martedì 23 maggio 2017

Mitridate VI Nabautore - Pontus Vademecum

Mitridate, rinomato tossicologo.

L'ambizione di Mitridate, in antagonismo alla politica aggressiva del re Antigono I Monoftalmo, portò alla creazione del regno noto come Cappadocia dell'Eusino nel 281 a.C. che divenne poi, sotto Mitridate VI, noto semplicemente come Regno del Ponto.
In un periodo storico di grande fermento a causa delle lotte continue per il predominio dei vari diadochi, ogni singolo regno dell'area cercava di estendere domini ed influenza ai danni dei vicini.
Dopo che Nabautore aveva iniziato i primi passi per la consolidazione del proprio regno, l'Impero Seleucide decise di fare la sua mossa e inglobare i pochi territori pontici al suo vasto dominio.
La minaccia però sortì l'effetto opposto e la popolazione si strinse attorno al proprio re in una disperata resistenza che, sottovalutata dall'aggressore, portò gli insorti fino alle porte della ricca Tarso, porto commerciale importante dell'area e primo sbocco sul Mediterraneo per il neonato regno.
I seleucidi, con le loro forze occidentali ora divise tra i tentativi di conquista di Antiochia, territorio in mano ai Tolomei, nemici di sempre e numerosi assalti in Cilicia per riprendersi la perduta Tarso, si trovarono man mano in una posizione sempre più sfavorevole in Anatolia, dove, passati i primi duri anni di battaglie potenzialmente fatali, il Ponto era riuscito a stabilizzarsi e a cominciare una vera e propria campagna di conquista dell'entroterra.
L'insospettata resistenza dei pontici e i primi successi ai danni delle città seleucidi e greche, portò ad un'alleanza tra questi e il popolo galato di Ancira che tentarono, nella lunga guerra anatolica, di contendersi il dominio della penisola.
Con la morte di Mitridate e del figlio Farnace, durante gli anni più duri per la sopravvivenza del regno, sorse tra i generali il più ambizioso e tenace tra loro, Rhesimedes che con la propria strategia resistette alla coalizione dei nemici e città dopo città, provincia dopo provincia, sottomise i galati, scacciò i seleucidi dall'Anatolia e conquistò tutte le roccaforti greche, garantendosi il titolo di Conquistatore.
Con i seleucidi presenti ora solo ad oriente, l'Impero Tolemaico vide nel Ponto una minaccia troppo pericolosa da ignorare ed approfittando di un incidente diplomatico tra Ponto ed Armenia, con la scusa di esserne alleati, i tolemaici dichiararono una guerra senza quartiere al neonato Impero.
La ricchezza del sovrano egizio era evidente dal numero di uomini ed attrezzature che dedicava alla nuova campagna militare e quando la roccaforte di Tarso cadde nelle loro mani la situazione sembrò virare al peggio.
Lo scoppio di un'epidemia di peste in città però decimò gli uomini che ne avevano preso possesso e permise un contrattacco da parte dei pontici che recuperarono la città in via definitiva.
A questo punto il Ponto introdusse una nuova strategia in una guerra che si aspettava sarebbe stata lunga.
Per contrastare un nemico così ricco era necessario ridurre quanto più possibile l'approvvigionamento di risorse ed in generale i commerci, pertanto approntarono nei porti di Tarso ed Alicarnasso una flotta talmente numerosa da eliminare qualsiasi presenza tolemaica dal Mediterraneo orientale e chiudere ogni singolo porto egizio.
Dopodiché caddero sia l'isola di Cipro che Antiochia con la sua ricca provincia.
Durante queste battaglie però i seleucidi continuavano a rappresentare una seria minaccia ad oriente, pertanto il Ponto si estese fino ai territori armeni per garantirsi una posizione maggiormente difendibile tra le catene montuose dell'area.
Con la morte di Rhesimedes toccò al giovane ufficiale Ichthysades prendere il comando delle truppe imperiali e grazie alla sua esperienza e genio militare l'impero si estese fino alla penisola arabica, confinando gli egizi entro il loro territorio originale.
Con i suoi due più acerrimi nemici ridotti ad una minaccia controllabile, il Ponto sembrava libero di continuare la sua marcia in Asia quando una Macedonia in piena espansione fece il suo ingresso in Armenia, dopo aver assoggettato tutti i territori dell'Ellade e le zone costiere settentrionali del Mar Nero, in modo da aggirare il controllo delle acque della marina pontica.
Sebbene gli eserciti macedoni fossero impegnati nella sottomissione del regno armeno, non fu sottovalutata la vicinanza di un così vorace antagonista e Trebisonda fu fortificata in vista di un probabile assalto.
