giovedì 29 novembre 2018

Di Broodlord e amici

 che spariscono nel momento del bisogno


Un classico.


Non sono molte le lezioni da imparare nell'esplorazione di relitti spaziali rigurgitati dal Warp ma quelle poche regole o te le incidono nella carne e sei bocciato o rimangono sull'armatura per ricordo.
Questo per dire che non ci ho messo molto a finire a giocare al massimo livello di difficoltà con il fuoco amico sempre attivo, più per i pochi giocatori presenti, tutti veterani, che per mera tracotanza.
Ci sono partite, talvolta, nelle quali l'intelligenza artificiale decide di farti piombare addosso l'impossibile, come per i nove Broodlord che, a turno, hanno infestato la sala principale della nostra miracolosamente riuscita missione, vedendomi prigioniero del seguente ciclo:
- Attendere l'ennesimo respawn del mio incauto compagno che ironicamente tra i due sarebbe quello dedito alle resurrezioni.
- Uscire dalla stanza strappata a suon di fucilate ai cultisti per infilarmici rapidamente all'arrivo del titano.
- Ammirare l'inevitabile esplosione del mio compagno che sembra prediligere la tattica del confronto diretto col mostro sebbene con tutte le abilità utili in ricarica.
- Giocare al gatto col topo col bestione per scaricargli addosso tre rispettabili colpi di redemptor e rinculare prima di assaggiare il fulmine psichico di rappresaglia e seguente serie di artigliate.
- Rincuorarmi al ritorno del prode guerriero per ripartire mestamente in tempo zero dal punto iniziale.

Una garanzia.

Altre volte invece il gruppo sembra ben assortito e tanto per cambiare il turno da medico se lo sciroppa qualcun altro, lasciandomi libero di divertirmi a giocare con qualche classe più esotica, più dedito alla sperimentazione che alla sopravvivenza ma in barba alle prospettive la storia va in un altro modo.


È solo al fischio dei missili che mi mancano di poco che realizzo sia il momento di darsela eroicamente a gambe che capisco possa sembrare una strategia inadeguata per i Terminator dell'Imperatore ma sono anche l'unico babbeo in gioco che ci può evitare il game over.
Richiudermi la maledetta porta alle spalle e attaccarmici saldamente con le chiappe corazzate per attendere, ferito e quasi incapace di schivare i colpi dei genestealers in arrivo da zone a me inaccessibili, il ritorno dei miei incauti colleghi è questione di poco più di due minuti.
Due lunghissimi, zeppi di attacchi omicidi, minuti.
Recuperati i giovanotti, curato l'eroe e qualche inconveniente dopo lo spettacolo si ripete, con me che non faccio in tempo a dire "ma allora siete di coccio!" che mi vedo entrare due bei Broodlord in cerca dell'ultimo pirla.
Non voglio rovinarvi il finale.



Secondo me ci andrebbe la musica di Benny Hill.

domenica 18 novembre 2018

Are you going to

try and keep writing something sometimes?

Comprendo il sentimento di abbandono ma negli ultimi due mesi sono intervenute delle distrazioni che hanno sottratto tempo sia ai miei abituali giochi che alle riflessioni sugli stessi, per esempio è da ottobre che volevo scrivere almeno due righe su quanto Unavowed abbia preso in prestito dalla formula Bioware e ne abbia tratto un'avventura grafica che fa della composizione del party il suo fiore all'occhiello, considerando che parliamo di un titolo sviluppato da una sola persona, soprattutto alla luce dell'esperienza deludente che ho avuto con l'ultimo Dragon Age, di cui francamente ho già scritto troppo e che con le sue cento ore di brodo allungato con la sciacquatura dei piatti rende solo più triste quanto di inconfondibile rimanga della mano dei suoi autori.

Una distrazione.

Poi come vedete ho cominciato con un'esperienza decisamente più analogica e mi sono fatto prendere un po' la mano quando ho scoperto di non essere malaccio nel tentare di apporre della pittura tra le pieghe di una miniatura (complicata con inutili personalizzazioni) con le mie manone e oggi posso dire di poter usare il ceramic white quasi senza timore.
Un'altra distrazione è stata il mio quotidiano peregrinare per le mappe di Vermintide 2 che a quota 245 ore ha per ora pienamente appagato la mia passione per l'applicare un martello da guerra nanico sui calli di un guerriero del caos per aiutarlo a scendere da una barricata improvvisata.

