso invece per l'importantissima città di Pergamo le cui strade sono percorse dalla sedizione e dal tradimento. Hydarnes di Kiossa, a capo dell'urbe, ha chiesto l'intervento del distaccamento di opliti di Nicomedia perché teme di essere cacciato dalle mura e che i cittadini ribelli armino un esercito numeroso.
5. Gli effetti delle politiche di conciliazione si fanno sentire anche a Cizico seppure in maniera fortunatamente molto minore.
6. La mobilitazione delle falangi della città per soccorrere Pergamo lascia il campo libero a quella parte di cittadini più sediziosa che brama un'indipendenza irrealizzabile e ignora i grandi benefici di far parte dell'impero.
Se tutti questi problemi non vi dovessero ancora sembrare in numero sufficiente a preoccupare un imperatore volgete pure lo sguardo ad oriente.
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| Stessi numeretti, altri problemi. |
1. Forse troppo arroganti per accettare lo stato dei fatti i seleucidi persistono nella loro opera di disturbo che priva dell'intervento di cittadini scontenti ed incontentabili non sarà mai di riconquista, portando truppe esangui ed affaticate lungo i percorsi montani del levante pontico. Ecco quindi un assembramento male in arnese di legioni incomplete che mette su un assedio ai danni della città di Mazaka (Kayseri) ad un tiro di schioppo dalla capitale dove addestro e raggruppo i miei migliori soldati. Ciononostante una seccatura in più in un anno già difficile.
2. Parimenti i Tolomei portano un'armata fino alle mura di Antiochia, difesa, gestita ed arricchita dalla presenza del grande Rhesimedes. Un'altra scocciatura che rallenta ed ostacola il libero movimento delle mie risorse. Forse fonte di preoccupazione può essere l'altra armata stazionata più a est, che non posso lasciare imbelle.
3. Sinope, cuore dell'impero, risente dei disordini diffusi, la speranza è che l'innalzamento di un grandioso tempio mostri alla popolazione l'opulenza e la forza di cui disponiamo.
4. Il punto nevralgico è la neo assoggettata città di Amida, esposta al nemico e piagata da un'epidemia di peste che non sembra diminuire d'intensità e che ha letteralmente azzoppato la campagna di espansione a levante.
Rhadesades, giovane conquistatore da crescere per fagli seguire le orme del glorioso generale ormai cinquantottenne è vittima del morbo e con lui le truppe al suo comando. Ciò ha letteralmente distrutto il suo destino e rende difficile non solo la gestione della città stessa, in quanto dovrei rimuoverli da lì quanto prima, ma anche la sua difesa.
Truppe malate non possono spostarsi nei miei territori o spargerebbero il male ovunque, quindi non è possibile sostituire i caduti, lasciandole sguarnite e deboli.
Truppe fresche non possono giungere in aiuto o contrarrebbero la peste.
Come se ciò non bastasse un esercito di seleucidi la rivuole indietro.
Questa frontiera è un bubbone pronto ad esplodere.
5. Appena fuori dall'immagine c'è Cipro, terza e ultima isola che ha deciso di rendermi il 223 a.C. indigesto. A Salamis il governatore Ariobarzanes ha commissionato il reclutamento di cittadini fedeli in una falange di opliti a cui aggiungere degli arcieri mercenari locali che, coadiuvati dalle truppe di galati già a sua disposizione dovrebbero garantirgli il tempo necessario a concludere la piazza per le esecuzioni. Per supporto una flotta stazione al porto.
6. Disordini e ribellioni sono terreno fertile per criminali e briganti che si sono organizzati in bande armate in Cilicia, dove un gran numero di truppe galate sta portando il caos, e in Cappadocia, dove dei più modesti contadinotti hanno reputato opportuno voltare le spalle alla bandiera.
7. Reduci veterani dalla conquista di Amida, tra i quali truppe d'elite, sono state fermate sulla via del rientro nella capitale a causa di segni di contagio. L'idea è di rispedirle indietro.
8. Trebisonda è finalmente libera dalla peste ma lo stesso non si può dire del suo governatore che viene esiliato sul confine per evitare che la sua condizione possa nuocere alla città che al momento rimane senza guida.
E pensare che c'è gente che si lamenta del 2016.
Di seguito decisioni, conseguenze e sorprese.
