mercoledì 15 giugno 2016

Are you going to

play Mirror's Edge Catalyst?


Già so che vi aspettate un prologo simile a quelli precedenti nel quale lamento la perenne piaga di una infrastruttura inadeguata per l'usabilità delle uscite più recenti ma in questo caso devo stupirvi.
In questo mese sorpreso a braghe calate da poche uscite di rilievo, una fiera sempre più lontana dal contatto con la realtà, fenomeni di violenza inusitata ma attesa e un europeo di calcio a base fortemente alcolica, quello che prima di ogni cosa mi impedisce di giocare al seguito di un titolo divenuto negli anni un cult è proprio il suo stesso predecessore.

Le principali aggiunte riguardano un mondo aperto da esplorare zompettando e caracollando e l'aggiunta di attività secondarie da svolgere zompettando e caracollando con un occhio all'orologio.
Nessuna delle due ha prodotto qualcosa di diverso da uno sgonfio "eh" di leggero disappunto.
Se il motivo principe di giocare a Catalyst è poter giocare di nuovo a Mirror's Edge, c'è l'ingombrante Mirror's Edge che già assolve brillantemente allo scopo.
Non è invecchiato affatto male, con il suo uso intelligente di colori ben lontani da quelli di centinaia di concorrenti e un'estetica ricercata e pulita allora che risulta estremamente piacevole tuttoggi.
In più hai l'intero parco mosse disponibile dal minuto zero e se vuoi farti un paio di risate puoi ascoltare la voce della Argento.

Troppo costoso provare a saltare da queste parti.

E se invece per una volta provassi a mettere mano a quello che compro, più o meno impulsivamente, in saldi, offerte, bundle, festività e ogni altro possibile mezzo col quale rendono più facilmente raggiungibili i costosi passatempi che noi tutti amiamo?
In un gesto dalle ampie prospettive di lunghissimo impegno che può solo competere in ambizione con i mesi che mi ci vorranno per portare a termine la lettura di un'intera collezione di libri sulla storia, tremila anni nel mediterrano fino a questo momento, eccomi usare una modesta tattica a tenaglia con la quale aggredire l'impressionante lista di titoli aggiudicati ma ancora intonsi dai due estremi, quelli acquistati fin dal lontano 2010 e quelli freschi freschi di addebito sulla carta prepagata.
Sempre rimanendo fedele al mio spirito sfuggente e capriccioso, mi riserbo il diritto ed il piacere di ignorare tali propositi per giocare o rigiocare a titoli che sanno quando e come titillarmi.
Risalendo quindi la tortuosa lista di transazioni su Steam arrivavo ad un bundle di giochini presi all'epoca nella quale ancora esploravo questa landa sconosciuta del nuovo colosso della distribuzione digitale, nel quale ero entrato accompagnato da una copia fisica di Left 4 Dead.
Se i titoli della squadra vecchietti si sono rivelati delle mezze ciofeche, quelli relativi ai due più recenti acquisti hanno avuto esiti ben più favorevoli.
Mentre Mirror's Edge vi dà tetti, uffici, aree industriali e, va bene, pure le ubique fogne, nelle quali scorrazzare col vento sulle orecchie, Sunset invece vi chiude in un appartamento nel quale passerete tutto il tempo nei panni di un personaggio che per accucciarsi ci mette pure il suo bel tempo.
Va bene così però, visto che il fulcro del gioco sono, mentre fate finta che vi importi fare i lavori di casa, una storia di rivoluzione civile sullo sfondo ed una storia d'amore che nasce e si sviluppa unicamente sullo scambio di messaggini sui quali apporre risposte, come a scuola.
Un'ora per un solo giorno alla settimana. Dove sarà il prossimo biglietto? Cosa dirà? La situazione migliorerà o precipiterà?
Il ritmo e la realizzazione tecnica sono quello che sono ma la prospettiva inedita che il titolo propone è una ventata d'aria fresca.

Si occuperà qualcun altro di saltare dalla gru.

