venerdì 21 ottobre 2016

Are you going to

play Mafia III?

Non ho ancora avuto il piacere di provare il capostipite della serie, tuttoggi irreperibile se non nel misterioso ed arcano mercato dell'usato di vecchi giochi per computer ma ho buoni ricordi del secondo capitolo, rinforzati da una rivisitazione di un paio di anni or sono.
Più che consapevole delle mancanze del precedente episodio avevo però gradito molto la storia, le sparatorie e la realizzazione tecnica.
Questi sembrano anche presenti in quest'ultima iterazione, magari non l'ultima, sebbene si legga in giro, con giudizi incredibilmente concordi, che finito il notevole prologo il gioco affoghi in una sequela interminabile di ripetizioni ad oltranza.
Ecco, credo Mafia 3 sia l'esempio che un gioco non dovrebbe necessariamente essere così longevo, se non c'è qualcosa di sostanzioso alla base, la storia non può essere l'unico collante.
Sarà stata l'interminabile esperienza con Persona 3 Portable, tuttora da concludere nonostate il salvataggio mi irrida con un numero di ore giocate superiore a 100, ma la sensazione che ne ho tratto è che, sebbene sia stato un divertente jrpg per le prime decine di ore, se avesse cassato in toto l'esplorazione dei dungeon ed il combattimento in generale, sarebbe divenuto una eccellente visual novel con maggior rispetto del mio tempo.
Leggere quindi che in Mafia mi troverei a fare e rifare ed ancora fare sostanzialmente le stesse quest, con l'aggravante di una realizzazione tecnica instabile ed un open world usato principalmente per farmi sospirare mentre guido da un punto all'altro di una mappa che non avrebbe fatto una lira di danno ad essere invece una tradizionale serie di missioni divise per livello, ecco, mi sgonfia parecchio, senza neanche mettere in conto l'obsolescenza del mio pc.

maybe then you'd prefer to conquer and etc. in Civilization VI?

Oh, sì, grandemente.
Purtroppo per me e tutti voi che non avrete modo di leggere le prodezze delle mie civiltà, rigorosamente associate alla mia vanità, fortuna e propensione a mentire, qui uno sviluppo tecnologico è d'uopo.
L'ultima incarnazione del figliol prodigo di Sid Meyer ha tutte le carte in regola per intrattenermi per ore ed ore e l'indubbio potenziale di farmi partorire post a pioggia, come neanche per l'esimio Mitridate.
Nell'attesa che la mia civiltà di nababbi produca una tecnologia capace di portare il peso di cotanto videogioco, siamo al momento nell'età tardo rinascimentale, vi distrarrò con un testo molto antico che produssi all'epoca delle mie esperienze col quinto capitolo (correva l'anno 2014 d.C.).

Cincischiare con la storia è divertente!

"Tu sei lì, con la tua piccola civiltà giapponese da crescere, che ti sbatti per andare d'accordo con tutti mentre porti avanti il più possibile religione e cultura, e incredibilmente ci riesci per più di un millennio.
Pochi insediamenti, nessuna ostilità verso i vicini, aiuti chi è in difficoltà, sei pronto a dare una mano quando serve e hai accordi ufficiali di amicizia con tutte le civiltà limitrofe.
Ma lui no, lui decide di prendersi gran parte del continente a sud, sforna una settima meraviglia dopo l'altra, tanto che alla dodicesima hai smesso di contare.
Mi spiace - ti dice il messaggio di notifica - non puoi continuare la costruzione della Cappella Sistina shintoista perché l'ha appena completata Gandhi.
Non pago il pelatello continua a mandare missionari a convertire i tuoi fedeli, fa scoperte scientifiche a pioggia mentre già che c'è si riempie di soldi.
Poi, all'alba dell'età industriale, il bastardo doppiogiochista indiano TI INVADE!
Avete letto bene, Gandhi invade militarmente le mie città di Sekigahara e Tokyo.
Le città del suo vicino gentile e premuroso.
Siamo in guerra da più di un secolo e io sono spacciato.
Spacciato quanto può esserlo un esercito di cannoni rinascimentali, moschettieri e fregate di legno contro uno con militari moderni, biplani e, siccome si portano, truppe su elefanti.
Sei pure in bancarotta da un paio di secoli." 

are you ever gonna play something new?

