giovedì 27 marzo 2025

Filling the gaps: Gabriel Knight

Tanti anni or sono ero già un giocatore molto attivo ma neanche l'abuso della pirateria poteva permettermi di mettere le mani su tutto quanto fosse interessante o di grido e pertanto, nel corso del tempo, ho accumulato una lista di titoli che, dato il loro pedigree o status ormai conclamato di cult, mi sono lasciato alle spalle conservando però la curiosità di provarli, prima o poi.

 

Ci sono diversi giochi che riassaporo abitualmente, per piacere, affetto o nostalgia e ce ne sono altri che, seppure con 30 anni sul groppone, sono ancora una novità.

È proprio il caso di una delle serie Sierra più note e forse di migliore qualità, quella di Gabriel Knight, scrittore ed investigatore dell'occulto. La prima avventura, edita nel lontanissimo 1993, quando le avventure grafiche regnavano sovrane, ha atteso il 2024 prima che la installassi e cominciassi a scoprirla come si conviene (e comprata in un bundle dei sempre benedetti Gog.com nel 2012!). Conoscevo già la fama e la qualità dei prodotti Sierra ma all'epoca ero tutto preso da Lucasarts e anche dopo l'acquisto di un 486 gran parte dei loro titoli non passarono per il mio hard disk.

 


Sebbene ad una prima, distratta, occhiata possa sembrare familiare abbastanza da non rimbalzarmi brutalmente, basta giocarlo per un po' per capire che Gabriel Knight: Sins of the Fathers opera su un binario meno rassicurante e più intricato di quanto fossi abituato a sperimentare. Una maggiore attenzione al realismo, dialoghi ben strutturati e ricchi, enigmi più vicini all'investigazione che a semplici sbalzi logici ed una trama che, non mancando comunque di un certo umorismo, vira decisa verso il maturo.

Questo non impedisce al protagonista, Gabriel, di avere alcune di quelle doti alquanto caustiche tipiche dei suoi colleghi più o meno illustri del settore che forse aiutano a rendere meno tetro quello che in effetti è un thriller con tinte soprannaturali. Nel cast dei personaggi ne figurano due che poi, nei titoli seguenti, avranno un ruolo più compiuto come comprimari e finanche co-protagonisti.

Il mistero è tetro ed intrigante, la sua soluzione non è questione di poco (con qualche piccolo aiuto mi ci sono volute più di 14 ore) e a completamento dell'esperienza sono davvero contento di aver riempito la lacuna.

 


Gabriel Knight 2: The beast within arriva nel 1995 e segue subito il trend del momento, sfondi e personaggi ripresi dal vivo ed animazioni e filmati nella nuova sontuosa veste del Full Motion Video! Possiamo finalmente ammirare Gabriel chinarsi per raccogliere qualcosa, aprire la portiera dell'auto con la chiave, infilarsi il cappotto prima di uscire e prodursi in tutta una serie di animazioni una più realistica dell'altra e solo talvolta lunghe qualche frame di troppo. Proprio quello che all'epoca sembrava il pezzo forte, la veste grafica così realistica è quella che soffre di più per i 30 anni passati, con una risoluzione oggi bassissima, con pochi colori e un audio non proprio cristallino.

Per poter giocare adeguatamente ho dovuto trafficare un po' per avere dei sottotitoli, non previsti nel gioco originale ma risolto questo inghippo e non facendo il prezioso per la resa visiva mi sono tuffato anche qui in un'avventura ancora una volta votata al thriller e con quelle velleità da film che all'epoca i giochi cercavano di non limitarsi a scimmiottare. Va dato atto alla creatrice della serie, Jane Jensen,  di essere riuscita a tirarne fuori una buona approssimazione.

Tra le novità del secondo capitolo, una co-protagonista che si vede promossa da damigella in pericolo a validissimo supporto per il suo capo, un approfondimento dell'aspetto investigativo relativo alla ricerca di informazioni (poi sviluppato ampiamente nel terzo episodio) e un'idea forse più felice sulla carta che non da utilizzare effettivamente, quella del registratore a doppia cassetta (roba paleo-tecnologica per i giovani d'oggi) che è protagonista di alcuni degli enigmi meno entusiasmanti, sebbene se ne intraveda il potenziale.

 


Completato proprio ieri, a soli 26 anni dalla sua pubblicazione, Gabriel Knight 3: the blood of the sacred, the blood of the damned è il terzo e ad oggi ultimo capitolo di questa interessante saga che si è evoluta ad ogni passo per giungere, nel 1999, ad un completo 3D, con camera libera di muoversi ovunque (e a mio avviso con dei comandi davvero ben congeniati per quella che rimane un'avventura grafica da gestire col mouse), personaggi dotati di rudimentali espressioni facciali, enigmi che sono stati studiati per essere fruiti in un ambiente tridimensionale (ogni oggetto d'interesse ha una sua inquadratura personale che più di una volta si rivelerà utilissima) e un buon doppiaggio.

L'investigazione si svolgerà tutta nei dintorni di un paesino francese e determinante sarà seguire gli spostamenti dei vari sospetti ed operarsi per averne impronte digitali o conversazioni da carpire con destrezza. Come accennato prima qui la parte di ricerca di informazioni, tutta ad appannaggio di Grace, è sviluppata al suo meglio con un motore di ricerca dedicato e la possibilità di analizzare i vari file che si immetteranno nel computer, permettendo traduzioni, studi su mappe o immagini e altro.

La storia e gli enigmi rimangono interessanti e spesso molto logici, visto che l'anima investigativa di thriller si può dire qui pienamente sviluppata. Dei tre titoli, è con questo che mi sono sentito più vicino al ruolo di un investigatore ficcanaso. Qualche magagna per poterlo fruire adeguatamente (nel mio caso ho risolto rozzamente lanciandolo in modalità windows Vista compatibile) ma per farlo girare fluidamente e senza sbavature dovrete pasticciare un po' di più con i file.

Nota di colore, per due titoli su tre il protagonista ha la voce donatagli da questo bel tomo qui:

Tim Curry!