L'altro titolo col quale mi sto dilettando con ottimi risultati è Lakeview Cabin Collection il cui aspetto sempliciotto non deve trarvi in inganno, ogni suo livello è un vero e proprio insieme di meccanismi da scoprire e mettere alla prova con l'indubbio valore aggiunto che spesso gli achievements vengono usati per stimolare una maggiore sperimentazione.
L'idea di base è che ci vengono proposte le situazioni tipiche da film dell'orrore e noi siamo nei panni delle potenziali vittime, finalmente in grado di mettere alla prova tutte quelle idee e suggerimenti che siamo così prodighi nel fornire agli spesso sfortunati, sebbene molto sciocchi per necessità, protagonisti.
Così nel primo livello eccoci con due coppie di giovani in vacanza al lago. Oppure una band che si ritrova senza benzina in una vecchia cittadina nelle campagne.
Ci sono tanti sistemi in gioco che interagiscono fra di loro e scoprirli è un vero piacere.

Uno.
E uno due.
    


A risollevare le sorti del team vecchietti ci pensa però Oniken, piccolo gioiellino di cattiveria ispirato a Shinobi con una spruzzatina di Hokuto no Ken.
Breve, divertente e bastardo il giusto.







Degno assoluto di menzione è anche Puzzle Agent, già goduto a suo tempo su iPad e riscoperto con piacere, con la sua impostazione alla Professor Layton con uno stile più umoristico sebbene con degli enigmi meno giocosi e con fin troppa matematica.


lunedì 6 giugno 2016

Una emozione da articolare

Ci risiamo, sebbene rispetto alla scorsa volta stia scrivendo questo post senza ancora aver lasciato depositare i miei pensieri con calma.
Solo ieri sera ho concluso la mia avventura con Life is Strange, durata quasi un mese nel quale non solo giocavo con calma ma lasciavo anche passare diversi giorni tra la conclusione di un episodio e l'inizio del successivo.
Ora eccomi qui con poche idee ma ben confuse.
Per coloro che non hanno mai provato questo gioco ma hanno interesse nel farlo lascerò un avvertimento. Onde meglio poter trattare cosa mi frulla in testa farò un uso libero di enormi, clamorosi spoiler, quindi regolatevi di conseguenza.
Vale a dire compratelo e giocateci per poi tornare qui.


Innanzitutto sono contento che da alcuni anni ci siano dei tentativi reali di andare al di là delle solite storie, con gli usuali, triti sviluppi e con la ricerca di una maggiore inclusività possibile.
Viaggio spedito per i quarant'anni e da quando ho potuto sperimentare il piacere e la sorpresa di poter avere accesso a prospettive diverse da quelle dell'abituale soldato dello spazio alle prese con un'invasione demoniaca o il prevedibile prescelto sulle cui spalle grava il destino del mondo, se non dell'universo, se non di un numero svariato degli stessi, forse anche stimolato da altre opere di intrattenimento più mature, non potrei più tornare indietro.
Il gusto di viaggare al fianco, o direttamente nelle scarpe, di personaggi a me ed alla mia esperienza così distanti risalta nel contrasto incredibile del fatto che le vicissitudini di una diciottenne mi sono più aliene di quelle di un sopravvissuto all'apocalisse non morta.
Per dire...
Ora ho risposte più articolate da fornire a domande quali «che momenti ti hanno emozionato» che non siano le immancabili «la morte di Aeris e quella della cecchina del primo Metal Gear Solid».
Insomma, posso rimanere entusiasta, stupito o sbigottito, ammirato o immalinconito da personaggi che finalmente cominciano ad acquisire una più rotonda impronta di umanità che li libera dalla piattezza del ruolo impostogli con l'importante aggiunta che, se anche limitata dalle esigenze narrative, tale rotondità può essere accentuata dalle interazioni che mi sono concesse dal meccanismo gioco.
Questo vuol dire che la mia Max sarà molto simile a quella degli altri giocatori se non per minuscole divergenze accumulatesi in multiple scelte compiute ma soprattutto dalle impressioni ed emozioni che derivano dall'essere messo a parte della sua storia.


Tanto di più vale proprio per Cloe che sebbene scritta in un determinato modo acquista, a seconda di ognuno di noi, significati e sensazioni diversissime.
Quando le cose cominciano a farsi tremendamente serie ed il tempo della giocosa sperimentazione dei propri poteri finisce, rimane in me, fino alla fine, l'idea che possiamo mettere tutto a posto, con un'altro riavvolgimento, con le nuove nozioni imparate, possiamo eliminare il dolore e ripartire da capo.
La speranza però è un lusso che ci viene sfilato da sotto i piedi nell'ultimo capitolo dove emergono le implicazioni catastrofiche della nostra disordinata ricerca di una soluzione ottimale.
L'ombra che ci verrà chiesto un prezzo si fa più incombente ad ogni tentativo fallito.
Tutto alla fine verte su cosa siamo noi, assieme a Max, disposti a sacrificare e per che cosa.
Un paio di passaggi scritti ed articolati molto bene, come l'incontro con sè stessi  alla tavola calda riescono a mettere in prospettiva molte delle illusioni con le quali ci siamo cullati.
Il motivo principe per il quale ci siamo dati tanto da fare, convinti di aiutare o proteggere è l'egoismo.
Max, noi, Cloe, siamo tutti stati fortemente egoisti, pertanto non c'è da stupirsi se al dunque la scelta che mi si pone viene risolta alla luce di un desiderio, se non un vero e proprio bisogno, egoistico.


