lunedì 24 luglio 2017

Overwatch Junkrat's self esteem


Nessuno sospetterà, dopo tanto ciarlare di tank, che il primo personaggio mai provato il giorno della fatidica installazione fu Junkrat.
Capelli in fiamme, gamba di legno, lanciagranate traballante, risata delirante e dei pantaloncini degni di Tidus.
Da allora di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia, assieme a tutti i cadaveri che ero troppo impegnato a gettarvi per poter starmene in panciolle sulla riva del fiume a vederli passare e questa figura retorica mi si è appena attorcigliata intorno al punto.

Hai presente la super di Reaper? Ecco.

Il punto è che dopo averlo accantonato in favore di altri personaggi, dopo esservi ritornato, ricco di maggiore esperienza e di averlo visto manovrato da veri mostri, ho avuto modo di sapere che l'iniziale fascinazione era ricca di fondamento.
Per esempio, nel video precedente, si può vedere la capacità di difesa di Junkrat in un'area contesa in un momento decisivo, dove tra tagliole e mine a comando mi disfo di un Bastion che sta per far danni e lascio Roadhodg con un palmo di naso, garantendo alla squadra il possesso della zona.


E cosa dire del povero Hanzo, proiettato dall'esplosione alle sue spalle in un incontro troppo ravvicinato col muro di fronte? Può solo dire di essere contento che la maggior parte dei suoi colleghi erano già esplosi per poterlo ammirare scivolare a terra col naso schiacciato.

Aggiungere effetto sonoro da Willy E. Coyote più appropriato.

La facilità con la quale poi ci si garantisce l'olimpo dell'azione migliore della partita, anche al netto di usare la temibile roto-bomba, aggiunge ulteriore sapidità ad un piatto già goloso.
Che lo si piazzi in difesa, assieme ai compagni o che lo si sfrutti in attacco per disperdere formazioni serrate, Junkrat rimane un vero piacere.
Che dire poi se lo si indirizza verso una strada secondaria per aggirare il nemico?
Lui passa, lancia un paio di bombe, prosegue, un morto.
Si volta un attimo, una bomba, un morto.
Arriva all'obiettivo, nuclearizza lo sfortunato difensore, ed eccolo chiedere ai compagni di darsi una mossa, che abbiamo un round da finire in un paio di minuti.



mercoledì 19 luglio 2017

Overwatch Reinhardt's self esteem


Avendo vieppiù abbracciato la filosofia del tank con risultati più che soddisfacenti con D.Va, Orisa, Roadhog e Zarya era solo questione di tempo prima che mi mettessi negli ingombranti panni di quel colosso che è Reinhardt.
Fermo restando che la carica schiaccia poveretti è probabilmente una tra le mosse più divertenti da usare, avevo abbastanza esperienza, da bersaglio, della sua macchinosità (va detto che quando te lo vedi arrivare addosso, quelle poche volte che sei fortunato o lui disperato, è già quasi troppo tardi) e la seconda mossa speciale non è da meno.
Il crociato è un mostro lento con colpi che richiedono tempismo e precisione, pertanto, quando inchiodi qualcuno al muro, il qualcuno che hai preso di mira, si badi, la soddisfazione è immensa.
Prendiamo per esempio il primo video, dove un povero Bastion, croce di tanti attaccanti troppo frettolosi, viene soverchiato in un attimo, lasciando a Symmetra l'onere di buttare giù il gigante.
La mira automatica della sua arma non la salva da una carica perfettamente sincronizzata con la sua schivata.

Nel mondo ci sono tanti, troppi tank che indietreggiano in attacco.
Diciamo basta ai pusillanimi!


Insomma, a parte colpi più o meno fortunati ai danni di sgambettanti giovincelli, i bersagli preferibili sarebbero quelli più grandi e meno sfuggenti, anche perché, se ti abbatti sul tank avversario, ci sono buone probabilità che il curatore sia molto vicino e sarebbe il caso di fargli fare la conoscenza del martellone.
Se sei in attacco, però, e alle orecchie ti arriva la tracotanza di un ninja che annuncia il suo attacco speciale come nei cartoni animati, forte della sua abilità di rimbalzare caoticamente in giro, sicuro di essere fuori dalla tua portata, è tuo preciso dovere portarlo con i piedi per terra, dico io!
Il gesto, tra l'altro, non è meno epico se il bersaglio era la piccola Tracer, che comunque ha poco da sperare.
Tempo di mettere a nanna, provvisoriamente e subito dopo definitivamente il curatore Zenyatta ed ecco che... posso venire abbattuto.
La giusta morte inflittami subito dopo è stata ad opera di una Widowmaker particolarmente piccata per essere stata la prima vittima del mio trasporto passionale e per tutto il match pervicacemente concentrata sulla mia scatolina cranica.


Il gioiello della corona è però il confronto diretto con un clone che, ingenuamente, si staglia tra me ed una colonna a due passi dal mio obiettivo.
È questione di un attimo insegnargli un più corretto posizionamento rispetto a me e del cemento e la sostanziale inutilità del proprio scudo se non ti sto sparando affatto.
Da lì, parte un confuso sventolare di martello reso ancora più divertente da una bomba che mi proietta, ancora intero e smartellante contro altri poveri personaggi.
Neanche Hanzo, che crede di essere saggiamente fuori portata, è poi così al sicuro.

Ed il premio per tutto ciò, l'afrore delle ascelle di Roadhog.

venerdì 14 luglio 2017

Overwatch self esteem



Nonostante il decadimento fisico e morale che mi affligge, l'assiduo allenamento porta finalmente ad un risultato senza precedenti. Il qui presente bell'ometto ammirava stupito il primo riconoscimento ufficiale della sua non disprezzabile abilità.
In un afflato ispiratore spingevo il gruppo in un ultimo assalto agli avversari pervicacemente trincerati al traguardo, sfruttando uno dei migliori vantaggi del tank. Fallo arrivare in mezzo ad una formazione ed il più delle volte distrarrai almeno un paio di loro, qualche altra riuscirai a creare vero scompiglio.
Non avendo nessuna detonazione catastrofica da sfruttare mi sono industriato a tenere in un angolo una buona metà del gruppo e clamorosamente il caos generato portava all'eliminazione sistematica di tutti loro, partendo dalla sfortunata Mercy.
Inutile negare l'importanza del supporto dei miei compagni ma, insomma, momenti di gloria!

saltuariamente mi succede ancora.

lunedì 10 luglio 2017

Overwatch self-esteem




Le primissime escursioni nei panni di un cecchino si sono rivelate a dir poco avvilenti e non soltanto per l'immancabile "Widow change pls" ma anche perché, siamo onesti, ci vuole una discreta abilità per centrare una testolina rimbalzante come una pallina da ping pong che si sfoga in una scatola e in linea più generale per ritagliarsi quell'attimo di calma nel mezzo del caos della battaglia per essere d'aiuto alla squadra.
Ora buttate tutte queste considerazioni nel cassonetto dell'umido ed osservate l'allucinante realtà di un personaggio di supporto come Ana, nominalmente una curatrice ma che il breve spezzone sopra proposto riesce chiaramente ad illustrarne il dramma giornaliero.
Cura i compagni!
Occhio a quello in condizioni critiche!
Nemico! Sparagli!
Nemici! Bomba!
È partito Bastion con la super, potenzialo con la tua!
Seguilo! Corri!
Dagli con le cure!
Oh, vedi di non farti sparare già che ci sei!

Il supporto è un'arte a parte che s'apprezza da queste parti