Ci risiamo, sebbene rispetto alla scorsa volta stia scrivendo questo post senza ancora aver lasciato depositare i miei pensieri con calma.
Solo ieri sera ho concluso la mia avventura con Life is Strange, durata quasi un mese nel quale non solo giocavo con calma ma lasciavo anche passare diversi giorni tra la conclusione di un episodio e l'inizio del successivo.
Ora eccomi qui con poche idee ma ben confuse.
Per coloro che non hanno mai provato questo gioco ma hanno interesse nel farlo lascerò un avvertimento. Onde meglio poter trattare cosa mi frulla in testa farò un uso libero di enormi, clamorosi spoiler, quindi regolatevi di conseguenza.
Vale a dire compratelo e giocateci per poi tornare qui.
Innanzitutto sono contento che da alcuni anni ci siano dei tentativi reali di andare al di là delle solite storie, con gli usuali, triti sviluppi e con la ricerca di una maggiore inclusività possibile.
Viaggio spedito per i quarant'anni e da quando ho potuto sperimentare il piacere e la sorpresa di poter avere accesso a prospettive diverse da quelle dell'abituale soldato dello spazio alle prese con un'invasione demoniaca o il prevedibile prescelto sulle cui spalle grava il destino del mondo, se non dell'universo, se non di un numero svariato degli stessi, forse anche stimolato da altre opere di intrattenimento più mature, non potrei più tornare indietro.
Il gusto di viaggare al fianco, o direttamente nelle scarpe, di personaggi a me ed alla mia esperienza così distanti risalta nel contrasto incredibile del fatto che le vicissitudini di una diciottenne mi sono più aliene di quelle di un sopravvissuto all'apocalisse non morta.
Per dire...
Ora ho risposte più articolate da fornire a domande quali «che momenti ti hanno emozionato» che non siano le immancabili «la morte di Aeris e quella della cecchina del primo Metal Gear Solid».
Insomma, posso rimanere entusiasta, stupito o sbigottito, ammirato o immalinconito da personaggi che finalmente cominciano ad acquisire una più rotonda impronta di umanità che li libera dalla piattezza del ruolo impostogli con l'importante aggiunta che, se anche limitata dalle esigenze narrative, tale rotondità può essere accentuata dalle interazioni che mi sono concesse dal meccanismo gioco.
Questo vuol dire che la mia Max sarà molto simile a quella degli altri giocatori se non per minuscole divergenze accumulatesi in multiple scelte compiute ma soprattutto dalle impressioni ed emozioni che derivano dall'essere messo a parte della sua storia.
Tanto di più vale proprio per Cloe che sebbene scritta in un determinato modo acquista, a seconda di ognuno di noi, significati e sensazioni diversissime.
Quando le cose cominciano a farsi tremendamente serie ed il tempo della giocosa sperimentazione dei propri poteri finisce, rimane in me, fino alla fine, l'idea che possiamo mettere tutto a posto, con un'altro riavvolgimento, con le nuove nozioni imparate, possiamo eliminare il dolore e ripartire da capo.
La speranza però è un lusso che ci viene sfilato da sotto i piedi nell'ultimo capitolo dove emergono le implicazioni catastrofiche della nostra disordinata ricerca di una soluzione ottimale.
L'ombra che ci verrà chiesto un prezzo si fa più incombente ad ogni tentativo fallito.
Tutto alla fine verte su cosa siamo noi, assieme a Max, disposti a sacrificare e per che cosa.
Un paio di passaggi scritti ed articolati molto bene, come l'incontro con sè stessi alla tavola calda riescono a mettere in prospettiva molte delle illusioni con le quali ci siamo cullati.
Il motivo principe per il quale ci siamo dati tanto da fare, convinti di aiutare o proteggere è l'egoismo.
Max, noi, Cloe, siamo tutti stati fortemente egoisti, pertanto non c'è da stupirsi se al dunque la scelta che mi si pone viene risolta alla luce di un desiderio, se non un vero e proprio bisogno, egoistico.
Tutto alla fine verte su cosa siamo noi, assieme a Max, disposti a sacrificare e per che cosa.
Un paio di passaggi scritti ed articolati molto bene, come l'incontro con sè stessi alla tavola calda riescono a mettere in prospettiva molte delle illusioni con le quali ci siamo cullati.
Il motivo principe per il quale ci siamo dati tanto da fare, convinti di aiutare o proteggere è l'egoismo.
Max, noi, Cloe, siamo tutti stati fortemente egoisti, pertanto non c'è da stupirsi se al dunque la scelta che mi si pone viene risolta alla luce di un desiderio, se non un vero e proprio bisogno, egoistico.
Abbiamo passato cinque lunghi, emozionanti e bellissimi episodi ad aiutare e proteggere un personaggio al quale non mi vergogno di ammettere di essere profondamente affezionato, condividendo con Max la frustrazione dell'aumento della complessità dell'opera di erosione sulla realtà esercitato dalla spregiudicatezza con la quale abbiamo interferito con l'opera del destino.
Un fato che per almeno tre emblematiche volte ci palesava i suoi dettami e alla cui disobbedienza veniva addebitato un supplemento al costo delle nostre azioni.
Diventa chiaro, una volta sul promontorio del faro, con il tornado che si avvicina alla cittadina, con Max di nuovo e finalmente al fianco dell'amata Cloe, perché ai miei occhi quella non è una semplice amicizia, per quanto forte e radicata sia, che è ora di dare una risposta definitiva al destino.