Le talon d'ouille!

that was a very contrived pun, have you nothing serious to say about Red Dead Redemption 2?

Eh, che volete che vi dica.
Qualsiasi cosa possa azzardarmi a proferire ora che è praticamente il gioco dell'anno per un ottanta abbondante per cento di chiunque sia corso con impeto presso un negozio di videogiochi o alle poste per ricaricare la postapay e trasformare i suoi euro in dollari, sarei condannato per eresia senza neanche passare dai sotterranei dell'inquisizione.
Preferisco tenermi le mie pacate opinioni per qualche mese quando il lustro sarà inevitabilmente passato a qualche altro blasonato titolone e si potrà cominciare seriamente a mettere in discussione alcune scelte stilistiche che gravano non poco sul gioco.
Nell'attesa potrei parlare di quanto poco sia durato il collettivo piacere per il nuovo Spiderman dell'Insomniac di cui mi sono da poco procurato una copia a prezzo d'occasione grazie al rientro massiccio di copie usate dei pionieri del day one che sacrificano il vitello grasso appena assaggiato per il vitello appena più nuovo e grassoccio, lasciando a noi saggi mendicanti il piacere di assaporare con la dovuta calma la sua ciccia succulenta.
La velocità con la quale il mondo si è collettivamente dimenticato del miglior gioco dell'arrampicamuri mi fa riflettere su quanto sia proibitivo per un consumatore medio di videogiochi anche solo godersi l'acquisto.


E di godere non mi riesce pienamente con l'ultimo God of War perché per quanta esperienza faccia con il suo nuovo sistema di combattimento alla fine sbatto la faccia sempre sullo stesso muro, lo gioco come il gioco che non è ma che vuole sembrare.
Per le prime otto ore ho fatto letteralmente a pugni con i combattimenti, spesso ripetendo lo stesso per più di venti volte (la scelta del terzo livello di difficoltà non mi ha aiutato) e buona parte della colpa ce l'ha l'inquadratura.
A cosa mi serve una visuale così ravvicinata sulla possente schiena di Kratos se non sto giocando a Resident Evil 4?
Se non fosse per le brutte frecce colorate che mi avvisano dei colpi in arrivo dai 260 gradi di arena che sono fuori dall'inquadratura morirei decine di volte come un merlo perché qualcuno ha pensato che siccome l'ascia si può lanciare andava benone la visuale da sparatutto in terza persona.
Quindi optare per l'interfaccia disabilitata per godersi meglio la grafica di prim'ordine rende il tutto quasi ingiocabile e ad aggravare la cosa c'è la solita storia delle abilità da sbloccare e francamente se all'inizio me ne avessero concesse un paio per il controllo della folla non avrei sofferto come un cane negli scontri con più di due avversari.
Il doversi fermare ogni tanto per l'ennesimo puzzle o una quest secondaria rende poi l'esperienza un po' confusa.
Per il resto è tecnicamente impressionante, con la barba del protagonista tra le cose più dettagliate che abbia mai visto su console (insieme alla sua inquietantemente minuziosa modellazione del capezzolo) e se non ci fosse Atreus a fare da lente attraverso la quale filtrare tutta l'assurdità di un personaggio come Kratos, questo God of War sarebbe ben misera cosa.
Anche questo è un esempio di un buon gioco che viene osannato a raffica all'inizio per poi slittare fuori da buona parte delle liste d'eccellenza, se non dimenticato, certamente ridimensionato.

Gusto and Fatale!

Sullo stesso tema anche le focose avventure di Kassandra, colei che porta il vessillo dell'isola di Lesbo per tutto il Peloponneso ed oltre, sono finite per scivolare pian piano via mentre la qui presente gazza ladra ha da poco messo le zampe sulle avventure del suo predecessore in quel dell'Egitto Tolemaico che qualche lettore di vecchia data ricorderà essere un tema a me caro.
Ma sono stato troppo impegnato a nettarmi i baffetti da sorcetto per godermi il caldo secco del deserto.

sorcetto.