- Ne fa di domande, questo qua.

Certo, mi sono spupazzato Virginia per benino, gran bel gioco riflessivo, ottimo da interporre tra l'esigente Shovel Knight e lo spietato S.P.A.Z. e da poco ho cominciato un certo gioiellino di nome Gonner che già adocchia la corona del cavaliere col badile.





 

 

 

domenica 16 ottobre 2016

Mitridate VI Nabautore - The Rhodes Special Episode

Nessuno si aspettava che sarebbe stato facile, pochi speravano che sarebbe stato rapido, molti confidavano che sarebbe bastata una dimostrazione di forza, io solo mi auguravo di non aver sottovalutato i terribili isolani.

Bella è bella.

Rodi cominciò la sua fioritura con l'insediamento dei Dori sul suo suolo più di tremila anni or sono.
Situata presso l'Anatolia fu molto sensibile all'espansione dell'impero persiano pertanto si alleò con Atene per combattere l'invasore. Inaspettatamente i greci vinsero sia a Maratona che a Salamina scoprendo che l'imponente avversario poteva essere fermato.
Quando Atene divenne davvero potente e ricca, tanto da potersi permettere la flotta più prodigiosa dell'Egeo, creò la Lega Delio-Attica cui Rodi partecipò. Di fatto Atene manteneva saldamente il dominio sui suoi collaboratori e quando non ci fu più bisogno di simulare altrimenti trasferì il tesoro della lega dall'isola di Delo in città. Rodi e altre polis si trovarono più volte a contestare con forza la situazione ma Atene era potente e non lesinava dimostrazioni di forza, a volte anche molto cruente.
Allo scoppio della terribile guerra del Peloponneso si mantenne neutrale sebbene formalmente alleata di Atene.
Quando i macedoni entrarono in campo Rodi tentò un'alleanza con i persiani e per questo fu assediata da Demetrio Poliorcete il Conquistatore che non conquistò affatto l'isola, la cui popolazione, in occasione della qual cosa, eresse il mitico Colosso, forse per ben evidenziare alle navi in ingresso al porto la prospettiva vantaggiosa di cosa si celasse sotto il gargantuesco gonnellino.
Quando secoli dopo giunsero i romani iniziò il vero declino dell'isola che vide la sua posizione principale nel commercio marittimo dell'area compromessa a favore dell'isola di Delfi.

Mirabile opera d'arte col solo scopo di dire: Ciupa!

L'isola di Rodi si ritaglia un posto d'onore tra i patimenti dell'impero nonostante due regni ben più grandi minaccino da decenni il Ponto e sui confini orientali, indeboliti dalla peste e pertanto assillati dall'assenza di personale militare in pianta stabile, si stagli la presenza ingombrante di una potenza senza pari nell'antichità.
Sulle coste sud-occidentali dell'Anatolia, nella provincia cui fa capo la città di Alicarnasso, finalmente liberi dalle incombenze di pacificazione di una popolazione di impronta greca dal carattere tumultuoso, due condottieri raccolgono gli uomini per correggere due anomalie imperdonabili.
Phraotes, governatore sconfitto e ripudiato dell'isola di Creta, in un ultimo tentativo di riacquistare il favore del nuovo re, si fa affidare alcune truppe galate, composte principalmente da spadaccini, per riprendere il territorio perduto.
A pochi chilometri da lui il prode Ichthysades, dopo aver restituito Sardi all'impero ed essersi occupato della sua amministrazione, forte della sua fama di generale vittorioso e possibile sostituto nelle opere di conquista future del sempre più anziano ed imbattuto Rhesimedes, prendeva il comando dei numerosi opliti veterani ed affidabili di Nicomedia con al seguito truppe galate di rinforzo, sempre preferibili in uno scontro con avversari greci.
Le forze messe in campo dai ribelli, sulla carta, non possono competere con i numeri e le abilità che sto per scagliargli contro.

Appena sbarcati e già al lavoro.

