domenica 29 dicembre 2013

Il Nabobbit - Un viaggio inaspettato - 4


Lordran Airlines


un terminal desolato

Solo una volta dignitosamente armato, e con il vantaggio tattico di lanciarsi all'attacco da un balcone sopraelevato, Nabobbit ebbe finalmente ragione del Demone del Rifugio.
Sconfitto per un grave caso di eccesso di ferro al collo.
«Dunque è una pozza o un lago, e non un fiume sotterraneo» pensò. Ma non osò avventurarsi nel buio. Non sapeva nuotare; e gli vennero subito in mente quelle viscide cose repellenti dai grandi occhi sporgenti e ciechi, che si muovono torcendosi nell'acqua. Esseri strani abitano pozze e laghi nel cuore delle montagne; pesci i cui antenati nuotarono fin lì, solo il cielo sa quanti anni fa, e non ne uscirono più fuori.
«E adesso come diavolo me ne vado di qua?» 


quelle sì che sono cinture di sicurezza

Proprio in quell'attimo il Signore dei Corvi piombò giù dall'alto, lo afferrò con i suoi artigli e sparì.
Perfino nei momenti migliori l'altitudine dava le vertigini a Nabobbit. Si sentiva sempre come stordito se si sporgeva a guardare sopra l'orlo di un dirupo di proporzioni ridotte; e non gli erano mai piaciute le scale, per non parlare degli alberi. Potete così immaginare che vertigini spaventose provasse ora, quando guardò in giù e vide le terre scure che si aprivano sotto di lui, chiazzate qua e là dalla luce di un pallido sole che batteva sui fianchi rocciosi delle colline o su un ruscello nelle pianure.
Dopodiché vomitò.

Nella famiglia Haggins ancora si racconta di quella volta nella quale piovvero nel giardino due salsicce mezze masticate e una sorta di purè.

martedì 24 dicembre 2013

Il Nabobbit- Un viaggio inaspettato - 3


Via di fuga


Una prugna secca in armatura

Immediatamente dopo che la grata si abbassò udì un grido acutissimo, che gli fece correre un brivido fin nel midollo delle ossa. Non molto lontano da dove era risuonato il grido, il Demone del Rifugio imprecava e gemeva nelle tenebre. Nella sua arena stava rovistando dappertutto, cercando e perlustrando invano.
«Che succede?» gli gridò Nabobbit dal rifugio in cui era scampato. «Mi hai mancato?»
Così, mentre si dilettava a lanciar sberleffi all'indirizzo del colosso, una freccia piantatagli tra le scapole gli ricordò che da queste parti non ci si può distrarre.

Tra lui e l'infido arciere giacevano uno scudo ed una spada.


Come ripagare la sua cortesia?
Rimase a fissarlo per quello che sembrò un secolo prima di strisciare, attratto quasi contro il proprio volere, fuori della porta del cunicolo, attraverso il pavimento fino al bordo più vicino dei mucchi del tesoro. Sopra di esso giaceva il cavaliere misterioso addormentato. Egli afferrò il grande scudo, la cosa più pesante che potesse portare, e lanciò un'occhiata timorosa verso il basso. Il cavaliere scosse la testa, e il rantolo del suo respiro strisciò tra le feritoie dell'elmo.
«Che diavolo stai facendo?» gemette.
«Stavo raccogliendo lo scudo dal tuo cadavere.» si giustificò il nabobbit.
«Ma non sono ancora morto, che diamine!» sbottò il moribondo.