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La scarsità di fanti e la totale assenza di armamenti pesanti lo costringe all'uso intensivo di giavellotti e all'accerchiamento con ammucchiata.
La battaglia si conclude con una vittoria ma le truppe già affaticate sono ora ancor più deboli.
Risolto il più marginale dei problemi che affligge l'area resta aperta la questione della pestilenza.
L'unica speranza per la città è di allontanare le truppe contagiate ed il loro genrale per permettere la dissipazione del morbo, pertanto li trasferisco in parte in un piccolo forte ad est e qui mi viene l'idea di destinare questi sventurati ad una missione suicida.
Se non possono ricevere rinforzi e non posso tenerli in città, tanto vale destinarli ad ammorbare, figurativamente e letteralmente, il nemico, muovendoli nei suoi territori per indebolire o scoraggiare eventuali armate che poi mi ritroverei, presto o tardi, alle porte.
Troppo pochi in numero e privi di fanteria pesante non potrebbero conseguire un granché, pertanto li ricongiungo con i reduci della campagna di conquista sfortunata.
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| L'unico rinforzo alle truppe suicide. |
Con un insediamento avversario direttamente ad est ed uno subito a sud, muovo la truppa di disperati sul percorso di minor resistenza e ne testo la risolutezza su un paio di reparti seleucidi intercettati nella marcia. Il buon risultato mi spinge ancora più a sud ma Amythaion Filadelfo non resta a guardare e mette sul mio cammino 522 uomini decisi a spazzarci via.
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Il primo ingaggio è incoraggiante e come sempre il giovane condottiero non si risparmia, cercando con i suoi pochi cavalieri di tenere occupati tre reparti di arcieri per tenerne le frecce lontano dai fanti.
Purtroppo l'esiguo numero di uomini di cui dispone non gli permette di poter essere in ogni posto dove sarebbe necessario ed alla fine i suoi soldati vengono sbaragliati.
L'ultima speranza è di prendere almeno la vita del valente generale seleucida e un'ultima carica viene lanciata sul suo reparto di guardie del corpo che però reggono l'urto e disperdono uomini e speranze di gloria.
Rhadesades sopravvive e me lo ritrovo ad Amida, ferito nell'orgoglio e contagioso quanto prima, solo che ora probabilmente è l'unico untore in città.
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| 54 uomini troppo lenti. |
Gli egiziani ribadiscono la loro indole combattiva quando dalle mura di Antiochia escono gli uomini di Rhesimedes che non fanno neanche a tempo a mettersi in fila che già possono ammirare, da lontano, le spalle degli aggressori meno convinti della storia dell'Asia minore.
Per la cronaca i cinquantaquattro caduti sono vittime dei massi scagliati dagli onagri, quindi sarebbe più corretto definirli seppelliti.
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| Galato fedele vs. galato infingardo, con contorno di scudi bronzei. |
Un distaccamento di scudi bronzei, originariamente destinato a Tarso, si unisce invece alle truppe galate inviate da Ancyra per sistemare i connazionali che si sono dati al brigantaggio nei territori settentrionali della Cilicia, non potendo lasciare senza controllo un'area commerciale così importante.
Francamente i galati me li ricordavo più spaventosi. Miracoli del buon ferro e delle truppe scelte, presumo.
I loro cugini cappadociani invece subiscono il consueto trattamento a base di cavalli e ruote di carri armate di lame trinciagonzi.
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| Mai una volta che sia io a partire da una collina. |
Dirottate quindi le forze appena citate verso altre destinazioni, rimangono a gestire l'assedio di Mazaka il suo governatore Teiranes con i suoi fantaccini folcloristici ed il futuro reggente di Trebisonda, Strophesades con ben più minacciosi spadaccini cardaci e scudi di bronzo, cioè la crème de la crème dell'esercito del Ponto.
Speranze per i seleucidi di portare a casa il risultato nell'ordine negativo.
Aggirato come di consueto lo svantaggioso posizionamento iniziale sul campo, le truppe pontiche risalivano la collina un attimo prima dell'inizio di un temporale e nel fango lasciavano i sogni di gloria di un impero in disfacimento.
Al largo della Siria, nella ridente isola di Cipro, le misure atte a contenere l'esuberanza di idee di libertà portano a compimento i loro frutti. I ciprioti, inerti dinnanzi al prestigio che la dominazione del Ponto comporta, risultano più reattivi alle misure marziali. Avrebbero potuto avere templi e cultura ma hanno preferito prigioni e calci in culo.