Non avendo alcuna intenzione di porre tempo in mezzo, visto il duro colpo alle finanze del regno che l'assenza del polo commerciale rodiano ha imposto, le truppe del generale si spostano rapidamente dal porto, lasciato alla cura della flotta, per infliggere un assedio alla capitale, sguarnita di difensori.
Il piano prevede che l'esercito greco, al momento fuori delle mura, sia persuaso ad ingaggiare le mie forze superiori non potendo rintanarsi dietro le fortificazioni, rendendo, a vittoria avvenuta, la presa della città una questione di poco.

Non si sono fatti pregare.

Sono tanto baldanzosi da avanzare.

Contrariamente alle pratiche belliche tolemaiche, merito senza dubbio del loro astio nei confronti di un invasore che non riescono a tollerare, le unità greche non si fanno attendere né richiedono di essere raggiunte ed avanzano risolutamente verso la mia linea di opliti; da parte mia non posso chiedere di meglio in quanto, rimanendo in loro attesa, i miei opliti possono stringersi in un efficace muro di scudi che rimarrà compatto fino all'ingaggio del nemico.
A pochi metri dallo scontro ogni unità in prima linea sceglie il suo bersaglio per tenere ogni reparto avversario impegnato in una mischia.
I quattro gruppi di galati invece si occuperanno di instillare il dovuto timore nei cuori dei peltasti che accompagnano la formazione greca per fargli mettere quanto più terreno possibile tra loro e i miei uomini, rimanendo comunque a disposizione per provvidenziali cariche alle terga della linea verde.

Una precoce svolta.

Forse in un tentativo di forzare il centro del mio fronte il capitano ellenico conduceva i suoi cavalieri in una malaugurata carica nel fitto dei combattimenti, condannando sé stesso ad una morte prematura e garantendomi un provvidenziale vantaggio.

Come un sol uomo.

Privi del capitano e davanti a soldati implacabili i suoi uomini cedevano su tutta la linea contemporaneamente, abbandonando il campo disordinatamente ed in tutte le direzioni.
Sapendo bene che ogni uomo tornato in città sarebbe stato un difensore in più, Ichthysades ordinava a galli e opliti di rompere la formazione ed inseguire quanti più codardi possibile.

Qualcuno resta indietro per coprire i compagni.

In questa condizione di fuggi fuggi generale, con una notevole eccezione (▲), un solitario reparto di falangiti, sulle cui spalle gravava la difesa delle mura cittadine, raggiunge a giochi ormai fatti i tre manipoli di opliti che ho mantenuto in posizione solo per loro.


Cosa sperano di ottenere, oltre a gloria imperitura, non saprei.


Ora immaginatevi questi quattro gruppi di soldati, tre con muri di scudi bronzei levati dinanzi a loro, compatti e quasi immobili, cui si avvicina una selva di picche ondeggianti ed acuminate. Ora visionate due di questi gruppi avanzare in una traiettoria di intercettazione, uno fermarsi per meglio assorbire il colpo, l'altro seguendo una traiettoria più ampia per avvantaggiarsi sul fianco.

Non dimentichiamoci il quarto!

Ora visualizzate il quarto ed ultimo giungere infine alle spalle per porre la parola fine allo scontro.
Ecco, ora prendete tutto questo e considerate che la velocità di spostamento di quattro reparti in formazione è di un lento, ma un lento che l'epicità della cosa viene risucchiata in un vortice di sbuffi di impazienza.

Ecco, ci siamo quasi. Ecco, ci siamo quasi. Ecco... (cicaleccio di un tir in retromarcia)

Solo questa manovra è durata più della mischia principale! Comunque sia, con l'esercito rodiano vinto e con solo 239 superstiti abili alla lotta l'indipendenza della città di Rodi ha la stessa longevità dell'attenzione che pongo alle jpeg piene di testi tragicamente inesatti che circolano su facebook e che sembrano rappresentare la fonte di informazioni privilegiata di alcuni.

E proprio come quelle jpeg, anche questa considerazione è SBAGLIATA!