Abbiamo passato cinque lunghi, emozionanti e bellissimi episodi ad aiutare e proteggere un personaggio al quale non mi vergogno di ammettere di essere profondamente affezionato, condividendo con Max la frustrazione dell'aumento della complessità dell'opera di erosione sulla realtà esercitato dalla spregiudicatezza con la quale abbiamo interferito con l'opera del destino.
Un fato che per almeno tre emblematiche volte ci palesava i suoi dettami e alla cui disobbedienza veniva addebitato un supplemento al costo delle nostre azioni.
Diventa chiaro, una volta sul promontorio del faro, con il tornado che si avvicina alla cittadina, con Max di nuovo e finalmente al fianco dell'amata Cloe, perché ai miei occhi quella non è una semplice amicizia, per quanto forte e radicata sia, che è ora di dare una risposta definitiva al destino.
È lì che ci si chiede se tutto quello che abbiamo fatto, tra danni incredibili e gesti disperati, rimandando ed al contempo complicando l'inevitabile, sia stato per nulla o per qualcosa.
Ubbidirai al fato, che nei bagni della scuola, sui binari della ferrovia e a due passi dal corpo di Rachel aveva reclamato con veemenza la vita di una persona verso la quale si prova un forte sentimento (noi o Max, è indifferente) e per disinnescare una catastrofe cederai e tornerai all'inizio sforzandoti di non interferire più, o continuerai a sfidarlo, rifiutandogli ciò che reclama e concedendogli solo una sorta di esoso rimborso nella forma della distruzione della cittadina con tutte le implicazioni morali che comporta?


Se il gioco provvede a fornire, al suo termine, una percentuale che mostra le statistiche di tutti i giocatori in merito alle varie scelte, sarebbe stato interessante vederne anche una che esponeva il tempo impiegato per effettuarle.
Perché io non ho esitato neanche un secondo.
Sacrifica Arcadia Bay.
Se chiedi a me, od alla mia Max, dopo ciò che ha passato, dopo ciò che mi hai mostrato, dopo ciò che lei stessa ha ripetuto con enfasi e cuore lungo il suo tragitto, se mai avesse potuto lasciare Cloe al suo destino, la risposta non può essere che no.
È fondamentalmente immorale, finanche immaturo, lo so, ma se credi che puoi intessere un rapporto emotivo tra i due protagonisti e tra me e la loro storia per poi tagliarlo di netto, fintanto che mi darai la possibilità di dire la mia, io dirò fottiti.
Max dirà fottiti.
Ed Arcadia Bay, con tutte le sue persone genuinamente squisite può anche bruciare, perché se Cloe è ancora al fianco di Max è perché quest'ultima l'ha effettivamente posta dinanzi a tutti gli altri e se tu destino sei qui a propormi un'alternativa, per quanto pesante, vuol dire che dovrai ubbidire.
È un'illusione romantica, l'amore più forte del destino, e mi è piaciuta moltissimo.

Li avete mai visti degli occhi rossi di pianto in uno stramaledetto videogioco?

Arrivato fin qui credo di avere fatto più confusione che altro, soprattutto se ci si dovesse chiedere quale fosse il fulcro del discorso e credo che candidamente la risposta sia che Life is Strange mi ha emozionato come poche altre opere di fantasia abbiano fatto al cinico cuore da tenerone che mi ritrovo.
Insomma uomini e donne, quando è stata l'ultima volta che un gioco vi ha lasciato con un calore nel petto ed un groppo alla gola?
Quando ha presentato dei personaggi così imperfettamente umani? Potrei parlare di questa storia con persone che abitualmente leggono solo libri o visionano lungometraggi di spessore e ne ricaverei una discussione articolata e piacevole.
La chiudo qui perché rischio seriamente di sbrodolare lodi incoerenti a questo punto o cominciare maldestramente ad invidiare non tanto le doti di manipolazione temporale della protagonista quanto piuttosto l'esistenza di una Cloe nella sua vita, pertanto il prossimo punto sarà l'ultimo.