Invece a ponente la formazione di opliti nicomediani, prima di entrare a Pergamo per esercitare tutte le pressioni del caso su di una popolazione avversa e male ispirata, si separa dal piccolo distaccamento di galati che la arricchiva per lanciarli urlanti al comando del reggente Dadarshi sul povero tapino greco che pensava di far insorgere Efeso. Bisaltes di Antiochia rimane a terra con i suoi male accorti sostenitori con numerosi segni di stivali sulla schiena.
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| - Guarda! Ce la può fare! |
E sì, a questo punto posso immaginarvi già insoddisfatti dai successi conseguiti in quest'anno che pareva essere mortifero. Permettetemi di illuminarvi.
Rodi si ribella con la veemenza che mi attendevo e per precauzione faccio lasciare l'isola al goveratore mettendo in salvo sia lui che i suoi soldati. I mercenari vengono liquidati (già li vedo passare ai rodiani).
Lasciata quindi alla sua mercè, l'isola torna indipendente e ancora una volta i suoi cittadini si armano per impressionarmi. Se non fosse IL centro nevralgico del commercio nel mediterraneo orientale li lascerei a cibarsi di gusci di cannolicchi in un embargo che farei passare dalla storia alla leggenda.
Invece no.
Trattenendo gli olpiti a Pergamo, sensibilmente più calma con tutti quei soldati agguerriti che ne pattugliano le strade, fin tanto che la polizia politica possa iniziare a fare il suo lavoro, ritardo quel che basta il loro invio a punire gli isolani scostumati per riappropriarmi delle ricchezze che mi hanno momentaneamente negato.
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| Parlando di isolani problematici. |
Un prodigioso errore di valutazione colpisce il poco accorto Phraotes che, colpevole di non aver mandato degli esploratori nell'entroterra si vede assalire alle spalle da un nutrito gruppo di isolani che ricordiamo composto principalmente da gente amabile come pirati e mercenari.
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| - Buttatevi a pesce sul più debole! (ordine di Phraotes) |
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| - Si salvi chi può, preferibilmente dopo di me! (frase di Phraotes) |
La situazione è senza speranza, quella che si prospettava una semplice riconquista di scarso peso collassa sotto gli errori di valutazione che possiamo solo attribuire all'incauto e sbrigativo reggente. (ehm...)
Prima dell'arrivo di tutti quei pirati esagitati riusciamo a dare giusto una lezione sbrigativa al reparto di fanti che difendeva Cidonia, poi poco dopo l'arrivo della cavalleria le truppe pontiche vengono messe in fuga dal grosso dei nemici.
Le triremi preventivamente messe a disposizione nel porto accolgono gli sconfitti e li portano sulle rive adiacenti ad Alicarnasso, dove potranno chinare umilmente il capo.
Purtoppo non sarà compito dell'imperatore Dionysiphes l'Astuto redarguire lo sciocco governatore perché la morte lo coglie nella serenità del palazzo reale.
La corona viene quindi posta sul capo di Rhesimede il Conquistatore, l'uomo di gran lunga più adatto alla carica. Le prospettive di carriera di Phraotes si riducono a proporzioni atomiche (c'è chi dice che vede la reggenza dell'amena Amida nel suo futuro).
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| - Porto notizie dall'oriente, mio Signore! |
La svolta, la vera svolta di quest'anno problematico è l'arrivo, sorpredente e destabilizzante, di un esercito macedone presso Kotais (Kutaisi), città di confine armena con la nostra Trapezus (Trebisonda).
I macedoni sono arrivati lì percorrendo via terra tutto il perimetro settentrionale del mar Nero, conquistando regione dopo regione.
I macedoni non hanno usato imbarcazioni per non allarmarmi.
I macedoni sono lì per conquistare.
I macedoni vogliono l'Armenia.
I macedoni si prenderanno l'Armenia, sono la fazione militarmente più forte.
I macedoni si infileranno tra me e i seleucidi.
I macedoni sono alleati.
Lo erano pure i seleucidi.
Così come i tolomei.
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| Nel frattempo, nei territori di Antiochia, alla notizia dell'arrivo dei macedoni |
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| Rhesimedes, trucidando un regale tolemaico, commenta: E a me? |























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