Con le prime ossa rotte raccolte dal duro suolo dell'arena, insieme a denti, fluidi vitali e dignità, Ermenegaudio imparava la sua prima lezione.
Portati almeno uno scudo.
Tanto bastava per rendere meno patetica la sua emaciata figura in mutandoni.
Non porterai nell'arena null'altro che te stesso, la tua abilità presunta e un'arma per metterla alla prova, queste le dure imposizioni del maestro.
Tutto ciò poteva voler dire solo che avversari meglio accessoriati sarebbero divenuti di fatto fornitori involontari del suo abbigliamento.
La scalata
Confidando nello scudo e nel filo tutt'altro che disprezzabile della sua lama, l'ignudo Ermenegaudio, seguendo i passi del suo illustre predecessore, l'eroico Sarchiapone, adocchiava bramoso la camicia di lino grezzo che lo spaurito avversario, probabilmente un semplice bandito, vista la sua predilizione per un primitivo randello, sfoggiava assieme a evidenti chiazze di ogni genere.
L'imberbe antagonista resisteva pervicacemente all'assalto del parimenti inesperto Ermenegaudio, sebbene egli fosse avvantaggiato dal viscidume concessogli dal sudore o dalla frescura dell'ambiente, fatto sta che per ben più di quaranta secondi i due si scambiarono imbarazzanti fendenti, quasi sempre a vuoto, tra i quali si distinsero una mazzata ben portata alla spalla del nostro povero protagonista che poco dopo tentava di terminare l'incontro con un letale arco che per poco mancava il collo, ferendo piuttosto il braccio ed il taglio decisivo che finiva il bandito sul costato.
Sprezzante del bottino guadagnato, vieppiù in mutande si presentava al secondo sfidante, ostentatamente desideroso dei suoi stivali e della gretta tunica che avrebbe evoluto il suo look.
Subito si portava in vantaggio, sul tricoticamente superiore nemico, con una serie di ferite apertegli sul fianco, seppure la troppa confidenza in sé lo esponesse ad una quasi fatale rappresaglia che gli si abbatteva didascalicamente sulla zona che dalle mie parti definiamo coppino. Il gesto si rivelava subito efficace ed un fiacco fendente finiva un uomo alla frutta.
Rifiutandosi di mettere un paio di pantaloni, con la scusa che prudevano, ottenne il discutibile risultato di avvicinarsi ad un look tipico degli anni 60. Quelle delle minigonne.
Accampando immediatamente diritti sul paio di braghe bianche del successivo avversario, li puntava con la spada con l'ovvio risultato di puntellargli una coscia.
Il roseo chierichetto rispondeva così con diversi assalti per far sentire il peso della sua stella del mattino, lasciando spesso i due a studiarsi a distanza di sicurezza, quest'ultima però non impediva di subire un colpo in pieno stomaco, da cui Ermenegaudio si riprese con un attacco sui reni ed un determinante taglio della carotide.
Spogliatolo dei candidi pantaloni e guadagnata anche una rosea camicetta, che per coerenza con l'ambiente doveva necessariamente scontrarsi duramente con la verde tunica, eccolo qui affrontare il primo avversario con una parvenza di armatura. Quanta roba utile da sottrarre al cadavere.
Sebbene una buona partenza potesse far sperare per il meglio, bastano una manciata di attacchi del soldato per piegare le resistenze di Ermenegaudio, in particolare il colpo di maglio che si abbatte sulla nuca dalla discutibile igiene, terminando la sua scalata con una poco rispettabile posa da cavallerizzo.
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