Cazzo sì!
Ho mentito.




mercoledì 1 giugno 2016

Un tranquillo weekend di paura

Ovverosia come tentare di sopravvivere al finesettimana


Mike, Ben, Lynn e Megan hanno da tanto desiderato di fare una piccola vacanza sul lago, motivo per il quale non sarà la caccia spietata di un pazzo maniaco omicida a mettere loro i bastoni tra le ruote.

Da sinistra a destra, Ben, Megan e Mike. Lynn è in bagno.

Non appena realizzano la presenza di un'oscura minaccia, i quattro si dividono per tentare di sovvertire il loro triste destino.
Mentre Megan si piazza dietro una quercia, sfruttando i colori autunnali per meglio mimettizzarsi, Lynn trova rifugio nell'armadio della sua camera e Ben si incastra con perizia sotto un letto a castello, lasciando l'iniziativa a Mike.

Verrà il suo eroico momento.

Il suo obiettivo è di aprire la strada ai suoi compagni, quindi approfittando della momentanea calma si dirige al capanno, trova gli attrezzi e sistema la passerella per raggiungere la carrucola che solleverà l'ostacolo che ostruisce la strada.

Ben quindi, sconsideratamente privatosi di ogni indumento, corre verso l'ascia abbandonata sul molo ma per sua sventura qualcuno ha già preso l'arma e la brandisce minacciosamente contro di lui.
Una fuga rocambolesca farà perdere le tracce all'inseguitore che nella sua furia cieca abbatterà alcune porte, consentendo l'accesso al fucile a pompa!
Il biondo pensa la stessa cosa che è balenata a tutti noi alla parola pompa, ma soffermandosi maggiormente su fucile, tralasciando pertanto la a,  insomma si avventa sull'arma e come mai nessuno prima si mette sulle tracce dell'aggressore.
Il dramma è dietro l'angolo quando il colpo sperato si rivela essere un secco click di disappunto e mancanza di munizioni, costringendo Ben ad una corsa disordinata che lo vedrà rifugiarsi nel capanno del generatore.
Con una tanica di benzina e un pacchetto di fiammiferi...
Cosparso di combustibile il patio del cottage all'interno del quale il maniaco sta dando una caccia infruttuosa e con un cerino pronto sull'unghia, Ben non esita un solo secondo.

È un biondo naturale.

Vittoria, il mostro, nell'immagine rappresentato dalle fiamme più alte, fugge ferito verso il molo occidentale.
Senza mettere tempo in mezzo e cavalcando a pelo un potente motociclo, il nostro si lancia all'inseguimento, convinto di poter investire il mostruoso avversario.
Nulla può prepararlo all'epica esplosione causata dall'impatto col mostro.

Megan rende omaggio al sacrificio dell'eroe.

Incoraggiata dalle gesta eroiche e soprattutto efficaci del suo ormai defunto amico, Megan esce dalle ombre per poter portare il suo aiuto determinante.
Raccolto il fucile si mette alla ricerca delle munizioni, mentre un solerte, sebbene sanguinante nemico già la cerca.
Un generoso comodino regala all'eroina una splendida cartuccia che pochi istanti dopo esplode nel petto della creatura.
Convinta di avere distrutto la sua nemesi Megan si avvicina incautamente al corpo per venire afferrata e sbattuta a terra e poi finita dall'ascia.
È Lynn quindi che cerca disperatamente altri mezzi per mettere fine all'incubo ma non riesce a trovare nulla di meglio di un estintore.
Con le spalle al muro non può che tentare di usarlo contro il mostro con un effetto sorprendente. Stordendolo.
Accecata dalla speranza di poterne approfittare per vibrargli contro la sua maledetta ascia si espone ad un micidiale fendente.

Purtroppo non è prevista morte per bukkake.

Questo decreta la fine del manipolo di amici che volevano solo godersi una meritata vacanza al lago ed il trionfo di un'empia creatura delle tenebre.

Fin...

Come sarebbe a dire che c'è ancora Mike?
Ma se Mike è stato il primo a morire, il suo corpo, massacrato a martellate vicino alla carrucola dove lo avevamo lasciato, è stato investito dalla moto di Ben poco prima dell'esplosione.
Non ve l'avevo detto?