C'è del marcio in Dan... Polonia.
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Gli è proprio saltata la Mosca al naso.
Ehm... |
Avevamo lasciato gli impreparati russi alle prese con l'assedio alla loro capitale. In un ultimo disperato tentativo di ribaltare le sorti nefaste tentano una sortita contro le soverchianti forze d'invasione, le mie per intenderci, col solo risultato di rinculare malamente dietro le loro malridotte mura.
Forse non sono stato onesto. C'è stato un altro risultato.
I pochi difensori superstiti, ormai fatalmente indeboliti, sono stati spazzati via dalle poche truppe della Curonia che mi hanno accompagnato nella campagna sul suolo sovietico e che si sono avventate su di loro con conseguente conquista, un po' alla bastarda, della città.
Il gesto altamente opportunistico del mio caro, carissimo in ricchezze soffiatemi, alleato, mi ha un tantino rimestato le uova nel paniere, decuplicando l'estensione dei suoi territori in un unico impeccabile colpo di mano.
Soddisfatto comunque dall'esito impietoso sui rivali, decido di buon grado di abbandonare la campagna militare sancendo una resa delle ostilità che i russi accolgono prontamente.
Solo un cinico vedrebbe in un tal magnanimo gesto la volontà recondita di lasciare alla furba CuLonia una bella gatta da pelare senza il supporto militare dell'amico prussiano a tenere alla larga rivoltosi o truppe di riconquista.
Ma tant'è, loro la conquista, loro i grattacapi.
Affrancatomi dal fronte orientale, pongo maggiore attenzione a quello così occidentale da essere a oriente del fronte orientale.
Per evitarvi una labirintite da mappamondo vi ricordo che i Cherokee mi hanno dichiarato una inaspettata guerra a ridosso dei miei territori coloniali.
Perplesso da questa volontà inesplicabile, organizzo una difesa sul confine grazie alla costruzione di un forte, dove fare maggiore uso della mia artiglieria a discapito delle truppe avversarie.
Campo libero anche alle spie, che tanto hanno giovato in Europa nel tenere lontani dalle mie ricerche ficcanaso dal pesante accento di San Pietroburgo, qui dediti a opere di sabotaggio e assassinio di vari capi tribù.
Solo dopo un po' di tempo realizzo che di fatto mi sto comportando da passivo aggressivo.
I nativi, infatti, non hanno messo in essere alcun tipo di azione ostile, rendendomi di conseguenza un volto umano alquanto deprecabile. A conti fatti pare che siano entrati in guerra contro di me per un trattato di alleanza coi russi, trattato alquanto curioso a dire il vero, e la loro dichiarazione di apertura delle ostilità si è rivelata essere semplicemente una formalità.
Con gli occhi bassi e le guance accese dalla vergogna di essere saltato alle conclusioni troppo in fretta, propongo un trattato di pace nel quale mi impegno a versare una somma non indifferente per i danni causati e alla sua approvazione cedo un dono regale, nelle fattezze di uno splendido cavallo, al capo non più nemico.
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| Il che ci lascia in guerra solo con la Gran Bretagna. |
Finalmente libero di pensare alla pace ed alla prosperità delle mie nuove colonie, parte una serie imponente di investimenti per portare il progresso e le infrastrutture che fanno da portabandiera della superiorità della Prussia. Appena dopo le armi da fuoco. E gli uomini che le impugnano.
Mentre giulivo espandevo fattorie e ville dei governatori, inaugurando la prima autobahn nella Virginia occidentale, l'occhio mi cadeva sul piccolo arcipelago delle Bahamas.
Tanto piccolo da non averlo notato sulla mappa.
Un peccato, visto che, se fossi stato attento, sarebbe risultato rosso.
Il rosso degli inglesi.
Insomma, se prima li avevo dileggiati credendoli confinati in quella terra sperduta al nord del Canada, tale terra di Rupert, ora che li scoprivo a mollo nei dolci flutti tropicali di una nota zona turistica, un po' le balle mi giravano.
Abbastanza da inviare una spropositata forza nel loro resort e correggere questa svista.
Augurando così le Bahamaus.
Forse addolcito da una piña colada, dai piedi a mollo nella tiepida acqua marina e dal pessimo gioco di parole di poco fa, decidevo con grande umanità di proporre la fatidica tregua ai bistrattati anglosassoni, un cessate le ostilità che stavolta hanno accettato d'impeto.
Subito dopo ho scoperto che avevano colonizzato pure la Giamaica.
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| Sono dappertutto! |
Dopo quarant'anni possiamo considerare concluse, isole paradisiache a parte, le animosità tra le nostre nazioni, il che deve aver anche incoraggiato i gentlemen a propormi di scambiare con loro la Finlandia per quel pezzo di fango che hanno a due passi dal nulla, magari aggiungendoci un po' di tecnologie agricole di tasca mia.
Ah, lo humor britannico!
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| Nel frattempo l'Olanda non ha molto da ridere. |
Pace, finalmente un po' di pace per poter concentrarmi sull'inaugurazione della porta di Brandeburgo e poter controllare con maggiore attenzione il mio problematico vicino polacco.
Sempre meno espansivo con me ma estremamente propenso ad esserlo con altri soggetti presso i suoi confini, il mio caro dirimpettaio aveva guadagnato il controllo di una parte sostanziosa dell'Europa centrale, arrivando fino ad Amsterdam.
Credo proprio sia il caso di insegnare un po' di umiltà a questo doppiogiochista dai modi un po' viscidi.
Intendiamoci, a parte il palese tradimento nei miei confronti, aveva lasciato anche la Russia a gestirsi le sue rogne e finanche fatto decadere l'alleanza con gli inglesi, causa il mancato rispetto di alcuni obblighi.
Vedete un filo conduttore?
Non è un caso se i suoi due più grandi alleati si sono scontrati con la mia Prussia, perdendoci catastroficamente, mentre la cara Polonia si teneva occupata spingendosi sempre più verso la Francia, con i suoi confini orientali ben bene al sicuro.
Purtroppo l'orso sovietico, privo di un paio di territori a nord che mi sono tenuto, e con la Confederazione dei Maratha, mia carissima alleata, che, risalendo lentamente ma inesorabilmente dall'India, si appropria sistematicamente dei suoi territori a sud, guadagnandosi l'accesso al Mar Nero, rompe la tregua e mi scaraventa di nuovo in prima fila.
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Il frutto di un'azione russa che, forte della conoscenza del territorio,
anticipava i miei rinforzi per avventarsi su difese impreparate. |
Mosca stavolta cade in mano prussiana, e imprevisti a parte, i miei eserciti scendono vittoriosi fino a Kiev. Nel frattempo il mio potente alleato indiano ha fagocitato i territori orientali, riducendo il fu impero russo a un paio di province intorno alla Crimea.
L'idea è di comportarmi come con l'Inghilterra.
Lasciare uno o due territori al nemico, sempre ammesso che gli indiani non proseguano nell'offensiva, restaurare la pace, convertire con calma gli ortodossi in protestanti che non protestino nelle strade, fare un sontuoso omaggio all'alleato e magari cedere un territorio alla Curonia per buona volontà, che altrimenti poi finisce che si dice in giro che mi prendo tutto io.
C'è stato anche il tempo per un'alleanza con la Danimarca, che potrebbe risultare molto utile quando, inevitabilmente, l'acqua traboccherà dal vaso prussiano e si spargerà sulle piastrelle polacche.
E non sarà bello.
Perché il vaso è quello di ceramica. Con la tavoletta.
E le piastrelle sono il pavimento del bagno.
Non so se mi spiego.