venerdì 27 maggio 2016

L'odissea ginnica di Ermenegaudio - 2

Con le prime ossa rotte raccolte dal duro suolo dell'arena, insieme a denti, fluidi vitali e dignità, Ermenegaudio imparava la sua prima lezione.
Portati almeno uno scudo.
Tanto bastava per rendere meno patetica la sua emaciata figura in mutandoni.
Non porterai nell'arena null'altro che te stesso, la tua abilità presunta e un'arma per metterla alla prova, queste le dure imposizioni del maestro.
Tutto ciò poteva voler dire solo che avversari meglio accessoriati sarebbero divenuti di fatto fornitori involontari del suo abbigliamento.

La scalata

 



Confidando nello scudo e nel filo tutt'altro che disprezzabile della sua lama, l'ignudo Ermenegaudio, seguendo i passi del suo illustre predecessore, l'eroico Sarchiapone, adocchiava bramoso la camicia di lino grezzo che lo spaurito avversario, probabilmente un semplice bandito, vista la sua predilizione per un primitivo randello, sfoggiava assieme a evidenti chiazze di ogni genere.
L'imberbe antagonista resisteva pervicacemente all'assalto del parimenti inesperto Ermenegaudio, sebbene egli fosse avvantaggiato dal viscidume concessogli dal sudore o dalla frescura dell'ambiente, fatto sta che per ben più di quaranta secondi i due si scambiarono imbarazzanti fendenti, quasi sempre a vuoto, tra i quali si distinsero una mazzata ben portata alla spalla del nostro povero protagonista che poco dopo tentava di terminare l'incontro con un letale arco che per poco mancava il collo, ferendo piuttosto il braccio ed il taglio decisivo che finiva il bandito sul costato.
Sprezzante del bottino guadagnato, vieppiù in mutande si presentava al secondo sfidante, ostentatamente desideroso dei suoi stivali e della gretta tunica che avrebbe evoluto il suo look.
Subito si portava in vantaggio, sul tricoticamente superiore nemico, con una serie di ferite apertegli sul fianco, seppure la troppa confidenza in sé lo esponesse ad una quasi fatale rappresaglia che gli si abbatteva didascalicamente sulla zona che dalle mie parti definiamo coppino. Il gesto si rivelava subito efficace ed un fiacco fendente finiva un uomo alla frutta.
Rifiutandosi di mettere un paio di pantaloni, con la scusa che prudevano, ottenne il discutibile risultato di avvicinarsi ad un look tipico degli anni 60. Quelle delle minigonne.
Accampando immediatamente diritti sul paio di braghe bianche del successivo avversario, li puntava con la spada con l'ovvio risultato di puntellargli una coscia.
Il roseo chierichetto rispondeva così con diversi assalti per far sentire il peso della sua stella del mattino, lasciando spesso i due a studiarsi a distanza di sicurezza, quest'ultima però non impediva di subire un colpo in pieno stomaco, da cui Ermenegaudio si riprese con un attacco sui reni ed un determinante taglio della carotide.
Spogliatolo dei candidi pantaloni e guadagnata anche una rosea camicetta, che per coerenza con l'ambiente doveva necessariamente scontrarsi duramente con la verde tunica, eccolo qui affrontare il primo avversario con una parvenza di armatura. Quanta roba utile da sottrarre al cadavere.
Sebbene una buona partenza potesse far sperare per il meglio, bastano una manciata di attacchi del soldato per piegare le resistenze di Ermenegaudio, in particolare il colpo di maglio che si abbatte sulla nuca dalla discutibile igiene, terminando la sua scalata con una poco rispettabile posa da cavallerizzo.
 

domenica 22 maggio 2016

L'odissea ginnica di Ermenegaudio - 1


Pensavi forse che centinaia di ore passate tra i sentieri di Lordran, le eterogenee rovine di Drangleic e i mai dimenticati lidi di Boletaria ti avrebbero davvero concesso qualche rudimento di scherma?
Credevi forse che bastasse gestire con perizia il consumo di resistenza per avere un netto vantaggio tattico?
Ma dove credevi di andare dimenticando equilibrio, peso, inerzia e la generale interazione tra forze uguali e contrarie?

Benvenuto nell'arena e buon divertimento.

Le basi




Qui non si ruzzola a terra, in totale spregio all'impaccio di svariate quantità di metalli addossati alla propria persona, con l'ingenua speranza di svicolare da un fendente potenzialmente letale.
Se vuoi tenere l'estremità affilata o contundente lontano dalla tua persona farai bene a porre la tua arma tra essa e la tua patetica persona.
Attacca quando è scoperto, infierisci quando si sbilancia.
Finisci faccia a terra ignorando il vantaggio del peso del suo martello sul tuo equilibrio.
Spaccagli la faccia con un ultimo, decisivo colpo d'ascia.
Non male allievo, forse per te c'è speranza nell'arena, ora però togliti quel sorriso ebete dalla faccia e ricomincia daccapo! 

giovedì 19 maggio 2016

Are you going to

play Unchart...

KABLAM! (fuoco di un double-barrelled shotgun)

...DOOM?  


Verrà, verrà il tempo nel quale anche io, me tapino, potrò tornare a prendere a pesci in faccia le orde demoniache infernali come ai bei vecchi tempi nei quali schizzavo, scheggia impazzita munita di fucile a pompa, tra orde multicolori di nemici ringhianti, felice come solo una palla da bowling che guadagna velocità poco prima dell'impatto travolgente.

