martedì 24 dicembre 2013

Il Nabobbit- Un viaggio inaspettato - 3


Via di fuga


Una prugna secca in armatura

Immediatamente dopo che la grata si abbassò udì un grido acutissimo, che gli fece correre un brivido fin nel midollo delle ossa. Non molto lontano da dove era risuonato il grido, il Demone del Rifugio imprecava e gemeva nelle tenebre. Nella sua arena stava rovistando dappertutto, cercando e perlustrando invano.
«Che succede?» gli gridò Nabobbit dal rifugio in cui era scampato. «Mi hai mancato?»
Così, mentre si dilettava a lanciar sberleffi all'indirizzo del colosso, una freccia piantatagli tra le scapole gli ricordò che da queste parti non ci si può distrarre.

Tra lui e l'infido arciere giacevano uno scudo ed una spada.


Come ripagare la sua cortesia?
Rimase a fissarlo per quello che sembrò un secolo prima di strisciare, attratto quasi contro il proprio volere, fuori della porta del cunicolo, attraverso il pavimento fino al bordo più vicino dei mucchi del tesoro. Sopra di esso giaceva il cavaliere misterioso addormentato. Egli afferrò il grande scudo, la cosa più pesante che potesse portare, e lanciò un'occhiata timorosa verso il basso. Il cavaliere scosse la testa, e il rantolo del suo respiro strisciò tra le feritoie dell'elmo.
«Che diavolo stai facendo?» gemette.
«Stavo raccogliendo lo scudo dal tuo cadavere.» si giustificò il nabobbit.
«Ma non sono ancora morto, che diamine!» sbottò il moribondo.

Pochi secondi dopo Nabobbit riemerse dal cunicolo, più ricco di uno scudo. Era enormemente grato per l'aiuto fornitogli da quel generoso cavaliere.

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