Nababbo
19 agosto 2014
Hai procrastinato troppo a lungo, non puoi attendere oltre, è tempo di farlo, non hai più scuse.
È quello che vai ripetendoti mentre sistemi nel fondaco le ultime bottiglie di conserva di pomodoro fatte in casa.
E loro sono lì, silenti sentinelle che osservano ogni tua mossa.
Due monumenti al fallimento dell'uomo sulle forze della natura.
Due bottiglie nelle quali, venendo meno qualcosa nel processo di sterilizzazione e conserva, il miracolo della vita ha dato i suoi frutti.
Nella prima c'è quello che definiresti un liquame nerastro nel quale galleggiano cadaveri ormai putrefatti di qualcosa che ricorda del pomodoro.
Nella seconda, il genio, il guizzo del caos, una struttura che a tutta prima pare essere la cristallizzazione di una spuma di materia pomodorica che si è innalzata dall'acquitrino del fondo della bottiglia verso il tappo, in un disperato, bellissimo tentativo di evasione.
Hanno atteso il loro momento per più di un anno, mi hanno seguito con sguardo sardonico mentre sistemavo decine e decine di nuove arrivate, in silenzio, ma comunque capaci di comunicarmi che volente o nolente sarebbe successo ancora.
In un impeto di orgoglio umanistico le agguanto, sprezzante - A voi due ci penso io! - esclamo trionfante, privo di pudore, rimorso e soprattutto, ahimè, cautela.
Il loro destino è semplice, far tornare libera quella materia nauseabonda alla natura, visto che ci tiene così tanto.
E la natura ringrazia, mentre un fetore inimmaginabile mi aggredisce alla gola tentando di strozzarmi.
Si ringrazia l'amico Lucio per lo splendido titolo.
Si ringrazia l'amico Lucio per lo splendido titolo.

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