Ed esattamente come sono inesatti quei testi, spesso perché oblii di informazioni critiche all'argomento, anche io dimenticavo un dato fondamentale di Rodi.
I suoi cittadini sono estremamente, pervicacemente, indubbiamente, xenofobi.
I suoi cittadini sono anche violenti e disposti ad armarsi quando la xenofobia li titilla.
I suoi cittadini hanno soldi a sufficienza per armarsi di tutto punto.
I suoi cittadini fanno bene a difendersi con determinazione perché se gli metto le mani addosso darò tutto un nuovo spessore alle paure legate all'immigrazione di stranieri.
2098 anime di prodi Asterix ora popolano le mura merlate della capitale ed io non ho molto tempo a disposizione.
Coscrivo quindi il povero Phraotes ad unirsi alla lotta, accantonando al momento  il piano di riconquista di Creta, e senza ulteriori indugi l'esercito che aveva già vinto e che grazie a Hermes ha subito perdite minimali, prepara in breve tempo il minimo indispensabile per un assedio di qualche speranza.

N. 1 torre d'assedio.

N. 4 scale.

N. 1 ariete corazzato incendiato a metà strada dalle porte cittadine, abbandonato dagli sfortunati galati che perdevano 60 uomini nella disgraziata operazione.
Ben consapevole che, dato il gran numero di difensori, la presa delle mura sarebbe stata laboriosa e potenzialmente catastrofica se condotta con eccessiva impazienza,  mi facevo bastare la dotazione e dividevo le truppe col seguente criterio.

In foto, la dimostrazione che un muro non ferma alcunchè.

Cinque reparti di opliti in posizione arretrata rispetto alla torre d'assedio, in attesa al riparo del fuoco nemico, che i galati all'interno del macchiario guadagnino una testa di ponte sulla fortificazione.
Altri cinque reparti di fanti pesanti alle spalle dei galati che stanno scalando le mura con le scale, sempre lontano dalla gittata dei dardi avversari tutti a disposizione degli scalatori.
Sacrifico i galli come forza d'urto per avere truppe fresche per gli scontri all'interno.
Mentre le povere avanguardie barbare tengono occupati i difensori, fondamentalmente con i loro corpi, i loro compagni di rinforzo guidati da Phraotes percorrono il perimetro esterno per ricongiungere le forze e sfruttare i miei punti d'accesso.

Punti d'accesso pagati dai galati rimasti a terra.

Considerando l'alta concentrazione di greci sulle fortificazioni e le pesanti perdite subite dall'avanguardia, destino due reparti di opliti ad accorrere in aiuto per la presa delle mura che sembra andare avanti all'infinito. Non voglio però intasare le due aree condannando quanti rimangono in attesa di uno spiraglio per salire a far da pesci in un barile, pertanto lascio i restanti otto manipoli con il generale, in attesa dell'apertura delle porte.

Che arrampicarsi con 35 kg di metallo è dura.

I rinforzi fatti arrivare agli assaltatori li liberano dall'accerchiamento e permettono loro di concentrarsi nell'avanzare metro dopo metro verso le torri a difesa dell'apertura di cancelli.
Comincia quindi una guerra d'attrito che sembra andare avanti per un tempo inenarrabile, quando ancora il grosso dei nemici è al centro della città e sul suolo fuori le mura giacciono un gran numero dei miei incursori.

In primo piano, galati morti nel posizionare i punti d'accesso. Sullo sfondo galati in ritardo di rinforzo.

Quando anche le truppe di rinforzo di Phraotes arrivano alle scale la pressione sui difensori si fa finalmente decisiva e questi, rinculando nelle torri o cadendo dalle passerelle lasciano finalmente il terreno libero alle truppe d'invasione.

Quelle due icone in basso a sinistra sanciscono la riuscita della prima parte dell'assalto.
Opliti in corsa alla conquista delle torri.

Guadagnare l'accesso alla città non è l'unica cosa da fare, quando si opera sulle mura, non vanno infatti dimenticate le fortificazioni intermedie, le varie torri che si ergono a distanza regolare lungo tutto il perimetro, altrimenti i soldati non saranno mai al sicuro da attacchi sferrati da posizioni vantaggiose e il semplice riorganizzarsi una volta all'interno della città può divenire un incubo.
Non è però necessario percorrere tutta la lunghezza delle fortificazioni, basta liberare i tratti che dovranno essere percorsi per giungere all'agorà.