Pochi secondi dopo Nabobbit riemerse dal cunicolo, più ricco di uno scudo. Era enormemente grato per l'aiuto fornitogli da quel generoso cavaliere.

sabato 21 dicembre 2013

Il Nabobbit - un viaggio inaspettato - 2

Prosegue la storia del nabobbit prigioniero a Lordran.
Per il primo capitolo, con una breve spiegazione di cosa ci facciano delle foto di Dark Souls e dei testi vagamente familiari, passate pure di qui


Evasione


Quella facciata segna la fine della vostra innocenza



Non era in grado di pensare al da farsi; né tantomeno era in grado di pensare a quanto era successo; o perché fosse stato abbandonato; o perché, se era stato abbandonato, gli esseri vuoti non l'avessero catturato; e nemmeno perché la testa gli facesse tanto male.
Poi ricordò le sbarre.
La mancanza di tè.
E finalmente la chiave.
La fissò pensoso per qualche momento, infine la raccolse, la tenne tra le dita studiandola un altro po'. Nulla nell'aspetto di quel piccolo oggetto suggeriva la sua importanza, finché non decise di provarla nella serratura della cella.
«Tornare indietro?» pensò. «Neanche per sogno! Andare di lato? Impossibile! Andare avanti? È la sola cosa da fare! Dunque, in marcia!». Così si alzò, e trotterellò via con una piccola spada spezzata trovata appena fuori la porta, tastando la parete con la mano, e col cuore che era tutto un frenetico tic-tac.


Allora ci fu un bellissimo pandemonio. Nabobbit, quando il Demone del Rifugio lo lasciò cadere a terra, ebbe ancora abbastanza presenza di spirito di sgattaiolare fuori dai piedi prima che iniziasse a percuoterlo con quel tronco d'albero che agitava come una mazza.
Per Nabobbit sarebbe stato il momento giusto di andarsene. Ma i suoi poveri piedi erano stati quasi stritolati da un colpo del demone e lui stesso non aveva più fiato in corpo e la testa gli girava; solo allora vide una piccola apertura nell'angolo più lontano del salone.
«Ci riprovo appena resuscito, quando avrò più energie».
Così rimase lì ad ansimare per un po', e in men che non si dica si ritrovò appena fuori del cerchio di luce proiettato dal fuoco.


Lui invece segnerà la fine della vostra integrità strutturale

venerdì 20 dicembre 2013

Il Nabobbit - Un viaggio inaspettato


Questa è un'idea che mi è venuta rigiocando Dark Souls mentre tutti i miei amici non fanno che parlar male di Lo Hobbit - La Desolazione di Smaug.
Le foto sono prese dalla versione PC, tramite l'opzione screenshot di Steam, i testi invece vengono dall'edizione Adelphi de Lo Hobbit e dal punto del mio cervello che si occupa di fare il simpatico.
Buon divertimento.


Inizio


Nabobbit, il nabobbit


In una caverna sotto terra viveva un nabobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di resti di vermi e di trasudo fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna nabobbit, cioè comodissima; se per comodissima si intende priva di giaciglio e con solo la nuda pietra come unica scelta per affrancare le natiche.
In tutta onestà non era neanche una caverna, ma una cella brutta, sporca, umida e per dirla tutta anche piena di resti di vermi e di trasudo fetido.
Di certo non era di fattura nabobbit.
Ma su una cosa potete credermi, vi era un nabobbit al suo interno.

E la cosa cominciava a dargli sui nervi.

Proprio un momento prima dell'ora del tè, il campanello della porta suonò furiosamente, e allora si ricordò! Corse a metter su la cuccuma per l'acqua, tirò fuori un'altra tazza e un piattino, una o due torte in più, e corse alla porta.
Solo dopo aver sbattuto il capo sulle sbarre realizzò di non avere tazze, torte o tè, neanche una dispensa, e di certo non un campanello.
Figuriamoci una cuccuma.
Alzò gli occhi per esprimere la sua migliore posa da frustrazione, quando vide un cavaliere affacciato al lucernario.
«Scusate! Io non voglio nessuna avventura, grazie! Non oggi! Buon giorno! Ma venite a prendere il tè, se ne trovate, quando vi pare! Arrivederci!».Per tutta risposta lo sconosciuto lasciò cadere una chiave sul pavimento della cella. Dopodiché scomparve.


Il cavaliere misterioso