I macedoni non si fecero attendere e forti di due numerosi eserciti entrarono in territorio pontico domandandone la sottomissione a regno vassallo.
Iniziò così la guerra macedone che vide i soldati del ponto vittoriosi sui temibili rivali, grazie anche e soprattutto ai veterani delle campagne meridionali di Ichthysades.
L'Impero decise di applicare una strategia simile a quella che aveva indebolito i Tolomei e la flotta, già di imponenti dimensioni, fu maggiormente allargata per consentire il controllo totale dei mari attorno alla penisola greca e ogni porto macedone fu chiuso al commercia fino all'Adriatico.
Dopo aver causato incalcolabili perdite alle forze macedoni, gli eserciti del Ponto si mossero in profondità nei territori da poco conquistati dai nemici e li cacciarono sistematicamente dall'area.
Mentre si combatteva in Armenia e presso Gerusalemme c'erano ancora diverse scaramucce con gli egizi, dai porti siriani partì una spedizione senza precedenti sotto il comando di Ichthysades che, dopo una lunga navigazione, sbarcò con migliaia di uomini in Attica e in Laconia e in una serie di rapide battaglie si assicurò il dominio di un'impreparata Grecia.
In pochi anni i macedoni persero le nuove conquiste orientali e i territori greci fino alla loro madrepatria e si trovarono relegati tra gli imbattuti ed impietosi pontici e i temibili germani.
Con la conquista di Alessandria d'Egitto e la presa di Babilonia, l'Impero del Ponto divenne la nazione più ricca ed estesa del 200 a.C.
L'Europa era invece contesa tra i Romani e la nazione Germanica, con Spagna, Francia ed Italia in mano ai Romani e la restante Europa continentale in mani ai barbari.
Quando nel IV secolo si presentarono gli Unni la situazione cambiò drasticamente.
I germani, non riuscendo a contenerli, persero i territori dell'Europa orientale e migrarono in massa verso i Romani e verso gli ultimi territori macedoni, venendo in diretto contatto con la Grecia pontica.
I dissapori con i germani innescarono la parabola discendente dell'impero Romano che perse progressivamente il controllo dei propri territori e sebbene riuscì a fermare gli Unni, non sopravvisse loro.
Questi ultimi però rappresentarono anche un grave problema per l'impero pontico che dapprima accolse i germani nei territori della Tracia e Macedonia ma poi si vide costretto a difenderli dagli invasori Unni che saccheggiarono e distrussero molte città fino all'Attica ed arrivarono a minacciare la stessa Bisanzio, capitale dell'impero dal 88 d.C.
La sconfitta degli Unni per mano romana dimostrò che potevano essere battuti ma i danni causati all'impero non furono mai davvero risanati, con i territori dell'Adriatico e della Macedonia ora in mano germanica.
Quando poi nel VII secolo nacque l'Islam in Arabia, questo si diffuse rapidamente in tutta l'area mediorientale e nei territori arabici e nel vicino Egitto sorse il loro regno.
Dapprincipio la libertà di culto nell'impero del Ponto portò ad una diffusione capillare della nuova religione fino in Siria sebbene i confini meridionali rimanessero fermamente sotto il controllo di Bisanzio, portando i califfi ad espandersi lungo la costa africana occidentale e da lì penetrare in Spagna, fondando l'al-Andalus.
Quando i Mongoli arrivarono in Siria misero a ferro e fuoco l'intera area e massacrarono gli eserciti imperiali inviati a difendere Antiochia, separando i territori meridionali dall'impero.
Con la vittoria dei mamelucchi ai danni dei mongoli, le province di Damasco, Gerusalemme, della Siria e d'Egitto passarono al regno Islamico che aveva dimostrato di poterle difendere.
Con Bisanzio ora in controllo della sola Anatolia e Grecia, la sua posizione di superpotenza si vide ridimensionata e anche la sua presenza marittima declinò a favore dei marinai islamici, genovesi e veneziani.
Quando giunsero anche i Turchi dall'est, caddero le roccaforti di Kutaisi, Trebisonda e Amasia ed i territori pontici si videro ridursi nel corso dei secoli fino a Nicea e alla penisola greca.
Con la quarta crociata i regni occidentali assalirono Bisanzio e le sue province greche, l'impero del Ponto era ormai l'ombra di sé stesso e quando i Turchi, infine, presero la città nel 1453 cessò di esistere il secolare regno.

Scudo in bronzo con il nome di Farnace,

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