Ed ora, le porte!

Mentre ancora si combatte sulle mura con gli ultimi difensori che continuano a negare l'accesso alle porte, gli opliti penetrati all'interno, passando per le torri sottratte al nemico, aggirando una pattuglia di falangiti sulla strada, accorrono al portone principale per consentire finalmente l'ingresso al grosso dell'esercito.

Un ingresso irruento.

Quando finalmente guadagno l'ingresso la clessidra mi comunica che è passato metà del tempo a disposizione per la conquista e c'è ancora un gran numero di ribelli da affrontare, tutti sistemati lungo la strada da attraversare per il centro.
Per semplificarmi la vita Phraotes, di sua sponte, prende i suoi uomini e prosegue a sinistra, area precedentemente affrancata da torri moleste per ingaggiare la pattuglia di falangiti cui poco prima erano sfuggiti i miei incursori.

Andiam, andiam, in formazione a testuggine andiam.

Laddove la strada si separa dal perimetro delle fortificazioni per addentrarsi all'interno tra gli edifici, il capitano greco ha posto la maggioranza delle forze rimastegli a disposizione, col chiaro intento di negarmi l'accesso all'agorà, obiettivo ultimo e condizione sine qua non impostami dal gioco per riconoscere la conquista dell'urbe.

Mischia, tanta attesa mischia!

Finalmente libero di percorrere le strade cittadine, Ichthysades può disporre i suoi opliti in una serie successiva di linee individuali, una dietro l'altra, tutte in attesa mentre è solo la prima a scontrarsi mano a mano con i nemici in arrivo, coadiuvata dai reparti sopravvissuti di galati che, sebbene orfani di molti attivi, riescono a dare l'abbrivio necessario a facili conclusioni.
Nonostante il tempo sia tiranno non posso permettere che la fretta mi porti ad ammassare tutti quegli uomini in mischie colossali atte solo a creare ingorghi non aggirabili.

È lentissimo, sì, ma è pur sempre un aggiramento.

Inoltre, per velocizzare la cosa, passando dalle passerelle poste sopra le mura, sono riuscito ad aggirare l'intoppo delle forze nemiche per potermi consentire l'accesso al fianco delle loro unità più avanzate.
Tutto questo mentre le linee di opliti e galati approntate sulla via principale possano fare un tira e molla con la formazione greca per attirarla sempre più allo scoperto.

Un'opera certosina di ritirate

e spinte.

Questa attività, insieme alla riuscita azione di aggiramento, attira dall'agorà un rinforzo di cittadini che accorre dal lato che avevo guadagnato sul nemico, col chiaro intento di prendere i miei opliti alle spalle e creando un vantaggio che mi permetterà di sbloccare lo stallo al quale sono soggetto.

Spuntati da dietro l'angolo.

Come prima cosa, l'arrivo di truppe che difendevano l'agorà sul crocevia nel quale sono impantanato significa che, superato l'ingorgo svicolando nella direzione dalla quale sono arrivati, posso mandare alcuni soldati a mettere la parola fine all'assedio, con il valore aggiunto di non dover combattere tutti i ribelli.

Non vi confondete!
Secondo, per farlo mi basta sgominare l'ennesimo fronte avanzato di nemici, in questo caso dei fanti pesanti, per avanzare di quel tanto che basta per permettere al mio esercito di operare uno stallo ai danni dei difensori e consentire ai cavalieri del generale Ichthysades di arrivare per primi, come ricognitori, nella piazza centrale e constatare che la sua difesa è affidata ad un unico reparto di falangiti.

Infine giunsi.

Lungi dal mandare in vacca la carriera del giovanissimo eroe in una carica fatale su quell'ispida testuggine, sebbene sia tiranneggiato dal tempo ormai agli sgoccioli, attendo l'arrivo, grazie ai numi in corsa, di un gruppo di opliti che si farà carico dell'ingaggio mentre i miei cavalli si intrufoleranno nella piazza.