È lì che ci si chiede se tutto quello che abbiamo fatto, tra danni incredibili e gesti disperati, rimandando ed al contempo complicando l'inevitabile, sia stato per nulla o per qualcosa.
Ubbidirai al fato, che nei bagni della scuola, sui binari della ferrovia e a due passi dal corpo di Rachel aveva reclamato con veemenza la vita di una persona verso la quale si prova un forte sentimento (noi o Max, è indifferente) e per disinnescare una catastrofe cederai e tornerai all'inizio sforzandoti di non interferire più, o continuerai a sfidarlo, rifiutandogli ciò che reclama e concedendogli solo una sorta di esoso rimborso nella forma della distruzione della cittadina con tutte le implicazioni morali che comporta?
Se il gioco provvede a fornire, al suo termine, una percentuale che mostra le statistiche di tutti i giocatori in merito alle varie scelte, sarebbe stato interessante vederne anche una che esponeva il tempo impiegato per effettuarle.
Perché io non ho esitato neanche un secondo.
Sacrifica Arcadia Bay.
Se chiedi a me, od alla mia Max, dopo ciò che ha passato, dopo ciò che mi hai mostrato, dopo ciò che lei stessa ha ripetuto con enfasi e cuore lungo il suo tragitto, se mai avesse potuto lasciare Cloe al suo destino, la risposta non può essere che no.
È fondamentalmente immorale, finanche immaturo, lo so, ma se credi che puoi intessere un rapporto emotivo tra i due protagonisti e tra me e la loro storia per poi tagliarlo di netto, fintanto che mi darai la possibilità di dire la mia, io dirò fottiti.
Max dirà fottiti.
Ed Arcadia Bay, con tutte le sue persone genuinamente squisite può anche bruciare, perché se Cloe è ancora al fianco di Max è perché quest'ultima l'ha effettivamente posta dinanzi a tutti gli altri e se tu destino sei qui a propormi un'alternativa, per quanto pesante, vuol dire che dovrai ubbidire.
È un'illusione romantica, l'amore più forte del destino, e mi è piaciuta moltissimo.
Un fato che per almeno tre emblematiche volte ci palesava i suoi dettami e alla cui disobbedienza veniva addebitato un supplemento al costo delle nostre azioni.
Diventa chiaro, una volta sul promontorio del faro, con il tornado che si avvicina alla cittadina, con Max di nuovo e finalmente al fianco dell'amata Cloe, perché ai miei occhi quella non è una semplice amicizia, per quanto forte e radicata sia, che è ora di dare una risposta definitiva al destino.
È lì che ci si chiede se tutto quello che abbiamo fatto, tra danni incredibili e gesti disperati, rimandando ed al contempo complicando l'inevitabile, sia stato per nulla o per qualcosa.
Ubbidirai al fato, che nei bagni della scuola, sui binari della ferrovia e a due passi dal corpo di Rachel aveva reclamato con veemenza la vita di una persona verso la quale si prova un forte sentimento (noi o Max, è indifferente) e per disinnescare una catastrofe cederai e tornerai all'inizio sforzandoti di non interferire più, o continuerai a sfidarlo, rifiutandogli ciò che reclama e concedendogli solo una sorta di esoso rimborso nella forma della distruzione della cittadina con tutte le implicazioni morali che comporta?
Se il gioco provvede a fornire, al suo termine, una percentuale che mostra le statistiche di tutti i giocatori in merito alle varie scelte, sarebbe stato interessante vederne anche una che esponeva il tempo impiegato per effettuarle.
Perché io non ho esitato neanche un secondo.
Sacrifica Arcadia Bay.
Se chiedi a me, od alla mia Max, dopo ciò che ha passato, dopo ciò che mi hai mostrato, dopo ciò che lei stessa ha ripetuto con enfasi e cuore lungo il suo tragitto, se mai avesse potuto lasciare Cloe al suo destino, la risposta non può essere che no.
È fondamentalmente immorale, finanche immaturo, lo so, ma se credi che puoi intessere un rapporto emotivo tra i due protagonisti e tra me e la loro storia per poi tagliarlo di netto, fintanto che mi darai la possibilità di dire la mia, io dirò fottiti.
Max dirà fottiti.
Ed Arcadia Bay, con tutte le sue persone genuinamente squisite può anche bruciare, perché se Cloe è ancora al fianco di Max è perché quest'ultima l'ha effettivamente posta dinanzi a tutti gli altri e se tu destino sei qui a propormi un'alternativa, per quanto pesante, vuol dire che dovrai ubbidire.
È un'illusione romantica, l'amore più forte del destino, e mi è piaciuta moltissimo.
Arrivato fin qui credo di avere fatto più confusione che altro, soprattutto se ci si dovesse chiedere quale fosse il fulcro del discorso e credo che candidamente la risposta sia che Life is Strange mi ha emozionato come poche altre opere di fantasia abbiano fatto al cinico cuore da tenerone che mi ritrovo.
Insomma uomini e donne, quando è stata l'ultima volta che un gioco vi ha lasciato con un calore nel petto ed un groppo alla gola?
Quando ha presentato dei personaggi così imperfettamente umani? Potrei parlare di questa storia con persone che abitualmente leggono solo libri o visionano lungometraggi di spessore e ne ricaverei una discussione articolata e piacevole.
La chiudo qui perché rischio seriamente di sbrodolare lodi incoerenti a questo punto o cominciare maldestramente ad invidiare non tanto le doti di manipolazione temporale della protagonista quanto piuttosto l'esistenza di una Cloe nella sua vita, pertanto il prossimo punto sarà l'ultimo.
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| Cazzo sì! |






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