Sebbene il terzo capitolo della serie non mi sia poi così dispiaciuto, era evidentemente lontano dal ritmo dei suoi capostipiti e a quanto sento dire in giro qui c'è trippa per gatti col cuore nostalgico ma col cervello nel presente.

Purtroppo per quanto il gioco sia un piccolo capolavoro di programmazione ed ottimizzazione dovrò necessariamente attendere un miglioramento delle mie attrezzature ludiche prima di poterci fare un giro.

Nella fervente atttesa di perdonare tanto marrone, in onore del quale ho anche cambiato l'impronta cromatica del blog, mi consolo con un paio di chicche non da poco, una della quali, udite udite, è talmente nuova da essere ancora un early access!

Se sembra disperato è perché lo è.

Exanima è il primo gioco in assoluto che abbia mai preso in uno stato incompleto, quale lo sono in genere i titoli in early access.
Sono tante e valide le motivazioni per le quali non è generalmente una buona idea mettere mano alla carta di credito in casi come questo ma i due fattori determinanti che mi hanno spinto all'immolazione dei dieci euro richiesti sono lo stato di avanzata raffinatezza ed ottimizzazione del gioco, che vede non solo le dinamiche principali implementate ed affinate con perizia ma una già avanzata ottimizzazione del programma e l'assolutamente innovativo fulcro ludico dello stesso.

Gli sviluppatori hanno preso il motore fisico e l'hanno talmente strapazzato ed approfondito da creare qualcosa di davvero unico nel suo genere, di mai visto prima. Sospetto che il trucco sia nelle hitbox estremamente sfaccettate e precise. In Exanima una sedia non è un semplice e crudo parallelepipedo ai fini dell'interazione, ma un insieme di schienale, gambe, seduta ed eventuali pioli, i cui spazi vuoti sono effettivamente considerati.
Che vuol dire ciò? Che potreste incastrare una sedia su un nemico, impacciandone i movimenti e senza che ciò derivi da un'animazione precalcolata.
Siete armati di una'scia da battaglia dal lungo manico? Potreste usarne l'estremità per fare pressione sul collo dell'avversario per spingerlo a terra. La novità sarebbe che non si tratterebbe di una presa, o di una mossa speciale prevista in anticipo dal designer, ma del risultato della posizione vostra e del nemico, dei vostri movimenti e dei vostri rispettivi equilibri. Insomma, niente di mai sperimentato prima che dovevo assolutamente provare.
Il risultato è che ogni volta che ho cinque minuti avvio la modalità pratica dell'arena e mi diletto in scontri che sanno di scherma.
Il sistema di controllo richiede pazienza ed esercizio, dopotutto è una novità a tutti gli effetti ma la sensazione di essere andati oltre alle dinamiche classiche di un arcade alla Dark Souls c'è ed è forte. Ora dovrete considerare anche il peso, l'inerzia, l'equilibrio e i vantaggi o svantaggi che la forma stessa dei vostri strumenti comportano.
Il trailer del gioco fa un buon lavoro nel suggerire i suoi punti di forza. 


Detto ciò, non sarebbe un Are you going senza un valido sostituto al titolo in oggetto.
Fedele alla vecchiettitudine che contraddistingue i miei gusti e l'immenso parco titoli che solo una combinazione di Humble bundle, Steam e GOG possono creare, eccomi nuovamente tra le mani uno sparatutto di grande prestigio come F.E.A.R.
È stupefacente quanto avanzato fosse per l'epoca, soprattutto per la grande qualità che contraddistingue l'intelligenza artificiale dei nemici ed è parimenti disarmante quanto poco abbia influito ciò non solo sui suoi successori ma anche sul genere tutto.
Sarà che i livelli erano studiati per massimizzarne l'efficacia, ma di avversari così mobili, astuti e comunicativi, senza cadere nelle idiosincrasie tipiche di frasi dette a casaccio che poco hanno a che fare con le azioni intraprese, se ne sono visti da allora molto pochi.
Possono percorrere lunghi tratti delle mappe pur di aggirare la mia posizione, si parlano tra loro con precisione e le sparatorie rendono benissimo sia che ci si concentri nello sporgere appena dai ripari per pochi colpi precisi sia che si decida di essere Master Chief per balzare da una rampa sopraelevata su due avversari, scaricando il contenuto del proprio fucile sui loro capi in un glorioso slow motion nel quale bossoli e traccianti si mescolano ai frammenti di intonaco e varie scorie sollevate nel putiferio.
Nulla è paragonabile alla tensione che permane subito dopo una sparatoria, mentre si cerca di vedere oltre la nube di detriti che si va lentamente posando se c'è qualche pericoloso sopravvissuto.
Certo, poi c'è anche una componente dell'orrore mica da ridere, però è proprio l'illusione che gli avversari non siano carne da cannone, quanto in effetti dei soldati credibili, che eleva F.E.A.R. tra i grandi. 



Ah, di Uncharted non voglio neanche parlarne che la mia PS3 è deceduta un'ennesima volta, precludendomi finanche la consolazione di rigiocare uno dei suoi tre capitoli.
Che tra l'altro apprezzai all'epoca e non ho mai rigiocato finora.
Curioso.