Per la gloria ma soprattutto per la fretta!

Ottenuto il vantaggio numerico, grazie all'arrivo di altri due reparti, la capitolazione della difesa chiave dell'urbe è questione di tempo.
Che. Non. Ho.
A pochissimi minuti dal termine, con il prerequisito insindacabile di trascorrere, senza avversari, almeno tre minuti nell'agorà, non avendo preventivamente annichilito ogni unità ostile, per vedermi finalmente assegnata la vittoria, devo forzare la sorte e mandare anche i cavalieri incontro ai picchieri.

Tic, tac, tic, tac...

Infine sgominati, a cinque minuti dal termine, comincia il conto alla rovescia per l'occupazione coatta del suolo rodiano e, rasserenato dalla differenza di due ricchi minuti, per poco non vedevo andare tutto in fumo quando una truppa di greci in corsa quasi entrava nella piazza a fermare il conteggio.
Miracolosamente intercettati dagli opliti che sostavano all'ingresso non potevano far nulla per fermare la conquista, avendomi comunque già causato un ricco coccolone.
Gli eroici e provvidenziali opliti sono rimasti in otto, per il loro fondamentale intervento.

Il più ansiogeno assedio di tutta la mia carriera.

Nell'enfasi della battaglia avevo da tempo dimenticato Phraotes ed i suoi uomini, impegnati a prendere alle spalle la formazione principale dei greci, che ancora si scontrava col grosso delle mie truppe in quel famigerato crocevia, solo che come si evince dal rapporto non gli è andata molto bene, ciononostante mi hanno permesso di avere quei due minuti cruciali.
Per il gesto eroico Phraotes sarebbe stato felicemente reintegrato nelle amicizie intime del re, non fosse che pare sia caduto in battaglia non appena varcate le porte cittadine, in una infelice carica ai falangiti di pattuglia, partita senza attendere il supporto dei suoi fanti.
Caduta la città nuovamente nelle mani di Ichthysades, i cittadini che precedentemente si erano visti risparmiare la vita possono pure abbandonare ogni speranza.
Il Ponto è tornato per restare.

Ve la ricordate la scogliera all'inizio del post, sì?



Approfondimenti storici all'acqua di rose grazie alla mia memoria ed alla collana del National Geographic La Grande Storia, di cui mi sono sparato i primi sedici volumi in una maratona molto soddisfacente per la mia curiosità.

venerdì 14 ottobre 2016

Il re del sollazzo - Shovel Knight

Dopo lungo tempo trascorso dall'ultima incoronazione, dovuto sia alle vette raggiunte dall'ultimo gioco sia dalla pervicacia con la quale il nuovo arrivato ha resistito alle sirene di promozioni varie, a ragione vista la sua qualità ed al fatto che alla fine ho ceduto l'accesso al mio portafogli, sono pronto a poggiare su un nuovo capo l'alloro del sollazzo.

Facendo molta attenzione alle corna.


















È ricco di segreti e piacevolezze con le quali intrallazzare.















È il risultato dell'amalgama di molte meccaniche efficaci utilizzate e raffinate con perizia.















Avrete di che divertirvi oltre alla campagna principale. Per non parlare della rigiocabilità.















La grafica è sempre sorprendente e ricca di stile e fascino.















Ogni livello, sebbene non richieda abilità notevoli, presenta sempre almeno una sfida impegnativa.















Ci sono eventi e boss alternativi che scorrazzano sulla mappa.















Ha dei checkpoint intelligenti con un fattore rischio/ricompensa ben congegnato.















Ogni novità è introdotta intelligentemente.
















I boss regolari sono un vero spasso.















C'è la signora cervo, non so se mi spiego!















Non per farla tanto lunga ma Shovel Knight è un gran bel gioco fatto da persone che sanno come fare gran bei giochi e dal prezzo accattivante.
Se le quattro frasi che ho messo in croce non dovessero avervi convinto vi lascio un link al video di un tale Mark Brown che è molto più bravo di me nel descrivere quanto sia ben fatto questo titolo.